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Autore: blackkat    31/03/2013    2 recensioni
Il giovane si china verso di lui. “Non immagina nemmeno quanto io sia bravo con le mani, signore,” gli sussurra nell’orecchio. Il suo respiro è caldo. Poi si ritira, gli occhi azzurri colmi di una sottile perfidia.
Ovvero, un insolito primo incontro fra Jack Harkness e Ianto Jones.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ianto Jones, Jack Harkness, Owen Harper, Toshiko Sato
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Disclaimer: Torchwood e i personaggi e/o situazioni a esso inerenti non sono di proprietà né dell’autrice né della traduttrice della presente storia, bensì degli aventi diritto (Russell T. Davies, BBC Wales, ecc. ecc.).

Note e avvisi vari dell’autrice (blackkat) e della traduttrice (Glinda): Se qualcuno vorrà gentilmente lasciare una recensione, sarò ben lieta di tradurla e farla pervenire all’autrice; l’originale inglese, fra l’altro, potete trovarlo qui, qui, oppure qui. Il titolo proviene da un verso di Mordred’s Lullaby, cantata dall’artista canadese Heather Dale. Per quanto riguarda gli avvisi, nella storia sono contenuti temi delicati quali accenni a violenza, uso di droga, e un lieve turpiloquio. Ques’ultimo, incredibilmente, non dovuto alla presenza di Owen XD

 

 

 

Child, the darkness will rise from the deep

 

Jack si sveglia. Accovacciato in un angolo della sua stanzetta c’è un ragazzo, mentre di Ianto nemmeno l’ombra.

Pur lavorando per Torchwood, Jack non è solito trarre conclusioni affrettate. Gli occhi del giovane, però, con quella sfumatura di un azzurro così particolare, non possono che appartenere a un’unica persona. Occhi che ora lo osservano con la medesima circospezione e la medesima furia di un gatto indispettito. A sua volta, Jack lo fissa per un lungo istante. Nella sua mente si affacciano due concetti distinti, Ianto e adolescente. Cerca di trovare un collegamento fra di essi, ma invano.

Jack emette un verso gutturale, e si nasconde il viso fra le mani. “Cazzo.

 

***

 

Da adolescente, Ianto è completamente diverso rispetto alla sua versione adulta.

Jack riesce ad afferrare i pantaloni e a infilarli senza scoprirsi dalle lenzuola sotto cui è disteso; non vuole certo rischiare di traumatizzare il ragazzo per il resto della sua vita.

Considerato che non ha ancora pronunciato un solo suono, è probabile che Ianto non possegga alcun ricordo della sua vita adulta; sessualmente parlando, Jack ha una mentalità molto aperta, ma i rapporti coi minorenni non rientrano di sicuro fra le sue preferenze.

Gli sforzi di Jack volti a mantenere un minimo di decenza, tuttavia, non sortiscono l’effetto desiderato su Ianto, che si limita a starsene rintanato nel suo angolino, gli occhi scrutatori fissi su di lui. Non proferisce parola, neanche mentre Jack si allontana, richiama alla base il resto dei membri della squadra e ritorna da lui in tutta fretta. Poco ci manca che cada giù dalla scala.

“Ianto?” chiede Jack. Il suo tono di voce è guardingo, al pari dell’atteggiamento del ragazzo. “So che ti senti confuso, ma…”

Mini-Ianto fissa prima lui, poi la mano che gli viene offerta, e infine distoglie lo sguardo. “Così imparo a prendere roba da Billy. Specialmente quella che tagliano per strada,” borbotta. Per Jack è un sollievo sentirlo parlare, significa che le sue corde vocali funzionano ancora, ma il contenuto delle parole pronunciate da Ianto gli mozza il fiato.

“Droga?” si informa, piano. Una nota di rimprovero vorrebbe insinuarsi nella sua voce, e Jack tenta di frenarla come può.

