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Autore: TangerGin    02/04/2013    18 recensioni
Non potremmo essere più distanti l'uno dall'altra, lo dicono persino i nostri nomi.
{in revisione}
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~ Capitolo 20 ~

 

“Alex, vieni a finire i compiti di scienze. Non mi hai ancora spiegato cos’è la clorofilla!” urlai dalla cucina, mentre sentivo la musichetta inconfondibile di Super Mario diffondersi per la casa, chiaro segno che il pischello aveva ben pensato di mollare i compiti di scuola e dedicarsi alla più ludica attività dei videogiochi.
Mi alzai stizzita dalla sedia, lasciando libri, quaderni e pennarelli sparsi sul tavolo da pranzo, per raggiungerlo nella sua cameretta dove, tranquillo come un angioletto, spippolava disteso sul materasso.
“Dai, solo un livello. E massimo tre vite, poi si torna a studiare, d’accordo? Lo sai anche tu che pure io preferirei passare il pomeriggio a giocare, ma devi finire scienze prima che torni tua madre o siamo spacciati entrambi, dai” lo incitai, facendogli cenno con le mani si spostarsi per farmi spazio sul letto, mentre lui mi rivolgeva un sorrisone complice.
In quelle ultime settimane Alex era stato un buon amico.
Il che è assurdo da dirsi, visto che aveva otto anni. Però Alex non faceva troppe domande: mi aveva chiesto solo se stavo bene, un giorno che ero particolarmente depressa e non mi andava di giocare con lui, e io gli risposi che sarei potuta stare meglio. Lui mi guardò pensieroso, per poi dirmi la cosa più semplice e disarmante di tutte: “Allora perché non ti impegni per stare meglio?” – la classica saggezza dei bambini.
Ed, in effetti, aveva tutte le ragioni del mondo.
Ero solo troppo spaventata dalle conseguenze, quindi continuavo a procrastinare il momento in cui avrei dovuto scontrarmi con le risposte a cui ero giunta. Non ero mai stata tanto codarda, in vita mia. E dovevo mettere in pratica tutti i bei discorsetti che mi facevo ogni sera prima di andare a letto –domani parli con Harry, domani telefoni a Zayn, domani domani domani – ma restavano incastrati là, nel dormiveglia, ed il giorno dopo mi crogiolavo nell’ansia e nell’inettitudine: non riuscivo assolutamente a sbloccarmi.
 
Per lo meno, avevo aperto il mio cuore a qualcuno: la sera prima, dopo che gli altri se ne andarono, telefonai a mio fratello Joe. Avevo bisogno del mio fratellone e avevo bisogno di qualcuno di più maturo, qualcuno che avesse già passato quello che stavo vivendo, e qualcuno che avesse un occhio esterno su questa situazione – Niall, Jess, Louis e Liam erano troppo coinvolti per potermi dare un consiglio non condizionato.
Chiaramente Joe subito mi canzonò, affermando che lui aveva capito tutto dal principio, e che per lui non ho segreti eccetera eccetera. Quando poi capì che forse ero davvero disperata dalla mia incapacità di muovermi in quelle sabbie mobili di risposte che avevo trovato, mi riservò il meglio del suo repertorio da fratello maggiore:
“April, la paura non fa di te una persona peggiore, ti rende solo più umana. E finalmente, aggiungerei anche: fino ad ora sei sempre stata una sorta di supereroina, per tutti, me compreso. Ti sobbarchi sempre dei problemi degli altri, non pensando minimamente ai tuoi. Quando ti autodefinisci egoista, mi lasci basito, davvero: chi è la ragazza che ha fatto in un giorno 10 ore di treno andata e ritorno Scozia – Londra, solo perché Chloe mi aveva lasciato? Chi è la ragazza che è letteralmente corsa da un capo all’altro di Glasgow quando il nonno di Jess fu ricoverato all’ospedale? E soprattutto, chi è la ragazza che ha accettato di continuare la relazione con un ragazzo solo per non ferirlo, nonostante sia palesemente innamorata di un altro?
Quello che voglio dire, Pipi, è che per una volta è giusto che quella ridotta in ginocchio sia tu, e non lo dico in senso negativo: questo è uno di quei gradini altissimi ed impegnativi da scalare, per diventare un po’ più adulti e un po’ meno bambini. Nessuno ti giudica se tremi al pensiero di affrontare la situazione, è normalissimo. E nessuno ti rincorre, quindi prenditi tutto il tempo che ti serve. Pensa veramente a te stessa, per una sacrosanta volta, intesi?”
Quindi, sì, stavo pensando a me stessa. E ne ero legittimata, cazzo: essere innamorati è davvero terrificante.
Perché poi si è completamente nudi di fronte alla persona che ami, totalmente indifesi da ogni attacco, da ogni ferita.
E ditemi se non c’è qualcosa di più spaventoso del dolore, ma non quello fisico che si lenisce facilmente, intendo dire quel dolore che ti sviscera totalmente, che si attanaglia dentro e, come un mostro dotato di artigli affilatissimi, ti comincia a graffiare, senza sosta. Ecco, questo era il dolore che io avevo inflitto ad Harry e l’idea che io stessa potessi eventualmente provarlo, nel momento in cui mi sarei svelata in tutto e per tutto a Zayn, beh, mi pietrificava.
 
