Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: PennarelliScarichi    26/03/2013    2 recensioni
Lei gli raccontava il dolore,la tristezza, la difficoltà della sua vita.
Lui le accarezzava le ferite come un padre consola la figlia dopo essere caduta dal triciclo.
Lei gli raccontava quanto fosse difficile la vita.
Lui le svelava che in due forse poteva essere più semplice.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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* Angolo d'autore*
Come sempre,questa va alla mia rondine. Grazie di tutto!
È da un po' che non scrivo, e questa è la mia prima OS su Ed Sheeran: sono totalmente innamorata di lui, quindi mi sembrava giusto scrivere qualcosa su di lui.
Lasciatemi una recensione, mi farebbe molto piacere!
Grazie,

PennarelliScarichi



<< Non voglio andarci. Sarà pieno di tossicodipendenti! >>
<< Ed, devi farlo. Serve per la pubblicità. >>

il rosso stava seduto composto sul divano azzurro  del suo salotto: la luce che entrava dalla finestra dava un tono acceso alla sua chioma.
Aveva la manica della maglietta arrotolata sul braccio destro,ed un ragazzo riccio stava lavorando sulla sua pelle.
Il debole ronzio proveniente dalla macchinetta riempiva gli spazi di tempo in cui i due stavano in silenzio: ormai erano diventati talmente esperti di tatuaggi,che se li facevano da soli.

Il primo, il rosso, non era ancora un cantante affermato.Era bravo,la voce ce l'aveva eccome,ma non riusciva a sfondare nel campo della musica,a differenza dell'amico.Infatti il riccio era un componente di una band molto famosa, la quale si era conquistata il successo facendo tanta gavetta. Incontri pubblicitari, serate gratis, piccoli concerti in squallidi bar: era esperto di queste cose. Soprattutto,era esperto di pomeriggi passati in ospedali,centri e strutture specializzate per persone « diverse »: non che gli dispiacesse,ma sapeva come ci si sentiva a incontrare persone meno fortunate.

Il rosso era stato incastrato, voleva passare un pomeriggio con gli amici, invece di dover andare all'ospedale più vicino per incontrare un gruppo di tossicodipendenti.
' per la pubblicità ' avevano ripetuto i managers entusiasti.
' stronzate. ' bofonchiava il ragazzo.

<< Guarda il lato positivo, vai lì, canti due canzoni,strimpelli un po' con la chitarra e vieni a bere una birra con noi. Farai in un attimo! >>
<< Harry,quei posti mi rendono triste. Sono pieni di malinconia,di visi smorti. Non voglio passare neanche un minuto della mia vita in quel posto. >>
<< Edward.. >> disse serio il riccio,alzando i suoi occhi verdi verso di lui.
Non era mai un buon segno quando Harry diceva il suo nome per intero: odiava quel nome, gli dava un tono troppo aristocratico.
<< Ok, va bene. Tanto è solo per un'oretta...>> sospirò il rosso, contraendo il viso in un'espressione di dolore. <<  A che punto sei con il tatuaggio? >>
<< È finito. Che te ne pare ? >>  disse compiaciuto alzando il braccio dell'amico: sotto al rossore della pelle, si intravedeva una zampa nera, il suo «simbolo».
<< Perfetto, grazie Harry. Adesso vado, prima arrivo in quel posto e prima me ne vado. >>
un sorriso,una stretta di mano fraterna, e si separarono.
Ed scese velocemente le scale e si incamminò verso la sua auto: all'interno, il menager lo aspettava impaziente.

<< Ricordati Edward, sorridi, canti e te ne vai. Al massimo qualche autografo, non vogliamo che ti considerino uno spocchioso. Per la pubblicità questo e altro! >>  sorrise soddisfatto il manager mettendo in moto.
<< Per la pubblicità questo e altro... >> sospirò chiudendo la portiera e sfiorando la sua chitarra.

[...]

<< Diamo il benvenuto a Ed Sheeran! >> una signora sulla cinquantina annunciò il ragazzo: alcuni dalle prime file applaudirono morbosamente, altri si limitarono a sorridere.

Tutto era preparato al meglio: striscioni color arancio, ragazze con i visi dipinti di zampe.

La stanza addobbata rendeva l'ambiente meno triste, ma di sottofondo si potevano scorgere ancora le pareti bianche, i divanetti rotti e il televisore antiquato.

