Note:
Finito di vedere l’anime di Ghost Hunt ho cercato tutte le informazioni
possibili sul manga e sui romanzi e questa fan fiction nasce dall’unione del
mio amore per l’anime, dalla malinconia di aver visto terminare delle indagini
che mi hanno inquietato e divertito, e da quel po’ di spoilers che sono
riuscita a comprendere dalle pagine web totalmente in inglese. Spero che quanto
ho scritto, e scriverò, vi piaccia e che, per chi magari non conosce i
personaggi, riesca ad far nascere la passione per un anime che, secondo me,
possiede qualità non indifferenti.
Prologo
Era caldo.
Tanto caldo.
Non riusciva a
capire da dove provenisse tutto quel calore.
Eppure c’era;
esisteva.
E viveva.
Viveva di lei.
Abbassò lo sguardo e
capì.
Quello che sentiva
sui polsi non era altro che il materiale ruvido e pungente della corda che le
segava la pelle.
Quello che vedeva in
aria non era che un cerchio di cielo dove si stagliava la luna.
Così bianca a
confronto del nero che aveva intorno.
Così limpida
rispetto al fumo che la circondava.
Così fredda
paragonata al fuoco che aveva iniziato a divorarla.
E oltre la cortina
del fumo che aveva preso il tanfo della sua carne bruciata, solo quei volti che
ondeggiavano come le fiamme dell’inferno.
Mai Taniyama si
svegliò di soprassalto nel cuore della notte.
La mente affranta,
il petto in subbuglio, il respiro un rantolo quasi spaventoso in quella
tranquilla notte di ottobre.
Fuori solo la remota
sirena di un’ambulanza rompeva il silenzio delle strade deserte.
Che cos’era stato?
Che cos’era quella
visione?
Da troppo tempo
ormai niente di tutto quello l’aveva più tormentata e ora, quasi a richiamarla
ai suoi doveri di medium, dopo tanti anni un sogno, che non era un vero e
proprio sogno, aveva di nuovo affollato i suoi pensieri.
Non era possibile.
Da troppo tempo non
aveva più avuto sensazioni così penetranti.
Da quel 31 ottobre
di cinque anni prima.
Quando lo studio
dove aveva lavorato per un tempo che le era parso infinito, aveva
scricchiolato.
E la sua porta era
stata chiusa per sempre.
1.
-Ohilà Mai-chan!-
gridò una voce improvvisa che colpì le sue orecchie come se fosse stato un
proiettile.
Peggio. Se fosse
stato un proiettile ora sarebbe svenuta e non avrebbe sentito alcun male.
Invece la voce di
Houshou Takigawa le rimbombava con prepotenza lungo tutti i canali di
percezione che avesse, con un frastuono che non gli sarebbe stato possibile
nemmeno con l’aiuto di tutta la sua rock band.
La ragazza dai corti capelli castani si voltò tuttavia con un
sorriso. Per quanto la testa sembrasse scoppiarle era però felice di rivedere
Bou-san. Perché tra poco sarebbe stato il 31 ottobre e loro si sarebbero visti
di nuovo.
Come accadeva da
cinque anni a quella parte.
- Come va? – sorrise
la ragazza cercando di non strizzare troppo gli occhi. Il mal di testa le aveva
anche procurato una momentanea instabilità visiva e andava in giro strizzando
le palpebre nel vano tentativo di mettere più a fuoco quello che le stava
intorno. La fortuna aveva voluto che non avesse un’auto sua e che per la maggior
parte dei suoi spostamenti utilizzasse dei mezzi pubblici. Certo non era
proprio l’ideale per il suo lavoro, ma non era mai stata ricca, e non poteva
permettersi di mantenere anche un’automobile. Già era un miracolo che riuscisse
ad arrivare a fine mese!
- Come al solito! –
disse il biondo bonzo del monte Kouya mentre con il suo sorriso pareva oscurare
il pallido sole di quella giornata d’autunno precocemente fredda – piuttosto
dovremmo cominciare a pensare a come contattare tutti gli altri! È quasi ora
dei festeggiamenti! -
Il giorno di
Halloween.
Mai Taniyama non
riuscì a fare a meno di sorridere.
Tra tutti e
trecentosessantacinque i giorni che erano stati creati, proprio la Festa dei
Morti quell’idiota aveva dovuto scegliere per chiudere le loro avventure?
E tuttavia non era
stata poi una scelta così sbagliata.
Annuì vivacemente a
Takigawa (almeno per quanto le permettesse quel feroce mal di testa) e sorrise.
