Ho voglia di piangere, buttare questo
libro verso la parete e vederlo distruggersi, vorrei riavere indietro quegli anni
che ho perso troppo impegnata a dare giustizia ad un passato che invece di
ringraziarmi sta condizionando il mio futuro nel peggiore dei modi possibili.
Anni passati a distruggermi e a
nascondere quelle azioni di cui mi vergogno, ma di cui provo desiderio ancora
adesso. Gesti di una codarda.
La porta alle mie spalle si apre, mi
volto appena, quando vedo la sua ombra abbasso appena lo sguardo.
È solo
colpa mia.
«Kate mangia qualcosa». La sua voce
trema. «Devi mangiare». In mano ha un vassoio con sopra degli stupidi
contenitori che emanano un odore terribile: cibo da ospedale.
«Non ho fame». Rick sospira appoggiando
il vassoio sul tavolino, si siede sul letto di fianco a me, mi accarezza la
fronte ed io sposto velocemente la testa. Lui si ritrae. «Sono stanca». Annuisce,
si alza per poi risedersi sulla poltrona vicino alla finestra.
«Cosa leggi?». Chiudo il libro e lo
butto sul fondo del letto. «Oh Richard Castle pessimo scrittore» scherza. Io non
sorrido. Alzo il lenzuolo e mi sistemo nel letto, il mio sguardo
automaticamente cade sul mio ventre ora ricoperto di bende. «Non è colpa tua».
Alzo lo sguardo verso di lui, se ne è accorto. Faccio finta di niente e affondo
la testa nel cuscino.
Sì,
è colpa mia se il nostro bambino non c’è più.
Non dormo, non riesco a dormire, né di
giorno né di notte, ma fingo, specialmente quando qualcuno entra in questa
stanza e mi sorride compatendomi.
Non
c’è nulla da compatire, dovrebbero solo odiarmi sono l’assassina di mio figlio.
«Signora Castle dovrei cambiarle la
medicazione». Annuisco all’infermiera, è una donna matura che sa il fatto suo. Mi
sorride mentre delicatamente mi sbenda come una mummia, alla vista del taglio
dell’operazione storce il naso. «Stia tranquilla, non la noterà neanche la
cicatrice una volta guarita». Abbasso gli occhi, mi dissero la stessa cosa
della cicatrice in mezzo al seno. «Ho detto qualcosa di sbagliato, cara?».
«Le cicatrici d’arma da fuoco sono indelebili,
sulla pelle ma soprattutto nella memoria». Mi guarda come si guarda un bambino,
devio lo sguardo da lei e dal mio ventre, guardo Rick, ha gli occhi bassi sta
pensando come me al funerale di Montgomery. «Chi è stato a farti questo?». Sospiro.
«Un uomo che ha ucciso tre donne». Ed è
ancora per New York a piede libero, vorrei aggiungere, ma non lo faccio, non ci
guadagnerei niente nel spaventarla. L’infermiera se ne va, Rick mi guarda.
«Lo prenderanno tesoro». Rick mi prende
la mano e mi guarda fisso negli occhi. «Lo prenderanno…».
«Non m’interessa». Trattengo le
lacrime. «Può marcire per tutta la sua vita in prigione come vivere in un
attico, non m’interessa. In nessun caso non avrò più indietro il mio bambino». Mi
allungo verso mio marito, non ho la forza neanche di baciarlo, mi stringo a lui
come se fosse l’unica cosa che mi è rimasta, è molto probabilmente lo è.
Piango in silenzio.
Il mio viso si bagna, la mia gola trema
insieme alla mia bocca che non riesce ad emettere suono, le mie unghie premono
nella mia stessa carne mentre Rick respira semplicemente.
Perché lui non piange? Perché lui non
si dispera? Perché per lui è tutto così normale?
Mi allontano da lui, è rigido, impassibile
eppure i suoi occhi sono pieni di disperazione. Guardo verso il cielo e tutto
ha un senso, sta solo mantenendo la sua promessa : prometto che ti proteggerò ogni giorno della mia vita, ti porterò il
caffè, ti farò ridere e starò buono quando mi minaccerai tirando fuori il
distintivo, ma quando verrà il giorno in cui ti sentirai impotente prometto che
sarò la tua roccia, non ti lascerò cadere, io sarò lì con te. Always.
«La mia roccia». Annuisce. «Always». Mi
bacia dolcemente sulla fronte. «Sono stanca». Si alza dal letto continuando a
guardarmi. «Dormi con me?». Sorride. Si toglie le scarpe e si sdraia al mio
fianco, mi stringe con le sue braccia. Sento il suo profumo vicino a me. «Era
un maschietto» sussurro prima di addormentarmi.
Spiegatemi come si può ignorare una
persona in questo modo?
Come si può decidere di non aver più a
che fare con una persona da un giorno all’altro?
Nessuna chiamata o messaggio, neanche
una parola,
poi ci incontriamo io ti guardo tu devi lo
sguardo va avanti e poi mi ripassi davanti due volte, come se non fosse bastata
quella volta per uccidermi…
Sì cazzo, sono felice che sia uscito
dalla mia vita!
Non centra con la storia, ma lo odio!!!
Grazie di aver letto.
Baci Becky