Anime & Manga > Saint Seiya
Ricorda la storia  |      
Autore: Bombay    06/04/2013    5 recensioni
Come può essere iniziata la relazione tra Cardia e Dégel? Secondo me così!
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Degel, Scorpion Kardia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Genere: shonen-ai
Rating:  angst
Pairing: Cardia-Dégel
Disclaimer: i personaggi non sono miei, ma Shiori Teshirogi (Masami Kurumada). I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.
 

L’INIZIO
di Bombay

 

 
Si svegliò di soprassalto, spalancò gli occhi nel buio.
Il calore nel suo petto era insopportabile, boccheggiò in cerca d’aria, ma anche questa era rovente nei suoi polmoni ed accentuava la sensazione di ardere.
Scalciò le lenzuola che erano divenute insopportabili e per un istante gli parve di avvertire sollievo grazie all’aria della notte sul suo corpo nudo.
Cercò di calmare il respiro, ma il battito del suo cuore gli rimbombava nelle orecchie assordandolo.
Era davvero giunta la fine? Lui che aveva lottato tutta la vita contro la sua malattia, che era diventato Cavaliere dello Scorpione, proprio per morire in modo glorioso ed invece, il destino beffardo lo aveva colto di notte, nel suo letto, da solo…
- Non voglio morire… non così… - pensò rannicchiandosi su se stesso, portandosi una mano al petto.
- Aiuto… che qualcuno mi aiuti… -
 

***

 
Era notte fonda, ed aveva gli occhi stanchi, ma quel libro era troppo interessante per essere abbandonato per andare a dormire. Si tolse gli occhiali e si massaggiò la sommità del naso. Doveva accendere un’altra candela, presto quella che ardeva sul tavolo si sarebbe estinta.
Stava per alzarsi quando avvertì un debole cosmo… tutti o quasi stavano riposando… riconobbe il Cosmo del custode dell’Ottava Casa: Cardia.
Posò con un tonfo il tomo sul tavolo, aveva avvertito la sua richiesta di aiuto, ma non percepiva nessuna forza ostile.
Uscì dalla propria casa e scese in fretta le scale incurante della pioggia che cadeva violenta. Quando aveva iniziato a piovere? Era così intento nella sua lettura che non aveva colto il rumore della pioggia.
Superò la Decima casa ed arrivò alla Nona, Sisifo, il suo custode stava parlando con El Cid guardiano della decima, entrambi si volsero verso di lui.
“L’ha avvertito anche tu, dunque”
“Sì” disse proseguendo seguito dagli altri due.
“Nella Casa dello Scorpione tutto tace… forse Cardia ha fatto solo un brutto sogno” ipotizzò El Cid.
Dégel si fermò di scatto fissando il compagno d’armi.
“No, era troppo disperato…” disse “Vado a controllare…”
 
Entrò nell’Ottava Casa con timore, non si era mai inoltrato nel Tempio dello Scorpione senza il permesso del custode e non era mai stato negli alloggi privati di Cardia.
I servitori e le ancelle a quell’ora dormivano tutti e, non dotati della sensibilità dei Cavalieri, non avevano sicuramente sentito la richiesta di Cardia.
Solo qualche tremula candela rischiarava l’oscurità, ne afferrò una per raggiunse la stanza da letto.
“Per gli dei!” esclamò accendendo il lume accanto al letto.
“Cardia?” lo chiamò posandogli una mano sulla spalla scoprendo così la sua pelle bollente.
Gli mise una mano sulla fronte, bruciava di febbre.
Quel pomeriggio si erano allenati nell’arena insieme agli altri, stava bene o così sembrava…
“Sei già qui Dégel? Dovevo immaginarlo non trovandoti all’Undicesima Casa”
“Sommo Pontefice” lo salutò chinando il capo in segno di rispetto.
“Puoi salvarlo raffreddando il suo cuore” disse avvicinandosi al giovane sdraiato nel letto, con la dolcezza di un padre scostò i capelli dal viso sudato di Cardia e lo sospinse dolcemente supino.
“Il suo cuore?”
“Sì, Cardia ha il cuore malato, che si surriscalda in maniera infondata”
Il Cavaliere dell’Acquario rimase a bocca aperta per quella rivelazione. Gli sembrava impossibile, Cardia non si era mai risparmiato, né nelle missioni, né negli allenamenti.
“Cosa posso fare per aiutarlo?”
“Tu controlli le energie fredde, convoglia la tua energia al suo cuore ed abbassa la sua temperatura dall’interno”
Dégel annuì e posò la mano sul petto del compagno d’armi, irradiando in lui il suo potere freddo.
Poteva avvertire chiaramente il debole palpito del suo cuore sotto le dita ed il baluginare lieve del suo cosmo.
La temperatura del corpo di Cardia stava tornando lentamente nella norma, fu la voce del Pontefice a riportarlo alla realtà dopo un tempo che gli sembrò eterno.
“Gli hai salvato la vita…” lo rassicurò Sage con un sorriso “Torna pure alla tua Casa, desterò un’ancella per vegliare Cardia”
“Preferirei restare io, se me lo consentite, potrebbe avere ancora bisogno del mio potere”
Il Gran Sacerdote osservò per un momento il Cavaliere dell’Acquario ed annuì.
“D’accordo, anche perché non ho voglia di mettermi a discutere con te a quest’ora della notte”
Dégel sorrise a quelle parole, chinò il capo in segno di saluto ed attese che il Pontefice lasciasse la stanza.
Tornò a posare la sua attenzione su Cardia, prese il lenzuolo e lo coprì.
Trascinò uno sgabello accanto al letto e si sedette. Si passò una mano tra i capelli umidi di pioggia. Si chiese se qualcun altro oltre a Sage sapesse della sua malattia.
 

