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Autore: Rosebud_secret    14/04/2013    7 recensioni
“Si rigirò tra le mani il diario sfilacciato che l'aveva accompagnato per tutta la vita. Un feticcio dei primi anni della Grande Dittatura.
Chi ancora era in grado di ricordare quel periodo, lo ritraeva attraverso un sipario di speranze svanite. Tutto era bello, allora, tutto era giusto, a nessuno mancava nulla. Poi Anthony "Tony" Stark, il Supremo Benefattore, il Filantropo, come ancora lo chiamavano i vecchi, era scomparso alla vista, tramutandosi nel Carnefice Spettro e i cieli si erano tinti di rosso. Thomas non li ricordava azzurri, era stato, ancora una volta, suo padre a descriverglieli. Se pensava a come doveva essere stato il cielo, trentadue anni prima, lo immaginava proprio come gli occhi di suo padre.
Ad ogni modo, presto tutto sarebbe finito.
All'alba il popolo avrebbe posto fine alla tirannia di Stark e sparso per il globo le sue membra stracciate e sanguinanti, lasciandole alla mercé dei cani e dei corvi, cosicché tutti potessero vederle.”
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Nuovo personaggio, Sorpresa, Steve Rogers/Captain America
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Di Dei e Re'
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Una falena bianca




Con un asciugamano Steve le asciugò il volto. Passò lentamente il panno sui suoi occhi e poi sulle sue labbra.
Era arrivato in tempo per strapparla con successo al processo. Se avesse tardato anche solo di pochi minuti l'avrebbe persa.

- Come puoi essere sempre così stupida..? -, le chiese.

La donna, ancora priva di sensi, non accennò a muoversi, quindi Steve si rivolse all'uomo alle sue spalle.
- Sei sicuro che sia normale? Non si è ancora ripresa. -

Il dottor Banner - curvo, invecchiato e ingrigito dal tempo - non staccò lo sguardo dalle strumentazioni neanche per un istante.
- Starà bene. Il processo non è dannoso, ma il sedativo è in grado di placare anche una semidea come lei. Dalle qualche minuto. -

Steve annuì. Lo raggiunse alla consolle e diede un rapido sguardo ai valori della fortezza.
- Cosa pensi che sia il ragazzo che ho incontrato? Un mutante? In tal caso gli Osservanti non avrebbero dovuto localizzarlo alla nascita e confinarlo nel distretto X-AV1? -

- Non lo so. E' possibile. Molti sistemi stanno crashando, la verità è questa. E' possibile che sia sfuggito alle macchine. -

- Per tutto questo tempo? -

- A quanto pare. -

 Bruce si sfilò gli occhiali e li ripulì con un lembo del camice.

- E se lasciassimo perdere? Ci pensi mai? -

- No. E prima che tu lo dica: non lo faremo. Non c'è niente, Bruce, niente di più importante della nostra missione. Discorso chiuso. -

- A volte mi domando se tutto questo servirà mai a qualcosa... -

- Ho detto: discorso chiuso. Puoi andare. -

 Lo scienziato gli rivolse uno sguardo triste e stanco:
- Invidio la tua tempra, Steve. Sono solo vecchio e stanco, tutto qui. Hai ragione. -

Steve lo guardò con severità.

- Ho ragione?! Certo che ho ragione! E adesso vattene, hai del lavoro da fare! -

Una volta rimasto solo, il Generale si avvicinò di nuovo al tavolo su cui aveva adagiato Tara. Le scostò una ciocca bionda, mandandogliela dietro l'orecchio e l'ammirò in silenzio.
Aveva visto crescere quella bambina. Nei primi tempi, quando il mondo era ancora libero, le aveva persino fatto da genitore, quando Erik Selvig era stato troppo occupato nel supervisionare la costruzione dei distretti con Stark.

La porta si aprì di nuovo e Steve ritrasse la mano, osservando il giovane uomo con occhi gelidi.
- Perché non sei al tuo posto? -, gli chiese.