“Madonna, Al, però sei una schiappa! Terza morte in nemmeno dieci minuti – cominciai a ridere, mentre il bambino, piccato, iniziava un’altra partita – eh no! Avevamo detto tre vite e poi scienze, brutto infingardo!” e gli sfilai velocemente di mano la console, per correre poi in salotto.
“Daaaai, April! Solo quel livello con la lava, e se muoio studiamo, daaai!” continuava ad implorarmi, rincorrendomi.
“No, no, no. Una parola data è una parola data: finiamo la clorofilla e poi puoi giocare a tutto il Super Mario che vuoi”.
Cominciai a saltare sul divano, cercando di sfuggire alle manine leste di Alex, quando il rumore gracchiante del citofono ci distrasse.
“Ecco, bene. E’ arrivata tua madre e non hai finito scienze! Dai, mettiti in cucina e fai finta di ripassare!”
Non se lo fece ripetere due volte: corse come un fulmine con la testa sul libro, se la faceva più sotto di me, se possibile. Johanna era stata molto intransigente sul versante compiti, nelle ultime settimane – Alex aveva portato a casa una B in spelling e storia, quindi eravamo stati entrambi costretti a scambiare i joystick della playstation con libri e quaderni, molto più spesso di quanto già non facessimo. Quindi, se ci avesse trovato a correre per il salotto, con i videogames in mano, sicuro che io mi sarei vista detrarre preziose sterline dallo stipendio e Alex si sarebbe beccato una severa punizione.
Cercai di riassettarmi il più velocemente possibile, raccogliendo i capelli in una crocchia disordinata, ed andai ad aprire alla porta, senza nemmeno chiedere chi fosse e, sicura che la signora Tomlinson sarebbe comparsa sull’uscio di casa nel giro di pochi minuti, mi fiondai in cucina, inscenando con Alex un ripasso di scienze il più credibile possibile.
 