***

 
La sensazione di calore cocente si era affievolita, attenuata e vinta da una piacevole frescura.
Da dove venisse quella brezza gelida non avrebbe saputo dirlo, ma almeno placava il suo cuore rovente e malato.
Socchiuse gli occhi, stupendosi di essere ancora vivo. Si beò per un istante della morbidezza del letto e delle lenzuola contro il suo corpo.
Trasse un respiro profondo ringraziando Athena di poterlo ancora fare e si mosse un poco nel letto.
Con una mano sfiorò qualcosa, volse la testa di lato.
Il solo stava sorgendo rischiarando un poco la stanza, permettendogli di vedere, cosa aveva urtato o meglio chi.
Rimase a fissarlo stupito per qualche istante.
Dégel aveva posato le braccia sul materasso e la testa su di esse, dormiva con le labbra socchiuse ed i capelli a coprirgli una parte del viso. Cosa ci faceva nella sua casa, e nella sua camera, il Custode dell’Undicesima?
“Dégel?!” esclamò sorpreso, svegliando di soprassalto l’altro, che fu per un momento disorientato, ma che mise subito a fuoco il volto di Cardia.
“Ti sei svegliato!” esclamò sollevato.
“Cosa ci fai tu qui?” domandò Cardia mettendosi a sedere.
“Ho risposto alla tua richiesta di aiuto”
L’altro corrugò la fronte “La mia richiesta d’aiuto?”
“Sì, l’hanno sicuramente avvertita tutti, dalla Prima Casa di Shion, alla Dodicesima di Albafica”
“Non è possibile… io non…”
“Attraverso il Cosmo… hai chiesto aiuto… forse involontariamente…”
Cardia strinse le lenzuola tra le dita.
“Avrò fatto solo un brutto sogno…” mentì con un sorriso beffardo.
“Sage…”
“Il Gran Sacerdote è venuto qui? Questa notte?”
Dégel annuì “Mi ha detto del tuo cuore. Con il mio potere, ne ho abbassato la temperatura e…”
“Cosa?!? Non aveva nessun diritto di raccontarti i fatti miei”
“Stavi morendo…” proferì con fermezza, come se quello spiegasse tutto.
Il Cavaliere dello Scorpione abbassò lo sguardo mordendosi le labbra, fremente di rabbia. Era riuscito a serbare il suo segreto per anni ed in una sola notte lo sapevano tutti.
Dégel si alzò “Il mio compito qui è finito, torno alla mia Casa” sbottò ferito da quell’atteggiamento, gli voltò le spalle per andarsene.
“Aspetta!”
Il Cavaliere dell’Aquario si fermò, ma non si volse.
“Grazie” mormorò Cardia, lo vide fare un lieve cenno del capo e quindi lasciò la sua Casa.
 

