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Autore: lubitina    12/04/2013    5 recensioni
Erano tempi giovani,John. Lascia che ti racconti qualcosa, prima che l'Araldo venga a reclamare le nostre vite.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Last Harvest'
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Spare me the night trampled upon by submission
Amassed within one's own inhibition
Where the only prohibition is love
Spare me the night trampled upon by submission
Amassed within one's own inhibition
Where the only prohibition is love
 

Anno 2187, 9 Agosto. Londra
 
Bip.
 
 
Ciao John.. Sai, mi fa piacere regalarti quella casa. Era un peso. Anche perché qui, sulla Terra, siamo costretti a vivere come poco più che animali.
Mi chiederai come procede, già.
E cosa dovrei risponderti? Male. Ogni giorno ci sono morti, giovani uomini e giovani donne assassinati da mostri. Di che altro si tratta se non mostri? Le truppe dei Razziatori..Cannibali, predatori, mutanti così tremendamente simili a noi.. E le Banshee. Diavolo, ma chi è l’amante della mitologia celtica che ha deciso di chiamarle così? Mostri. Sì,i mostri degli incubi di un bambino. Quelli viscidi, oscuri, lucidi. Tutti zanne e corna. Mani artigliate, andatura cadente.
Non posso negare che mi abbiano fatto paura, la prima volta, John. Avevo già 50 anni suonati, quando ho visto la prima Banshee muoversi lenta verso di me e i miei uomini, altissima, con gli artigli protesi e un dardo biotico davanti a lei. Ed era qui, sulla Terra, sotto quel che rimane del Big Ben. Ho i brividi, ancora, al sol pensiero di quegli occhi sintetici, fissi su di me. Pieni di odio e di rancore. Di desiderio di morire e d’uccidere. 
Ora ne ho quasi 51, John. Ma.. mi sembra che la mia vita sia appena iniziata.
Già. Mi sento giovane. La paura di morire.. è sparita. Beh, sì, ne ho provata. Quando mi guardavo allo specchio, facendomi la barba col rasoio di mio nonno, e vedevo sempre più rughe. E i miei capelli sempre più grigi che restavano sul cuscino la mattina, e Kahlee che mi guardava illuminata dalla luce del mattino. Già stanca anche lei.
Ma ora.. ora. So che ho uno scopo. Che qui, sul campo, finalmente, sono ritornato sulla via. Ed ora, finalmente, gli insegnamenti N7 cominciano a dare i loro frutti. L’esperienza, l’esperienza..perché le ho dato così poco peso, quand’ero giovane e pieno di brufoli? Mi lanciavo in missioni suicide da solo, armato solo di un fuciletto del cazzo, correndo incontro ad orde di turian furiosi in una nave abbordata.
E mi sentivo fiero di me. Perché mi arruolai?
..No aspetta. Sto divagando. Quello deve andare in un’altra registrazione. Ora, qui, ti devo parlare di qualcosa di più importante.
sospiro
Non credo di averne mai parlato a nessuno, tantomeno a Kahlee. È qualcosa di troppo vivido, di troppo reale. E, allo stesso tempo, impossibile.
Ero davvero io, quell’uomo? Me lo chiedo spesso. I ricordi hanno colori troppo intensi, le parole sono ancora fisse nella mia mente come in quei giorni di 35 anni fa. Ogni sensazione è ancora in me, e, ti giuro, John, il cuore mi batte forte.
