Dicembre XX – 1785
Un sole freddo cominciava ad innalzarsi quella mattina e ad illuminare con la
sua luce bianca un villaggio che ancora non aveva un nome. Questo sorgeva tra
le montagne di una gelida landa di neve perenne, dove vedere il vero colore del
terreno era cosa rara, spettacolo riservato a pochi giorni l’anno se si aveva
fortuna.
La piccola cittadina, se così la si poteva chiamare, aveva iniziato da un paio
di anni la sua espansione, e contava la bellezza di una ventina di famiglie che
collaboravano per la sopravvivenza reciproca. Le case erano in debole legname
raccolto dagli uomini più forti, le tende cucite dalle madri dalle stoffe che
riuscivano a racimolare e l’insegnamento gestito dagli anziani che potevano
ancora permettersi il lusso di uscire di casa e avere la sicurezza di tornarvi
sulle proprie gambe.
Il sistema d’insegnamento era piuttosto semplice, non vi era una divisione in
classi, essendo davvero pochi bambini, ma più insegnanti che si dividevano per
spiegare a piccoli gruppetti di bambini ciò che riguardava quella lezione, ogni
anziano seguiva in media due o tre ragazzi, perciò si assicuravano che i loro
pochi studenti fossero ben istruiti per il giorno che sarebbero dovuti andare
ad aiutare madri e padri nelle loro mansioni.
Poco distante dal villaggio sorgeva un piccolo laghetto popolato da pochi pesci
in cui pescavano i giovani più veloci, ma per raggiungere questo lago era
necessario attraversare un pezzo di bosco proibito, perciò per andare alle
battute di pesca era necessario venire accompagnati da almeno tre uomini adulti
per assicurarsi che tutti fossero sicuri, ed almeno uno doveva restare coi
ragazzi fino al ritorno al villaggio.
Quel martedì mattina, però, un bambino non stava andando a
scuola, bensì si era nascosto con un amico per evitarla ed erano andati a
giocare alla casa abbandonata poco più in là del bosco. I due bambini correvano
ridendo e tenendosi per mano felici percorrendo il brevissimo tratto di bosco e
sbucando davanti alla casa diroccata, cui mancava anche la porta, le travi
erano tutte penzolanti e risultava più semplice contare le parti stabili di
quelle instabili.
Il più piccolo era un biondino dagli occhi verde smeraldo vestito di un
semplice completo marroncino cucito dalla mamma, l’altro era un ragazzo dai
capelli rossi, apparentemente più grande del primo bambino, dagli occhi del
colore del miele e la frangetta tirata indietro. Lui, invece, era coperto da un
mantellino bianco che nascondeva i vestiti sottostanti quasi completamente,
mimetizzandolo con la neve.
I due bambini entrarono nella casa prestando poca attenzione alle travi che
sporgevano da qualunque lato, ormai conoscevano quel posto, non avevano più
paura di ferirsi con oggetti sconosciuti, non c’era più nulla di sconosciuto
per loro là dentro. Il ragazzo dai capelli rossi percorse a grandi passi la
saletta vuota che si presentava appena dopo l’ingresso e si arrampico su una
trave con fori e rami incastrati nel giusto modo per alzare i ragazzi sulle
travi. Appena arrivò di sopra porse la mano al più piccolo sorridendo e gli
disse divertito di afferrarla, che gli sarebbe stato d’aiuto per la salita, e
così fu. Appena il bambino appoggiò il piede sul quinto gradino questo si
spezzò facendolo rimanere a penzoloni. L’amico lo aiutò a salire, iniziarono a
spostarsi alternando passeggiate tranquille nei posti più sicuri e passi cauti
stretti al muro nel punti più instabili della struttura finché non raggiunsero
un’apertura, abbastanza grande per farli entrare, in un muro. Si infilarono ed
accesero un fiammifero che illuminò a dovere la stanzetta nascosta. Era una
piccola biblioteca in cui erano riposti libri di ogni tipo ed ogni epoca, tutti
conservati di nascosto dal vecchio abitante di quella casa, molti di questi
erano addirittura scritti a mano.
I due si sedettero vicini per tenersi caldi e si misero a sfogliare i libri dal
punto in cui si erano fermati la volta precedente, alla ricerca di qualcosa
sconosciuto anche a loro.
Passavano le ore chiusi in quella stanzetta vicini, con una mano stretta in
quella dell’altro e sfogliando libri con l’altra, tanto la stanza era tanto
piccola che se si fossero alzati in piedi avrebbero battuto con la testa sul
tetto, o almeno il rosso.
«Fratellone!»
Si sentì una lieve vocina salire dal piano terra, era la voce di una bambina
che cercava il proprio fratello.
