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Autore: Tury    29/03/2013    3 recensioni
Una bambina corre. Sfugge alla morte, sfugge da quel corpo esanime. Sporca del suo sangue, di quel sangue che non avrebbe mai voluto veder versare. Ma adesso è tempo di correre, correre contro tutto, correre contro il tempo. Perché solo correndo nel percorso della vita potrà raggiungere la sua vendetta.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una bambina corre. Sfugge alla morte, sfugge da quel corpo esanime. Sporca del suo sangue, di quel sangue che non avrebbe mai voluto veder versare. Ma adesso è tempo di correre, correre contro tutto, correre contro il tempo. Perché solo correndo nel percorso della vita potrà raggiungere la sua vendetta.

Una ragazza è seduta su una poltrona. Muove piano le dita affusolate, bianche come la neve, le unghie nere come le tenebre. I suoi occhi fissi nel vuoto, impassibili, impenetrabili. Il volto affusolato, troppo giovane per appartenere ad una donna, troppo maturo per appartenere all’infanzia. Quell’infanzia che le fu negata, in una gelida notte. La sovrana degli Inferi.
 
Il bianco angelo vola, il vento gelido dei luoghi infernali gli ferisce il corpo. Il volto viene sferzato dalle schegge di ghiaccio, ma lui è incurante del dolore. Deve portare a termine la sua missione. Eliminare ogni traccia del peccato. Ogni segno. Ogni portatore. È quasi giunto alla sua preda, tende ogni suo muscolo, proteso verso quell’esile figura. Ma una creatura blocca il suo avanzare. E l’angelo non può che arretrare, col cuore ancora fedele alla sua missione ma il corpo straziato.
 
Il servo fedele osserva la sua sovrana. Quella bambina che rubò dalle braccia della morte e che trasformò in regina. Osserva il frutto del suo operato, osserva la sua perfetta riuscita. Eppure il suo cuore grida al peccato. Eppure la sua anima urla straziata.

Una figura nera raccoglie la bambina, prendendola in braccio, avvolgendo il suo esile corpo in un abbraccio possente eppure caldo, nonostante la freddezza di quella pelle. Nessuna parola viene proferita, nessuna consolazione viene offerta a quella piccola anima straziata. Perché le parole non servono in un luogo dominato dal gelo dell’odio. E la bambina si lascia andare ad un sonno profondo, fratello della morte.

Un uomo è portato dinanzi la regina. I suoi occhi impenetrabili ancora fissi nel vuoto, mentre in quelli dell’uomo già alberga la paura. Perché da quelle labbra sottili, che mai conobbero il piacere del sorriso, giungerà il verdetto. Perché a quel corpo esile di donna è legata la sua stessa vita. Il cuore gli batte in petto, rendendolo sordo ad ogni rumore circostante. Il servo fedele sembra esortare la sua regina nel prendere una decisione, di decidere della vita o della morte di quel suo schiavo. E lei, quella ragazza cresciuta troppo in fretta, quella donna con ancora le fattezze di fanciulla, decide, senza guardare negli occhi la persona che le sta di fronte. Decide di condannare. Perché, seppur il suo corpo si sia svegliato dal sonno profondo, il suo cuore ha baciato la morte.
 
Occhi iniettati di sangue la scrutano, bramosi della sua carne bianca, pura, eppure già contaminata dal peccato. La presa della bambina si fa più salda, cercando di ancorarsi all’uomo che l’ha salvata. Cercando di trovare in quella mano la forza che le manca. Non sa a quale scopo servirà il suo corpo, non sa a cosa è destinata. Ma è pronta a perdere tutto, a vendere il suo corpo, purché possa continuare a vivere.
 
Un uomo è disteso sul letto. Davanti agli occhi, l’immagine di quella bambina che ha visto crescere. Della donna che divenne sua sposa. L’immagine di se stesso, ormai vana, inutile. Semplice ombra di colei che credeva potesse plasmare. E invece fu quella bambina, quella bambina senza anima che plasmò lui, che controllò lui. Che rese servo lui. Il re degli Inferi.

Due occhi rossi la guardano, studiandola. Spogliandola di quei pochi stracci che porta addosso. Il corpo della bambina trema, scosso da una paura che non riesce a controllare. Il demone dagli occhi rossi sembra notare quella sua paura e ne sorride, compiaciuto. Ed è proprio quella vista, la vista di quel mezzo sorriso, ad uccidere ogni paura. Ed è proprio in quel momento che nasce la regina, decretando la morte del re.
La giovane donna lascia il trono che tante volte ha accolto le sue membra. La regina cammina, sfiorando il pavimento, allontanandosi nella sua solitudine, lontana dagli occhi e le orecchie del suo regno. Cammina nel vuoto della sua anima, rincorrendo ricordi velati, presenti eppure inconsistenti. Cercando nel suo passato il volto di colui che le strappò il cuore dal petto.

Due bambine giocano. Sui loro volti è presente il sorriso dell’innocenza ma nei loro cuori già si ancorano le radici di un amore. Un amore impuro, un amore peccaminoso. Eppure, si tratta semplicemente di amore. Ma non è questo ciò che pensano i bianchi esseri. E così, il puro angelo è inviato. Inviato a compiere il massacro, nonostante la sua anima non comprenda le motivazioni per cui è necessario lo spargimento di quel sangue innocente. Perché, dopotutto, è di innocenti che si parla. Ma il suo cuore è troppo fedele per poter muovere qualsiasi obiezione. Per salvare le sue vittime.