***

 
Il sole batteva implacabile sopra le loro teste, era nel punto più alto e non produceva quasi ombra. Nell’arena riecheggiavano le grida dei Cavalieri che si allenavano.
Quando Cardia aveva fatto ingresso nell’anfiteatro gli era sembrato che tutti i presenti si voltassero verso di lui e lo osservassero.
Incrociò per un breve istante lo sguardo di Dégel, ma questi girò subito il viso dall’altra parte.
Nonostante fosse estate e la calura fosse quasi insopportabile si allenavano lo stesso, con qualunque tempo e con qualunque temperatura.
Al fare del mezzogiorno il Grande Sacerdote sollevò una mano e mise fine agli allenamenti.
Con gratitudine tutti i cavalieri si sedettero sui gradoni dell’arena. Delle ancelle passavano a portar loro acqua.
Cardia si sedette a terra, poggiando la schiena contro una colonna, che proiettava una misera ombra.
Aveva il respiro corto e sudava copiosamente, gettò uno sguardo attorno a sé, nessuno sembrava interessarsi a lui, meglio così.
Dohko e Shion sedevano parlando probabilmente dell’allenamento appena concluso. Una fanciulla si avvicinò con un’anfora e Shion prese l’acqua con il mestolo e bevve avidamente, incurante se un po’ di liquido fresco gli cadeva addosso, poi porse il mestolo al compagno il quale si dissetò a sua volta e poi prese un poca d’acqua e la rovesciò sulla testa dell’Ariete che in un primo istante sembro infuriarsi, ma poi sorrise scuotendo la testa indulgente.
Cardia sospirò quei due erano parecchio amici, li vedeva molto spesso insieme, un po’ li invidiava, lui non aveva legato con nessuno in particolare, rispettava tutti i suoi compagni d’armi, ma tra loro non c’era nessuno che potesse chiamare amico.
Gli passarono accanto Sisifo ed El Cid, altri due cavalieri legati da una profonda e sincera amicizia.
“Cardia!” la voce squillante di Athena lo riportò alla realtà. Spostò lo sguardo sulla ragazzina che lo fissava con due occhi verdi grandi e preoccupati.
“Come stai?” domandò prendendogli le mani nelle sue.
“Bene” la rassicurò anche se non si sentiva in gran forma, quella bambina gli piaceva tantissimo era sempre spontanea e solare ed aveva a cuore tutti loro, non voleva farla preoccupare più del dovuto.
 

***

 
Quando aveva visto entrare Cardia nell’arena era rimasto sorpreso. Immaginava che il Cavaliere dello Scorpione si sarebbe preso una giornata di riposo. Invece eccolo lì con il suo solito sorriso sfacciato sulle labbra.
Che fosse pazzo e sconsiderato già lo sapeva, ma che non gli importasse nulla della sua vita, questo lo infastidiva.
Il giovane aveva avvertito lo sguardo di Dégel su di sé, solo per un fugace istante i loro occhi si erano incrociati.
Dégel aveva voltato di scatto la testa e si era allontanato, anche se per tutta la mattina lo aveva comunque osservato.
Forse era perché ora conosceva il segreto di Cardia, ma notò che il movimenti dello Scorpione erano più lenti e che in breve aveva già il fiato corto. Si aspettava che da un momento all’altro cadesse nella polvere, ma questo non avvenne.
Attese che gli altri Cavalieri lasciassero l’arena e poi lo cercò nuovamente con lo sguardo. Era seduto ai piedi di una colonna, che proiettava un poco d’ombra e stava parlando con Athena.
Si avvicinò lentamente e colse le ultime parole di Cardia.
“Sto bene davvero, devo ringraziare l’Uomo di Ghiaccio se sono ancora qui, ma sto bene non dovete preoccuparvi e poi…”
Il Cavaliere dello Scorpione si interruppe e la bambina si volse verso di lui sorridendogli.
“Ora che Dégel è qui sono più tranquilla e posso tornare al Tredicesimo Tempio” disse schioccando un bacio sulla guancia di Cardia che la guardò correre via.
Quando fu scomparsa sospirò posando la testa contro la colonna.
Dégel gli si inginocchiò davanti e posò le dita sulla sua armatura all’altezza del cuore, sprigionando il suo potere.
Cardia chiuse gli occhi sentendosi subito meglio, non bruciava come la notte precedente, ma aveva osato troppo quel giorno.
Quando riaprì gli occhi Dégel lo stava fissando “Non ti permetto di parlare di me in quel modo”
Il Cavaliere dello Scorpione corrugò la fronte poi ricordò le parole dette ad Athena.
“Domini le energie fredde…”
“Ma non sono una persona fredda”
“Ah no? Già sei un topo di biblioteca”
Dégel si alzò, l’atteggiamento dello Scorpione lo irritava da morire.
“Ti ha mandato Sage?” domandò Cardia, alzandosi in piedi.
“No, ho visto che eri in difficoltà. Ho pensato che la mia energia fredda avrebbe potuto farti stare meglio. Tutto qui!”
Le labbra di Cardia si piegarono in un lieve sorriso, forse dopo tutto non era così algido, come voleva far credere.
“Senti, ho intenzione di scendere giù, fino alla spiaggia per farmi un bagno in mare, vuoi unirti a me”
Dégel sollevò un sopracciglio,  sorpreso a quella strana proposta “No, preferisco ritirarmi nella frescura della biblioteca” rispose e Cardia parve deluso.
Il cavaliere dello Scorpione scrollò le spalle “Ad ognuno i suoi passatempi. Grazie ancora” disse battendosi un colpetto sul petto.
“Ci vediamo!”
Il cavaliere aveva fatto solo pochi passi in direzione dell’uscita dell’anfiteatro che la voce di Dégel lo raggiunse.
“Sarò in biblioteca tutto il pomeriggio, se vuoi puoi venire a farmi compagnia”
“Forse…”
 