Ma andiamo con ordine. Sono diventato luogotenente nel 2157,avevo vent’anni e Terra Nova era ancora vergine. Quell’anno, è scoppiata la guerra del primo contatto. Ovviamente, fui mandato al fronte, nel programma N7, all’epoca segreto.
E fu un periodo breve, ma intenso. E ci fu la pace. Ricordo che servivo sotto il capitano Richard Cassius, sulla dreadnought Arkansas e lui..lui odiava gli alieni. Ma questa è un’altra storia.
Cassius era un figlio di puttana americano, senza alcun dubbio. Tanto quanto Hackett. E, di sicuro, hanno usato gli stessi metodi per scalare la gerarchia nell’Esercito dell’Alleanza.  Fatto sta, che divenne, appena finita la guerra, ammiraglio. Probabilmente dovrei sentirmi onorato di aver servito l’umanità agli ordini del primo ammiraglio dell’Esercito dell’Alleanza, ma..non credo sia possibile.
Avevo 22 anni, finita la guerra. Ero diventato un tenente, e, a breve, probabilmente,mi sarebbe stata assegnata una fregata. Diavolo..avevo vinto un sacco di medaglie in quella cazzo di guerra. Dove sono finite? Mah. Probabilmente nel tuo appartamento. Buttale, se le trovi. Non me ne importa più nulla.
Tutto andava a meraviglia. Entrammo sulla Cittadella, e ricordo che quasi svenni per l’emozione, nei giardini del Presidium. Stringemmo contatti con le Asari, i Salarian. Ci meravigliammo di Elcor e Volus. Ci fu quell’affaraccio con i Batarian, in cui avemmo la meglio.. che ridere, ricordo quando vidi il mio primo Hanar, accompagnato dal suo Drell.. Pensai ad un enorme sushi ambulante.
Comunque,beh.. Apparvero i Quarian.
Sai, noi non avevamo mai avuto nessun contatto con loro. Non erano mai entrati nel nostro spazio attorno ad Arturo, e non avevano un’ambasciata sulla Cittadella da secoli. Da quando avevano perso Rannoch.
Qualcuno, un vecchio turian, in un bordello asari dei bassifondi, mi aveva raccontato, mezzo ubriaco, di un grande popolo che viveva in un’enorme flotta vagante. Perché? Perché avevano creato dei robot, e i robot s’erano ribellati, e li avevano quasi sterminati. Tre secoli terrestri prima. Alcuni erano riusciti a scappare.
Indossavano sempre delle tute integrali, diceva. E avevano l’usanza di tenere, maschi e femmine, il viso sempre coperto da una maschera. Vi assomigliano, borbottò davanti a un liquido misterioso bluastro. Lui aveva pensato ad un Quarian rosa mutante, quando mi aveva visto.
E così i Quarian, nella loro flotta malridotta, apparvero. Cassius era l’Ammiraglio, e Anita Goyle, la nostra ambasciatrice all’epoca, organizzò un incontro diplomatico formale, tanto quanto era successo con le altre nazioni della Galassia. Sai, quella donna era un genio. Sapeva gestire la politica con un pugno di ferro, tenendo ogni rapporto in equilibrio perfetto. È solo merito suo se non è mai scoppiata un’altra guerra simile a quella con i turian, e se il problema batarian fu risolto così facilmente.. Mi propose come Spettro, te lo avevo raccontato,no? E Saren sabotò tutto. Ma preferisco non parlarne, il sangue mi ribolle ancora al sol pensiero.
Comunque, incredibilmente, i Quarian accettarono. Ora..qualcosa del genere,non potrebbe mai avvenire. Ma ti dico, erano tempi giovani. E noi eravamo appena apparsi nel panorama galattico, c’era curiosità un po’ ovunque. Perfino loro, riservativi ed autarchici, ne furono influenzati.
 
