Monologo su Katherine
(Stefan
POV)
Katherine…
Se mi
chiedessero di descriverla, non smetterei mai di farlo.
È una
donna dalle mille sfaccettature. L’ho conosciuta come un angelo, l’ho
abbandonata come un demone. In effetti lei è così…
con Katherine si può visitare sia il paradiso, che l’inferno.
Possono
passare settimane, mesi, anni, decenni, anche secoli e millenni…
non cambierebbe nulla. I suoi capelli continueranno a ricordarmi quella
morbidezza unica, le sue labbra quei baci focosi che non bastavano mai.
Gli
occhi color cioccolato riempivano il vuoto delle mie pupille, catturandolo del
tutto. Non avrei smesso di osservarla per nessuna ragione al mondo.
Qualsiasi
movimento eseguiva, era come sottostare all’ipnosi più efficace. Le sue mani,
le sue dita perfette e delicate, le quali mettevano in risalto le sue origini
slave. Quel suo tocco leggero lasciava rabbrividire la mia pelle,
trasmettendomi la sua essenza.
Non mi
bastava addormentarmi la notte per non pensare a lei, alla sua voce sensuale e
convincente. Katherine era tutto: una bambina, una donna, una signora e una
compagna di vita. Uno sguardo triste e spento non poteva esistere in sua
compagnia, perché quella risata non solo riecheggiava in ogni singola stanza,
ma anche e soprattutto nel profondo del mio cuore e della mia povera anima.
Ero
incapace di competerle. Tutte quelle emozioni che mi donava giorno dopo giorno,
erano una condanna per me. La volevo tutta mia, per la vita e per sempre.
Katherine aveva il potere di amarmi come nessun’altra, facendomi sentire un
uomo migliore, completo.
Quando
non era con me, chiudevo gli occhi e la immaginavo al mio fianco, sentendo il
suo respiro delicato sul mio petto nudo. L’accarezzavo con le mie mani,
sfiorando ogni singola parte del suo corpo perfetto. Non ne avevo mai
abbastanza, né avevo intenzione di staccarmi da lei.
Come
poteva essere così importante? Riusciva a manovrarmi, a rendermi debole e al
contempo più forte di prima. Da lei coglievo la mia ninfa vitale, dimostrando
quanto il mio amore fosse deciso. Eppure, all’inizio era tutto così timido… Vederla sorridere mi faceva impazzire, lasciandomi
senza fiato per lunghi secondi. Sentirla parlare era rassicurante, ma al
contempo temevo di non poter esserne all’altezza. Volevo baciarla, sentirla mia
sempre, ovunque.
Sognavo
tutto con lei, dalla mia giovinezza alla mia vecchiaia. L’avrei sposata una, dieci, cento volte… avrei fatto di tutto
pur di dimostrarle quanto amore nascondevo dentro.
È così
difficile descrivere un sentimento come il mio. Non ho mai creduto fosse solo
una questione di sentimenti, di passione e romanticismo. Con lei, era molto di
più. Le giornate che passavo in sua compagnia non terminavano mai, come se
fossimo destinati a stare insieme per l’eternità. Le notti al suo fianco erano
come una dolce e passionale droga, ed io ero sempre più incapace di controllare
la mia irrefrenabile voglia di poterla stringere tra le mie braccia, fino al
mattino seguente.
Katherine
amava leggere, riflettere… vivere. Cos’altro avrei
potuto desiderare da lei?
Mi
comprendeva più di qualsiasi altro, mi portava ad essere chi nemmeno io avrei
mai e poi mai pensato di essere. Era pura follia, pura adrenalina…
Sapevo
che era un sogno che si tramutava in realtà, ma non avrei potuto immaginare che
tutto sarebbe svanito. La sua figura angelica, le sue gesta…
Avevo capito, compreso. Era tutta una finzione, un’ossessione terribile.
Katherine non era una benedizione, ma una maledizione.
Quelle
sue sembianze innocenti mi avevano stregato, trasformandomi in un uomo fragile
ed incapace di vedere con nitidezza.
Il mio
amore era lentamente divenuto la mia rovina.
Il
Diavolo esisteva, l’avevo sempre avuto accanto per mesi e non mi ero opposto -
al contrario - desideravo conoscerlo sempre di più.
Katherine
aveva strappato il mio cuore dal petto, rubandolo e rendendolo suo. Non avrei
mai più riavuto indietro quell’organo così importante, perché ogni qual volta
lo desideravo, sentivo soltanto dolore. Era padrona del mio destino, della mia
vita.
Senza di
lei, era solo il niente. Mi ostinavo ad odiarla, a renderla ragione di tanta
sofferenza. Eppure, sapevo per certo che la sua assenza mi aveva reso ancora
più debole di quanto non lo fossi stato in sua compagnia.
Era più
semplice fingere che non me ne importasse, piuttosto che trasformarla in unica
ragione come aveva fatto mio fratello. In ogni caso, Katherine era
costantemente dentro di me, dentro la mia mente. Mi ricordava quanto amassi
vivere, quanto era bello insieme a lei sperare in un futuro nostro e vero.
Continuavo a stringere i denti, a non pensare e a non darle tutta quell’importanza
che – in realtà – aveva. Quel cuore così ingenuo era pieno di oscurità, a causa
sua e a causa di un amore impossibile. Sfogavo tutto in tutti, odiavo ciò che
ero e ciò che sempre sarò. Lei, unica ragione per cui ho sempre desiderato
morire e non l’ho mai fatto davvero… Perché
nonostante tutto, aggrapparsi al suo ricordo era l’unica cosa che mi restava di
fare, in mancanza del mio cuore.
Esso era
morto insieme a lei, lo stesso momento in cui l’avevo vista scomparire nel buio
di quella notte, dove l’avevo tradita e non ero riuscito a salvarla da una
sorte che non meritava.
Perché
odiarla, quando avevo sempre saputo il suo scopo? In fondo, mi amava davvero?
Continuava a ripetermelo, instancabilmente. Non riuscivo a credere in un
demone, perché i suoi occhi mi lasciavano intravedere tutt’altro. Cos’è che mi
ha portato alla rovina?
Katherine,
perché sei riuscita a trasformarmi in
una tua creatura, per poi abbandonarmi ad un destino crudele?
Strappando
via la vita di qualcun altro, tenavo invano di riportare indietro la mia. Vedevo
solamente il suo volto, il suo sorriso e quello sguardo che non dimenticherei
nemmeno dopo trenta millenni.
Sì, le
mie emozioni erano scomparse solo da quando avevo perso tutto, compresa
Katherine. L’unico modo per riaverle indietro era immaginare che non se ne
fosse mai andata, che non mi avesse mai abbandonato.
Il mio
amore più intenso, il mio dolore più grande...
Katherine.
Note
dell’autrice: sì, okay, chiedo venia per ciò che ho
scritto (com’è che in ogni nota a fine OS c’è questa frase?)
Ho voluto esternare ciò che – secondo me – Stefan provava per Katherine nei suoi primi anni da
vampiro. Rippah
a parte, ovviamente.
Sono una Steferine
veterana, mi mancava scrivere di loro due. Visto che non ho ispirazione per
qualche shot con entrambi i miei amati personaggi, ho
deciso di partorire questo monologo interiore.
Okay, la smetto subito. Spero vi sia
piaciuto e… alla prossima, nella speranza che non sia
tra due secoli.
Sekunden