***

 
Cosa gli era saltato in mente di proporre Cardia a raggiungerlo in biblioteca, per lui quel posto era sacro e ci passava molto del suo tempo libero.
Chiuse il tomo che aveva davanti, non riusciva proprio a concentrarsi, sapeva che il Cavaliere dello Scorpione non avrebbe raccolto il suo invito.
Si tolse gli occhiali e posò la testa sul tavolo respirando l’odore delle pagine; era stanco non aveva chiuso occhio quella notte e non si era risparmiato nemmeno quella mattina e per cosa? Per Cardia? Quello stupido.
“Devono essere parecchio noiosi questi libri se anche tu ti addormenti”
Dégel sollevò la testa di scatto trovandosi difronte Cardia che lo osservava divertito.
“Cosa fai qui?”
“Mi hai invitato tu, ricordi?” disse sedendosi su una sedia accanto a lui.
“Sì, hai ragione…” mormorò passandosi le mani sul viso.
“Cosa stavi leggendo?”
“Davvero ti interessa?”
“Sì, non sarei qui altrimenti”
Il Cavaliere dell’Acquario sembrava sorpreso eppure non conosceva affatto Cardia.
Il pomeriggio lo trascorsero così, nella biblioteca del Santuario parlando del più e del meno… conoscendosi.
 

***

 
Il vento freddo sferzava l’arena sollevando nugoli di sabbia. L’inverno era alle porte; il sole sarebbe presto tramontato, ma i due Cavalieri si stavano ancora allenando.
“I tuoi attacchi sono fiacchi Acquario” lo accusò Cardia scostandosi una ciocca ribelle dalla fronte.
“Ti sbagli amico mio” rispose l’altro impassibile, sul suo volto non si poteva leggere niente e questo infastidiva molto lo Scorpione.
“Avanti attaccami” soffiò.
“Il sole sta tramontando, siamo rimasti solo tu ed io. E’ tempo di concludere l’allenamento” rispose pacato.
“Colpiscimi!” ordinò, l’altro sospirò esasperato e sollevò il pugno ed attaccò, ma Cardia parò il suo colpo con facilità.
“Tu sai fare di meglio”
“Non voglio colpire un uomo nelle tue condizioni potrei…”
Gli occhi di Cardia si spalancarono per la sorpresa, quindi si ridussero a due fessure e gli fu addosso.
Lo spinse contro una colonna e gli circondò il collo con la mano, poteva avvertire la vena giugulare pulsare, sarebbe bastata una piccola pressione.
“Non osare mettere in dubbio le mie capacità e la mia forza, solo perché conosci il mio segreto” sibilò.
Dégel non si mosse, subì passivamente la collera del compagno.
“Non metto in dubbio niente, ma ho visto come sei ridotto alla fine di un allenamento e non ho intenzione di infierire…”
“Bastardo… attaccami e ti farò vedere di cosa sono capace”
Gli occhi di Dégel si ridussero a due fessure e Cardia avvertì il cosmo del Cavaliere dell’Acquario ardere, il vento intorno a loro si fece ancora più freddo, senza rendersene quasi conto Cardia fu scaraventato contro la scalinata.
“Ahi” si lamentò massaggiandosi il fondoschiena.
Il Cavaliere dell’Acquario gli volse le spalle e se ne andò senza una parola.
Cardia si alzò furioso, colpì con un pugno gravido di rabbia una colonna, frantumandola in parte ed urlo tutto il suo furore alle stelle che facevano capolino nel cielo.
 