rumore di passi e di caduta di calcinacci
 
Che diavolo fate? Puntellate quel muro, santo Cielo! Volete proprio farmi incazzare, oggi, eh?
 
Torniamo a noi, prima che mi cada il soffito in testa.. Fu scelto un territorio neutro, cioè la Cittadella, con un pugno di noi, tra cui Goyle, Cassius, il presidente dell’Onu, un cinese di cui francamente non ricordo il nome, tutto fremente sulle sue gambette corte. Cassius scelse la scorta, in caso di improbabili attacchi, da dare ai due: e,ovviamente,ci capitai io, dato che ero il suo specialista. Me lo comunicò dandomi una sonora pacca sulla spalla. Ero un bravo soldato,sai? Disciplinato. Non come te, che non mi hai mai rispettato!
Era il 2165. C’era tensione nell’aria, quel giorno, nella torre del Presidium. Indossavo l’uniforme, e sotto di essa, sentivo il peso della pistola. Cassius era tremendamente emozionato, quell’americano biondo e sorridente, con quella mascella squadrata e gli occhi azzurri da bombardiere. Era la prima nazione che incontrava, formalmente, da quando era Ammiraglio: del resto si era sempre occupata Goyle, donnina di un metro e sessanta e dalla meravigliosa parlantina. Era inglese, del resto. S’era deciso che, per preservare la buona etichetta che avevamo imparato con asari,turian, e salarian, si sarebbe avuto uno scambio di dati sulla storia, le leggi, gli usi ed i costumi di ciascuna razza; da parte degli Umani, un libro in galattico medio, con inclusi script di decifrazione per i nostri primitivi factotum.
Dei Quarian si sarebbe presentato, con una scorta, il Grand’Ammiraglio, di cui sapevamo solo il nome: Lana’Vael. È una donna, aveva suggerito il mio compagno di scorta, dandomi una gomitata. Si chiamava Paul Grey. Se ti interessa, sappi che è morto su Dekuuna: s’era innamorato degli Elcor, a quanto pare, mandando a quel paese tutta una carriera militare in ascesa, e passando la vita con una gravità di 2g e crepando, suppongo, per una caduta.
Io fissavo una fontana, e gli strani, veramente brutti, pesci che vi si agitavano, mentre, probabilmente, nell’atrio e nei giardini echeggiavano i passi leggeri dei Quarian. Ero distratto, e se lo fossi rimasto, sarebbero cambiate molte…cose.
Ascolta bene ciò che ti sto per raccontare, John. Non prendermi per un pazzo.
Quando alzai gli occhi, e la vidi, un turbinio di strani pensieri mi attraversarono la mente. Sentii il respiro mozzarsi. Era lì. Una figura sottile e longilinea, coperta di una tuta aderente di tessuto grigio, meravigliosi alamari rossi e dorati ad ornarla, a far risaltare la curva dolce dei fianchi. Della vita sottile. E sulla testa, un drappo scarlatto. Teneva le mani giunte, sull’addome, ed erano di tre dita. Ma affusolate, delicate: non ferine come quelle delle turian. Eppure,quando guardai più in alto, cercando il suo viso, sentii un tuffo al cuore.
Aveva una maschera, e dalla maschera si intravedevano solo due grandi occhi luminosi. Due occhi da felina, da creatura notturna. Che si posarono su Cassius e gli altri, scorrendoli in rassegna, mentre ancora non parlava. Ed infine, su di me. E sognai, sognai che ci indugiassero.
Beh, io quello sguardo, giuro che me lo porterò nella tomba, John.
La stretta tra le sue mani si sciolse, e allargò le braccia eleganti. La immaginai sorridere, dietro la maschera violetta.
-Salve,-disse infine, e la sua voce mi colpì tramite l’auricolare del factotum. Era dolce, femminile. E così simile a quella di un essere umano. –Parlo a nome del mio popolo, che mi ha eletta Grand’Ammiraglio. Siamo onorati di far conoscenza di un’altra razza senziente, organica, della Galassia, che voi chiamate Via Lattea.
 
Il resto si svolse come da copione. Invidiai le manine grassocce del cinese, che sfiorarono l’arazzo di stoffa divinamente ricamata che lei gli porse. Invidiai Cassius, perché con lei iniziò le trattative per un accordo di non belligeranza. E invidiai Anita, perché lei non poteva e non potrà mai capire cosa vuol dire innamorarsi di un’aliena.
 
 
 
Bravi,bravi. Spostate la scaletta in quell’apertura, dalle feritoie potremo vedere se arrivano truppe e avere tempo di cecchinare… No, Chadwick, non ho l’arteriosclerosi e non sto parlando da solo.. Tu puzzi ancora di latte,però!
 
 
 
