“Non mi dirai addio!”
“No, Merlin…”.  *
 
 
 
 
 
E’ felice che lui non l’abbia detto.   
  
 
E’ la ragione che lo tiene immobile davanti a quelle acque, lo sguardo intrappolato in un punto imprecisato dell’orizzonte. Minuti, ore, anni, millenni, e lui è lì ad aspettare.
Gaius, Leon, Percival, perfino Ginevra, hanno cercato di convincerlo ad arrendersi, per andare avanti. Nessuno ha capito che il suo posto è lì, che andarsene è semplicemente impensabile. La speranza, accesa dalle parole di Kilgharrah scolpite nella sua memoria, ha dato alla sua vita una direzione ben precisa.
Lui non gli ha detto addio, perché due facce della stessa medaglia non possono essere separate. Dove è una è anche l’altra, inevitabilmente.
 
 
***
 
 
A volte vorrebbe che lui l’avesse detto.    

 
Se ne sta ad osservare quel lago piatto e monotono. Vorrebbe essere in ogni luogo tranne che lì, ma non potrebbe essere altrove.
E, dopo oltre un millennio, gli riesce difficile non maledire il giorno del suo arrivo a Camelot, il suo primo incontro con il principe.
Tuttavia rimane lì, perché lui non gli ha detto addio. Poco importa se il corpo si è fatto stanco, le palpebre pesanti, la speranza fievole. Non appassisce mai del tutto, riprende vigore al minimo scintillio della superficie del lago, quando lui sembra più vicino.
Però non torna mai. E questo a volte gli fa rimpiangere quell’addio mancato.
 
 
***
 
 
Spesso vorrebbe dirlo lui.

 
Sarebbe così facile. Ha già immaginato ogni minimo dettaglio della scena; si alzerebbe in piedi a fatica, curvo sotto il peso degli anni, e griderebbe rivolto a quell’ammasso inutile di acqua un ‘addio’ a pieni polmoni. D’altronde, è certo che l’altra faccia della medaglia lo sentirebbe.
Volterebbe le spalle a quel lago infernale, a quell’esistenza di attesa. Forse potrebbe girare il mondo, cambiare vita. O magari si addormenterebbe soltanto da qualche parte, senza più incubi, senza più paura.
Lui non tornerà. Fa male pensarlo, ancora di più crederci davvero. Ma è convinto che dirgli addio sarebbe giusto, naturale la rassegnazione.
 
 
***
 
 
Vorrebbe dirlo, ma proprio non ci riesce.

 
Si alza, tremante, ma dalla bocca spalancata non esce alcun suono. Una scena ripetuta più volte, resa sbiadita e irreale dalla nebbiolina fitta che circonda il lago.
A volte il confine tra sogno e realtà è più sottile. A volte sembra quasi che sia lì.
La superficie del lago tremola, il vento oscilla tra i rami degli alberi e pare che bisbigli. Non rimane che guardarsi intorno freneticamente, cercando il suo Destino.
E poi lui gli appare, i lineamenti sfocati e confusi come quelli di un fantasma.
“Non mi dirai addio!”.
E la risposta è sempre la stessa.
“No, Arthur…”.
 
 
 
 
 
*Cit. 5x13
 
 
 
 
Angolo dell’ “autrice”
Beh, la verità è che ho molto poco da dire su questa fic. Per ora il finale del telefilm mi ispira soltanto valanghe di angst; questa piccola flashfic non voleva saperne di essere conclusa. Voleva essere un piccolo assaggio dei -ehm- mille e passa anni di attesa di Merlin.
L’atteggiamento di Merlin potrebbe apparire OOC; io credo tuttavia che, in tutto quel tempo, abbia provato il desiderio di lasciar perdere, di dire 'addio' al suo Arthur definitivamente. Però credo anche che non sia mai riuscito a farlo perché la speranza di riaverlo non l’ha mai abbandonato del tutto e perché credo che non riuscisse ad immaginare di riprendere a vivere senza di lui.
Questa è la mia spiegazione, a voi i commenti :) Intanto grazie a chi è arrivato fino a qui e auguri di buona Pasqua!
Sheireen_Black 22