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Autore: chi_lamed    13/04/2013    3 recensioni
"Mi manchi tanto caro amico davvero
e tante cose son rimaste da dire..."

Un muto dialogo a distanza tra due amici che, in realtà, non si sono mai davvero separati, sulle note della canzone di Adriano Celentano.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anakin Skywalker/Darth Vader, Obi-Wan Kenobi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi di Star Wars non mi appartengono ma sono proprietà di George Lucas... ops... no, mi rifiuto di dirlo!!!
Vabbè, mi tocca: i personaggi di Star Wars non mi appartengono ma sono proprietà della Disney (George, te possino!). Questa storia è stata scritta per puro divertimento, nessuna violazione del copyright è pertanto intesa.

 
L’arcobaleno
 

1 - Stelle

 
 
La notte era il momento migliore.
O quello peggiore, era solo questione di punti di vista.
Di buono c’era la temperatura mite, talvolta fredda, che il vento del deserto portava con sé, ma comunque sempre più sopportabile del meriggio infuocato sotto i due soli.
Di cattivo c’erano le stelle.
Tante, troppe.
E con tanti pianeti a gravitare attorno ad esse.
Ogni riverbero di luce era un ricordo. Ogni sistema era uno sguardo su un passato sbriciolato dal tradimento.
Chiuse gli occhi.
Di rimanere dentro al tugurio non se ne parlava nemmeno. C’erano momenti in cui quelle pareti di pietra gli sembravano insopportabili, forse perché ogni tanto aveva la sensazione che lo fissassero ostili, che gli rinfacciassero i suoi molteplici errori.
E non erano passati che pochi anni… si chiese se il tempo avrebbe prima o poi reso più leggero il peso delle proprie mancanze.
Perché una bella fetta di colpevolezza ce l’aveva anche lui e non solo Anakin.
O Vader, come adesso si faceva chiamare.
Lui lo aveva abbandonato.
Lui aveva finto di non vedere quello sguardo che implorava aiuto.
Lui si era intestardito a partire per Utapau rispettando le ligie regole jedi, imbavagliando un’amicizia che supplicava di essere ascoltata.
Ed ora Anakin era là fuori, da qualche parte, senza di lui.
Riaprì gli occhi, abbassandosi il cappuccio di un mantello che in più punti iniziava ad essere sdrucito. Li puntò in alto.
Allo spazio infinito.
Alle stelle del cielo.

 
*


C’era stato un tempo lontano in cui la notte apriva i cancelli della fantasia e dei sogni ad occhi aperti. Era facile, allora, guardare le stelle ed immaginare di essere pilota spaziale, o magari, chissà, anche cavaliere jedi. In ogni caso, libero e non più schiavo. Ma alla fine la realtà più bella era il richiamo di sua madre che lo invitava ad andare a dormire, la sua carezza sulla guancia dopo avergli rimboccato le coperte.

Hai sbagliato, Vader, ancora una volta.
Non sono questi i ricordi da richiamare per immergersi nel Lato Oscuro.

Si rimproverò per quell’attimo di debolezza, pensando che non sarebbe mai stato abile quanto il suo maestro, che non sarebbe mai stato in grado di far scorrere l’odio così come gli era stato insegnato.
Nel Lato Oscuro non v’era posto per alcuna nostalgia.
Immerse lo sguardo nello spazio infinito, oltre il transparacciaio, mentre lo Star Destroyer scivolava tranquillo nel vuoto cosmico, lontano anni-luce da Coruscant.
Dietro la maschera i suoi occhi videro solo un nero profondo trapuntato di stelle: nello spazio era sempre notte.
Sciolse le mani dal loro abituale incrocio dietro la schiena. Le abbandonò lungo i fianchi, in una posa che lo fece sentire quasi sconfitto.
Da tempo la notte non era più foriera di speranza.
Aveva preso dimora dentro di lui. Vi si era insinuata tutta, non aveva tralasciato di annerire alcun angolo della sua persona. O di quel poco che di umano era rimasto, in fondo era solo questione di punti di vista.
Chiamò mentalmente per nome ogni stella ed ogni pianeta che sapeva gravitare attorno ad essa, associando ad ognuno di essi un episodio ed un volto.
Là fuori, da qualche parte, Obi-Wan era ancora vivo.


 
“E il mio discorso più bello e più denso
esprime con il silenzio il suo senso.”


Occhi fissi alle stelle.
Cercavano un punto lontano, un appiglio in quella realtà che ogni giorno sembrava diventare più folle ed inghiottire quella galassia in un enorme buco nero senza più fine.
Cercavano una presenza irraggiungibile, sperando di coglierla nel riverbero guizzante di un qualsiasi astro, sapendo che prima o poi sarebbe venuto il momento atteso ed insieme temuto di un nuovo incontro.
E sarebbe stato l’ultimo.
C’era un fiume in piena di cose che ognuno avrebbe voluto dire al cielo, ma di certo non poteva essere più pesante del silenzio carico di ricordi e rammarico, che aleggiava sospeso intorno a due amici che ancora si cercavano nello spazio infinito.

 



 
****

 
Angolino autrice: lo so, ho un grave, gravissimo difetto. Non ho pazienza. Motivo per cui non riesco mai a scrivere capitoli lunghi.
La canzone che fa da tema alla storia può essere letta ed adattata in molteplici modi. Io ne ho scelto uno solo: prendere solamente alcune frasi che ho ritenuto significative ed adatte alla tematica. Il resto l'ho lasciato alle note, che hanno accompagnato lo scrivere.

A Silvì, alla nostra folle chiacchierata su una fredda panchina della stazione di Milano Centrale l'indomani del concerto di Star Wars.

Chiara
  
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