E ora mi chiederai se è finita qui. Se il Grand’Ammiraglio della Flotta è sparita per sempre, portandosi dietro la sua aura esotica e il suo mistero. Mi guarderesti, strabuzzeresti gli occhi, mi daresti del coglione. Vedi? Non hai alcun rispetto per i superiori. Sei proprio americano, come quel testa di cazzo di Cassius.
Che dirti, John. Gli anni passarono. Conquistammo e colonizzammo altri pianeti, Terra Nova, Eden Prime, Noveria, Feros (inferno invivibile, a mio parere),Mindoir, Reach, dove nacquero bambini e bambine, compreso il povero Alenko. Le stagioni passarono su ognuno di essi, e la Cittadella continuava ad orbitare silenziosa, e i suoi agglomerati ad ospitare feccia, feccia su feccia, ora anche umana. Andai su Omega. Conobbi il Patriarca, e lo vidi spodestato da Aria T’Loak. Divenni Capitano. Mi assegnarono una fregata. Feci una visitina alla Consorte, tanto per testarne le potenzialità.  Conobbi Kahlee, quella geniale informatica.
Cassius morì in un incidente su Eden Prime. Un treno monorotaia deragliò, investendo in pieno lui e la sua famiglia, che erano lì in visita. Vidi Hackett ascendere, vidi le sue false vittorie e la sua tela di segreti. Ero lì, mentre veniva nominato ammiraglio, e si lisciava la barbetta ancora nera.
L’arazzo, raffigurante Rannoch, è appeso nel museo dell’Alleanza, a Vancouver. E io.. io.. ogni volta che tornavo sulla Terra, passavo lì. E lo guardavo, e pensavo a lei. Alle sue mani delicate che lo stringevano.
Quegli occhi non mi avevano abbandonato nemmeno un istante. Avevo fatto ricerche su di lei,negli archivi della Cittadella: ovviamente non avevo un pass Spettro, dovetti farmi aiutare da quel Salarian che ti ho già nominato, che mi ha salvato da quei batarian incazzati in quel sordido bar. Scoprii che, calcolandolo in anni terrestri, era dieci anni più grande di me e che proveniva da una nave detta Rayya. Che ironia, la stessa di Tali, cara ragazza. Scoprii anche che, stranamente,per un Quarian, era qualcosa di simile ad una biologa, e che lavorava, con la collaborazione di alcuni medici salarian, ad una mutazione inducibile che rendesse il loro sistema immunitario più resistente ed adattabile.
La sognavo ogni notte. Lei era tra le mie braccia, accondiscendente. Ma quando vedevo la sua mano avvicinarsi alla maschera per toglierla, mi svegliavo. Lana’Vael. Ne ero ossessionato. Sapevo che era un comportamento infantile, e folle. Portarmi a letto tutte le puttane asari del mondo, immaginando il suo viso? Ammazzare schiavisti batarian, e alzare gli occhi al cielo sperando di vedere la Flotta? Visitare i Sistemi Terminus, cercando la Rayya?
 Non accettavo in pieno ciò che provavo. Lo consideravo sciocco, improbabile ed impossibile per un uomo del terzo millennio. Pensavo che cose simili avvenissero solamente nei poemi epici del medioevo, nella Gerusalemme Liberata e nelle poesie d’amor cortese. Ginevra e Lancillotto. Eppure la vedevo, davanti a me. La sentivo vicina, la desideravo vicina. Anche se non mi aveva mai rivolto la parola, e, probabilmente, non l’avrebbe mai fatto. John, serbavo questo segreto nel mio cuore, nell’angolo più nascosto. E la sua importanza cresceva sempre più, la malinconia era sempre più profonda. Sentivo la sua mancanza, anche se non l’avevo mai avuta. Anche se era un’aliena, e, per quanto se ne sapeva sui Quarian, poteva perfino assomigliare ad un Vorcha. Ma non me ne rendevo conto. No. Ero in stasi, bloccato. Non sapevo scegliere alcuna via, tra quelle proposte: mi limitavo a seguire il corso degli eventi, a rodermi il fegato per Hackett, a guardare l’ascesa dell’Uomo Misterioso,e ubriacarmi con lo Spettro Salarian nei bassifondi.
Nel 2167 decisi di cercarla. Di contattarla. Sapevo che era ancora Grand’Ammiraglio, anche se Rael’Zorah iniziava ad insidiarla.  Conoscevo un’importante studiosa, un’antropologa di alieni (sono sicuro ci sia una parola adatta, ma non mi sovviene..), molto interessata ai Quarian. Per la loro organizzazione sociale, diceva. Per l’importanza che danno alla collettività, senza perder di vista il singolo. E per la grande importanza che danno al corpo, che è quanto di più segreto e intimo si possa possedere.
Mi era stata assegnata una fregata, la Caroline; direi decisamente inferiore alla Normandy, ma non male. Ero ormai famoso e rispettato nello spazio della Cittadella, tanto da far vociferare una mia elezione a Spettro. Sai com’è andata poi : Anita fu allontanata e al suo posto arrivò Donnel Udina, che suppongo ora stia bruciando all’Inferno.
Comunque, feci contattare la Flotta Migrante dalla mia specialista, che riuscì ad ottenere dei pass di visita sulla Rayya. All’epoca la sicurezza dei Quarian era meno stringente, ed erano concesse più visite; credo che l’irrigidimento ci sia stato dopo l’intrusione di Cerberus.
 John, non puoi immaginare la gioia che provai quando lessi quell’email. L’avrei rivista, forse. Avrei camminato nei suoi stessi corridoi. O, almeno, avrei respirato la sua stessa aria.