La regina delle tenebre porta una mano al proprio petto. La regina degli Inferi stringe tra le dita la seta nera che ricopre il suo corpo di donna. Perché il dolore che è esploso nel seno è così forte da impedirle anche di urlare. Il dolore della mancanza. L’urlo di quel cuore che credeva aver perso.

Le nuvole oscurano il maestoso sole. Il vento muove le foglie, producendo suoni sinistri. Una bambina si ritrova a guardare due occhi bianchi come il ghiaccio. Una bambina trema, guardando la luce omicida che brilla in essi. È un attimo, il momento che separa la comprensione di ciò che sta per accadere dal sangue che le macchia le vesti. Perché una figura esile si è contrapposta tra lei e la lama assassina. Perché una bambina ha sacrificato la sua vita. Perché un’innocente è morta per salvare la persona amata.
 
Il respiro si infrange contro le mani, corse a coprirle il volto, ad impedire a quegli occhi di rivedere ciò che la mente aveva cercato di eliminare. Ma quel sangue è dentro di lei, quel dolore è sotto la sua pelle. Quell’odio, nella sua anima. Piano, si rialza, riprendendo la posizione eretta, persa in preda alla paura. I suoi occhi ora brillano, bramosi di sangue. Perché, finalmente, il volto del colpevole le è noto.
 
 
 

Tutto ciò che venne dopo fu semplicemente la conseguenza di un ricordo. La dichiarazione di guerra al mondo dei puri fu soltanto il pretesto per poterlo incontrare. Le vite di milioni di innocenti sacrificate per vendicarne una.
 
Un urlo si espande nell’aria. Un nome è invocato, il nome del fedele servo. E come un cane che risponde al richiamo del padrone, così il servo risponde a quello della sua regina.

Come posso servirla, maestà?

Portami la mia armatura e le mie armi.

Ha deciso di scendere sul campo di battaglia? È sicura della sua decisione, maestà? Vuole affiancarsi a chi già sta combattendo?

Non sono queste le mie intenzioni. Ho deciso di combattere da sola. Già troppo sangue è stato versato, ho deciso di decretare l’esito di questa guerra da un unico combattimento. Quello che avverrà tra me e l’angelo da me designato.

Nel cuore del servo fedele inizia a nascere la paura. Perché non riesce a trovare una motivazione a questa decisione. Ma tace le sue preoccupazioni, obbedendo a quell’anima che stregò il suo cuore di ghiaccio.

 


Il bianco angelo è portato davanti al trono della regina. Il suo corpo è bagnato e la sua spada sporca di sangue, mentre la fanciulla che gli sta di fronte ha un aspetto impeccabile e le sue armi lucenti testimoniano la loro mancanza sul campo di battaglia.

E dunque sei qui.

Come da lei richiesto.

Sei pronto a morire?

Sono pronto a combattere, se è questo che vuol sapere. Permettete, però, a questo angelo, di congratularsi per la decisione presa..


La regina lo guarda, perdendosi in quegli occhi bianchi come il ghiaccio. E nello stupore generale, proferisce parole che mai furono pronunciate.

Ti ringrazio per esser venuto.

Ma il tempo delle presentazioni è giunto al termine. Il bianco angelo impugna la sua spada mentre la regina afferra i suoi pugnali. Basta uno sguardo e il rumore assordate delle lame che sfregano tra di loro già riempie la sala. I due cavalieri affondano le loro lame, trovando sempre come risposta la difesa dell’altro. Ma è palese che la ragazza, nonostante la parità, stia avendo la meglio sul bianco angelo. Situazione che si tramuta poco dopo in un palese vantaggio. La regina degli Inferi si avvicina al corpo steso a terra, il pugnale stretto nella mano, pronta a colpire, pronta a vendicare il sangue della persona che non aveva mai smesso di amare. Il braccio scatta. Gocce di sangue, come pioggia, si infrangono al suolo, il rumore della lama che cade sulla fredda lastra. Due braccia esili avvolgono il corpo stanco dell’angelo mentre la lama argentea trafigge il cuore della regina. Gli occhi dell’angelo sono spalancati, le mani serrate intorno all’elsa della spada che fuoriesce dal corpo di chi credeva essere la sua rivale. Finalmente la sua missione è giunta al termine. Finalmente, ogni traccia di quell’amore immondo è stata eliminata. Finalmente, la bambina è stata uccisa. Eppure dagli occhi del bianco angelo cadono lacrime. Eppure il suo cuore è straziato, macchiato di un atroce crimine. Del più disumano dei peccati.

Non piangere, ti prego, non piangere. Non c’è motivo per cui tu debba versar lacrime. Gioisci invece, perché io ho raggiunto il mio scopo. Perché in quel giorno di primavera, quando giungesti tu, angelo bianco, era me che volevi. Ma la mia paura m’impedì di muovermi, di proteggere chi con me si trovava su quel prato. Perché non fu la tua lama ad ucciderla ma il mio egoismo. Rallegrati dunque, perché vendetta è stata fatta.

Detto questo, quella fanciulla dalle sembianze di donna chiuse gli occhi. E si lasciò andare alle braccia della morte, con il sorriso dell’infanzia a baciarle le labbra.
  
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