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Autore: MayaVSRos    09/04/2013    0 recensioni
Scese dalla macchina col cellulare tra le mani aggrappandosi ancora all'illusione che chiamare i soccorsi fosse possibile più che utile, con gli occhi resi ciechi dalle lacrime del fumo e del dolore, dentro di lei i mattoni dietro cui aveva murato la paura concentrandosi sulla ricerca, sulla speranza crollavano nel momento esatto in cui dietro di lei il ringhio di una creatura l'avvisava che presto altro dolore l'avrebbe investita.
- Cosa faresti se scoprissi che la tua vita, fino ad ora, era tutta una messa in scena?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
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Salutando con la mano i suoi amici e la loro Golf Polo Grace svoltò a destra venendo completamente inghiottita dal buio confuso della notte reso ancora più cieco dalla fitta pioggia che come ogni anno perseguitava il suo compleanno; sorrise ancora una volta, era stata una splendida serata che cancellava magicamente gli ultimi otto anni separata dai suoi amici.
Stranamente qualsiasi altra ragazza avrebbe visto l'inizio di una nuova vita in una nuova città, senza famiglia, ne secolari legami, invece per lei era il contrario, dopo anni tornava a casa, la casa che aveva lasciato di corsa una notte a diciotto anni.
Abbassò lo specchietto retrovisore puntandoselo in viso e alzò gli occhi per cercare l'interruttore della luce, ripensò a suo padre, che di notte odiava guidare con quella luce accesa, al contrario di lei che senza si sarebbe sentita completamente al buio, il trucco era un po' sbavato, ma reggeva anche con tutta quella pioggia,  l'orologio segnava le 00.35, forse un po' troppo tardi, ma, incrociando le dita, i suoi non le avrebbero fatto storie proprio il giorno del suo compleanno.
Guardò attraverso la pioggia cercando di vedere casa sua, ma era impossibile, attorno a lei tutto era nascosto da quella pioggerellina odiosa che se la guardi da lontano sembra nebbia, troppo debole per restare neve a bassa quota, ma che ti bagna senza nemmeno che tu te ne renda conto.
Andava piano tenendo i fari della macchina alti a bucare il muro di pioggia-nebbia che aveva di fronte, ma tutto sommato non era un problema; le piaceva guidare, lo faceva da quando aveva 16 anni e per lei da una necessità era diventata un piacevole esigenza, e così non si faceva accompagnare a casa da amici o simpatizzanti, ma tornava a casa da sola.
Di notte, di lunedì sera, con la pioggia, e la faceva sorridere quando qualche ragazzo, o le amiche di sua madre la guardavano sconvolte elencando tutti i pericoli a cui una donna andava incontro viaggiando da sola, per quelle strade vuote, isolate, piene di "insidie".


Mancava a casa dei suoi da quando una sera tornando a casa aveva trovato una lettera di suo fratello, una lettera di addio, lei sapeva che quelle non erano parole di Damien, non sapeva dove fosse, ma sapeva che era vivo, << una gemella queste cose le sente >> si ostinava a ripetere, ma nessuno le aveva mai creduto, neppure sua madre, non avevano voluto cercarlo e questo li aveva separati, per sempre, o meglio così credeva...
Grace era partita per cercarlo, dove la portava il cuore, inutilmente, ma proprio quando aveva smesso di sperarci i suoi avevano deciso di crederle, e così ora tornava a casa.

Pessima scelta quella di tornare proprio il giorno del suo compleanno, perchè la sua vecchia cerchia di amici l'aspettava già con torta e palloncini, e lei non festeggiava più il suo compleanno da quando era partita.
Aveva cambiato molte abitudini a dir la verità da allora, forse un po' era cambiata anche lei.

Ma rivederli, aveva soffiato su di lei come un incantesimo riportandola indietro, rendendola leggera e il tempo era voltato, ora avrebbe trovato sua madre e suo padre a dormire abbracciati sul divano come sempre, si sarebbero alzati al suo ritorno e senza dire una parola si sarebbero messi a letto. Come sempre. Perchè per loro non era cambiato nulla, invece.
Lei aveva perso un fratello, loro non avevano perso nessuno, o almeno non lo davano a vedere.

Un brutto dosso interruppe il flusso dei suoi pensieri facendole dimenticare a cosa pensava, alzò gli occhi sulla strada e vide una persona. 
Due perfetti occhi verdi la fissavano da sotto le lunghe ciocche nere bagnate, guardavano lei, e la guardavano male, c'era un odio in quegli occhi che non aveva mai conosciuto; lei che fino ad oggi aveva avuto il diritto di odiare solo se stessa.
L'istinto agì prima del pensiero e il piede batte sul freno, l'auto si spense mentre le mani cercavano le sicure. Un battito di ciglia e l'uomo a torso nudo sotto la pioggia non c'era più.
La protagonista di un film sarebbe scesa dall'auto e il pazzo che credeva di aver visto ne avrebbe fatto la sua preda, Grace, invece, rimise in moto e corse a casa.
Non badò nemmeno all'ombra che, mentre lei partiva, ritornava nel bosco al limitare della strada.
Si fermò solo all'entrata del viale che l'avrebbe portata a casa sua e stupidamente cercò quegli occhi, un ombra nello specchietto retrovisore, ancora stupidamente puntato sul suo viso, la sorpresa d'incontrare un altro paio d'occhi verdi le fece sobbalzare, ma quegli occhi erano più scuri degli occhi spiritati di quel pazzo, si prese in giro tra se e se e rimise a posto lo specchietto, svoltato l'angolo l'aria cambiò, dai bocchettoni dell'auto l'odore di nebbia diventò improvvisamente puzza di bruciato e ad ogni metro verso casa i colori della notte lasciavano il posto a quelli del tramonto prima e a quelli di un incubo poi.

Le fiamme.

Le stesse che gli avevano portato via la sua prima vita, le stesse che secondo la polizia aveva appiccato Damien per darsi fuoco ora si stavano portando via quella nuova prima ancora che arrivasse.
Scese dalla macchina col cellulare tra le mani aggrappandosi ancora all'illusione che chiamare i soccorsi fosse possibile più che utile, con gli occhi resi ciechi dalle lacrime del fumo e del dolore, dentro di lei i mattoni dietro cui aveva murato la paura concentrandosi sulla ricerca, sulla speranza crollavano nel momento esatto in cui dietro di lei il ringhio di una creatura l'avvisava che presto altro dolore l'avrebbe investita.

Non sentì niente mentre la mano di quella cosa le attraversava il petto colpendola alle spalle, abbassò gli occhi mentre gli artigli della bestia le passavano dentro, li vide incenerirsi solo per un attimo e, mentre perdeva i sensi, penso a suo fratello, a come si sarebbe sentito sentendola morire.

   
 
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