Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: HamletRedDiablo    06/04/2013    4 recensioni
La loro strana amicizia cominciò molti anni prima, tra le bancarelle di Natale.
Continuò anni dopo, tra i banchi delle università. E non fu più solo amicizia.
"Non aveva mai capito una cosa del suo stravagante amico. Disegnava spesso, ma non trasferiva mai su tela la realtà che aveva davanti agli occhi. Tratteggiava solo soggetti che esistevano nella sua fantasia.
Come se il mondo umano lo spaventasse."
[Dedicata alla sister]
[GerIta]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Pennino

 

Erano passati alcuni mesi da quando Ludwig era diventato il pettegolezzo della scuola e lo zimbello del ristorante per l’audace salvataggio del fidanzato.

I bulli covavano risentimento per lo stangone biondo che aveva rovinato il loro giocattolo preferito – ora Feliciano sorrideva; inoltre, la minaccia di imbattersi nella vendetta di un tedesco i cui pugni erano grandi quanto le loro teste li intimoriva abbastanza da aver ridotto i loro scherzi sadici ai danni dell’artista.

Il personale del ristorante, al contrario, sguazzava in quella novità con un gusto che rasentava la cattiveria: Gilbert non faceva che sbeffeggiare il cugino, sebbene con un indelebile affetto di sottofondo; Francis lanciava battutine a metà tra il malizioso e l’ammirato, Lovino sbuffava imprecazioni tra i denti e Antonio cercava di limare gli eccessi degli altri tre.

La magia di quel periodo aveva trovato realizzazione anche nel blocco da disegno di Feliciano.

Scorci di Venezia, vedute di Bolzano e paesaggi urbani di Mestre si erano moltiplicati su quelle pagine bianche, evidenziando il nuovo legame che l’artista aveva stretto con la realtà. Pian piano, il mondo circostante era diventato uno scenario abbastanza amichevole da poter essere immortalato sui fogli; il timore di essere ferito dal resto dell’umanità era tamponato dalla presenza di Ludwig, e così la realtà aveva trovato un’intercapedine tramite cui scivolare nell’anima del ragazzo.

Non era stato un cambiamento improvviso: il primo paesaggio era comparso quasi timidamente nel blocco per appunti, niente più di un piccolo quadrato a lato di uno schizzo più grande. Poi, un giorno alla volta, le brecce sul reale erano divenute più spaziose e frequenti. Feliciano non aveva perso la sua immaginazione cavalcante, riscontrabile nell’infinità di disegni fantasiosi, ma viveva più serenamente il suo rapporto con la realtà.

Ovviamente, il suo soggetto preferito era uno solo. E aveva gli occhi azzurri e i capelli biondi.

 

***

 

Ludwig schiuse gli occhi nella penombra della sera, ed impiegò qualche istante a rintracciare la schiena del fidanzato, incurvata sulla scrivania. Si rialzò annodandosi le lenzuola ai fianchi e si accostò al giovane.

Nell’ultimo mese, Feliciano si era fermato spesso a casa sua per la notte. Man mano che lo spavento del ragazzo nei confronti del mondo scemava, l’amore che gli dimostrava diventava sempre più fisico: all’inizio del loro rapporto, Feliciano faticava a esprimersi con baci e abbracci, ma l’evoluzione della sua amicizia con la realtà aveva alimentato l’affettuosità nei confronti del compagno. Ricordava ancora quel giorno di due mesi prima, quando Feliciano gli si era accostato e lo aveva baciato con le labbra tremanti di imbarazzo. Era stata la prima volta, dall’inizio del loro rapporto, in cui aveva preso l’iniziativa.

La loro relazione si era sviluppata, da allora, fino ad arrivare ai frequenti soggiorni notturni del ragazzo a casa del tedesco.

La loro prima volta non era stata romantica e perfetta come nei romanzetti rosa: Ludwig non sapeva esattamente come approcciarsi al ragazzo nudo sotto di sé, e Feliciano non riusciva a smettere di ridacchiare ogni volta che il tedesco lo sfiorava – “mi fai il solletico!”, squittiva. Era occorso un quarto d’ora almeno perché Feliciano frenasse il riso e Ludwig riuscisse a rilassare a sufficienza il compagno. Si era fermato quando l’italiano aveva versato la prima lacrima, e Feliciano lo aveva incoraggiato ad andare avanti con un sorriso un po’ tirato dal dolore. L’imbarazzo e una certa dose di goffaggine avevano caratterizzato quella prima serata, cancellati pian piano da tutte le notti che erano seguite.

