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Autore: The Masked    24/03/2013    10 recensioni
[...] Non essere utile a nessuno, perché tu non sei un eroe: sei solo un ragazzino travolto da eventi più grandi di te che ti stanno trascinando a fondo lasciandoti affondare sempre di più nel torbido. Un essere umano debole che trasale, non appena sente uno scricchiolio fuori dalla finestra di casa sua, che piange ancora di nascosto la morte della madre, quando è celato nell’oscuro silenzio della casa e che deve combattere ancora l’iperventilazione, non appena gli incubi si fanno più spietati. E fa male essere disarmato persino in quelle visioni mostruose – avere le mani legate dietro la schiena con un filo d’acciaio che ti taglia la carne, le labbra cucite fra loro con dei nodi dolorosi e gli occhi incapaci di chiudersi, mentre degli artigli appartenuti a delle figure di cui vedi solo i contorni lacerano il petto di tuo padre, la gola che zampilla fiotti di sangue inondando il tuo viso ed entrando negli occhi facendoli bruciare.
(Sterek)
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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One-shot scritta di getto in una notte ^^ ho messo il bollino arancione, ma alcuni punti potrebbero risultare un po’ pesanti, sicché se siete particolarmente sensibili evitate di leggere ^^

Where do we draw the line.


Inizialmente ti sembrava di star vivendo un'avventura entusiasmante. Una di quelle che hai sempre letto nei libri dove il protagonista coraggioso si trasforma in un combattente che protegge villaggi, che salva la fanciulla che ama e che i nemici temono.
Non avevi capito la gravità della situazione. Non davvero, almeno.
Leggere le cose nei libri o partecipare a qualche avventura virtuale contro il nerd collegato di turno non è paragonabile al terrore che invade le tue membra da mesi a questa parte. Quella paura che ti fa svegliare ogni giorno alle quattro precise del mattino per tormenti che ti impediscono di richiudere gli occhi.
Nessuno si è ancora accorto di quanto tu stia male, di quanto sia profondo lo squarcio che turba il tuo animo. Nemmeno il tuo migliore amico se ne è reso conto, troppo concentrato ad esercitare i suoi poteri di licantropo e ad approfondire il legame d’amicizia instaurato con Isaac. Nemmeno tuo padre, in realtà, ha notato la differenza, ma, recentemente, i silenzi fra voi sembrano invalicabili e non riesci a scavalcare quel muro di ghiaccio che si è creato. Forse, è perché ti imponi di continuare piegare le tue labbra in un sorriso e a fare battute – a mantenere quella maschera divertita, come sei abituato a fare. Come se nulla fosse cambiato. Eppure, tutto il tuo mondo sta mutando radicalmente e tu ti senti vecchio, nonostante i tuoi sedici anni di esistenza.
Perché, assistere all’aggressione della ragazza di cui eri innamorato dalle elementari o essere vittima tu stesso di un attacco da parte del tuo migliore amico, incrina qualcosa dentro di te.
Perché, vedere i colleghi di tuo padre a terra con il petto squarciato per le ferite ricevute, distesi in una pozza di sangue - occhi spalancati che non possono più vedere- cambia radicalmente la tua anima.
Poiché, ritrovarsi una pistola puntata contro il viso con la canna che sembra inghiottirti, mentre si avvicina ai tuoi occhi, non è uno spettacolo a cui ti abituerai mai. Così come rimanere paralizzati, mentre un tuo compagno di classe spinge con violenza il piede contro il tuo collo per mozzarti il respiro e non serve pregare un Dio inesistente per far sì che la pressione non sfondi la trachea, perché, in quel momento, non è Dio a decidere la tua sorte, bensì un psicopatico gravemente disturbato. Oppure, strisciare a terra come se fossi un verme, cercando di allungare la mano verso tuo padre, tentando di aiutarlo, di proteggerlo, ma non puoi far nulla se non rimanere schiacciato a terra, inerme. O essere rapito da persone che ti tengono immobile, che ti intimano continuamente di tenere la bocca chiusa se vuoi vivere, mentre ti spintonano in un sotterraneo nero come la pece per terrorizzarti e farti riempie di botte da un vecchio con le mani forti come l’acciaio che puzzano di morte e di malattia; non poter far niente nemmeno per i beta che sono stati legati ed imbavagliati come se fossero carne da macello.