L'altro ricambiò il suo sguardo con spocchiosa superiorità.

- Stavo solo controllando perché lei non era al suo, Generale. Dovevo immaginare che c'entrasse Tara. -

Era arrogante, il figlio di Stark.
Un bambino cresciuto troppo solo - dopo che la madre, Virgina, era morta di parto -, divenuto ben presto un uomo freddo e spietato. Uno Shielder, il secondo in comando, nonostante i suoi appena trentatré anni. Il peggiore tra loro. Era impetuoso, e irrazionale il più delle volte. Guidato solo da una rabbia cieca, sfortunatamente accompagnata a un'intelligenza più che brillante.
Superiore, come quella del padre che aveva a stento conosciuto. Bruce aveva tentato di mitigarne la natura, ma con risultati scarsi. Quel bambino di un tempo voleva il padre. Come molti non aveva compreso il perché fosse scomparso, e, quando il motivo gli era stato rivelato, non aveva saputo accettarlo.

Steve non avrebbe voluto metterlo al corrente dei dettagli, ma Bruce e Reed avevano travalicato le sue rimostranze, forse armati dalla cieca speranza che il ragazzo potesse sopperire in qualche modo all'assenza di Tony, pesante come un macigno. Ma così non era stato.
Howard - Tony l'aveva chiamato come suo padre - aveva perseguito l'addestramento militare con costanza e disciplina, salendo di livello sino a giungere ad un passo dal comando.
L'unica cosa che ancora bramava era prendere il posto di Rogers.
Quali fossero i suoi intenti, tuttavia, nessuno lo sapeva.

- Sono ancora il tuo superiore, non ti devo alcuna spiegazione. Impara a stare al tuo posto. -

Howard sorrise e si aggiustò meglio i guanti neri della divisa.

- E per quanto ancora manterrai la leadership? Il tuo corpo non lo dimostra, ma sei vecchio. I compagni che ti erano fedeli sono morti, o non combattono più da lungo tempo. Quando ti arrenderai al fatto che è giunto il tempo di un nuovo ordine mondiale? -

- E chi dovrebbe guidarlo? Tu? -

Ignorò la provocazione e proseguì il suo discorso:

- Senza contare questa tua patetica parentesi sentimentale. Dimmi, Rogers, quando sei nato? Nel 1920? Nel '25? Non ti sembra di essere un tantino contro natura? -

Steve distolse lo sguardo. In tal senso era in torto e lo sapeva bene. Nonostante tutto, mentì:

- Ho solo promesso a suo padre di proteggerla. Non c'è niente tra me e Tara. -

- Ora, forse. Comunque sono qui per un motivo: pare che ci sia un assembramento sospetto di individui nella piazza 37-B. Potrebbe non essere nulla d'importante, ma ho ritenuto giusto mettertela al corrente della situazione. Gli uomini aspettano solo un ordine e le macchine sono già operative. -

Il Generale si irrigidì:

- Di quante persone stiamo parlando? -

Howard gli scoccò un'occhiata gelida.

- Individui, non persone. Non contano nulla. -

- Forse, ma in tal senso devi considerare che anche noi siamo individui. -

- Tu lo sei. Io sono uno Stark. -

- Uno Stark che del padre ha ereditato solo la boria. -

Uno spettro di furia passò sul volto di Howard, ma durò meno di un istante.

- Può darsi, ma è sempre meglio della stupidità di Tara. Non capisco come tu possa apprezzare tanto una dissidente. Proprio tu che, fra tutti, dovresti essere il più fedele, il più inamovibile... -

- Dimmi, ricordi qualcosa di tuo padre? O basi la tua folle superiorità solo su racconti di terzi? -

Steve provava pena e frustrazione di fronte agli occhi di Howard. Non era colpa sua se era diventato così: era colpa di tutti gli altri, e di Tony stesso.

- Ricordo che mi diceva che sarei stato un principe. -

Ecco, per l'appunto.