«Cosa stai disegnando?» domandò, affacciandosi dalla spalla dell’italiano.

Feliciano sfoggiò un sorriso radioso e girò il foglio verso di lui.

«Pioggia» dichiarò entusiasta. Una schiera di goccioline affollava il disegno, sfumando i contorni di una città schizzata a carboncino.

Ludwig gioì interiormente per quell’opera: il paesaggio urbano era chiaramente frutto della fantasia del giovane – i comignoli attorcigliati come cavatappi e le porte dalle forme stravaganti ne erano un segno lampante -, ma il temporale era sicuramente il calco di quello che batteva sul vetro della sua camera in quel momento.

«Mi piace disegnare la pioggia» trillò Feliciano, appoggiando il foglio alla scrivania. «Mi ricorda noi.»

Ludwig concordò con un cenno della testa. Il loro primo bacio, la confessione di Feliciano sul suo passato, perfino la loro prima volta avevano avuto come sottofondo lo scroscio di un acquazzone. D’altronde, Venezia non era famosa per il suo clima secco e soleggiato.

«Solo…» Feliciano si voltò per abbracciare il tedesco, e articolò il resto della frase sul suo petto. «Solo la volta in cui sei venuto a prendermi a scuola non pioveva.»

«La prima volta» gli ricordò Ludwig, stringendo a sua volta il corpo sottile del giovane. «Quelle dopo ha piovuto.»

«Non sempre.»

«Quasi sempre.»

Feliciano ridacchiò, annuendo contro la sua clavicola.

«Le cose sono migliorate» mormorò, esultante. «Ora non mi prendono più in giro come una volta.»

Ludwig inarcò un sopracciglio come un sergente.

«Sul serio» avvalorò Feliciano. «Lo fanno ancora ogni tanto, ma non mi strappano più i disegni, e non mi lanciano più lo zaino fuori dalla finestra.»

L’abbraccio del tedesco si fece più stretto sui suoi fianchi, e Feliciano stampò un sorriso sul suo collo. Ludwig non gradiva per nulla il racconto delle angherie che l’italiano era stato costretto a subire, ma non ne ostacolava la narrazione: sapeva che per Feliciano era importante sfogare quell’acido, dopo averlo lasciato fermentare sullo stomaco per tutto quel tempo.

«Ora sono contento» sussurrò, facendo le fusa come un gatto. «Sono davvero contento.»

Feliciano sgusciò rapido dalla presa del tedesco e si tuffò sotto le coperte, da cui emerse poco dopo per occhieggiare il fidanzato.

«Mi raggiungi?» domandò, inclinando la testa.

Anche la parlantina del ragazzo aveva risentito del suo cambio di prospettiva: ora una frana continua di parole ruzzolava dalle labbra del giovane, elettrizzate da quella nuova attività dopo tanti anni di forzato silenzio.

Ludwig si stese a sua volta sotto le coltri, lasciando cadere il lenzuolo che lo aveva coperto fino a quel momento.

Feliciano si accoccolò contro di lui, rannicchiandosi nel suo calore.

«Non sono contento» ritrattò, avviticchiandosi al fidanzato. «Sono felice. Completamente felice.»

«Non stai esagerando?» lo smorzò Ludwig, con la sua rigidità priva di cattiveria.

I capelli del ragazzo gli solleticarono il petto quando questo scosse la testa in cenno di diniego.

«Se non è questa la felicità, non so cosa potrebbe esserlo» gorgheggiò felice. «Mi sembra che il cuore sia troppo piccolo per contenerla tutta.»

A dispetto della sua espressione inflessibile, Ludwig arrossì per le parole del giovane: l’artista estraeva quelle metafore dalla sua anima solo per lui.

Feliciano gli appoggiò l’orecchio allo sterno e sospirò piano:

«Tu sei felice quanto me?»

Ludwig, che ancora non aveva vinto la guerra contro la parte più ritrosa del suo carattere, dovette concedersi qualche secondo di esercizio respiratorio prima di riuscire ad avvicinarsi all’orecchio del giovane e bisbigliargli la sua risposta.

