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Autore: virgily    02/04/2013    2 recensioni
[Dal cap. 1 - Fatale Monstrum]
-Tu… Non esisti…-
Silenzio. E i suoi occhi, in quei lunghissimi secondi che trascorsero a rallentatore, non si staccarono mai dai miei, scrutandomi con curiosità. Una risata acuta e inquietante scoppiò nuovamente sulla sua bocca. Con estrema facilità si portò una mano alla giacca, continuando a ridere, puntandomi una pistola contro. Non pensai, non c’era più tempo per farlo. Mi gettai a terra non appena fece fuoco, serrando le palpebre più forte che potevo. Un boato, lo sgretolarsi di polveri sottili. Mi voltai appena, osservando con occhi sgranati il maestoso buco che attraversò la parete che si trovava alla mi spalle. Se mi avesse colpita, come minimo, sarebbe riuscito a farmi esplodere la testa, lasciando schizzi cremisi e materia grigia ovunque. Cercai di riprendere fiato, di tenere i nervi saldi sebbene sentissi i suoi occhi pesare su di me come un’incudine. Sollevai lo sguardo, ora era in piedi, e torreggiava su di me esponendo quel magnifico ghigno che riusciva ad incutermi una paura più profonda e malata del semplice terrore. [...]
-Allora, sono abbastanza reale per te, adesso?-
Genere: Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joker aka Jack Napier, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Cap. 2- Vedo l’inferno nei tuoi occhi

 
Faceva freddo, e le mie mani appena macchiate d’inchiostro nero tremavano piano, persistendo seppur stremate a stare dietro all’andazzo imprevedibile, e spesso sconclusionato, dell’uomo armato che sedeva ancora all’angolo della scrivania, torreggiandomi con occhi guardinghi e sadici. Dopo due intense ore, il pavimento era tempestato da piccole palle di carta accartocciata, dovute ai repentini sbalzi d’umore del clown che non appena cambiava idea mi prendeva il taccuino dalle mani, strappandone la pagina, facendomi ricominciare tutto da capo. Sentivo gli occhi secchi, le palpebre faticavano a mantenersi dischiuse. Per quanto sperassi che si trattasse tutto di un incubo spaventosamente realistico, le armi del criminale tornavano a ricordarmi il fatto che purtroppo era tutto vero.
-Stop!- gridò improvvisamente facendomi sobbalzare dalla seggiola. Sollevai appena lo sguardo, perdendomi inevitabilmente nelle sue grandi pozze scure che mi fissavano sornione ed euforiche, decisamente troppo euforiche. Ghignò rumorosamente, e dal canto mio deglutii silenziosamente, respirando piano.
-Leggi tutto- ordinò solennemente. Sospirai, e sfiorai con due dita i bordi arricciati del fragile foglio ingiallito, compilato con calligrafia imprecisa, piena di cancellature e solchi corvini. Riuscivo ancora a sentire l’odore dell’inchiostro fresco entrarmi nelle narici, quasi stordendomi.
-C’era una volta…- la mia voce faticò ad uscire. Sentii la mano pesante e calda dell’uomo posarsi sulla mia spalla, stringendola appena mentre le sue labbra giungevano ad altezza lobo:
-Ad alta voce ragazzina. Con intonazione…- ridacchiò sollevandosi poi compiaciuto dal mio brevissimo cenno d’assenso. Le labbra cominciarono a tremarmi, ma presa una bella boccata d’aria finalmente riuscii a parlare:
-C’era una volta una mocciosa assai superba che credeva di poter curare la follia di un uomo. Profonda era sua arroganza, tale da farle credere di trovare la sua anima perduta…- mi morsi con forza il labbro inferiore, rabbiosa. Era impossibile non intendere le sue allusioni, e il fatto che mi stesse costringendo a leggere ad alta voce ciò che pensava di me, e che mi aveva forzato a scrivere nero su bianco, faceva vacillare anche quella misera autostima che mi impediva di sentirmi inutile.
-Continua… Ti prego è musica per le mie orecchie!- rise, crudele.
“Sul serio, cosa ti aspettavi da lui?” pensai mentre continuavo a lasciarmi torturare dal suo sguardo affabile e dal suo sorriso tirato, come una misera pedina nelle sue abili mani da criminale spregiudicato
-Ma la sua insulsa presunzione di poterlo cambiare non la portò molto lontano…-gli occhi erano gonfi, potevo sentire le lacrime amare bruciarmi le guance, come acido, rigandole finemente. Sentivo la testa scoppiare, e il mio orgoglio urlare. Quella non ero io...
-Basta!- affermai seria, trattenendo i singhiozzi, arrestandomi tutto a un tratto. Il clown sbatté più volte le ciglia, colto alla sprovvista.
