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Autore: LaMicheCoria    23/03/2013    1 recensioni
-Il popolo del mare non parla francese, ragazzo.
Ma lui
sa cos’ha visto, perché quello zoticone del mozzo non vuole dargli ascolto? E sì che pretende pure di essere creduto quando bercia di rubini e smeraldi e ori e perle nel Cuore gli Oceani, dove nascono e si ramificano le danze delle correnti! Al diavolo, lui e il suo fiato puzzolente e il ponte sempre lercio. Alla malora, tanto sa di essergli in odio solo perché è un inutile poeta e non si arrampica sul sartiame come una scimmia spelacchiata, non porta pane, ma problemi.
Un poeta senza più parole, per di più!
Poeta di sventura, gli soffia contro l’italiano che fa da secondo, Lovino dalla pelle di cuoio Infame inglese che vede le creature del mare tra le insenature degli scogli. Porta male, porta molto male. Ci farà maledire tutti.

[FrUk, AU] [A Prof per il suo compleanno]
Genere: Angst, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono
Ma sono di proprietà di Hidekaz Himaruya ©

 

 

 

Alla miticissima, superbissima, altissima, levissima
Prof, per il suo compleanno ~

 



.: Scent Of The Sea Before :.
.:The Waking Of The World :.

 

 

 

 

 

 

A siren from the deep came to me
Sang my name, my longing.

{ Ghost Love Score }

 

 

 