***

 
“Cosa ti turba, Dégel, sei distratto questa sera”
Il Cavaliere dell’Acquario tornò bruscamente alla realtà, rendendosi conto di guardare le stelle senza vederle davvero, perché la sua mente errava lontana.
“Chiedo scusa, Sommo Pontefice” mormorò chinando il capo.
“Forse è meglio se scendi all’Ottava Casa per parlare con Cardia. Non buttate alle ortiche la vostra amicizia per stupido orgoglio”
Il giovane si umettò le labbra, tornando a guardare le stelle.
“Non volevo offenderlo, non lo considero debole però…” scosse la testa, non riusciva ad esprimere a parole quello che provava.
“Va da lui… digli quello che hai detto a me, capirà”
 
L’Ottava Casa era buia e silenziosa, probabilmente vista l’ora tarda, il custode era già andato a riposare.
Dégel attraversò il tempio e vide un braciere ardere dalla parte opposta da quella dove veniva lui.
Sui gradini del tempio, avvolto in un mantello scuro, sedeva il Cavaliere dello Scorpione.
“La notte è fredda per fissare il firmamento celeste” proferì non sapendo cosa dire per rompere il ghiaccio ed allentare la tensione che si era creata tra loro.
Cardia si volse appena e gli rivolse un sorriso sbieco.
“Più è fredda la notte, più è limpido il cielo e più sono visibili le stelle”
“Posso?” domandò, l’altro annuì e Dégel gli si sedette accanto.
“Non riuscivo a dormire, così sono venuto qui. Mi rilassa osservare gli astri”
“Volevo chiederti scusa per prima, non avevo alcun diritto di dire quel che ho detto. Non ti ho mai considerato debole e…”
“Non fa niente Dégel, la mia malattia è un dato di fatto, prima o poi avrà il sopravvento su di me, che mi piaccia o meno”
Il Cavaliere dell’Acquario gli posò una mano sul braccio, trovandolo bollente.
“Per gli dei Cardia, perché non mi hai chiamato?”
“Non posso dipendere sempre da te” rispose chiudendo gli occhi, la brezza fredda aveva placato un poco il calore del suo corpo.
“Non dire sciocchezze, stupido incosciente!” lo rimproverò, scostandogli il mantello, scoprendo che indossava solo dei calzoni leggeri.
Erano molti giorni che Dégel non usava la sua energia fredda su di lui, ne era felice da un lato e triste dall’altro, quando il suo cosmo lo accarezzava si creava un legame intimo e profondo, esclusivo. C’erano solo loro. Come in quel momento.
“Cardia…”
Il giovane socchiuse gli occhi stancamente, senza capire come aveva posato la fronte sulla spalla di Dégel. Era avvolto dal suo profumo leggero, come la prezza marina e dal suo cosmo freddo, ma in qualche modo accogliente.
Dégel posò la guancia suoi capelli dell’altro, assaporando quel momento di quiete, era bello averlo addosso. Doveva smettere di pensare certe cose su Cardia eppure non poteva farne a meno. Non voleva parlargliene perché temeva che avrebbe rovinato tutto quello che avevano costruito in quei mesi.
 

***

 
Stava sperimentando una nuova tecnica, ma questo lo affaticava ed infiammava il suo cuore. Era rimasto da solo nell’arena ed il crepuscolo stava lambendo il Tempio.
Il Sommo Sage aveva mandato Dégel in missione in Francia, mancava da una settimana, sarebbe rientrato l’indomani. Solitamente negli ultimi mesi li mandava insieme in qualunque posto e questo a Cardia non dispiaceva affatto.
Il Cavaliere dell’Acquario era diventato il suo angelo custode, amava la sua compagnia, anche quando l’altro stava per ore con il naso dentro i libri e lui sonnecchiava a poca distanza da lui.
E la sua energia fredda leniva il tormento del suo cuore o una parte almeno.
Fece qualche passo, ma le gambe gli cedettero e si ritrovò in ginocchio nella polvere, ansimando pesantemente.
Si era scoperto nel guardare il compagno con occhi diversi e, ne fu subito sconcertato, loro erano guerrieri… eppure il sentimento che provava per Dégel era sbocciato e non poteva fare nulla per impedirlo, se non tacere quel che provava.
Quando avvertì la sabbia ruvida contro la guancia comprese che era steso a terra. Era prossimo a perdere i sensi. Infame destino, non avrebbe più rivisto quegli occhi e quel volto.
 