-Prego? Non credo di aver sentito bene…- affermò riducendo le palpebre in due piccole fessure, scrutandomi intensamente. Ricambiai lo sguardo, per la prima volta senza timore, ma con sprezzo. Sentivo il cuore battere forte nel petto, l’adrenalina avvelenarmi il sangue nelle vene.
-Ho detto basta. Non ho la minima intenzione di continuare a farmi umiliare da uno come te…- le parole mi erano fuoriuscite d’impeto, fluide e decise. Ero stata coraggiosa tutto sommato, e proprio quando Joker fece per aprir bocca, inevitabilmente mi chiesi se sarei stata nuovamente capace di fronteggiarlo. Dalle labbra scarlatte dell’omicida, un risolino divertito fuoriuscì languido, accompagnando le sue mani che prontamente mi afferrarono per il viso. Mi sollevò con forza dalla sedia, stringendomi al suo corpo. Il calore sprigionato dal suo petto e dalle sue occhiate roventi, andavano in netto contrasto con il gelo della sua voce ben modulata e la pistola premuta contro la mia tempia:
-Uno come me eh? Dimmi allora, bambolina, come sarei?- si inumidì le labbra, lucidando il trucco vistoso su di esse. Rimasi per qualche istante a fissare il perimetro di quella bocca sinuosa, intravedendo le lunghe cicatrici prolungate sulle gote ricoperte di trucco. Quante volte avevo sognato una vicinanza così spaventosa con lui? Poterle ammirare cercando di scorgere la verità celata al di là di esse, di scoprire la radice del “male” impiantato in lui, non per estirparlo… Solo per comprenderlo.
-Ebbene? Io sto ancora aspettando. Non vorrai mica dirmi che i tuoi bollenti spiriti si sono già sopiti…- aggiunse stringendomi con veemenza, costringendomi a guardarlo dritto negli occhi, così che potesse penetrarmi dentro, e svuotarmi, smontarmi pezzo per pezzo, studiandomi. “Non fare stronzate Virgily. Te ne pentirai, lo sai…” la razionalità persisteva nel dissuadermi dall’aprir bocca, tornando mansueta e servizievole, passiva. Ma i conati di parole che inasprivano e otturavano il mio esofago erano più forti, e non avevo la minima intenzione di tenerli nascosti ancora per molto
-Sei un essere viscido, senza scrupoli. Amorale, imprevedibile, menefreghista. Sei ciò di più schifoso che possa esistere sulla faccia della terra. La tua anima, se ne hai mai avuta una, è andata a farsi benedire tempo fa. Ma a me non mi è mai importato nulla di tutto questo. Sai, ti stimavo perché sei grande nella tua malvagità, perché paradossalmente sei “giusto”. È vero, forse sono stata arrogante nel propormi di scrivere una storia su di te, ma ciò non ti da il diritto, adesso che sei reale, di giudicarmi come persona perché tu non mi conosci, Joker. Io sì- un vomito di parole era sgorgato a fiotti, e con occhi feroci gli lanciai uno sguardo di sfida, non curante delle conseguenze. Me lo dicevano sempre “sei troppo impulsiva” e per la prima volta mi ero letteralmente disinteressata alle conseguenze delle mie azioni, pur avendo una pistola puntata contro da un personaggio instabile e incline agli omicidi a sangue freddo. Joker rimase in silenzio, senza tuttavia togliermi gli occhi di dosso. E quella quiete austera e spettrale quasi mi preannunciava il peggio, perché il volto dell’uomo si era tramutato in una maschera priva di espressioni. Riuscivo a sentire il sibilare del vento, il ticchettio dell’orologio appeso al muro. Tik-tak; tik-tak. E gli angoli della sua bocca si sollevarono verso l’alto. Tik-tak; tik-tak, le sue dita mi entrarono nella carne, stringendomi la gola, impedendomi di respirare regolarmente.
-Sai cosa?- disse, passando il ferro congelato della sua arma da fuoco sui solchi invisibili delle mie lacrime,
-Non sei affatto quella bambinetta priva di carattere che pensavo tu fossi- abbozzai la linea sottile di un sorriso. “Dovrebbe essere un complimento?”
-Anche un genio può sbagliare…- risposi affilata, prendendo quasi meccanicamente iniziativa, come se in realtà sfidarlo mi piacesse più di quanto pensassi.
