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Autore: Keikasama    30/10/2007    9 recensioni
La ragionevolezza introspettiva di Shikamaru nei confronti di Temari, coppia che da sempre apprezzo per la loro 'unione di intelletti', che li fa accomunare più di quanto non sembri. Fic fatta durante un momento di noia assoluta, chiedo venia per possibili errori grammaticali o di trama.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Temari, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ordinary vanity

Ordinary vanity.

- Abbracciami, - Scandì colma di pretese, con quel tono intimidatorio ma perverso, quasi a voler comandare le mie azioni come una burattinaia, tessendo una fitta tela di intrecci schioccando la lingua e mostrando i denti. - mi vuoi? Non mi far scappare. -


- E se io non ti volessi?


- Saresti un fottuto bugiardo.


Decisa. Mi fissava con quegli occhioni vitrei, lambendosi il labbro superiore e arricciando i capelli sciolti al dito, come aspettando.


Giocherellava col mio petto, nudo sotto alle coperte, conficcando le unghie nell’incavo dei muscoli, e sorridendo dolce.


- Fottuto non è una bella parola.


- Fanculo.


- Mph.


Non riuscivo a fare altro che sbuffare, da quanto mi piaceva. Ne contemplavo la figura, era lì, coricata accanto a me e sembrava assorta nei suoi pensieri, mentre osservava profonda le lenzuola macilente e da cambiare; mia madre non sapeva che stavamo dormicchiando nel letto in cui solitamente mi assopivo la notte. Lei e papà erano fuori casa.


Alzò lo sguardo e mi fece segno di far silenzio, tendendo ogni angolo del viso verso la porta. Si erse col busto, portando la coperta al seno, per poi rimettersi nella posizione da cui si era mossa e tornare a giocare con me.


Era dannatamente bella.


E lo non dico perché aveva passato la notte con me, anzi.


Mi piaceva veramente.


Quando faceva fluire quella chioma bionda al vento, ecco, mi piaceva. Adoravo il suo modo di sorridere, beandosi di ogni elogio dalla gente di Suna, o quando mi squadrava da cima a piedi strabuzzando gli occhi, “Ma non sei cresciuto per niente!”, e io ad arrossire disinteressato.


Inizialmente, la odiavo.


Mi dava l’idea della ragazzina stupida e poco matura, abituata ai complimenti e agli appellativi di grande apparenza che le davano i compagni del padre, incapace di saper crearsi una personalità propria.


La prima volta che la vidi era triste.


Il suo volto mi dava malinconia e pesantezza, colpendomi il cuore con la sua mole di antipatia rabbiosa.


Un cane con la rabbia.


Accecata dall’odio verso tutto e tutti, non riusciva a capacitarsi di essere sorella di un mostro, di dover rendere conto delle sue azioni a gente che nemmeno conosceva, oppressa dal mondo osceno che le si parava innanzi.


Faceva paura guardarla in faccia.


Aveva un’espressione estasiata della propria forza, conscia di essere grande, bella, giovane, ma allo stesso tempo inconsapevole del dolore provato, che la rendeva cieca e testarda.


Era schiava della sua stessa agonia.


Non l’avrei mai toccata con un dito, e non per gentilezza.


Avevo paura che mi mordesse e mi attaccasse la rabbia.


Poi cambiò. Non so cosa la fece mutare nel carattere, e non lo voglio sapere, mi porterebbe via del tempo utile, ma il mio istinto mi suggerisce che la falsa morte di Gaara e il ritorno a Suna la fecero rinascere. Nei suoi occhioni di mare brillava una luce di speranza in più. Ora erano due distinte luminescenze, una per iride.


Era … Calma.


Dal perenne animo giocoliero e divertito, ma calma e pacata.


Svogliata.


Il pungente tono della sua voce, mentre mi criticava, riusciva a scalfire le difese del mio cuore e a farmi alzare la testa con un minimo d’interesse alla mente.


Ricordo quando mi guardava,in quella stanza bianca e luminosa dell’ospedale di Konoha, silenziosa e ammonitoria, a fissarmi torva dall’alto in basso.


Come un cane bastonato ero soggiogato da lei.


Temari.


E ora era mia, quasi assopita tra le coperte sozzate del mio letto. Il sole mattutino le baciava la guancia, e io la guardavo sognante.


- Dillo, Shikamaru.


- Cosa? - Ero concentrato a mangiarla con gli occhi. - Cosa dovrei dire ? -


- Dillo che ti piaccio.


- E quando l’ho detto … ?


- Potrò ritenermi soddisfatta e baciarti.


- Mi piaci. Contenta?


- No.


Mi sommerse col calore del suo corpo, cingendomi il mento con la mancina e baciandomi. Si avvolse a me come un serpente, scaldando le mie membra e soffermandosi lentamente con le labbra sulle mie.


Ero schiavo dei suoi baci, del suo tepore.


Ero schiavo di lei.


……………………………………………………………………………………………………………………………………


Nota dell’Autrice.


Mi piace l’idea delle fan fiction introspettive, quelle in cui ti immedesimi nei pensieri del personaggio descritto, quando deve fare scelte strane o decisioni affrettate. Mi è piaciuta anche la mentalità con cui Shikamaru ragiona. Non che sia il mio Character preferito di Naruto, anzi, lo trovo fastidioso per il suo modo di prendere la vita, però è un buon filo conduttore per Fan Fic. Che dire poi della breve descrizione su Temari, dei suoi tormenti -a mio parere poco giustificati, io pagherei per cambiare mio fratello in un demone tasso- verso la famiglia, della frase “Era schiava della sua stessa agonia” e dei suoi comportamenti dolci e affettuosi verso il rampollo dei Nara. Diciamocelo, sono fatti per stare insieme *Viene sommersa dagli insulti dei fan ShikaIno*.


Il titolo è inoltre riferito alla vanità di Temari, quando si atteggia a gran figa. Come se non lo fosse … !


Keikasama

  
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