Non vedeva alcuni di
loro da parecchio tempo; John era spesso a Roma per alcuni “corsi di aggiornamento”,
come scherzosamente li definiva Bou-san, Ayako aveva ottenuto un’incredibile
fama di esorcista e spesso veniva chiamata nei luoghi più impensati per
compiere un lavoro, Bou-san aveva avuto un notevole successo con la sua band e
ultimamente era di frequente in tournee insieme agli altri componenti del
gruppo. Gli unici che riusciva a sentire più di frequente erano Yasuhara-san e
Masako.
Yasuhara-san era
agli sgoccioli dell’università, ormai mancava poco alla sua laurea e, se
poteva, Mai faceva di tutto per incoraggiarlo ed aiutarlo, per quanto quel
singolare ragazzo sembrava portasse il sole dentro di se.
Masako, invece,
rimaneva la solita. Graziosa, riservata e sempre un po’ fredda verso di lei,
tuttavia si trovava a chiamarla spesso per chiederle di intervenire su un luogo
per lei particolarmente ostico da seguire oppure, anche se questo accadeva meno
di frequente, semplicemente per parlarle.
La famosa medium
televisiva non aveva molti amici.
Ma spesso le persone
che sono dotate di poteri extrasensoriali rimangono soli.
Mai ci aveva
riflettuto. Tuttavia anche per chi fosse portato per determinate discipline,
anche per chi possedeva dei poteri particolari riusciva ad esistere qualcuno
sul quale appoggiarsi. Riconoscerlo o meno stava poi alla idiozia del soggetto
in questione.
Mai Taniyama scosse
la testa e cercò di scacciare dalla mente l’immagine nera ed austera del suo
vecchio capo. Quello a cui spesso aveva voluto tirare un cazzotto in bocca se
solo ne avesse avuto l’occasione e quello al quale non aveva saputo dare una
risposta chiara.
Si biasimava ancora
per questo.
Anche se doveva
ammettere che lui non l’avesse aiutata molto in questo senso.
Oliver Davis.
Ormai era qualcuno
che poteva solo leggere sui giornali.
E anche raramente di
questi periodi.
Per fortuna sua.
- Ehi, Mai ti sei
incantata? – sogghignò il giovane bonzo fissandola di sottecchi.
- Scusami – si
affrettò a rispondere la ragazza – stavo solo facendo mente locale sul fatto
che non vedo John e Ayako da parecchio tempo…. A dire il vero non vedo neanche
te da parecchio tempo!- disse poi battendo allegramente sull’alta spalla del
giovane. Era cresciuta in questi cinque anni, ma un metro e ottantasetta di
altezza erano comunque molto più di quanto potesse aspirare – Fatto conquiste
in questo periodo? Guarda che la trentina è proprio dietro l’angolo!-
- Ehi! Porta
rispetto, ragazzina- sbuffò il giovane stizzito – sono ancora nel fiore della
gioventù! E ho miriadi di fan che potrebbero consolarmi ad ogni mio ordine!-
- Oh, signor Rock
star di fama internazionale! Mi perdoni, come ho potuto mancarle di rispetto? –
Mai sorrise. Le piaceva rivedere Bou-san. Era sempre stato gentile con lei,
l’aveva sempre consolata e aveva avuto sempre una parola dolce per lei. Era
stato quel fratello che non aveva mai avuto. Parte di quella famiglia che non
era mai riuscita ad amare…
Perché era rimasta
sola troppo presto.
Ma aveva imparato da
tempo che piangere su se stessa non avrebbe portato a niente. Per questo si era
sempre data da fare. E aveva cercato di sorridere sempre. Altrimenti la sua
vita che senso avrebbe avuto?
-Comunque io sto
andando da Yasuhara-san e più tardi dovrei chiamare Masako per sentire com’è
andata con un caso- disse Mai riprendendo il soggetto principale della
conversazione – se vuoi posso chiamare anche John e Ayako…a meno che tu non
voglia contattare la nostra deliziosa miko…- lo sguardo della ragazza era fin
troppo malizioso. E per quanto il mal di testa ancora le torturasse il
cervello, tuttavia non riusciva a smettere di scherzare. Era la medicina adatta
per ogni cosa.
Il giovane ridusse
gli occhi a due fessure, quasi come un gatto punto con qualcosa che odia.
- Ehi, cosa osi
insinuare? Comunque tu ti occupi già di due persone le altre rimangono a me –
annuì con il capo in tono solenne mentre rinchiudeva il petto fra le braccia.
Mai non riuscì a non sorridere sommessamente.
- Piuttosto, dove
andiamo questa volta?-
Alla ragazza venne
un’idea.
Erano passati cinque
anni.