Il giovane non gli risponde. Gli lancia un’occhiata, che gli annuncia in modo inequivocabile l’insuccesso del suddetto tentativo. Una replica a tutti gli effetti, in fin dei conti.

E l’espressione dipinta sul suo viso. Jack sa benissimo che Ianto non ha avuto un’infanzia perfetta. Ha letto la sua scheda. In essa sono inseriti vari dati: i rapporti stilati della polizia sugli episodi di violenza domestica in casa sua, la prematura morte della madre, le denunce di taccheggio. Ciononostante, non vi ha fatto mai davvero caso, poiché Ianto è probabilmente la persona più posata di Torchwood, e Jack fino ad adesso ha attribuito a tale caratteristica il sinonimo di stabilità.

Questo ragazzo, che non avrà più di quindici anni, guarda invece Jack con occhi di fuoco. Un fuoco ricolmo di rabbia, odio, disgusto verso se stesso. Una furia rivolta al mondo intero, e al contempo a niente in particolare. Marcia su una strada pericolosa, vicino al ciglio del burrone, e non se ne cura affatto. E se si dovesse avvicinare troppo all’abisso e precipitare, non c’è nessuno che accorrerà in suo aiuto.

Con infinita lentezza e prudenza, Jack si lascia scivolare sul pavimento. Si appoggia alla scala, ed esala un lungo sospiro.

Ianto Jones, quindici anni e in lotta con un mondo a cui non importa nulla di lui, non si muove e lo osserva di rimando, con occhi stanchi e rabbiosi. Gli occhi di chi è già ben avviato sul cammino verso la propria tomba.

 

***

 

Alla fine, per persuaderlo a uscire dal suo angusto cantuccio e dalla stanza, Jack si offre di dargli da bere del tè, e di fargli mangiare cibo cinese.

(“Caffè?” osa disperato. Finora tutti i suoi sforzi sono andati a vuoto. “Potrei ordinare del take-away.”

Mini-Ianto lo scruta come se avesse appena pronunciato una qualche sorta di eresia, e storce il naso. “Il caffè fa schifo. Come fa la gente a berlo?”

Jack batte le palpebre, e per un momento è pronto a giurare di sentire il mondo sgusciargli letteralmente via da sotto i piedi. Questo… Questo è ancor più inquietante di uno Ianto che si ritrova all’improvviso con nove anni di meno, e di un Jack che si sveglia nella propria stanza in compagnia di un minorenne.

“Tè?” suggerisce allora, debolmente.

Il giovane annuisce, e Jack si chiede quanto tempo gli rimanga prima della fine del mondo. Perché la risposta di Ianto è di sicuro un segno dell’ormai imminente Apocalisse.)

A quindici anni, Ianto è ancor più magro di quanto non lo sia a ventiquattro. Non che a ventiquattro anni Ianto possieda un singolo chilo extra di grasso corporeo. Questa versione di Ianto è snella, fin troppo snella per un ragazzo della sua altezza e della sua età, e Jack teme che, al primo alito di vento appena un po’ sostenuto, possa cadere steso a terra. Ma Ianto risale la scala della stanzetta di Jack con apparente facilità, flessuoso come un gatto. A quanto pare, è abituato ad arrampicarsi.

(E di nuovo Jack ripensa alle famigerate denunce di taccheggio, e a quanto Ianto sia competente ed efficiente in tutto ciò a cui si dedica. Non può fare a meno di chiedersi in che razza di altri guai si sia cacciato, guai per i quali non è mai stato preso con le mani nel sacco.)

Ianto è chiaramente affascinato dal Fulcro. Jack sale le scale subito dopo di lui, e lo trova che guarda fuori dalla vetrata del suo ufficio con occhi spalancati, puntati ora su Myfanwy che vola qua e là, ora sul cadavere alieno lasciato in bella vista da Owen sul tavolo delle autopsie (malgrado Jack si rammenti benissimo di avergli detto di dare una ripulita), ora sulle decine e decine di macchinari sparsi in giro, ognuna con le proprie luci intermittenti.