Peccato che all’ingresso di casa Tomlinson non comparve la figura elegante di Johanna, bensì quella più sciatta ed infreddolita di Zayn.
Zayn, con i capelli arruffati, e quel solito, orrendo ciuffo biondo che cadeva molle sulla fronte imperlata dal sudore. Zayn, con il fiatone che spezzava il suo respiro e le braccia conserte che cercavano di auto-infondersi calore. Zayn, con i suoi occhi caldi che mi cercavano, enigmatici.
Zayn… era davvero lui.
Sulla porta dei Tomlinson.
Mezzo congelato.
Mi alzai di scatto, mentre sentivo alle mie spalle Alex tirare un sonoro sospiro di sollievo, tranquillizzato dal fatto che quella non era decisamente sua madre.
“Stai… freddo?”
Evidentemente avevo anche perso la proprietà del linguaggio, non sapevo nemmeno mettere una parola dietro l’altra con un senso compiuto.
“Voglio dire, hai freddo?”
Lui sorrise, annuendo, entrando in cucina e salutando Alex.
Non sapevo sinceramente come reagire.
Io non ero pronta, lo avevo constatato dopo la mia sessione di psicologia telefonica con Joe.
Non ero pronta, ma potevo farci poco: lui era là, in carne ed ossa, e non potevo certo stare zitta – men che meno scacciarlo.
Il marmocchio uscì dalla stanza tutto pimpante perché io adesso sarei stata occupata e lui avrebbe potuto tranquillamente giocare a Super Mario ad oltranza, nel frattempo misi su l’acqua nel bollitore e “vado a prenderti un maglione di Louis” dissi poi, volatilizzandomi e lasciando Zayn là, in cucina, a scongelare.
E mentre rovistavo nell’armadio dei vecchi vestiti di Tommo, cercavo anche di frenare quel caos completo che si era innescato nel mio cervello. Missione pressoché impossibile.
Perché era là? Cosa voleva dirmi? Ero pronta a sentirmi trattata di merda, un’altra volta? Ero pronta a quel dolore tipico di chi è innamorato e rifiutato? O magari… era là per altro? Poi perché era uscito di casa in felpa, quando fuori c’è un gelo polare che minacciava neve? Insomma cosa-diavolo-ci-faceva-dai-Tomlinson?
Scossi la testa, e tornai dal moro che si stava servendo da solo il tea.
“Scusa, ma sto congelando” si giustificò, versando poi l’acqua calda in un’altra tazza per me.
Gli porsi un vecchio maglione di lana di Louis “Tieni, è di sicuro più caldo di quella misera felpina che hai addosso”.
Lui annuì, ringraziandomi, e lo indossò sopra al resto degli indumenti. Quindi abbassò lo sguardo sulla tazza fumante mentre io, imbambolata, non sapevo né cosa dire, figuriamoci cosa fare.
Però guardare il suo viso imbronciato sul tea bollente, i brividi del freddo che sfumavano via via che riacquistava calore, fissare tutte quelle piccole espressioni del suo viso in quel momento mi tranquillizzò inspiegabilmente.
“Sì, insomma, c’è un motivo per il quale sei venuto o ti piace particolarmente correre per Londra in pieno inverno?”
“E’ il tea di Johanna, lo sai che è delizioso!” scherzò lui, in tutta risposta alla mia provocazione.
Quello che stava succedendo era certamente… strano.
Non ci parlavamo come due persone civili da settimane, considerato che l’ultima volta che lo avevo visto mi aveva mandata via peggio di uno scarafaggio, e invece adesso sembrava tutto così normale.
Con Zayn era sempre stato così, del resto.
A dispetto di quello che poteva succedere durante la giornata – litigate con Harry, esami andati male, Alex che faceva il pestifero, e chi più ne ha più ne metta – non appena lo vedevo riuscivo a calmarmi. Riuscivo a tornare la April strafottente ed ironica di sempre, quella con la battuta pronta e il sorriso sulle labbra. Con lui mi sentivo libera, senza catene ai piedi che mi costringevano a comportarmi in modo appropriato. Sapevo che lui mi avrebbe accettato in ogni caso: che fossi felice, triste, incazzata, apatica. E poi la sua non era semplice accettazione: lui mi capiva. Forse era anche per quello che, alla fine dei conti, mi ero ritrovata ad essere innamorata del mio migliore amico.
E adesso eravamo là, sorseggiando tea caldo, come se quell’inferno che avevamo passato non fosse mai successo. Ma, prima o poi, uno dei due avrebbe dovuto affrontare il discorso. Ormai non ci era più concesso di ignorare i fatti.
 