Non essere utile a nessuno, perché tu non sei un eroe: sei solo un ragazzino travolto da eventi più grandi di te che ti stanno trascinando a fondo lasciandoti affondare sempre di più nel torbido. Un essere umano debole che trasale, non appena sente uno scricchiolio fuori dalla finestra di casa sua, che piange ancora di nascosto la morte della madre, quando è celato nell’oscuro silenzio della casa e che deve combattere ancora l’iperventilazione, non appena gli incubi si fanno più spietati. E fa male essere disarmato persino in quelle visioni mostruose – avere le mani legate dietro la schiena con un filo d’acciaio che ti taglia la carne, le labbra cucite fra loro con dei nodi dolorosi e gli occhi incapaci di chiudersi, mentre degli artigli appartenuti a delle figure di cui vedi solo i contorni lacerano il petto di tuo padre, la gola che zampilla fiotti di sangue inondando il tuo viso ed entrando negli occhi facendoli bruciare.
Lacrimi sangue, strattoni i fili segando ancora di più la carne dei polsi – sei talmente disperato che saresti disposto a reciderti l’osso pur di raggiungerlo ed essere ucciso al suo posto-, cerchi di urlare con tutte le tue forze, ma dalla tua bocca escono solo versi soffocati e credi di svenire, quando loro continuano quella tortura, continuando a dilaniare senza pietà il corpo dell’uomo a cui vuoi un bene dell’anima. Preferiresti cavarti gli occhi, spingere il pollice dentro il bulbo oculare, piuttosto che assistere a quella crudeltà e, mentre lotti per liberarti, qualcuno ride sadicamente premendo la bocca contro il tuo orecchio.
Quella sera l’incubo sembra ancora più vivido, talmente reale da farti svegliare urlando ed è un sollievo destarsi da quell’atrocità con la consapevolezza di sapere che tuo padre è di pattuglia e percepire che è al sicuro, lontano da qualche pericolo. Sollevi lentamente la schiena, passandoti la mano fra i capelli umidicci di sudore e, quando sollevi lo sguardo, sai che qualcuno ti sta osservando immerso nelle ombre della camera. Basta quella sensazione a mozzarti il respiro, a farti precipitare ad agguantare con la mano la mazza da lacrosse nascosta sotto il letto, prima che un richiamo impassibile giunga dalle tenebre: “Stiles.”
Riconosci quella voce baritonale subito; il tono è inconfondibile. “La smetterai mai di farlo? Prima o poi mi farai venire un fottutissimo infarto!” Lasci cadere stancamente la mazza a terra e cerchi con lo sguardo la sua figura celata dal buio, ma non serve assottigliare gli occhi sforzando la vista, perché è lui ad avvicinarsi a te e, la luce argentea della luna, rende più dettagliati i suoi contorni, crea un contrasto di riflessi sulla giacca di pelle, delinea gli zigomi e mette in risalto gli occhi smeraldo puntati fermamente su di te.
“Come stai, Stiles?” domanda il licantropo, sedendosi sul letto senza far alcun rumore.
“Sei venuto alle quattro di notte per chiedermi come sto? Seriamente?” Sorridi e scuoti con rassegnazione la testa. Rideresti, persino, se quella situazione non fosse totalmente destabilizzante, perché, la presenza stessa di quel licantropo all’interno del tuo spazio vitale, è in grado di sovvertire tutti gli equilibri creati. Ormai dovresti essere abituato alla sua presenza, non è la prima volta che entra dalla finestra senza essere invitato, ciononostante, percepisci un brivido scorrere lungo la spina dorsale.
“Non sorridere, se non stai sorridendo veramente.” Il tono è duro, talmente austero da sembrare un rimprovero effettivo e tu non capisci come sia possibile che proprio lui, in mezzo a tutte le persone care che ti circondano, si sia reso conto che c’è qualcosa che non va in te. “Te lo richiedo: come stai, Stiles?”
“Sto bene.” Ormai sei talmente abituato a mentire che la bugia sorge spontanea, ma sei consapevole che sta udendo i battiti cardiaci aumentare fino a tradirti.