“In che razza di posto ci troviamo?” chiede piano, incantato.

È la prima volta che Jack sente provenire dalle sue labbra qualcosa di diverso da un cauto scherno. Un vero sollievo; ciò vuol dire che, pur dopo aver sofferto così tanto, Ianto è comunque presente da qualche parte, nel profondo del suo corpo di ragazzo. Lo stesso Ianto Jones che si rallegra alla vista di uno pterodattilo, che gli dà da mangiare il cioccolato, e che ancora si meraviglia di fronte a quel che fuoriesce dalla Fessura.

Jack si porta accanto a Ianto, stando bene attento a non toccarlo. “Questo è il Fulcro di Torchwood. Torchwood Tre, Cardiff,” dice. “La città è attraversata da un cunicolo spazio-temporale. A noi spetta il compito di monitorare gli alieni e il materiale tecnologico che giungono fin qui.”

Ianto getta un’occhiata penetrante e incredula verso di lui. “Alieni a Cardiff?”

Nello stesso istante, emettendo un grido di pura gioia, Myfanwy sfreccia veloce proprio davanti alla vetrata.

“Come non detto,” mormora Ianto, pallido.

Jack soffoca una risatina, e si permette di posare una mano sulla spalla del giovane. “Giusto,” concorda. “Ma non dovresti trovarti qui, Ianto. È successo qualcosa, e voglio scoprire di che si tratta. Permetti che la mia squadra ti dia un’occhiata?”

Per un lungo istante, Ianto si limita a fissare la mano appoggiata sulla sua spalla, e poi alza la testa verso Jack, il quale, per quanto gli è possibile, cerca di mantenere un’espressione aperta, onesta e amichevole.

Si vede che per il ragazzo è sufficiente, poiché distoglie lo sguardo. Un lieve rossore gli pervade la pelle chiara, appena percettibile. “Certo, perché no?” borbotta.

 

***

 

La promessa fatta da Jack a Ianto, a quanto pare, si rivela difficile da mantenere. Non appena Owen si precipita all’interno del Fulcro, seguito a ruota da Tosh e Gwen, mini-Ianto si rinchiude nuovamente dietro la sua facciata silenziosa. Guarda Owen di traverso e riserva lo stesso trattamento a Gwen (la quale se ne va alla chetichella, adducendo un’uscita assieme a Rhys a mo’ di scusa), mentre con Tosh si dimostra sospettoso, ma leggermente più tollerante, dopo che la donna gli offre una tazza di cioccolata calda.

(Jack si guarda bene dal commentare su alcuni particolari. Del tipo, Owen stringe in mano una tazza proveniente dal medesimo caffè. Oppure, ha i lineamenti distorti dalla tipica smorfia che fa quando esce con qualcuno, e i casini di Torchwood gli rovinano i programmi.)

Quel buono a nulla di Owen palpa Ianto a destra e a manca, e alla fine si arrende, alzando le braccia in una delle sue pose da teatro drammatico. La diagnosi finale sentenzia che Ianto è sottopeso, malnutrito, e ancora in preda agli effetti collaterali del cocktail di droghe che si è sparato in vena. Per il resto, è un normale quindicenne. Tosh si dimostra un po’ più utile di Owen, e rileva un’emissione di energia proveniente da un manufatto catalogato negli Archivi dalla versione adulta di Ianto, appena il giorno prima.

“Credo che l’effetto sparirà spontaneamente,” offre in segno di scusa. Si rivolge a Ianto piuttosto che a Jack, e il gesto viene apprezzato da entrambi. “Andrà tutto a posto, Ianto. Basterà attendere solo un’altra ora, o giù di lì.” Il suo sorriso è dolce, caloroso. Gli batte piano sul braccio.