Zayn assaporò l’ultimo goccio della bevanda bollente, fissando il fondo della tazza, quasi come a cercare una risposta o del coraggio nel rimasuglio di foglie di tea.
“Che c’è, hai preso lezioni di divinazione dalla Cooman?” lo presi in giro, incrinando così le sue labbra in un sorriso.
“Magari. Non sarebbe stato male averle prese prima, quelle lezioni, almeno avremmo potuto sapere che cazzo stavamo facendo, no? – io annuii rassegnata, mentre il ragazzo, sospirando, continuò a parlare – e soprattutto potrei sapere se quello che sto facendo è giusto o meno, ma dubito di potermene andare senza spiegazioni, vero?”
Annuii nuovamente. Ormai la posta era in gioco, quindi tanto valeva giocare.
“Harry è passato da me. Nemmeno… – guardò l’orologio sulla parete – nemmeno un’ora fa”.
Sussultai. Zayn sembrava integro, non aveva occhi neri, né segni di lotta di alcun tipo. Quindi doveva essere stata una conversazione per lo meno pacifica. Quindi continuava a sfuggirmi il senso di quella visita.
“Sai, quando me lo sono visto davanti, senza preavviso, pensavo fosse venuto per, non so, picchiarmi. Farmi fuori. Ho pensato che fosse venuto a sapere del mio compleanno, e compagnia bella. Quindi ho provato a prendere la palla al balzo e cercare di scusarmi il più sinceramente che potessi, assicurandogli che, sì insomma, quando sei venuta da me ti avevo allontanata. Ma non ha voluto sapere nulla di tutto quello che avevo da dirgli perché lo sapeva già. Sa che mi dispiace da morire, sa che siamo stati due coglioni, io e te. Eppure non era incazzato, e lì per lì ero quasi più angosciato…”
Quel monologo mi stava mandando ai pazzi. Cosa diamine si erano detti, allora? Che bisogno c’era di fare tutti quei giri di parole?
“Zayn, per favore, la versione breve? E’ una situazione un po’ angosciante, se tagli i dettagli inutili non mi offendo” sbottai nervosa.
Lui si ammutolì.
I miei occhi erano ancorati nei suoi, in quelle iridi attraverso le quali leggevo chiaramente che c’era una tempesta in atto.
Scostò lo sguardo, dandomi quindi le spalle.
Al che io, rassegnata, mi lasciai cascare su una sedia: dovevo dargli il tempo di cui aveva bisogno, ma le mie forze cominciavano a mancare.
“Mi ha detto che ci lascia liberi” sibilò piano, rivolto verso il vetro della finestra, reso opaco dal caldo condensato della cucina che contrastava con il gelo del mondo esterno.
E se prima pensavo di non avere più forze, per affrontare quello che stava succedendo, ora ero quasi ridotta al coma.
Riuscii a sussurrare un “cosa?” incredulo e che cercava ulteriori spiegazioni.
Zayn si voltò, accuciandosi davanti a me che, con gli occhi sbarrati, continuavo a ripetermi quelle sette parole in testa.
Mi prese le mani nelle sue, e mi catturò lo sguardo. Quindi annuì, aspettando una mia reazione, aspettando che metabolizzassi quello che aveva appena detto.
“Non… capisco”.
Zayn sorrise. Lo stesso sorriso di sempre, morbido e dolce.
“Sì che lo capisci, stupida” disse, stringendo un po’ di più le dita attorno alle mie.
Invece no. Non capivo.
“Perché non mi ha detto nulla? - esclamai poi, come svegliandomi da quella sottospecie di incoscienza, e liberandomi così dalla presa del mio amico – perché è venuto a parlare con te, e mi ha totalmente ignorato? Voglio dire, non capisco! Non capisco, davvero!”
E non capivo seriamente.
Perché Harry era dovuto andare a parlare con Zayn, mettendo in ballo molti più problemi e difficoltà, quando avrebbe potuto semplicemente… rompere con me? Se voleva “lasciarci liberi”, come aveva detto Zayn, perché andare da lui? Non aveva il coraggio di affrontarmi?
“Non è venuto da te perché sapeva perfettamente che gli avresti impedito di rompere la vostra storia. Lo sai benissimo anche tu, dai”.
Sì, okay, era vero, probabilmente è quello che avrei fatto, per non ferirlo. Ma continuava a sfuggirmi qualcosa.
Che c’entrava Zayn? Voglio dire, io ed Harry potevamo tranquillamente continuare a uscire, e Zayn poteva tornare ad essere nostro amico, no? Anche se per me ormai era diventato qualcosa di più avrei accettato anche la semplice amicizia se questo significava rendere felici tutti. Insomma, dopotutto ora avevo di nuovo il mio amico, avevo Zayn: perché Harry mi stava… lasciando?
“Continuo a non capire. Perché dovrebbe piantarmi in asso? Non poteva semplicemente farla finita con questa stupida faida, così che tutto tornava a posto e noi potevamo tornare ad essere… amici?” bisbigliai, mentre gli occhi di Zayn si socchiudevano, seguendo il sorriso che si impossessò nuovamente del suo volto.
Cosa c’era da sorridere, non capivo.
“Certo che sei veramente stupida - sbottò poi, ridendo – e tu dovresti essere il genietto della chimica? Siamo messi bene!” concluse, per poi alzarsi.
Poi fu tutto molto veloce, credo.
Lui che si abbassa verso di me seduta, la mano poggiata sul tavolo alla mia destra per reggere il peso, mentre il palmo dell’altra che mi sposta dolcemente la ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio, il suo respiro caldo contro la mia pelle, l’odore pungente e inebriante del suo dopobarba, il sapore zuccherato dal tea delle sue labbra contro le mie.
 