“Sì? E per te ‘sto bene’ significa 'sto cadendo a pezzi’? Me ne accorgo che c’è qualcosa che non va. Io lo percepisco, ti ascolto davvero, Stiles, e tu non stai bene.”
Tentenni, stringendo le mani a pugno. “Cosa vuoi che ti dica? Derek mi sono reso conto di essere un misero essere umano terrorizzato di ricevere una chiamata che mi dica che mio padre è morto a causa di un attacco di qualche licantropo? O che ho il terrore di trovarlo disteso in una pozza di sangue, non appena scendo le scale? Vuoi che ti dica che mi sento in colpa per tutte le volte in cui ho dovuto mentirgli per difendere il vostro segreto o che temo costantemente per la mia vita?” Hai parlato così rapidamente che, adesso, ti manca il respiro. Ansimi, tirando un calcio contro il letto: vorresti spaccare tutto, staccare la spina per qualche minuto senza provare nessuna delle frustrazioni che ti angosciano ultimamente. Chiudere gli occhi, respirare ed addormentarti senza essere tormentato da sogni orribili. “Dio, odio essere così umano! Odio dover dipendere da voi per poter sopravvivere. Detesto non essere in grado di salvare le persone a me care!” Sei isterico e te ne rendi conto tu stesso. La tua voce è ancora più alta del normale, ma adesso che hai iniziato a parlare non riesci a trovare un freno. “Ho iniziato uno anche uno stracazzo di corso di arti marziali e sai che c’è? Non servirebbe a niente, perché contro di voi sarei comunque carne pronta per essere macellata e…”
“Falla finita, allora.”
Tutti i tuoi movimenti rimangono paralizzati dalla forza di quella breve frase – la bocca socchiusa e gli occhi sgranati, finché non riesci a domandare un: “Cosa?” a denti stretti. Una ripetizione basilare che possa ripristinare lo squilibrio dei tuoi pensieri. Dare un senso a quell’improvviso collasso.
Lui non si scompone; si limita a guardarti in quel modo che ti ha sempre messo in soggezione. “Non abbiamo bisogno di un essere debole e inutile come te, quindi piantala di intrufolarti nelle faccende che non ti riguardano e vivi la tua vita da umano senza farti coinvolgere mai più nei nostri problemi. Pensi di essere indispensabile? Beh, non lo sei.”
“Fanculo, sei davvero stronzo.” La risata che esce dalle tue labbra è amara e carica di risentimento. Di cose non dette e di pianti repressi. Di giorni passati in solitudine, raccolto con i propri pensieri.
“E’ la verità, Stiles.” Lo vedi scrollare le spalle, completamente imperturbabile. “Sei un peso per noi e non possiamo permetterci di perdere tempo a star dietro ad un ragazzino umano.”
Non fai a tempo a registrare il movimento, ma ti sei scrollato con furia le coperte di dosso e stai colpendo l’ alpha sul viso, sul petto con tutta la forza che hai in corpo. Usi le braccia, le gambe, la testa ed i denti, quando riesce ad immobilizzarti bloccandoti contro il materasso e le coperte disfatte. E' stata una mossa stupida dettata dall'impulsività del momento, la tua, e non saresti mai arrivato a quel punto, se non avessi ricacciato giù così tanto veleno, nel corso dei mesi. Se non ne avessi assaporato per così tanto tempo il sapore acre.
Lui è forte e non fa nemmeno fatica a schiacciarti contro il letto, ad imporre il suo domino rendendoti completamente vulnerabile torreggiando su di te e, non appena cerchi di colpirlo con un altro calcio dettato dalla frustrazione, lui scaglia un cazzotto contro il tuo setto nasale. Il colpo è abbastanza forte da far scattare la tua testa di lato, ma non badi al dolore, perché l’unica cosa che senti crescere dentro di te al momento è il livore accompagnato dall’afflizione.
“Io sono utile!” Lo urli, più per convincere te stesso che lui; le lacrime pungono prepotentemente ai lati degli occhi e il sangue cola dal tuo naso. “Ho salvato la vita a te e a Scott una miriade di volte, quindi pianta di fare il cinico bastardo e scendi dal piedistallo!” Ed è vero: se c’è una persona che sei riuscito a salvare quella è proprio Derek, ma non ti rendi ancora conto che questo è il suo modo per ricambiare il favore, per scrollarti dal tuo stato attuale e a riscrivere lui stesso un nuovo equilibrio.