E c’era un unico
posto che sarebbe stato quello giusto.
- Ovvio – sorrise
mentre per un attimo il mal di testa scomparve. Ed insieme a quello anche il
terribile senso di oppressione che aveva avuto sul cuore dal momento in cui si
era svegliata la notte scorsa dopo quell’incubo terribile – allo SPR -
Quando la porta si aprì
di nuovo, cigolando, a tutti non parve vero.
Dentro regnava
qualcosa di strano, di magico.
Di sacrale quasi.
E in più c’era il suo
odore.
Mai lo riconobbe
subito e la cosa la fece sospirare rassegnata. Si era illusa che dopo tutto
quel tempo se ne fosse dimenticata, di quello strano profumo di libri antichi e
di the in foglie. Ma purtroppo sembrava una cosa più resistente di quanto
credesse.
Tuttavia si scrollò
immediatamente di dosso quella sensazione e ritrovò il sorriso.
Dietro di lei altre
cinque figure aspettano di entrare, quasi trattenendo il respiro.
- Che significa
questo?- chiese Ayako Matsusaki guardandosi in giro come se da un momento
all’altro, dalle porte che si trovavano sulla sinistra di quella prima stanza,
stessero per emergere degli essere spaventosi.
- Quello che vedete
– rispose Mai Taniyama con il suo solito sorriso mentre spalancava una delle
ampie finestre della stanza e lasciava che l’aria fredda di quell’insolito
ottobre le investisse le narici – finalmente ci sono riuscita -
- Hai rilevato lo
SPR? – chiese John Brown, in abiti civili, guardandosi intorno con un sorriso
spontaneo. Che manifestava tutta la sua gioia.
Mai non fece altro
che annuire.
E poi ci fu il
silenzio.
Fu solo per qualche
istante.
In cui la ragazza
poté osservare lo sguardo di tutti i suoi amici.
Sapeva esattamente
che cosa stavano provando.
Nessuno di loro
aveva dimenticato.
Il primo giorno nel
suo vecchio liceo.
Nella casa della
bambola maledetta.
Nella scuola dei
poteri psichici.
Nel parco e nella
chiesa di un bambino perduto.
Nell’istituto di
Yasuhara-san.
Nel labirinto del
vampiro.
Nella casa maledetta
dei due amanti…
Nessuno di loro
aveva dimenticato.
E Mai sorrise mentre
il cuore pareva scoppiarle in petto per l’emozione. Sapeva che gli altri
stavano provando la stessa cosa. Era come essere tornati indietro nel tempo. E
quel vento freddo, quello che entrava placido dalla finestra, pareva essere
davvero la voce di Naru che li rimproverava del fatto che quello studio non
fosse un caffè dove chiacchierare.
- Come hai fatto? –
chiese Masako Hara fissando un po’ troppo la porta di accesso alla vecchia
stanza del presidente.
- Ho lavorato
parecchio e qualche buon fantasma sembra avermi aiutata – disse Mai fissando
maliziosa lo sguardo su Bou-san e Yasuhara che avevano improvvisamente
cominciato a trovare davvero interessante il nugolo di ragnatele che circondava
la vecchia pala del condizionatore sul soffitto.
- La colpa è stata
mia, non guardare male loro, Mai-chan! – proruppe all’improvviso John con gli
occhioni azzurri talmente brillanti che sconvolsero tutti.
- John!- cercò di
richiamare il bonzo con uno sguardo severo.
Mai Taniyama rimase
completamente allibita.
Davanti a lei
l’angelico prete dagli occhi azzurri e dai riccioli biondi aveva un’aria
contrita che metteva quasi ilarità.
E infatti.
La ragazza scoppiò a
ridere fragorosamente.
Era tanto che non
rideva così.
E a lei non poterono
fare a meno di unirsi il bonzo e lo
studente universitario.
- Ma si può sapere
che diavolo avete combinato? – chiese Ayako Matsusaki svolgendo graziosamente
la lunga chioma volpina, con un cipiglio piuttosto seccato.
Houshou Takigawa e
Osamu Yasuhara non riuscivano a smetterla di ridere, appoggiandosi l’uno alla
spalla dell’altro.
Ma Mai aveva tentato
di riprendere il controllo di se stessa. Beh,almeno per un pochetto. Anche se
ogni tanto qualche risata tornava a scuoterle il petto.
- Il fatto è che ho
ottenuto l’affitto di questo locale ad
un prezzo a dir poco ridicolo per il luogo dove si trova – disse
piuttosto velocemente prima di essere presa da un altro attacco di risa.
Ayako e Masako la
fissarono senza capire.