Ianto la fissa come se non avesse idea di quale reazione avere di fronte a un sorriso, a un tocco benevolo, o a una parola gentile. In ogni caso annuisce, si divincola garbato dalla sua mano, e si dirige verso le scale che conducono all’ufficio di Jack. Sembra che si senta più sicuro in una posizione elevata. Jack prima di adesso non ha mai associato Ianto alla parola gatto, ma ormai il paragone è stabilito, e non se ne andrà mai più dalla sua testa.

Tosh osserva Ianto andarsene. I suoi occhi scuri sono infinitamente tristi quando si volta in direzione di Jack. “Ianto e la sua versione giovanile si sono scambiati di posto e di tempo,” spiega furtivamente. “Ti prenderai cura di lui, vero?” gli chiede poi, seria. “So che si tratta pur sempre di Torchwood Tre, e che follie di questo genere sono il nostro pane quotidiano, ma…”

Jack allunga un braccio e le tocca la mano, abbozzando un sorriso forzato. Sì, questa succursale di Torchwood pare essere decisamente incline ai fenomeni assurdi, talmente pazzeschi da rischiare la sanità mentale, ma Tosh ha ragione. La situazione attuale è leggermente differente, perché Ianto non ha mai confidato a nessuno di loro alcun dettaglio sulla sua giovinezza. Jack non riesce nemmeno a immaginarne la reazione quando scoprirà che ora i suoi compagni di lavoro sanno. Tutti perfettamente in grado di riconoscere una persona che ha subito dei danni psico-fisici, perché essi stessi sono danneggiati a loro volta. Ora come ora, è arduo guardare Ianto e pensare che anch’egli non sia ridotto così.

Entro poche ore tornerà quello di sempre. Imperturbabile, efficiente. La versione gallese di Alfred. Tuttavia, adesso che si sono resi conto di com’era Ianto a quindici anni, non possono più far finta di niente.

“Certo,” la tranquillizza. “Certo che me ne prenderò cura, Tosh. Grazie per essere accorsa così rapidamente, e nel tuo giorno libero, per di più.”

“Non preoccuparti.” Tosh gli sorride, e parte alla ricerca del proprio cappotto e di Owen. Quest’ultimo borbotta infastidito mentre la aiuta a infilarselo. Se ne vanno via insieme. Camminano l’uno a fianco dell’altro, più vicini del normale, e Jack li osserva finché la porta non ruota di nuovo al proprio posto.

Quando si volta, mini-Ianto si trova in cima alle scale, a fissarlo pensieroso.

Jack gli offre un debole sorriso, si gira e batte in ritirata.

(Una ritirata strategica, in parole povere. La verità è che Jack ha una paura folle di questo ragazzo alto e sgraziato, dallo sguardo duro. Un giorno diventerà l’uomo divertente, gentile e affettuoso di cui è perdutamente innamorato, ma al momento la sua mente non ce la fa a conciliare due persone tanto diverse, ed è questa la cosa più spaventosa.)

(E se Tosh si sbagliasse? E se il suo Ianto non tornasse mai più?)

 

***

 

Il tempo necessario affinché Ianto torni come prima è quasi giunto al termine. Tosh gli ha parlato di ‘poche ore’, ma Jack sa che intendeva almeno tre, come minimo. Mentre è seduto alla postazione di Ianto, a occuparsi di un cumulo di scartoffie arretrate di circa tre mesi, ode un colpetto sommesso provenire dal bordo della scrivania. Sorpreso, Jack solleva lo sguardo, ed è ancor più sorpreso di trovare mini-Ianto in piedi, di fronte a lui.

Mini-Ianto, con in mano l’unica foto di Jack e della sua versione adulta, che Jack si è dimenticato di nascondere al proprio risveglio.