“E allora piantala di commiserarti dicendo che sei inutile!” Le sue mani stringono forte le tue spalle - le dita entrano nella carne con prepotenza e, finalmente, capisci che tutta quella messinscena ti voleva portare proprio a quel punto: a farti capire che non sei forte come credevi, perché anche tu, come tutti, hai dei limiti e delle fragilità, ma non sei così indifeso o privo di valore. Ti sta dicendo che tu sei un eroe, a modo tuo. Ed è la profondità con la quale il suo sguardo si poggia su di te che provoca una scarica di tremiti, cogliendoti totalmente impreparato, poiché gli occhi sono carichi di nuovi significati e ne avverti l'affetto che si cela dietro l'iride.
“Non tutta la forza risiede nei muscoli o nei poteri, sai? Il branco ha bisogno di un elemento come te, proprio perché sei umano e intelligente, anche se chiacchieri un po’ troppo per i miei gusti.” Lo vedi sorridere quasi dolcemente ed è una novità talmente inaspettata che ti fa tremare le gambe. La sua mano si ferma sulla tua fronte, serrando la stretta sui capelli. “Però è vero che hai bisogno di una pausa, Stiles. Sei sull’orlo di una crisi di nervi, te ne rendi conto, vero? In questo stato non sei d’aiuto a nessuno, soprattutto, a te stesso.”
Socchiudi gli occhi. “Sì.” E, mentre bisbigli quella confessione, la sua stretta si attenua. “Dovevi proprio prendermi a cazzotti per farmelo capire?” domandi, mentre ti strofini il setto nasale asciugando il sangue con la manica del pigiama. Il tuo tono, adesso, porta la stessa sfumatura ironica di sempre, mentre lui sembra rientrato nella parte del burbero asociale.
“Quando ti sarai ripreso voglio che tu ti unisca agli allenamenti con me e Peter, ma continua anche il tuo corso di arti marziali. Rafforza lo spirito e scarica la tensione su qualcosa, almeno.” Si gratta dietro il collo e tu cogli dietro quel gesto una certa apprensione. Vorrebbe aggiungere qualche frase per tranquillizzarti, ipotizzi, ma non è avvezzo a certi tipi di moine.
“Non pensavo che fossi preoccupato per me, sai?” Ridacchi, ammiccando per metterlo a disagio. “Non è che ti sei preso una bella cotta per il sottoscritto?”
“Stai zitto.”
“No, ma davvero! Guarda che un sacco di ragazzi mi trovano attraente. Danny compreso, anche se nega spudoratamente.”
“Stai zitto.”
“Oh, non ci sarebbe niente di male, eh… anche perché, a me, tu piaci parecchio.”
“Taci, ho detto.” Borbotta lui e, quando distoglie lo sguardo, sembra imbarazzato.
Sorridi e rimani in silenzio, poiché, anche se l’hai detto scherzando, sei finalmente riuscito a confessargli i tuoi sentimenti. C’è una forte alchimia, fra voi e, anche se a volte ne sei intimorito, non puoi più negare a te stesso di non provare niente per quel licantropo dal carattere scontroso. Non sai quando la semplice chimica si è trasformata in attrazione, ma ti sembrava giusto che fosse a conoscenza dei tuoi sentimenti, anche senza ricambiarli.
“Ora torna a dormire.”
“Non credo di riuscirci.” Bofonchi. "Una volta sveglio non riesco più a prendere sonno."
“Il mio non era un suggerimento.” Guardi il suo volto avvicinarsi con una lentezza estenuante al tuo ed è un batticuore improvviso. Percepisci il suo respiro accarezzare le tue labbra, la sua bocca accostarsi sempre di più, poi un breve contatto a fior di labbra e basta quello a mandare in tilt il tuo cervello, a spegnerlo per qualche istante. “Dormi, Stiles.” La sua bocca segue il contorno della mandibola fino ad arrivare alla gola dove si ferma. “… o ti squarcio la gola.” I suoi occhi lampeggiano di rosso scarlatto rimanendo incastrati dentro i tuoi, mentre i suoi denti affilati mordicchiano con insistenza il pomo d’Adamo. “Con i denti.”
