Disclaimer: I personaggi non
mi appartengono
Ma sono di proprietà di Hidekaz Himaruya ©
Alla miticissima, superbissima, altissima, levissima
Prof, per il suo compleanno
~
.: Scent
Of The Sea Before :.
.:The
Waking Of The World :.
A siren from the deep came to me
Sang my name, my longing.
{ Ghost Love Score }
-Il popolo del mare non parla francese, ragazzo.
Ma lui sa
cos’ha visto, perché quello zoticone del mozzo non vuole dargli ascolto? E sì
che pretende pure di essere creduto quando bercia di rubini e smeraldi e ori e
perle nel Cuore gli Oceani, dove nascono e si ramificano le danze delle
correnti! Al diavolo, lui e il suo fiato puzzolente e il ponte sempre lercio.
Alla malora, tanto sa di essergli in odio solo perché è un inutile poeta e non si
arrampica sul sartiame come una scimmia spelacchiata, non porta pane, ma
problemi.
Un poeta senza più parole, per di più! Poeta di sventura, gli soffia contro l’italiano
che fa da secondo, Lovino dalla pelle di cuoio Infame inglese che vede le creature del mare tra le insenature degli
scogli. Porta male, porta molto male. Ci farà maledire tutti. Maledire? E
come?
Quella creatura ha guardato solo lui e nessun altro,
nel mezzo della tempesta. E nelle notti a venire, non ha parlato con altri
della ciurma, se non con il Poeta di
sventura, perché proprio al Poeta di Sventura
ha concesso la sua presenza.
L’essere degli oceani parla francese perché,
dice, l’inglese è così da barbari e Arthur
deve sentirsi degno di lode e di stima, visto che la creatura si sporca le
labbra con una lingua tanto repellente unicamente per lui.
Solo il Capitano Carriedo gli ha concesso più di
un’occhiata di sufficienza, per quanto le sue parole non siano state delle più
incoraggianti.
-Quelle creature sono fredde come la morte, attirano
gli esseri umani con l’unico scopo di rubar loro il calore della vita. Non
lasciare mai che qualcuno del popolo del mare pronunci il tuo nome, Mastro
Kirkland- un sorriso divertito a quell’appellativo, gli occhi che guizzano scuri
al barbaglio della candela -Perché sarà il suono più bello che potrai mai
sperare di sentire in tutta la tua vita, ma sarà anche l’ultimo.
Idiozie, è il pensiero di Arthur nell’attraverso
guardingo il ponte silenzioso, Il Signore
è con me, mi ha protetto fino ad ora, mi ha salvato dalla tempesta e mi ha
promesso il Nuovo Mondo per ritrovare la mia poesia perduta.
-Ti sei fatto attendere troppo questa sera, Angleterre- il risolino è spuma che
biancheggia e onde che si infrangono contro i fianchi della nave -Temevo mi
avessi dimenticato!-
-Non sei fra le mie priorità, sia chiaro- ribatte
Kirkland, acido, sporgendosi dalla paratia. Sotto di lui, una coda di squame
d’argento scintilla nel ventre dell’acqua, il profilo traslucido della pinna
disegna cerchi pigri contro il nero del fondale.
Dimenticarlo, fosse facile. Come si dimenticano
perle e conchiglie intrecciate ai capelli biondi? Come la salsedine bianca
attorno alle labbra, illividite agli angoli? Come gli occhi socchiusi e la
fronte cinta d’una corona di corallo scarlatto? Signore, se Tu possiedi la risposta, fa' sì che giunga al mio animo
bruciato dal tormento, alla mia mente stanca e agli occhi ciechi.
Una mano smaltata di schiuma si solleva
pateticamente alla fronte e la creatura getta la testa all’indietro, sollevando
mille tralci di spruzzi; Arthur rotea gli occhi al cielo, assottiglia le labbra
e intanto un po’ prega e un po’ spera, Il
Signore è il mio Pastore, non manco di nulla..
La creatura del mare inarca un sopracciglio,
deliziato; le dita scivolano a pelo d’acqua, la coda smuove una corrente col
solo tocco della pinna.
-Dunque rifiuti la mia compagnia, oh poeta dei corvi
e della nebbia?-
Un ghigno ferino, lo scintillare dei denti
conficcati nelle gengive pallide. Arthur stringe le dita attorno alla paratia,
un nodo di paura a togliergli il respiro.
-Chi ti ha detto che sono un poeta?-
Un gesto vago della mano bianca di sale, le unghie
violacee al chiarore della luna.
-I gabbiani, mon
coeur. Stridono e strillano e starnazzano la bellezza dei tuoi versi e i
tuoi polpastrelli sempre sporchi di inchiostro secco. Ecco perché mal sopporto
le chiacchiere dei gabbiani, sono esseri così privi di gusto..- un sospiro
affranto, un’occhiata divertita.
-E’ per quello che sei venuto da me? Per vedere se
le ciance dei tuoi amici con le ali erano vere?-
Una risata dal profondo del mare, la cresta delle
onde tutta un irrefrenabile tremolio.
-Mais non,
mais non! Loro mi hanno riportato notizie che già il vento mi aveva
bisbigliato all’orecchio, mentre mi specchiavo nel ventre madreperlaceo d’una
conchiglia! L’incanto delle tue parole sussurrate all’amante del mio caro mare
hanno fatto sì che il mio cuore traboccasse di…-
-Voi esseri marini non avete cuore, ogni marinaio lo
sa-
Lo sguardo della creatura si affila e Arthur arretra
d’istinto: la camiciola bianca aderisce secca alla schiena sudata e rivoli
gelidi colano lungo le tempie e la nuca.