Sì, in effetti, ero davvero stupida.
Non so, forse ho una malattia genetica che mi impedisce di vedere le cose più semplici come tali, ma le complica inutilmente.
Perché mentre assaporavo quel contatto, e sentivo tutto il gelo delle settimane precedenti sciogliersi, mi passarono davanti agli occhi tutti i momenti passati con Zayn ed era effettivamente tutto così stupidamente ovvio.
Interruppi quel bacio con una risata squillante, che fu seguita dalla sua. La sua mano sinistra era scesa con una carezza fino alla base del collo e mi teneva salda, come a non volermi permettere di andare via, mai più.
 
Eppure, c’era ancora quel piccolo, irritante tarlo che mi infastidiva: perché Zayn mi aveva odiata così tanto, fino a qualche mese prima? Sì insomma, avevamo sempre avuto le nostre divergenze, lui era pur sempre un figlio di papà in Alfa Romeo che studia Economia, ed io una saputella spesso un po’ troppo sboccata. Però avevamo trovato il nostro equilibrio, nei nostri difetti. Quindi ancora non riuscivo a capire perché mi avesse trattata con tutto quel disprezzo, all’inizio.
In poche parole, ancora non avevo idea di cosa avessi combinato a quella prima festa da Liam per meritarmi un trattamento del genere da parte di Zayn.
Spostai la testa di lato, come per scrutarlo meglio.
“Okay, forse sono un po’ tarda, lo ammetto. Però bisogna dire che all’inizio di tutto questo tu non eri esattamente, come dire, preso da me, o sbaglio? Insomma, ancora non ho idea del perché mi trattassi di merda e, niente, mi sono sempre chiesta… si può sapere perché diavolo avevamo litigato, alla festa di Payne? E non dirmi che non ti ricordi, perché lo so che c’è sotto qualcosa, e fin quando non mi sarà chiaro io continuerò a capirci poco, scusa. Mettiti nei miei panni”.
Zayn sghignazzò, ancora in piedi davanti a me. Si accomodò seduto sul bancone della cucina e si strinse nelle spalle.
“Non abbiamo mai litigato” confessò, sospirando.
“Cosa?”
“Non abbiamo litigato. Non abbiamo mai litigato, okay? Ed io non ti ho mai odiata, questo mi sembra inutile specificarlo. Vuoi sapere cos’è successo alla festa di Liam? D’accordo -  disse, portando le mani sulle ginocchia, fissandosi i piedi - Quella sera, su quel divanetto, tu eri… splendida. Eri spregiudicata, eri sicura di te, eri accattivante. E quando iniziasti a parlare senza freno di Star Wars, io non potevo credere che tu esistessi realmente. Jess ti ha detto che abbiamo litigato, giusto? La realtà è che TU hai litigato con me, perché tentai di baciarti, mentre stavi sproloquiando su quanto è bello Obi Wan Kenobi. Ma puoi biasimarmi? Eri perfetta, eri perfetta per me. Non credevo che ti avrei mai più rivista, non sapevo neanche il tuo nome, tanto valeva provarci una volta per tutte.
Ma non detti troppo peso alla cosa, una volta tornato a casa. Perché tanto io avevo la ragazza delle mail: simpatica, intelligente, acuta, sarcastica, confusa ma tenace e… mi bastava lei. Certo, non sapevo che volto avesse, ma non mi interessava perché lei era, nero su bianco, la mia ragazza ideale.  La ragazza della festa non mi aveva voluto? Poco male. Avevo lei, avevo April.
Poi ti rividi in palestra, con Alex. Non avrei mai pensato di poterti incontrare di nuovo, andai totalmente nel panico. Quella ragazza fantastica del party era la babysitter di Alex Tomlinson. Non poteva essere vero, sembrava una di quelle commedie adolescenziali con Lindsay Lohan.
Eppure, il peggio doveva ancora arrivare. Immaginati com’è stato disarmante sapere che lamia ragazza delle mail era anche la ragazza della festa. E usciva con Harry, uno dei miei migliori amici. Capisci adesso perché ti trattavo male: ti tenevo lontana. Te sei sia la ragazza del party, che mi ha sconvolto nel giro di nemmeno mezz’ora, e sei anche la ragazza delle e-mail, che ho conosciuto solo grazie alle parole. Te sei la somma di tutto quello che cercavo. E non potevo averti. Quindi, l’unica opzione era quella di farmi odiare da te. Così non avremmo dovuto uscire assieme agli altri, e saremmo stati lontani, semplice” concluse, con un’altra scrollata di spalle.
 