-Il popolo del mare non parla francese, ragazzo.
Ma lui sa cos’ha visto, perché quello zoticone del mozzo non vuole dargli ascolto? E sì che pretende pure di essere creduto quando bercia di rubini e smeraldi e ori e perle nel Cuore gli Oceani, dove nascono e si ramificano le danze delle correnti! Al diavolo, lui e il suo fiato puzzolente e il ponte sempre lercio. Alla malora, tanto sa di essergli in odio solo perché è un inutile poeta e non si arrampica sul sartiame come una scimmia spelacchiata, non porta pane, ma problemi.
Un poeta senza più parole, per di più! Poeta di sventura, gli soffia contro l’italiano che fa da secondo, Lovino dalla pelle di cuoio Infame inglese che vede le creature del mare tra le insenature degli scogli. Porta male, porta molto male. Ci farà maledire tutti. Maledire? E come?
Quella creatura ha guardato solo lui e nessun altro, nel mezzo della tempesta. E nelle notti a venire, non ha parlato con altri della ciurma, se non con il Poeta di sventura, perché proprio al Poeta di Sventura ha concesso la sua presenza.
L’essere degli oceani parla francese perché, dice, l’inglese è così da barbari e Arthur deve sentirsi degno di lode e di stima, visto che la creatura si sporca le labbra con una lingua tanto repellente unicamente per lui.
Solo il Capitano Carriedo gli ha concesso più di un’occhiata di sufficienza, per quanto le sue parole non siano state delle più incoraggianti.
-Quelle creature sono fredde come la morte, attirano gli esseri umani con l’unico scopo di rubar loro il calore della vita. Non lasciare mai che qualcuno del popolo del mare pronunci il tuo nome, Mastro Kirkland- un sorriso divertito a quell’appellativo, gli occhi che guizzano scuri al barbaglio della candela -Perché sarà il suono più bello che potrai mai sperare di sentire in tutta la tua vita, ma sarà anche l’ultimo.
Idiozie, è il pensiero di Arthur nell’attraverso guardingo il ponte silenzioso, Il Signore è con me, mi ha protetto fino ad ora, mi ha salvato dalla tempesta e mi ha promesso il Nuovo Mondo per ritrovare la mia poesia perduta.
-Ti sei fatto attendere troppo questa sera, Angleterre- il risolino è spuma che biancheggia e onde che si infrangono contro i fianchi della nave -Temevo mi avessi dimenticato!-
-Non sei fra le mie priorità, sia chiaro- ribatte Kirkland, acido, sporgendosi dalla paratia. Sotto di lui, una coda di squame d’argento scintilla nel ventre dell’acqua, il profilo traslucido della pinna disegna cerchi pigri contro il nero del fondale.
Dimenticarlo, fosse facile. Come si dimenticano perle e conchiglie intrecciate ai capelli biondi? Come la salsedine bianca attorno alle labbra, illividite agli angoli? Come gli occhi socchiusi e la fronte cinta d’una corona di corallo scarlatto? Signore, se Tu possiedi la risposta, fa' sì che giunga al mio animo bruciato dal tormento, alla mia mente stanca e agli occhi ciechi.
Una mano smaltata di schiuma si solleva pateticamente alla fronte e la creatura getta la testa all’indietro, sollevando mille tralci di spruzzi; Arthur rotea gli occhi al cielo, assottiglia le labbra e intanto un po’ prega e un po’ spera, Il Signore è il mio Pastore, non manco di nulla..
La creatura del mare inarca un sopracciglio, deliziato; le dita scivolano a pelo d’acqua, la coda smuove una corrente col solo tocco della pinna.
-Dunque rifiuti la mia compagnia, oh poeta dei corvi e della nebbia?-
Un ghigno ferino, lo scintillare dei denti conficcati nelle gengive pallide. Arthur stringe le dita attorno alla paratia, un nodo di paura a togliergli il respiro.
-Chi ti ha detto che sono un poeta?-
Un gesto vago della mano bianca di sale, le unghie violacee al chiarore della luna.
-I gabbiani, mon coeur. Stridono e strillano e starnazzano la bellezza dei tuoi versi e i tuoi polpastrelli sempre sporchi di inchiostro secco. Ecco perché mal sopporto le chiacchiere dei gabbiani, sono esseri così privi di gusto..- un sospiro affranto, un’occhiata divertita.
-E’ per quello che sei venuto da me? Per vedere se le ciance dei tuoi amici con le ali erano vere?-
Una risata dal profondo del mare, la cresta delle onde tutta un irrefrenabile tremolio.
-Mais non, mais non! Loro mi hanno riportato notizie che già il vento mi aveva bisbigliato all’orecchio, mentre mi specchiavo nel ventre madreperlaceo d’una conchiglia! L’incanto delle tue parole sussurrate all’amante del mio caro mare hanno fatto sì che il mio cuore traboccasse di…-
-Voi esseri marini non avete cuore, ogni marinaio lo sa-
Lo sguardo della creatura si affila e Arthur arretra d’istinto: la camiciola bianca aderisce secca alla schiena sudata e rivoli gelidi colano lungo le tempie e la nuca.
