Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
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Autore: Anne Strimb    01/04/2013    2 recensioni
Tratto dalla storia:
"Ed ascoltò con attenzione le parole della ragazza. In quel momento pensò che le cose peggiori nella vita arrivano davvero gratuitamente."
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Avviso: si comunica che tutti i voli intercontinentali sono cancellati causa maltempo. I voli non saranno ripristinati se non nelle prossime 24 ore. Ci scusiamo per il disagio; provvederemo a rimborsarvi le spese dei biglietti”.   

 Il ragazzo dai capelli rossi tirò un calcio alla propria valigia, mentre attorno a sé centinaia di altre persone erano infervorate, per la stessa ragione. All’ultimo minuto erano stati cancellati tutti i voli intercontinentali, ciò voleva dire che sarebbero stati confinati tutti in America. Non se lo aspettava proprio. Avrebbe dovuto trovare un posto dove stare per le prossime 24 ore e non aveva un soldo. Sconsolato prese di malavoglia la sua valigia e si avviò verso l’uscita dell’aeroporto. Dove sarebbe potuto andare alle 3 e mezza del mattino? Mentre pensava ad una soluzione, dopo aver camminato per un paio di chilometri, trovò una stazione di servizio, aperta anche di notte. Affrettò il passo verso quel luogo di rifugio, ma non si accorse che qualcun altro aveva il suo stesso obbiettivo, così in prossimità dell’entrata si scontrò con una ragazza, che cadde rovinosamente a terra. Il giovane le porse una mano per aiutarla a rialzarsi, ma lei la ignorò e si issò in piedi da sola. –Scusami, non ti avevo vista…- era sincero, era stato così preso dall’aver trovato un luogo nel quale rifugiarsi, che non si era proprio accorto della ragazza. Lei lo guardò intensamente negli occhi, e Ed non seppe cosa lo colpì di più. Forse quegli occhi color ghiaccio della ragazza, o quel suo sguardo stanco. Forse le palesi occhiaie che le invecchiavano il volto, o magari il volto stesso, pallido come quello di un cadavere. Magari ancora fu colpito dalle sue labbra, quasi bianche. –Non fa niente, neanche io ti avevo visto.- fu riscosso dal suo stupore dalle parole della ragazza. Senza neanche pensarci, le fece una proposta: -Per scusarmi posso offrirti un caffè?- la ragazza fu un attimo interdetta da quell’offerta. Nella sua vita non le era mai stato offerto niente gratuitamente, tutti volevano in cambio qualcosa. Ma era talmente stanca, che decise di accettare, senza sapere se fidarsi o meno. Il rosso spese i pochi spiccioli che aveva per prendere due caffè belli caldi. Quando furono pronti, i due giovani si accomodarono l’uno di fronte all’altra ad un tavolo a caso, erano i soli all’interno della stazione di servizio. Inizialmente regnò tra di loro il silenzio, mentre sorseggiavano la loro bevanda calda. –Comunque piacere, sono Ed… posso sapere il tuo nome?- era attratto da quella ragazza –Il mio nome è Irina.- solo in quel momento Ed notò che la ragazza aveva l’accento tipico dell’Europa Orientale. –Bene, Irina, cosa ti porta ad una stazione di servizio in piena notte?- -Potrei farti la stessa domanda…- La ragazza non si faceva intimorire. Si vedeva che era abituata a confrontarsi con persone sconosciute. Non faceva trasparire alcuna emozione. –Giusto. Beh, sono qui semplicemente perché il mio volo è stato cancellato e non sarà ripristinato se non tra 24 ore e non ho più soldi per permettermi un albergo..- le sorrise. Era un modo per incoraggiarla a parlare. –Per spiegarti il motivo per il quale sono qui a quest’ora dovrei raccontarti la storia della mia vita. Peccato che non ne ho voglia, non ti conosco e in ogni caso ti annoierebbe, perché è troppo drammatica.- la sua risposta era fredda. Ed capì subito che la ragazza, pur essendo molto giovane, doveva averne passate di tutti i colori. –Come ti ho detto, non ho un posto dove andare, quindi ho tutto il tempo che serve. Poi, se non ne hai voglia, possiamo restare qui a fissarci tutto il tempo che ti pare.- Irina lo guardò sospirando. –Che vuoi che ti dica? Sono nata vent’anni fa in Slovenia, i miei genitori sono morti quando avevo quindici anni e il mio unico parente mi ha portata qui e mi ha costretto a prostituirmi. Ora mi prostituisco perché ne ho bisogno. Lui è morto e io devo pagarmi l’affitto e l’eroina. Ne ho bisogno, davvero tanto.- Ed ascoltò con attenzione le parole della ragazza. In quel momento pensò che le cose peggiori nella vita arrivano davvero gratuitamente. Provò pena per quella ragazza, che aveva la sua stessa età. Provava pena perché mentre lui suonava allegramente o usciva con i suoi amici, lei stava piangendo la morte dei suoi genitori. Provava pena perché mentre lui si esibiva in qualche locale, lei era costretta ad andare a letto con uomini mai visti prima, che la trattavano sicuramente come una bambola di pezza. Provava pena perché lui pensava di essere dipendente dal caffè e lei era dipendente dalla droga. Quella notte la passò a parlare con Irina; lei gli parlava della sua infanzia in Slovenia e lui le raccontava della sua musica.
In quella stazione di servizio sembravano conoscersi da secoli, quando in realtà erano più che sconosciuti. I due giovani si riscoprirono molto simili, con il loro amore per la musica e il loro passato difficile. Ambedue però sapevano che dopo quella notte di confessioni, sarebbero tornati sconosciuti. Lui sarebbe tornato ad essere il cantante da quattro soldi che scriveva poesie, lei la solita prostituta di prima classe. Perché le cose peggiori nella vita arrivano gratuitamente.



*Trapezio dell'autrice*


Beh che dire? Era un po' di tempo che l'avevo nel pc e non l'ho mai pubblicata (forse è stato un bene) e ne ho approfittato in questo momento di noia. Chiedo vania per tutti gli errori che troverete, non l'ho fatta betare, però l'ho riletta ;) Anyway, non so, non mi convince tantissimo, come del resto tutto ciò che scrivo, ma dettagli... Spero di ricevere qualche dritta riguardo il mio stile per migliormi :) Ora evaporo perché ho rotto i coglioni abbastanza, Auf Wiedersehen.
  
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