“Me l’ero immaginato,” dichiara Ianto, e lascia cadere la foto sulla scrivania. Si ficca le mani in tasca. “Sapevano già tutti chi fossi, e via dicendo.” Fa una pausa impacciata, e lo sguardo gli corre alla foto, scattata da Tosh durante una missione a Rhyl. Vi sono immortalati Jack e Ianto che ridono, stretti e abbracciati l’uno all’altro. “State… insieme, vero? Tu e l’altro me?”

Jack non può che assentire, e maledirsi al tempo stesso, perché mini-Ianto farà ritorno al suo tempo quando gli effetti del marchingegno si esauriranno. Di conseguenza, per preservare il flusso temporale, Jack dovrà per forza somministrargli una dose di retcon. Non gli piace esserne costretto, ma si dimentica spesso, e con lui anche il resto della truppa, d’altronde, di quanto sia brillante Ianto. A livello mentale e a livello fisico.

Mini-Ianto non fa cenno di riconoscere l’espressione vacua improvvisamente apparsa negli occhi di Jack. O forse la scambia per sorpresa. In ogni caso, le labbra gli si incurvano per la prima volta in un lieve sorriso. “Come pensavo,” commenta. Due parole cariche di soddisfazione sorniona. “Ho… buon gusto, allora.”

“Non ti mette a disagio?” gli chiede Jack, poiché finora ha avuto l’impressione di essere stato il primo uomo nella vita di Ianto. Un’anormalità distinta dal resto delle sue precedenti relazioni sessuali. “Il fatto che siamo entrambi maschi, intendo.”

Jack distingue benissimo lo sguardo che gli lancia mini-Ianto. Si tratta dello stesso assunto dalla sua versione adulta allorché Jack combina o dice qualcosa di particolarmente idiota. Elude la domanda con un’alzata di spalle e ripete, mormorando, “Ho buon gusto”. Il che sarà anche lusinghiero, ma non costituisce di certo una risposta.

Jack, tuttavia, non ha alcuna intenzione di chiedere a un ragazzino qualcosa che non è pronto a chiedere nemmeno alla sua versione adulta, e così si ritrova costretto a mordersi la lingua. “Dovresti lasciar perdere la droga,” dice invece.

Di nuovo le labbra del giovane si incurvano, ma non a formare un sorriso, e mini-Ianto volge lo sguardo all’insù, in direzione del nido di Myfanwy. “Già,” replica evasivo. Per un attimo si rovista nelle tasche, e alla fine tira fuori il cellulare di Jack. Il quale è assolutamente sicuro di esserselo messo nella propria, di tasca, dopo aver chiamato i membri della squadra.

Taccheggio, Jack rammenta a se stesso, e fulmina mini-Ianto con un’occhiataccia.

Mini-Ianto ha il coraggio di ridergli in faccia, e di scoccargli un sogghigno che fa sobbalzare il cuore in petto a Jack, tanto è simile a quelli che gli lancia sempre il suo Ianto. Il giovane si china verso di lui. “Non immagina nemmeno quanto io sia bravo con le mani, signore,” gli sussurra nell’orecchio. Il suo respiro è caldo. Poi si ritira, gli occhi azzurri colmi di una sottile perfidia. La cosa inspira in Jack sentimenti che non dovrebbe assolutamente provare per un quindicenne. Quindi, il ragazzo aggiunge con finta noncuranza, “O magari lo sa già.”

Jack deglutisce visibilmente.

Ianto, poiché quello che si trova davanti a lui è davvero Ianto, gli ride di nuovo in faccia, e si allontana.

 

***

 

Un’ora dopo, Jack è quasi deluso di vedere riemergere dagli Archivi la versione adulta di Ianto. Indossa uno dei suoi completi, invece di un paio di jeans logori e di una felpa rosicchiata dalle tarme. Il sollievo di Jack, ciononostante, supera di gran lunga il desiderio sorto in lui di aver voluto più tempo per conoscere meglio il giovane Ianto.