-Marinai? Che vuoi che ne sappiano, i marinai?- sibila l’essere -Sciocchi, grezzi, instupiditi dalle urla che si lanciano l’un l’altro sopra quelle loro catapecchie dai fianchi ricurvi!- accenna rabbioso alla nave, la voce come il gorgogliare del maelstrom –Si sono tappati le orecchie col cordame e del nostro canto più non sanno che farsene! Ci dicono senza cuore, non sanno che è il loro ad essere gelido, incolore, inumano. Ma tu..-
Kirkland, a quel rapido mutamento, si sporge dalla paratia, forse più di quanto sia sicuro: il tono s’è addolcito, acquietato e ora la creatura lo fissa con occhi tanto colmi d’amore che Arthur se ne sente schiacciato. Schiude le labbra e china la schiena in avanti, i gomiti si piegano sotto il torace.
-Tu..Tu, oh mio poeta, hai reso più caldo il sole del mattino, nella mia mente hai fatto sbocciare fiori di ogni forma e colore, ho sentito tra le dita l’umida terra, ero abbacinato dal bianco dei marmi antichi, dalle vestigia mai morte dei tuoi antenati..!- allarga le braccia, le onde schiumano e cantano attorno ai suoi fianchi.
La testa di Arthur gira, l’appiglio gli pare meno saldo; respira a fondo, il fiato tremulo nei polmoni contratti. Non lasciarti ingannare, è una creatura degli abissi e dei neri oceani, ti porterà alla rovina, alla perdizione. Non ha cuore, non ha anima. Il Signore è il mio Pastore…
L’essere marino si distende languido sulla schiena, si lascia cullare con dolcezza dal vago mormorio dell’acqua: il torace splende di contorni e volute di squame, gli occhi sono rivolti ad Arthur e lo chiamano, le labbra modulano un canto silenzioso, le dita raccontano di fondali mai visti, di castelli di corallo smeraldino e ninnoli di conchiglie, di vesti di alghe rosse, di perle tra i capelli, di armonie incessanti come la marea, dell’infinita bellezza di un abisso gravido di tesori –E le ginocchia di Kirkland stanno per cedere, il cuore batte furioso dentro la gola e il desiderio, la necessità, la brama lo soffocano.
-Oh, mio povero, povero poeta. Dov’è finita la tua ispirazione? Le stelle tacciono, il giorno infido ti priva di ogni forza e la tua piuma giace immota, preda del rollio della nave- la creatura tende il braccio, uno scroscio d’acqua si infrange sulla superficie -Posso curarti, mon amour. Lo sai. Vieni con me, permettimi di mostrarti il mio mondo, la mia vita. Il mio cuore batterà solo per te e sulla sua melodia scriverai capolavori di inenarrabile bellezza, tu..! Poeta benedetto dal mare, ti cingerai la fronte di una corona di spuma e parlerai come noi ogni lingua che sorvoli con ali di brezza le nostre care distese. I tuoi occhi vedranno il Cuore degli Oceani, le tue dita scivoleranno tra i più splendidi gioielli ed io stesso farò pendere dalle tue spalle un pettorale di rubini, un collare di turchese e zaffiri.
-Lo vuoi, mio poeta? Lo desideri?-
Arthur si sporge ancora e ha occhi solo per il suo sguardo, per la sua bocca da annegato e per il suo sorriso ghignante.
Rivuole l’ispirazione, rivuole il mondo, rivuole il senno. Il non dover agitarsi la notte preda di incubi muti o camminare come un lebbroso sul ponte, da una paratia all’altra alla ricerca forsennata di un verbo, un segno, una bava di vento e pensiero. Basta pazzia e follia gridata ad un mare sempre uguale, alla malora il Nuovo Mondo! È negli Abissi la vita che cerca!
-Sì- ansima, boccheggia -Lo desidero. Lo voglio. Lo desidero, lo desidero, lo desidero, lo desidero!-
-E allora..Dimmi il tuo nome, novello poeta degli Oceani silenti-
Un istante di sospensione e la preghiera che Arthur ancora teneva sulle labbra si sgretola dinanzi agli occhi plumbei della creatura. Come negargli un semplice nome? Perché farlo? È la salvezza. La vita.
-Arthur. Arthur Kirkland.
Il principe dei mari schiocca la lingua contro il palato, le onde paiono quasi innalzarlo in un sacro coro di spuma.
-Vieni a me, mio amore, mio tesoro, mio splendido umano dall’animo bollente. Scalda questo mio petto gelato, ridona la vita a questo cuore divorato dagli squali. Vieni a me, Arthur Kirkland.
E il poeta si genuflette alla sua maledizione incoronata di corallo, schiude le labbra ad accogliere quella bocca morta e ingoia adorante il suo respiro d’acqua, fino a quando nelle orecchie non gli rimane che il nome di poeta che riverbera piano nelle onde.
Sempre più fioco, sempre più lontano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

My fall will be for you
My fall will be for you
My love will be in you
If you be the one to cut me
I`ll bleed forever.

{ Ghost Love Score }

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Finali

Scritta per il compleanno di Prof, perché sì ùù E’ strana e soprattutto sono secoli che non scrivo sul fandom di Hetalia, per cui spero ti piaccia e ne sia uscito fuori qualcosa di vagamente accettabile.
…Anche perché è parecchio strana davvero.
AUGURI PROOOF!

 

   
 
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