Adesso, guardare a tutto il quadro generale aveva effettivamente senso. E mi sentii ancora più idiota, se possibile.
E oltre ad avere senso sembrava così logico e palese, perché se mi avesse odiata seriamente, come pensavo che avesse fatto, non mi avrebbe mai rivolto poi quei sorrisi, quegli sguardi e quelle attenzioni dei mesi successivi. Non sarebbe semplicemente stato il mio Zayn, se tutto quel sentimento astioso fosse stato vero.
Rivolsi il mio sorriso più sincero e felice al moro, alzandomi per avvicinarmi a lui. Seduto sul bancone della cucina era fin troppo alto per me, quindi feci perno sulle sue ginocchia e sulle punte dei miei piedi in modo da far incontrare nuovamente le nostre labbra, incrinate in una spensieratezza complice, in un bacio lento, dolce, desiderato e desiderante.
Insomma, avevamo volutamente boccheggiato in un bicchiere d’acqua ma, per fortuna, avevamo trovato il salvagente in tempo.
 
 



Sono vivaaaaaah!
Ok, è passata più di una settimana dall'ultimo aggiornamento ma tra la mini vacanza a Milano, e le vacanze pasquali poi, dire che ero incasinata è dir poco - e anche per questo mi scuso se non riesco a passare dalle vostre storie ;-; adesso ho pure iniziato a preparare uno dei due ultimi esami che mi mancano ed è un esame ENORME E DIFFICILISSIMO ;___; giustamente me lo sono tenuta in fondo perchè sono una cretina - comunque a voi importa poco quindi parliamo d'altro!
PENULTIMO CAPITOLO!
SUONINO LE CAMPANE!
NIALL SUONI LA SUA TROMBA (sì, non ho dimenticato l'entrata in scena del biondo HAHAH)
Zayn ed April CE L'HANNO FATTAAAA! Hanno finalmente deciso di smettere di rompere le palle a tutti - voi lettrici in primis - e hanno accettato di essere innamorati l'uno dell'altra :''') Chiaramente April è dura di comprendonio, e testarda, e mica lo capisce subito quello che Zayn voleva dirle: voleva quasi illudersi che lui fosse andato da lei solo come AMICO... per fortuna lui ha deciso di farsi valere, una volta per tutte, e adesso possiamo tutti dormire sogni tranquilli perchè lo Zapril si è realizzato AHAHAHAH E finaaaalmente si è spiegato anche il "mistero" dietro alla festa (qualche ragazza mi aveva scritto chiedendomi se si sarebbe mai venuto a sapere cos'era successo, ed ecco qua c: )
Vabbeh, scherzi a parte, spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto ;__; ♥  Se penso che il prossimo è l'ultimo... ok non ci voglio pensare altrimenti mi viene da piangere /sobs/
E quindi concludo, come sempre, con un sentito GRAZIE! Non sarei mai arrivata qua senza tutte voi che, di capitolo in capitolo, mi avete seguita e spronata, con messaggi, recensioni e anche semplici letture silenziose ♥ Vi adoro troppo, e non potrò mai ringraziarvi abbastanza :')
xx Gin~

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