Il suo Ianto lo fissa con intensi occhi azzurri, quei suoi occhi che vedono fin troppo, e gli sorride. Un sorriso dolce, leggermente impacciato, di quelli che riserva esclusivamente a Jack.

“Ricevuto visite interessanti?” si informa, piegandosi un poco e appoggiandosi al bordo della scrivania.

“Sono felice che tu sia tornato,” risponde Jack con assoluta sincerità. Gli afferra una mano e lo sospinge verso di sé per baciarlo. “La tua versione adolescenziale mi ha leggermente inquietato.”

“Fammi un piacere, Jack, e dì pure come stanno le cose. Ero un delinquente fatto e finito,” lo corregge Ianto, asciutto. “Rammento bene i miei quindici anni. E in caso me ne fossi dimenticato, a ricordarmelo ci hanno pensato l’appartamento di merda nel quale mi sono risvegliato, i drogati di cui era pieno, e la refurtiva nascosta sotto il mio cuscino.”

Jack sbuffa. “Sai, quando ho letto nel tuo dossier che a tuo carico c’erano delle denunce per taccheggio, pensavo che fossi solo un ragazzino deciso a recitare il ruolo del cattivo, ma così, per gioco. Non di certo un vero e proprio ladruncolo.”

Ianto scrolla le spalle e osserva le loro dita intrecciate, ma nel suo sguardo si agita qualcosa di oscuro. “A casa non ce la facevo più, e alla fine mi sono ritrovato invischiato in cattive compagnie. È stata Lisa ad aiutarmi a uscire da quella situazione, a convincermi a cambiare vita. Ho trovato lavoro a Torchwood Uno grazie a lei, e se sono ancora vivo, beh, le devo anche quello.”

Va da sé, ovviamente, che Jack sarà per sempre grato a Lisa. Sospira piano, si china in avanti e appoggia il capo contro il petto di Ianto. Solo nove anni di distanza da quel ragazzino infuriato e pieno di dolore, nemmeno una decade, e Ianto riesce ancora a sorridere, ridere, scherzare, amare, proteggere gli altri e a funzionare perfettamente all’interno della squadra di Torchwood. Se Jack era già rimasto impressionato dalla capacità di Ianto di risollevarsi dopo l’incidente con la Cyberwoman e all’indomani della Battaglia di Canary Wharf, adesso lo è persino di più.

“Mi stupisci, Ianto,” dice sottovoce. Nella frase sono implicite ben altre parole, ma nessuna di esse è pronta per essere pronunciata, e Jack si vede forzato a soffocare la propria voce.

I suoi capelli sono carezzati da dita gentili e amorevoli, e un bacio gli viene deposto sulla sommità della testa.

“Il sentimento,” replica Ianto altrettanto dolcemente, “è del tutto reciproco.”

 

***

 

Note esplicative al testo:

- Come anticipato all’inizio, ecco qui di seguito le recensioni rivolte direttamente all’autrice della storia, da me tradotte in inglese.

Bimba3’s review:"I loved this fanfic the first time I read it in English. The topics it deals with are quite interesting, as the TV show doesn't really offer us a clear view about Ianto's past. Almost nothing at all in fact, apart from that snippet in his file about him being arrested once for shoplifting. So, I appreciated that you decided to expand this touchy subject, and in such a tactful way. I was also moved by Jack's characterisation and by the way in which he secretly acknowledges his feelings for Ianto. I adored mini-Ianto and his fury at the world that surrounds him – it's a very common type of rage among teenagers today, and I believe you perfectly managed to put it down on paper."

Jadis96’s review:"I especially liked the fact that you delved into Ianto's past, as opposed to the show where it was just vaguely hinted at. I even identified myself with some aspects of his behaviour, something that had never happened to me before! If I think about it, though, it's only natural, since in your fanfic Ianto's just two years my junior. Also, it was rather nice to see Jack's paternal concern and responsible side. My congratulations to you."

  
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