-Marinai? Che vuoi che ne sappiano, i marinai?-
sibila l’essere -Sciocchi, grezzi, instupiditi dalle urla che si lanciano l’un
l’altro sopra quelle loro catapecchie dai fianchi ricurvi!- accenna rabbioso
alla nave, la voce come il gorgogliare del maelstrom –Si sono tappati le
orecchie col cordame e del nostro canto più non sanno che farsene! Ci dicono
senza cuore, non sanno che è il loro ad essere gelido, incolore, inumano. Ma tu..-
Kirkland, a quel rapido mutamento, si sporge dalla
paratia, forse più di quanto sia sicuro: il tono s’è addolcito, acquietato e
ora la creatura lo fissa con occhi tanto colmi d’amore che Arthur se ne sente
schiacciato. Schiude le labbra e china la schiena in avanti, i gomiti si
piegano sotto il torace.
-Tu..Tu, oh mio poeta, hai reso più caldo il sole
del mattino, nella mia mente hai fatto sbocciare fiori di ogni forma e colore,
ho sentito tra le dita l’umida terra, ero abbacinato dal bianco dei marmi
antichi, dalle vestigia mai morte dei tuoi antenati..!- allarga le braccia, le
onde schiumano e cantano attorno ai
suoi fianchi.
La testa di Arthur gira, l’appiglio gli pare meno
saldo; respira a fondo, il fiato tremulo nei polmoni contratti. Non lasciarti ingannare, è una creatura
degli abissi e dei neri oceani, ti porterà alla rovina, alla perdizione. Non ha
cuore, non ha anima. Il Signore è il mio Pastore…
L’essere marino si distende languido sulla schiena,
si lascia cullare con dolcezza dal vago mormorio dell’acqua: il torace splende
di contorni e volute di squame, gli occhi sono rivolti ad Arthur e lo chiamano,
le labbra modulano un canto silenzioso, le dita raccontano di fondali mai
visti, di castelli di corallo smeraldino e ninnoli di conchiglie, di vesti di
alghe rosse, di perle tra i capelli, di armonie incessanti come la marea,
dell’infinita bellezza di un abisso gravido di tesori –E le ginocchia di
Kirkland stanno per cedere, il cuore batte furioso dentro la gola e il
desiderio, la necessità, la brama lo
soffocano.
-Oh, mio povero, povero poeta. Dov’è finita la tua
ispirazione? Le stelle tacciono, il giorno infido ti priva di ogni forza e la
tua piuma giace immota, preda del rollio della nave- la creatura tende il
braccio, uno scroscio d’acqua si infrange sulla superficie -Posso curarti, mon amour. Lo sai. Vieni con me,
permettimi di mostrarti il mio mondo, la mia vita. Il mio cuore batterà solo
per te e sulla sua melodia scriverai capolavori di inenarrabile bellezza, tu..!
Poeta benedetto dal mare, ti cingerai la fronte di una corona di spuma e
parlerai come noi ogni lingua che sorvoli con ali di brezza le nostre care
distese. I tuoi occhi vedranno il Cuore degli Oceani, le tue dita scivoleranno
tra i più splendidi gioielli ed io stesso farò pendere dalle tue spalle un
pettorale di rubini, un collare di turchese e zaffiri.
-Lo vuoi, mio poeta? Lo desideri?-
Arthur si sporge ancora e ha occhi solo per il suo
sguardo, per la sua bocca da annegato e per il suo sorriso ghignante.
Rivuole l’ispirazione, rivuole il mondo, rivuole il
senno. Il non dover agitarsi la notte preda di incubi muti o camminare come un
lebbroso sul ponte, da una paratia all’altra alla ricerca forsennata di un
verbo, un segno, una bava di vento e pensiero. Basta pazzia e follia gridata ad
un mare sempre uguale, alla malora il Nuovo Mondo! È negli Abissi la vita che
cerca!
-Sì- ansima, boccheggia -Lo desidero. Lo voglio. Lo
desidero, lo desidero, lo desidero, lo desidero!-
-E allora..Dimmi il tuo nome, novello poeta degli
Oceani silenti-
Un istante di sospensione e la preghiera che Arthur
ancora teneva sulle labbra si sgretola dinanzi agli occhi plumbei della
creatura. Come negargli un semplice nome? Perché
farlo? È la salvezza. La vita.
-Arthur. Arthur Kirkland.
Il principe dei mari schiocca la lingua contro il
palato, le onde paiono quasi innalzarlo in un sacro coro di spuma.
-Vieni a me, mio amore, mio tesoro, mio splendido
umano dall’animo bollente. Scalda questo mio petto gelato, ridona la vita a
questo cuore divorato dagli squali. Vieni a me, Arthur Kirkland.
E il poeta si genuflette alla sua maledizione
incoronata di corallo, schiude le labbra ad accogliere quella bocca morta e
ingoia adorante il suo respiro d’acqua, fino a quando nelle orecchie non gli
rimane che il nome di poeta che riverbera piano nelle onde.
Sempre più fioco, sempre più lontano.
My fall will be for you
My fall will be for you
My love will be in you
If you be the one to cut me
I`ll bleed forever.
{ Ghost Love Score }
Note
Finali
Scritta per il compleanno di Prof, perché
sì ùù E’ strana e soprattutto sono secoli che non scrivo sul fandom di Hetalia,
per cui spero ti piaccia e ne sia uscito fuori qualcosa di vagamente
accettabile.
…Anche perché è parecchio strana
davvero.
AUGURI PROOOF!