La Flotta era nell’ammasso Argos Rho, nella Fascia di Attica. Ricordo quel viaggio, l’attesa, come un tortura.
Ero accanto al mio timoniere, un omaccione tutto il contrario di Joker, quando vidi le navi.
Una Flotta enorme, come non sapevo neppure immaginare: c’erano enormi navi serra sferiche, altre che erano raffinerie d’eezo, altre che erano probabilmente delle città intere. Ed erano tutte, nuove e vecchie, scintillanti e malconce, in perfetta formazione, in orbita attorno a Gorgona, che brillava dorata.
“Dopo aver errato tra gli astri infiniti, sospinto da onde di luce e fitte nebulose, tornerò dove tutto ha avuto inizio”,dicono i Quarian in pellegrinaggio. La Rayya era una grande nave scientifica e popolare, che ospitava circa cinquecentomila Quarian.
Il nostro attracco fu autorizzato dall’IV di bordo,con voce androgina. E attraccammo. Avevo paura, John. Tu non ne avevi? Quello in cui stavo per entrare era l’ambiente della creatura che mi aveva ossessionato per anni, sebbene non mi avesse mai parlato e dubito si ricordasse di me. Un Umano tra i tanti. Forse aveva dimenticato anche Cassius, anche Anita; non ho dubbi riguardo al cinese.
La studiosa era accanto a me, quando si aprì il portellone. Era circolare, grigio,cromato.
Beh, John, è inutile che stia a raccontarti formalità che già conosci: il capitano, un Quarian piuttosto alto e con la tuta ornata di blu, ci accolse e accompagnò a fare il giro della nave, mostrandoci vie, piazze, zone di alloggi, riccamente decorate da drappi ed arazzi multicolore, e indicandoci da lontano i laboratori, probabilmente per evitare contaminazioni.
Lasciammo la donna ad intervistare un gruppo di scienziati ed ingegneri, e ci allontanammo un poco dalla zona laboratori. Sentii il capitano toccarmi un braccio, e la sua mano era fredda. Per un istante, mi fissò intensamente, da dietro  la maschera.
-Ci ricordiamo di te, David Anderson. Eri sulla Cittadella, assieme ad i vostri rappresentanti, anni fa.,- disse con voce calma, ma composta,- Io facevo parte della scorta del Grand’Ammiraglio.
Io sorrisi. Sembravano frasi innocenti. –Sono felice di rincontrarti, allora.
Lui sospirò attraverso l’amplificatore vocale, ed inclinò la testa. –Anche Lana’Vael vorrebbe vederti. Questioni diplomatiche, suppongo.
Fece una breve pausa.-Ti accompagnerò nei suoi alloggi.
Credo mi stesse girando la testa, John. Ero in debito d’ossigeno. Dio, non mi sentivo così neppure quando ero circondato da Turian. I sogni di anni..realizzati. O, c’era, almeno una piccolissima speranza. Lei voleva vedermi..ma se fosse stato solo per formalità burocratiche? No, i Quarian odiavano cose simili. Militari? Ma io non avevo un grado elevato, avrebbero dovuto contattare Hackett, o almeno passare tramite l’ambasciata. Cortesia? Ne dubitavo. Non erano di certo la gente più ospitale della Galassia, e per ottenere quel pass c’erano volute settimane di trattative. La mia mente era un turbinio di pensieri.. e, avevo di nuovo paura. Qualcuno cantava e gridava nella mia testa.
Io riuscii  ad annuire, e seguii il Quarian nei corridoi affollati della nave. Gli sguardi luminosi dei suoi simili erano fissi su di me, e parlottavano tra loro. Vidi dei bambini, con le loro piccole tute, che mi seguivano con lo sguardo,curiosi. E quelli che mi parvero dei vecchi, leggermente più curvi e meno longilinei degli altri. Loro invecchiano, pensai. Non rimangono perfetti fino al giorno della loro morte, come le Asari. Anche lei invecchierà.
-Scusami, capitano,-chiesi educatamente, rivolgendomi alla mia guida,-Non so molto della biologia della vostra specie.. Potrei farti una domanda?
Quello si voltò, guardandomi, stringendo le mani tra loro. -Certo.
-Come..invecchiate?
Scoppiò a ridere in una grassa risata, e mi sentii un verme, John. Con un non so che di cameratesco, mi diede una pacca sulla spalla, e disse: -Disgraziatamente, verso i nostri 130 anni*, chi più chi meno, le facoltà cerebrali iniziano a degenerare, il metabolismo ad intorpidirsi, le ossa diventano più fragili. I muscoli si assottigliano. Siamo più soggetti a malattie genetiche e ad infezioni. E, per vari motivi, si raggiungono gli Antenati. ,- e alzò le spalle, come se fosse un qualcosa di ovvio.
Io mi zittii, e continuammo ad avanzare. Attraversammo non so quante “piazze”, con diramazioni e vicoli che mi ricordarono vagamente Omega, e per qualche ragione, la stazione di Arturo. Non hai idea di quanto fossi emozionato, John. Avevo il cuore in gola, al pensiero di rivedere i suoi occhi.
Infine giungemmo in  una zona in cui parevano esservi appartamenti di lusso, anche se sempre nel limite dell’uguaglianza congenita nei Quarian: cubicoli più grandi, e meno sovraffollamento.
-Eccoci,-annunciò, indicando un portellone ovale,-Vael vas Rayya ti sta aspettando.
Annuii. Gli porsi la mano, e lui scoppiò a ridere, confuso da un’usanza tanto strana. –Arrivederci, Capitano.
Ed entrai.
 