«Fratellone, la mamma shi arrabbia she scopre che non vai a shcuola!»
Lo avvisò guardando la casa
dal basso all’alto. Il rosso fece segno all’amico e i due scesero insieme a
prendere la bambina.
«Fratellone!» Urlò la bambina felice vedendo arrivare il biondo, poi guardò l’altro
ragazzo
«Grashie Alecsh, mamma shi arrabbia she non torniamo a casha preshto, ci accompagni a casha?»
Il più grande
carezzò la testa alla bambina ed annuì, intimandole con voce dolce di non dire
nulla:
«Mi raccomando, piccola
Sogno, non dire alla mamma che sei stata nel bosco a riprendere il tuo
fratellone, ok?»
Le sorrise e camminarono fino alla casa dei due fratelli. Mentre tornavano
continuava a guardare la piccola, i suoi capelli mossi dorati che le arrivavano
già quasi al sedere, gli occhi verde smeraldo, le mani piccole e delicate e il
vestitino azzurro cucito nei minimi dettagli. Arrivarono a casa, si salutarono
e Alex lasciò la mano all’amico «Allora ti auguro una buona notte Dummy, riguardati» gli disse facendogli l’occhiolino,
salutando con la mano Sogno, voltandosi ed andando via in direzione del bosco.
Il ragazzo non aveva mai capito dove viveva l’amico, non aveva mai voluto
svelarglielo, ma di certo non all’interno del villaggio, quindi dove..?
La mamma dei due uscì dalla casa con le mani sui fianchi e il viso arrabbiato
«Daniel! Si può sapere perché devo mandare Sogno a prenderti? Hai otto anni,
sei in grado di tornare senza che la tua sorellina venga a prenderti no? Ha
cinque anni lei, dovrebbe essere il contrario!»
La verità era che il ragazzo era cagionevole di salute e per questo era meglio
che lui stesse in casa il più possibile, ma trovava più importante uscire a
giocare con il suo unico amico, non poteva farne a meno.
Dopo una lunga paternale i due fratelli poterono andare a dormire nelle loro
stanze fredde, lontano dal calore del fuoco della cucina.
Il ragazzo appoggiò la testa e chiuse gli occhi, si addormentò subito,
stravolto dalla giornata.
Venne svegliato il giorno dopo dalla sorellina con le manine fredde appoggiate
sulla sua fronte
«Il fratellone ha la febbe!» Disse alla mamma seduta lì
vicino. Lei sospirò dandole un bacio sulla fronte
«Sei sempre un’irresponsabile»
La madre affidò a Sogno le cure del fratello ed andò al piano di sotto, dove
passava tutte le giornate. Il bambino si rimise a dormire abbracciando la
sorellina per stare più caldo, tanto lei aveva la salute che non aveva lui.
Dopo due giorni che stava steso a letto mangiando quello che gli portava su la
sorellina venne a trovarlo l’amico, entrando dalla finestrella della camera. «Hey!» Lo salutò il rosso con un gesto della mano.
«Ciao!» Rispose da sotto le coperte muovendo una mano appena fuori con le dita
infreddolite.
«Lo sapevo che non dovevi strafare, finisci sempre per ammalarti» Lo rimproverò
cercando comunque di sdrammaticare l’amico. Si
sedette vicino a lui e gli raccontò tutto quello che aveva fatto in quei due
giorni, tutti i libri che aveva sfogliato e tutte le cose che aveva scoperto.
«Prima o poi ti insegnerò a leggere» gli disse.
Alex non aveva mai avuto problemi a scuola, era sempre stato portato ed anche
frequentando poche lezioni capiva benissimo, al contrario Daniel non era mai
riuscito ad imparare nulla, non sapeva scrivere ne leggere e non sapeva contare
oltre ad un certo limite. Prima o poi avrebbe imparato, ne era sicuro, stava
solo aspettando di avere un insegnante veramente in grado di insegnare a
qualcuno come lui.
Aspettò che Sogno andasse al piano di sotto per prenderci qualcosa da mangiare
e mi rivelò che viveva nel bosco, in un villaggio vicino a questo, ma che era
un segreto, aspettò il ritorno del cibo, sgranocchiò qualcosa e se ne andò da
dove era arrivato, saltando giù e correndo fino a sparire dentro il bosco.
Sarebbe stata una
notte molto calda quella, molto, molto calda.
Note dell’autrice: Aah! Finalmente ho riscritto il primo capitolo! L’ho
corretto come suggerito dalla mia beta, spero sia leggermente più decente della
versione precedente-
Qualsiasi commento è ben accetto, positivo o negativo che sia ^^