Feliciano reagì come una molla, atterrandogli sull’addome con espressione raggiante e lanciandogli le braccia intorno al collo.

L’italiano sublimò la gioia in una risata incontenibile, Ludwig in un imbarazzo che gli colorò le gote e gli cucì le labbra.

Poi Feliciano si allungò su di lui per raggiungere la sua bocca, e la felicità scanzonata di poco prima lasciò il posto a un sentimento più languido, che spinse i loro corpi nudi uno sull’altro.

Le iridi azzurre del tedesco si immersero in quelle castane dell’italiano, che lo fissavano dal basso, scintillanti di affetto e attesa. La luce di quegli occhi caldi si era rafforzata, sancendo un altro cambiamento negli atteggiamenti del giovane: quel bagliore era sempre stato presente, ma smorzato e soffocato dalla cattiveria del mondo, mentre ora era vivido e palpitante, abbastanza forte da rischiarare tutto il viso del giovane.

Le dita del tedesco percorsero il collo, si aprirono sul petto, scivolarono sulla pancia e si fermarono sulle gambe.

Feliciano schiuse le cosce magre e spiegò le labbra in un sorriso, stringendo il fidanzato a sé.

Ludwig rimase ancora qualche istante a contemplarlo, le labbra strette che tentavano di dissimulare la reale emozione: le pupille che lo fissavano adoranti, il corpo ancora parzialmente acerbo, e l’anima esuberante che finalmente trasudava libera dalla pelle del giovane.

Non aveva capito del tutto la ragione per cui il cugino aveva abbandonato l’intera famiglia per una sola persona, e non lo aveva compreso fino in fondo nemmeno nel primo periodo in cui aveva frequentato Feliciano. Ma in quel momento, ora che i loro sentimenti erano stati rafforzati dal vissuto trascorso insieme e che i momenti di intimità avevano creato una catena inossidabile tra di loro… in quel momento, sentiva finalmente di poter capire.

«Dobbiamo cominciare a pensare al modo in cui dirlo alle nostre famiglie.»

Feliciano non colse subito il reale significato delle parole del suo fidanzato. Gli occhi castani lo fissarono perplessi per qualche istante, prima di spalancarsi per la meraviglia.

Un risolino misto a lacrime irruppe sulla sua spalla, quando l’italiano lo abbracciò con tutte le sue forze.

«Non sarà facile» ansò, il fiato spezzettato dalle risa e dalle lacrime di contentezza. «Nemmeno per Lovino e Antonio è stato semplice.»

«Nemmeno per mio cugino» Ludwig costrinse gentilmente il ragazzo a distendersi nuovamente sul materasso e lo avvertì: «È possibile che la mia famiglia reagisca male, e che dicano delle cose terribili. L’ho già visto succedere in passato.»

La chioma di Feliciano frustò l’aria in uno spavaldo cenno di diniego.

«Non importa. Non importa affatto.»

Era sopravvissuto a una madre che aveva cercato di uccidere suo fratello, aveva resistito per tutti i lunghi anni di sevizie scolastiche completamente solo; avrebbe sopportato più che bene qualche maldicenza, se Ludwig fosse stato al suo fianco. Il solo fatto che il tedesco, che non usava mai una parola di troppo, fosse pronto a dichiarare ai suoi parenti il legame che aveva con lui lo riempiva di un insensato ottimismo.

Sentì il cuore aumentare il proprio voltaggio, battendo furiosamente contro la cassa toracica. Feliciano portò una mano al petto con espressione deliziata: ora poteva dire di conoscere davvero la felicità.

E si concesse tutta la sera per esprimere a Ludwig la sua gioia.

 

 

 

 

 

 

 

Ritardo madornale, di nuovo çAç Questa volta a tenermi lontana sono stati i preparativi e la partenza per il Giappone.

Questo aggiornamento è effettuato dalla terra del Sol Levante<3

Il prossimo capitolo sarà anche l’ultimo, purtroppo .-. ma la GerIta sarà presente nella prossima fanfic che ho intenzione di scrivere, anche se l’ambientazione sarà molto diversa xD

Ancora una volta, non posso che ringraziarvi per la costanza e la pazienza.

Grazie a tutti<3

Red

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: HamletRedDiablo