 
 
un barrito violento scuote l’aria
 
Il nostro amico è tornato, a quanto pare! Chadwick, vagli a dire quanto ti è mancato..
 
 
 
Lei era china su di un terminale, e le sue sei dita battevano rapide sulla tastiera olografica. Non riuscii a dare neppure un’occhiata alla stanza, tanto ero concentrato sulla sua figura. Ero al settimo cielo, John. No, non riuscivo a crederlo possibile, d’essere lì, con lei. Comunque la stanza era grande all’incirca come la cabina del capitano della Normandy. Lei sedeva ad una scrivania metallica, graffiata e lisa dall’uso, su cui erano appoggiate enormi quantità di scartoffie, datapad, oggetti difficilmente riconoscibili, strumenti di lavoro. Sul fondo, una minuscola brandina priva di materasso, sopra cui era appeso un grande arazzo scarlatto con ricamate lettere in kelish. La luce era scarsa, come in tutti gli appartamenti dei Quarian. Come poteva quella minuscola stanzina essere la residenza del capo militare e civile di diciassette milioni di  persone? Abbiamo sbagliato tutto, probabilmente, noi umani, John.
Finalmente, lei parve accorgersi di me. Stavo dritto, in piedi, come un manichino imbecille. Emozionato come un bambino.
-Salve, Capitano.
La sua voce era sempre la stessa. Melodiosa, e dolce.
-Salve, Ammiraglio,-riuscii a rispondere,-Ho saputo da Kar’Danna che volevate vedermi.
Lei non rispose subito. Digitò qualcos’altro sul terminale, rimanendo seduta, e distogliendo lo sguardo da me. I riflessi sul drappo che le coprivano la testa mutarono, da argentei a blu scuro.
-Sì. E ho alcune domande da farti, David.,- i suoi occhi luminosi erano piantati su di me. Ero immobilizzato, John.
Deglutii. –Prego..
Si alzò in piedi, portandosi davanti a me. Era vicina, così vicina che potevo intravedere la forma del suo naso, e distinguere le sue iridi luminose. Portò le mani dietro la schiena, e parlò, inflessibile.
-Uno. Perché mi spii? Pensi davvero che ti basti un’autorizzazione Spettro fasulla per essere invisibile ai miei informatici? Siamo i migliori della galassia, ricordalo. Non hackeriamo la Cittadella solamente perché non ce ne verrebbe nulla. E non siamo criminali.
-Due. Chi diavolo sei,e cosa diavolo vuoi,bosh’tet.
E quella parola era carica di disprezzo. Sentii un brivido attraversarmi, mentre parlava, e mi fissava con quegli occhi enormi ed intensi.
-Tre. Se hai qualcosa da dirmi, fallo subito. Altrimenti ti ritroverai una pallottola in quel tuo cranio rosa, e il tuo cadavere vagherà per Argos Rho in eterno. Intesi?
Non riuscivo a pensare ad una frase razionale da pronunciare. Ero paralizzato.
Lei gettò un’ultima occhiata su di me, e si voltò. –Devo dedurre che sei inoffensivo. Sappi che ho indagato su di te. Ti chiami David Anderson, nato sulla Terra in una città di nome Londra, entrato dell’Alleanza, reduce pluridecorato della guerra del Primo Contatto, un tempo specialista dell’Ammiraglio Cassius. Sei stato proposto come Spettro, ma Saren Arterius ha..diciamo, un po’ mescolato le carte. Ora ti è stata assegnata una nave, la Caroline. E sei talmente tanto ignorante in materia informatica da non renderti conto che non stiamo parlando tramite traduttore automatico di factotum, dato che il tuo è disattivato da quando sei entrato in questa stanza.