- La colpa è mia –
ammise con aria terribilmente colpevole il biondo John Brown – ho avuto io
l’idea – continuò torturandosi le mani – il fatto è…-
- Nessuno di noi voleva che
tutto quello che avevamo fatto finisse – ammise dolcemente Osamu Yasuhara,
avendo ripreso il controllo di se stesso – volevamo che almeno qualcosa
sopravvivesse…-
- E così abbiamo inventato la
storia di un fantasma cacciato dallo SPR che avrebbe perseguitato chiunque
avesse rilevato lo studio. Per dare una terribile fama a questo posto e vedere
almeno posticipato il momento in cui quella scritta sarebbe stata cancellata
dal vetro della porta – aggiunge Takigawa indicando l’insegna polverosa, ma ancora
ben visibile dello SPR, Shibuya Psichic Research.
- Che stupidaggine! – sbuffò
Ayako non riuscendo tuttavia a mascherare un sorrisetto compiaciuto – solo a te
poteva venire in mente una cosa del genere! -
- Guarda che l’imbeccata ce l’
ha data quel santo in terra che sta lì – sbraitò il bonzo alzando un dito verso
John Brown che ora li fissava con occhi grandi e spauriti.
Ayako degnò il piccolo prete
biondo di un’occhiata – A forza di venire con te, avrà cominciato a marcire
pure lui –
- Che hai detto, vecchia
strega?-
- Se io sono vecchia tu lo sei
più di me, nonnetto!-
- Grandi! Bene così! – esclamò
all’improvviso con l’occhio scintillante Yasuhara-san cacciando fuori dalla
tasca una minuscola telecamera, sua amica inseparabile da un po’ di tempo a questa
parte.
- Oh, andiamo, siamo qui per
divertirci, non per litigare! – disse Mai cercando di togliere le mani di Ayako
dal collo di Bou-san, ma quelle sembravano tenaglie di acciaio e il volto del
bonzo aveva già assunto una sfumatura color mirtillo che non si abbinava molto
con la tonalità castagna dei suoi capelli.
- Non ci avrai portato qui per
ripulire tutto, spero – disse Masako sprezzante, portandosi una manica fluente
del suo kimono di fronte alle labbra.
- No, non ti preoccupare –
sorrise Mai. Che l’aiutassero un pochetto a sistemare tutto, ci aveva sperato.
Che lo facesse Masako, proprio no. Ormai aveva quasi imparato a conoscerla.
La serata trascorse
allegramente, con Yasuhara e Ayako che cercavano di riutilizzare i vecchi
fornelli (i quali parevano, misteriosamente, funzionare ancora benissimo),
Bou-san che tentava di portare John sulla cattiva strada e il giovane
australiano che sorrideva come un bambino a tutte le provocazioni come se fosse
tonto. Beh, forse un pochetto tonto da questo punto di vista ci era. Masako che
esaminava delle vecchie carte come a voler trovare Naru nascosto la in mezzo.
Effettivamente mancano solo lui
e Lin-san.
E in quel momento Mai si chiese,
per la prima volta dopo cinque anni, se quello strano ragazzo, troppo maturo
per i suoi anni, li ricordasse tutti con il medesimo calore.
L’uomo alto, dai capelli scuri e leggermente lunghi, che
ricadevano come un sipario sul volto affilato, si avvicinò ancora di un passo.
E affiancò il giovane vestito di nero.
Il vento di un autunno che, fin
troppo rapidamente, stava diventando inverno, colpì le guance pallide del
ragazzo e ne scompigliò i capelli corti e corvini. Tuttavia, per nulla
infastiditi dal vento gelido, quegli strani occhi di ghiaccio continuarono a
fissare avanti a sé.
Lin Koujo non aveva ancora compreso bene il perché quel ragazzo
avesse di nuovo accettato un caso.
Da quando era tornato nella sua patria d’origine aveva cercato una
vita normale, lontana da qualsiasi contatto con tutto ciò che non avesse a che
fare con il semplice vivere quotidiano.
Ma Oliver Davis non era un individuo comune.
E non poteva negarlo a se stesso.
L’uomo alto lasciò che lo sguardo vagasse oltre la collina,
laddove c’era qualcosa che li stava aspettando.
- Andiamo – disse solamente il ragazzo dai capelli nerissimi,
agitando elegantemente il suo cappotto scuro.
E per un attimo, un solo attimo, fu visibile il suo polso.
Lin Koujo non sorrideva spesso.
Ma questa volta non poté farne a meno.
Dopotutto sembrava proprio che
Noll, o forse avrebbe dovuto dire Naru, qualcosa di del tutto normale lo
possedesse davvero.