***

 
Dégel salì di corsa le scale che conducevano all’Ottava Casa. Il sole stava sorgendo. Aveva sentito, nonostante la lontananza, il cosmo di Cardia affievolirsi, si maledisse una volta di più per non essere con lui. Non avrebbe dovuto andare, o meglio avrebbe dovuto portarselo dietro.
Raggiunse la stanza da letto ed il suo cuore perse un battito.
Athena sedeva accanto al letto e teneva la mano del Cavaliere dello Scorpione, che giaceva pallido ed inerme.
“Sono qui” mormorò quasi in un singhiozzo, che fosse troppo tardi?
La ragazzina lo fissò con gli occhi grandi e liquidi ed una preghiera inespressa dalle sue labbra.
Come la prima volta che lo aveva trovato in quelle condizioni, più di un anno prima, posò la mano sul petto di Cardia e ne placò il calore del cuore, mentre il suo batteva all’impazzata.
Era così concentrato sul compagno che non si accorse che la fanciulla si era ritirata, sapendo di lasciare il Cavaliere in buone mani.
“Dégel…” bisbigliò socchiudendo appena gli occhi.
“Sono qui…”
“Sai che non sopporto vedere qualcuno piangere” disse in un sussurro appena percettibile.
Solo in quel momento il Cavaliere dell’Acquario si accorse delle lacrime che gli solcavano le guance.
“Perdonami…” disse, ma l’altro aveva chiuso gli occhi, però un lieve sorriso gli solcava le labbra.
 
Il pomeriggio era inoltrato, Cardia dormiva tranquillo, poteva andare a riposare anche lui.
Si avvicinò al letto e gli posò le labbra sulla fronte, la febbre non era ancora scomparsa del tutto.
Osservò il bel volto del cavaliere addormentato, la luce del sole che filtrava dalle tende tirate dava riflessi dorati alla sua pelle. Si era reso conto che ogni giorno che passava, la presenza di Cardia nella sua vita era divenuta indispensabile.
Mosso da qualcosa che non comprendeva fondo e non sapeva spiegare, posò le labbra su quelle socchiuse dell’altro, in un bacio tenero e goffo.
Nessuno avrebbe mai saputo di quel gesto, si sollevò e fece per andarsene, ma una mano lo afferrò dal polso.
“Ti prego… resta…” un sussurro appena percettibile.
Dégel si volse di scatto: era sveglio!
Il Cavaliere dello Scorpione lo guardava con gli occhi lucidi di febbre ed un sorriso sulle labbra.
“Speravo fossi tu a fare il primo passo, perché avevo troppa paura di farlo io… della tua reazione… o di un tuo rifiuto”
Il Cavaliere dell’Acquario si sedette sul bordo del letto incapace di parlare, troppe emozioni gli si agitavano dentro.
“Quando è successo Dégel? Quando mi sono innamorato di te?” domandò.
Dégel gli regalò uno dei suoi rari sorrisi sinceri “Posso dirti quando è successo a me…” rispose rendendosi conto di cosa lo teneva sveglio la notte e lo distoglieva dai libri e dal suo dovere di giorno.
“La prima volta che sono venuto qui… stavi morendo ed io non potevo permetterlo. Ti misi una mano sul petto” confessò posando la mano sul cuore di Cardia “I nostri cosmi si sono sfiorati ed incatenati… forse per sempre”
Cardia posò una mano su quella di Dégel e l’altra gliela posò sul volto, che risultò inusualmente caldo sotto le sue dita. Lo attirò verso di sé, come ferma dolcezza fino quando le loro labbra non si incontrarono ancora, in un bacio lento ed umido.
Tutti i dubbi e le incertezze che li avevano tormentati si dissolsero in quel bacio.
Dégel si sollevò appena, gli carezzò la guancia con il dorso delle dita “Devi riposare ora, ci sarà tempo per questo…” lo rassicurò, stendendosi al suo fianco.
Cardia chiuse gli occhi, sapendo che al suo risveglio Dégel gli sarebbe stato accanto.

 
 
 
Note dell’Autrice: ecco l’ho fatto ho scritto una ficcina su questi due. Dico solo che ho visto l’anime e non ho letto il manga. Tutte le info che ho su di loro le ho reperite in rete ^_^
Spero vi piaccia ugualmente.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Saint Seiya / Vai alla pagina dell'autore: Bombay