Deglutii, cercando di recuperare il controllo. Il cuore mi batteva un po’ meno forte. Mi asciugai le mani, sudate, sull’uniforme. Mi sentii tremendamente fuori luogo, con troppe dita, ed impacciato.
-E come faccio a capirVi?
Ero sempre più stupito dalla sua supponenza. Era una Quarian, cielo. Dov’erano finiti la gentilezza, la remissività, l’accortezza? Stava minacciando un ufficiale di uno degli eserciti più grandi della Galassia, e non pareva preoccuparsene.
-Perché ho imparato la tua lingua madre. Elementare, scontata. Strettamente necessari pochi vocaboli. Grammatica rudimentale, alfabeto fin troppo semplice.
Tornò a voltarsi verso di me, e il mio povero cuore mancò un battito, quando i suoi occhi mi colpirono di nuovo. Ero incantato, ogni momento di più, John. Come potevo non esserlo? Chi riuscirebbe a resisterle? Oramai, siete tutti così abituati ad intravedere i loro occhi luminosi dietro la maschera, che non avete neppure più la curiosità di vedere i loro volti. Ma io ce l’avevo ancora. Erano tempi giovani, John.
-Vi ringrazio,-mormorai.
-Allora. Vuoi rispondermi?,- disse, addolcendo la voce, e mi parve che battesse gli occhi, dietro la maschera violetta. Inclinò la testa, incrociò le braccia sul petto. E sai, John.. sono un uomo. E un paio di tette, seppur aliene, sono sempre un paio di tette. Cavolo, avevo solo cori angelici in testa, in quel momento.
-Ecco.. Si trattava di..
Incespicavo. Quei cori non smettevano di cantare.
-Avanti, ti ascolto.
-Ero..Sono..curioso.
Quella strabuzzò gli occhi, e fece un passo indietro, visibilmente stupita.
-Curioso? E di cosa? Di un popolo di vagabondi? Ti ricordiamo gli Ebrei?
Io scossi la testa, energicamente, e sentivo le gocce di sudore scivolarmi sulla fronte.
-No, solamente che siete così simili.. a noi.
E scoppiò a ridere. Come prima, mi sentii un verme. Un lombrico strisciante nella melma.
-Si vede che conosci poco la scienza.. Non vi istruiscono a dovere, nell’N7.
Trasalii. Era un programma segreto.. Come diavolo faceva a conoscerlo?
-Comunque, come tu saprai, dato che ti sei infiltrato negli affari miei, sono una biologa. E sai anche su cosa sto lavorando.
-Sì. È un intento nobile,-mormora, rendendomi conto dopo di quanto apparissi ridicolo.
Rise, di nuovo. Era incantevole, anche quando mi canzonava, palesemente. Quelle braccia delicate, la curva dei fianchi.. Dio, John, quella donna risvegliava in me i pensieri più nascosti ed impuri.
Si avvicinò a me, e mi scostò con delicatezza, avviandosi verso il portellone.
-Facciamo due passi. Anzi, credo proprio che ti mostrerò una nave serra.
Mi guardò, con quegli enormi occhi luminosi. E non riuscivo a pensare a nulla. La Luna, le stelle, Londra e il Big Ben (sì, all’epoca i Razziatori ancora non erano venuti a distruggere ogni cosa che d’inglese è rimasta), il tè delle cinque con i miei genitori, l’N7, Hackett, Cassius bello e morto, il portale di Caronte e un Cain in mano contro una nave turian.. Cos’erano in confronto?

 
Cosa? Ah sì, il nostro amico sta venendo a stringerci la mano? Beh, tengo sempre una pistola nascosta nella manica, in caso di necessità. Chaddy caro,prendi quel cazzo di Firestorm, stasera avremo stufato di Cannibale a cena!
  
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