Dalla tua bocca esce un piccolo sospiro tremante, mentre attorcigli le dita fra i suoi capelli, guidando la sua testa contro le tue labbra, baciandolo con una cupidigia sconosciuta e trasformando quel bacio casto in un incontro di lingue, di sospiri e di sussurri. Ti spingi contro di lui con irruenza e l'impaccio iniziale scivola via; i vostri corpi si sfiorano, si toccano, si studiano, si conoscono pian piano bramando un contatto ancora più intimo che ribalti gli equilibri di entrambi e riscriva tutte le regole del vostro rapporto. Lui ti morde il collo all’attaccatura dei capelli quasi per punirti per quell’impeto inaspettato, imprimendo il suo marchio sulla tua pelle e tu ansimi, serrando nuovamente la presa sui suoi capelli corvini. Lo senti ansimare, sorpreso, quando riesci a riappropriarti delle sue labbra e a ricambiare il favore, addentando il labbro inferiore, facendogli un po’ male, e succhiandogli la lingua per imprimerti nella memoria il suo sapore. Sei in balia delle sue mani incandescenti che ti accarezzano i fianchi in maniera lasciva dettando il ritmo, delle sue labbra invitanti che cercano ogni centimetro di pelle per godere del contatto fisico e getti la testa all'indietro con un sospiro più profondo rispetto agli altri, non appena ti solleva la maglietta del pigiama per poter aprire le labbra contro l’ombelico, lappandolo piano svelando una nuova zona erogena. Stringi istintivamente una mano nelle lenzuola stropicciate; sei eccitato ed ogni carezza, ogni tocco più profondo non fa altro che farti perdere ulteriormente il controllo del tuo corpo e della ragione.
I vestiti sembrano bruciare sulla vostra pelle, ostacoli che devono essere eliminati e, quando rimanete nudi l’uno di fronte all’altro, totalmente scoperti, c’è solo l’immobilità del vostro sguardo a separarvi.
Sguardi alla ricerca di scuse per frenare il desiderio, per soffocarlo, perché c’è l’ostacolo di una sessualità inesplorata da scoprire assieme e la creazione di un equilibrio ignoto che fa paura ad entrambi, in particolar modo a Derek che, a distanza di anni, non ha ancora imparato a donare fiducia a chi gli sta vicino, poiché il passato è come una ferita incisa sulla pelle –cicatrice che rende l’anima fragile e pronta al declino, se lacerata nuovamente- e i ricordi sono affilati come dei coltelli.
Ma l’ambra si specchia nello smeraldo e lo smeraldo si riflette nell’ambra con una naturalezza tale da non incutere più alcun timore… e tutte le esitazioni vengono annullate del calore che emanano i vostri corpi nudi, dalle bocche che si fondono in un bacio ancora più passionale dei precedenti che sembra dettare un nuovo ritmo ai movimenti e dalle mani che s’intrecciano fra loro, ancorate a quel legame. Ad un’unione emotiva, oltre che fisica.
"Sai che nessuno dei due dormirà stanotte, sì?" domandi, scoppiando a ridere contro la sua bocca e percepisci distintamente il suo sorriso, mentre ribalti maldestramente le posizioni accarezzando con le labbra i suoi addominali scolpiti per poi scendere un po' più in basso e, man mano che la danza prosegue, ogni barriera che avete innalzato inconsapevolmente s'infrange lasciandovi liberi di esplorare un'intimità straniera e a provare l'intensità di abbandonarsi fra le braccia di un altro. Di lasciare che ogni forma di difesa venga abbattuta da binomi di interiorità differenti che si armonizzano tracciando nuovi confini, disegnando nuovi percorsi e trovando una stabilità.



Ascoltate la canzone “Where do we draw the line” dei Poets of Fall. Io, mentre scrivevo, l’ho ascoltata fino alla nausea e il titolo della one-shot non poteva essere che questo. Sembra perfetto per loro, non trovate? ^^ Fatemi sapere se la fanfiction vi è piaciuta, perché ho intenzione di scrivere tanta roba su di loro e i consigli sono sempre ben accetti al fine di migliorare! *______*

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