Ordinary vanity.
- Abbracciami, - Scandì colma di pretese, con quel
tono intimidatorio ma perverso, quasi a voler comandare le mie azioni come una
burattinaia, tessendo una fitta tela di intrecci
schioccando la lingua e mostrando i denti. -
mi vuoi? Non mi far scappare. -
- E se io
non ti volessi?
- Saresti un fottuto
bugiardo.
Decisa. Mi
fissava con quegli occhioni vitrei, lambendosi il
labbro superiore e arricciando i capelli sciolti al dito, come aspettando.
Giocherellava
col mio petto, nudo sotto alle coperte, conficcando le
unghie nell’incavo dei muscoli, e sorridendo dolce.
- Fottuto non è una bella parola.
- Fanculo.
- Mph.
Non
riuscivo a fare altro che sbuffare, da quanto mi piaceva. Ne contemplavo la
figura, era lì, coricata accanto a me e sembrava assorta nei suoi pensieri,
mentre osservava profonda le lenzuola macilente e da
cambiare; mia madre non sapeva che stavamo dormicchiando nel letto in cui
solitamente mi assopivo la notte. Lei e papà erano fuori casa.
Alzò lo
sguardo e mi fece segno di far silenzio, tendendo ogni
angolo del viso verso la porta. Si erse col busto, portando la coperta al seno,
per poi rimettersi nella posizione da cui si era mossa e tornare a giocare con
me.
Era
dannatamente bella.
E lo non dico
perché aveva passato la notte con me, anzi.
Mi piaceva
veramente.
Quando
faceva fluire quella chioma bionda al vento, ecco, mi piaceva. Adoravo il suo
modo di sorridere, beandosi di ogni elogio dalla gente
di Suna, o quando mi squadrava da cima a piedi
strabuzzando gli occhi, “Ma non sei
cresciuto per niente!”, e io ad arrossire disinteressato.
Inizialmente,
la odiavo.
Mi dava
l’idea della ragazzina stupida e poco matura, abituata ai complimenti e agli
appellativi di grande apparenza che le davano i
compagni del padre, incapace di saper crearsi una personalità propria.
La prima
volta che la vidi era triste.
Il suo
volto mi dava malinconia e pesantezza, colpendomi il cuore con la sua mole di antipatia rabbiosa.
Un cane con
la rabbia.
Accecata
dall’odio verso tutto e tutti, non riusciva a capacitarsi di essere
sorella di un mostro, di dover rendere conto delle sue azioni a gente che
nemmeno conosceva, oppressa dal mondo osceno che le si parava innanzi.
Faceva
paura guardarla in faccia.
Aveva
un’espressione estasiata della propria forza, conscia di essere
grande, bella, giovane, ma allo stesso tempo inconsapevole del dolore provato,
che la rendeva cieca e testarda.
Era schiava
della sua stessa agonia.
Non l’avrei
mai toccata con un dito, e non per gentilezza.
Avevo paura
che mi mordesse e mi attaccasse la rabbia.
Poi cambiò.
Non so cosa la fece mutare nel carattere, e non lo voglio sapere, mi porterebbe via del tempo utile, ma il mio istinto mi
suggerisce che la falsa morte di Gaara e il ritorno a
Suna la fecero rinascere. Nei suoi occhioni di mare brillava una luce di speranza in più. Ora
erano due distinte luminescenze, una per iride.
Era …
Calma.
Dal perenne
animo giocoliero e divertito, ma calma e pacata.
Svogliata.
Il pungente
tono della sua voce, mentre mi criticava, riusciva a scalfire le difese del mio
cuore e a farmi alzare la testa con un minimo d’interesse alla mente.
Ricordo
quando mi guardava,in quella stanza bianca e luminosa
dell’ospedale di Konoha, silenziosa e ammonitoria, a fissarmi torva dall’alto in basso.
Come un
cane bastonato ero soggiogato da lei.
Temari.
E ora
era mia, quasi assopita tra le coperte sozzate del
mio letto. Il sole mattutino le baciava la guancia, e io la guardavo sognante.
- Dillo, Shikamaru.
- Cosa? - Ero concentrato a mangiarla con gli
occhi. - Cosa dovrei
dire ? -
- Dillo che ti piaccio.
- E quando l’ho detto … ?
- Potrò ritenermi soddisfatta e
baciarti.
- Mi piaci. Contenta?
- No.
Mi sommerse
col calore del suo corpo, cingendomi il mento con la mancina e baciandomi. Si
avvolse a me come un serpente, scaldando le mie membra e soffermandosi
lentamente con le labbra sulle mie.
Ero schiavo
dei suoi baci, del suo tepore.
Ero schiavo
di lei.
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Nota dell’Autrice.
Mi piace
l’idea delle fan fiction introspettive, quelle in cui ti immedesimi
nei pensieri del personaggio descritto, quando deve fare scelte strane o
decisioni affrettate. Mi è piaciuta anche la mentalità con cui Shikamaru ragiona. Non che sia il mio Character
preferito di Naruto, anzi, lo trovo fastidioso per il
suo modo di prendere la vita, però è un buon filo conduttore per Fan Fic. Che dire poi della breve
descrizione su Temari, dei suoi tormenti -a mio
parere poco giustificati, io pagherei per cambiare mio fratello
in un demone tasso- verso la famiglia, della frase “Era schiava della sua
stessa agonia” e dei suoi comportamenti dolci e affettuosi verso il rampollo
dei Nara. Diciamocelo, sono fatti per stare insieme *Viene
sommersa dagli insulti dei fan ShikaIno*.
Il titolo è
inoltre riferito alla vanità di Temari, quando si
atteggia a gran figa. Come se non lo fosse … !
Keikasama