I polsi degli spettatori erano ricoperti di buchi chiari, ormai cicatrizzati, e il colore della loro pelle tendeva ad un giallo smorto.

Chiunque li avrebbe chiamati tossicodipendenti.

<< Grazie a tutti. Spero di esservi d'aiuto in questo pomeriggio. >> sorrise << comincerò con il mio primo pezzo ' Lego House '. Grazie a tutti! >>

E cominciò a cantare.

La sua voce calma riempiva la stanza,e i suoi occhi danzavano su ogni spettatore: ad un certo punto,si fermarono.

Una ragazza giovane, quasi della sua età,se ne stava seduta su una poltrona a guardare fuori.

Non era interessata alle sue parole,alla sua presenza: gli occhi verdi risplendevano ancora in quell'espressione cupa,consumata dalla droga. Aveva un viso conosciuto.

Ed continuò a fissarla,finchè non la riconobbe: era finita sul giornale locale,qualche mese prima. « Baby prostituta vende il suo corpo per la droga. » così diceva il titolo dell'articolo.

Lo aveva letto sulla metro,e aveva notato quanto fosse bella.

Voleva che si girasse, voleva vederla in faccia per farle capire quanto fosse dispiaciuto, turbato e attratto da quei suoi lineamenti forti.
 

« I think i love you better now. »
 

E lì, si girò. I capelli castani le ricadevano scomposti sulle spalle,il viso chiaro e le labbra pallide le davano un'aria consumata.

Ed era talmente  catturato da lei, che per tutta la canzone si scambiarono degli sguardi.

Lei,impassibile,cercava di raccontare la sua storia al rosso, che la esprimeva con le sue canzoni: era un circolo vizioso, un circolo che intrappolò entrambi in una sorta di situazione immaginaria.

Lei.

Lui.

Lei gli raccontava il dolore,la tristezza, la difficoltà della sua vita.

Lui le accarezzava le ferite come un padre consola la figlia dopo essere caduta dal triciclo.

Lei gli raccontava quanto fosse difficile la vita.

Lui le svelava che in due forse poteva essere più semplice.

  

Cinque mesi dopo

 

<<  Or angels to die >>  Ed intonò gli ultimi versi della sua canzone.

Il pubblicò andò in delirio: le ragazze vestite di arancione si alzarono con le lacrime agli occhi,fiere del loro idolo.

Tutto il pubblico aveva delle zampette dipinte sul viso, e  questo lo fece tornare indietro di cinque mesi: aveva letto che la ragazza misteriosa era scappata dall'ospedale.

Non aveva più notizie di lei, forse era già morta.

Quel pensiero provocò un senso di panico dentro di lui: sorrise verso il pubblico,e timidamente agitò la mano in un cenno di saluto.

Harry era seduto dietro le quinte, si sarebbe esibito dopo con il suo gruppo: sorrise al suo amico, alzando il pollice destro in segno di vittoria.

Ed ce l'aveva fatta,era diventato un artista di successo.

E sotto sotto doveva quel successo alla ragazza misteriosa: grazie a lei,la sera era tornato a casa a scrivere. Scriveva tutto quello che gli passava per la testa, la vedeva nella carta,nella penna, nella sua stanza.

Voltò lo sguardo verso la fine della sala, e gli andò il cuore in gola: la vide.

Dovette riprendersi e guardare più volte,ma non poteva confondere quel verde acceso...la ragazza misteriosa era lì.

Indossava una felpa leggera,sebbene fosse Dicembre,e i suoi occhi erano ancora di più scavati rispetto all'ultima volta che l'aveva vista: le dita pallide cingevano una borsetta rosa, trovata probabilmente nel cassonetto.

Era libera dall'ospedale,ma non libera da sè stessa: i due cominciarono a guardarsi,come cinque mesi prima.

In quei pochi secondi si raccontarono tutto attraverso uno sguardo: Ed la ringraziò più volte.

La ragazza abbassò lo sguardo,come se si vergognasse di tutto quello che aveva fatto,del suo modo di vivere,delle sue passioni.

Tirò sù con il naso, e passò la sua mano sui buchi nei polsi: erano aumentati paurosamente.

Quasi colpevole alzò le spalle, fissando ancora il rosso: era la vita,che poteva farci.

Era succube di una dipendenza troppo forzata, temuta e desiderata allo stesso tempo.
 

Ed intonò le prime parole di "Give me love" guardandola negli occhi.
 

E quella fu l'ultima volta che la vide.

  
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