-Non darti troppe arie, bambolina. Non vuol dire che non ti ucciderò, prima o poi-
-Tutti dobbiamo morire. È destino- rise, questa volta di gusto
-Queste perle di saggezza non ti renderanno la permanenza con me più facile-
-Chi ti ha detto che non sia quello che io voglio?- domandai spavalda, facendomi quasi paura da sola per la tonalità bassa e suadente che la mia stessa voce aveva di punto in bianco assunto,
-D'altronde, se sei qui forse è perché il mio desiderio iniziale era quello di capirti…- Joker, cogliendomi di sorpresa, abbassò la pistola, sollevando divertito e beffardo il sopracciglio sinistro
-In molti hanno tentato di capirmi, tesoro. E nessuno ci è mai riuscito- rispose sicuro di sé, accorciando le distanze tra i nostri visi, come se desiderasse mettermi in difficoltà. Inevitabilmente le mie guance pallide arsero non appena il suo fiato carezzò la mia pelle. Il mio cuore mancò un battito. Sapeva essere un diavolo tentatore quando voleva, e con quegli occhi languidi e ammalianti sicuramente sarebbe riuscito a farmi sciogliere in poco tempo. Raccolsi le mie ultime energie, ricambiando la seduttrice premura:
-Io non sono come quei “molti”. Io sono io- soffiai sulle sue labbra con il fiato mozzato dalla sua presa. Una risata tempestosa scoppiò fragorosamente, propagandosi per l’intera stanza. Lasciò la presa, scostandosi dal mio corpo frettolosamente, quasi come se miracolosamente fossi riuscita a tentare il tentatore. Si aggiustò una ciocca dei suoi riccioli verdognoli dietro l’orecchio, asciugandosi poi la fronte madida di sudore
-Devo ammetterlo, bambolina. Ti basta una carica con la giusta chiave, e quella tua aria da innocentina farebbe fare carte false anche al più virtuoso degli uomini…- sogghignò afferrandomi audacemente per il mento, questa volta con una presa gentile ma al contempo salda, vigorosa. Ci scrutammo nuovamente, e questa volta ero compiaciuta della mia presa di posizione. “Una volta ogni tanto allora la mia impulsività ripaga”
-Bene- affermò infine lasciandomi definitivamente, strappando la pagina del mio quaderno per accartocciarla e gettarla al suolo
-Credo che sia ora che tu vada a letto- sgranai gli occhi
-C-Cosa?- domandai incredula
-Non ti reggi in piedi e poi, ho ottenuto la reazione che volevo…- sbalordita una seconda volta, le mie labbra si spalancarono di colpo. Mi aveva presa in giro per tutto il tempo.
-Mi stai dicendo che mi hai fatta sentire uno straccio affinché reagissi contro di te?-
-Ma era ovvio mia cara!- ridacchiò –Se non avessi visto qualcosa in te a quest’ora saresti in obitorio- canzonatorio mi diede un buffetto sulla testa, invitandomi a mettermi a letto. In quel preciso instante, una seconda scarica violenta di conati di insulti mi otturò l’esofago, ma con un respiro profondo riuscii a trattenermi dal inveirgli contro. Meglio non esagerare, altrimenti sarei riuscita davvero a fargli perdere la pazienza. Dovevo arrendermi, mi aveva fregata. Velocemente allora, afferrai il pigiama da sotto il cuscino e feci per correre in bagno quando la sua voce mi inchiodò sulla soglia della camera:
-Da domani cominciamo a fare sul serio. Se la storia si scrive, lo si fa a modo mio. Ma questo già lo sai…-
-Sì, lo avevo intuito-  effettivamente sarebbe stato difficile dimenticare cosa si prova a scrivere sotto dettatura con un clown psicopatico che minaccia di ucciderti. Mi voltai nuovamente. Con ampie falcate allora Joker mi prese per un braccio, facendomi volteggiare contro di lui. Andai a sbattere dritta contro il suo ampio petto, rivestito da tessuti morbidi e sgargianti. Istintivamente posai una mano sul suo torace, quasi con l’intenzione di scostarlo da me, sebbene all’atto pratico non effettuai alcuna pressione. Sollevai lo sguardo, e i suoi occhi mi penetrarono spietati,
-Non interferirò con la tua vita. Ma fai qualcosa di sbagliato, signorinella, e io ti ammazzo- "che significa?" impetrai, diventando immobile come una statua quando un brivido mi percosse da capo a piedi. E tuffandomi nelle sue iridi scure per la prima volta vidi l’inferno.


*Angolino di Virgy*
Ecco a voi il secondo capitolo. Onestamente è piuttosto breve ma spero che vi piaccia, ci sono molti avvenimenti che devono ancora succedere, incontri ancora da fare, storie da raccontare e sopratutto una fic da scrivere.
Recensite in molti, mi piacerebbe sapere come sto andando, dove devo ancora migliorare e sopratutto se la trama per ora vi piace o anch'essa deve essere modificata.
Ringrazio di cuore ary_cocca88 per aver inserito la storia tra le seguite e Chihiro per averla inserita tra le ricordate :3 
Un bacio
-V-
  
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