- Avere un ruolo del genere comporta solo responsabilità. Fidati se ti dico che la tua ambizione non ti porterà a nulla. -

Howard si voltò.

- Mi porterà più lontano della sua mancanza. -, chiuse il discorso.

Controllò lo schermo del piccolo computer che portava legato al polso (l'aveva progettato lui stesso).

- Nella piazza ci sono trecentoventidue individui, in incremento. Allora, quali sono i suoi ordini? -

- Mandate un Osservante in pattugliamento per monitorare la situazione. Nessun intervento diretto dei soldati a meno che non sia strettamente necessario. -

- Che bisogno ha di monitorare? E' solo l'ennesima rivolta. Stronchiamola ancora prima che cominci e solleviamo le Braccianti dal peso di sfamarli. Il razionamento ne gioverebbe. Anzi, sono dell'avviso che dovremmo annientare almeno una decina di distretti, giusto per prevenzione. Continuano a riprodursi e riprodursi e riprodursi! Possibile che siano tanto stupidi? -

Steve non riusciva a capacitarsi di quel suo discorso: - Sei disgustoso. Ragioni come una macchina.-

- E c'è forse qualcosa di sbagliato in questo? Sono stato cresciuto dalle macchine per volere di mio padre! Stai mettendo in discussione le sue decisioni? -

- Jarvis non ti ha insegnato questo! -

- Jarvis è stato disattivato per sopperire ai bisogni di quei primati!-, tuonò Howard.

E il Generale fece un passo indietro. Jarvis era stato padre e madre per quel giovane. Un genitore invisibile che, per dovere di cose, non aveva mai potuto mostrare l'affetto che gli esseri umani sono abituati a ricevere da bambini.

Nonostante questo, era tutto per Howard; tutto o quasi, considerando Tony. Doveva rispettarlo, benché non avesse mai ritenuto giusta la decisione di Stark in merito.

- Hai ricevuto i tuoi ordini. Ora vai. Hai il comando fino a che non ti raggiungerò.-

Howard annuì e tornò sui suoi passi, chiudendosi la porta alle spalle.

Tara si sollevò a sedere e fissò la schiena di Steve.

- E così lui sa ed io no.-

- Hai avuto la tua possibilità di entrare nello S.H.I.E.L.D.; ora non recriminare.-, le rispose lui, lanciandole uno sguardo stanco.

Non riusciva a ricordare quante volte avesse già affrontato quello stesso discorso con Tara. Non aveva ancora capito che non sarebbe riuscita mai a scucirgli le informazioni che voleva?

- Come ti senti? -

- Ho freddo, ma, tutto sommato, sono viva. Una cosa che non mi aspettavo. Che ne è stato di Thomas? -

Balzò giù dal tavolo e fronteggiò il Generale.

- E' fuggito. Cosa sai di lui? E' un mutante? -

- Non ti aspetterai che ti risponda, vero? Non fino a quando tu non mi avrai dato qualche risposta per primo.- sibilò lei. Era sollevata dal fatto che Thomas stesse bene: era un amico prezioso per lei, forse l'unico che avesse mai avuto.

- C'è un assembramento di persone nella piazza 37-B; ne sai qualcosa?-

- Assolutamente nulla.-

Steve sospirò, abbassando lo sguardo.

- Tara, ti prego...-

 Ignorava il momento preciso in cui la situazione tra loro aveva cominciato a sgretolarsi. Probabilmente era successo quando si erano innamorati l'uno dell'altra. Non l'avevano cercato, né voluto: era successo e basta, come il più delle volte.
Steve, per quanto aveva potuto, aveva sempre cercato di tenerla a distanza in tal senso, anche dopo che la situazione era diventata ridicolmente palese.

- Mi preghi di cosa? Tradire i miei principi?-

- Ma quali principi?! Tu non sai NIENTE!-

- Forse lo saprei se tu, una buona volta, ti decidessi a parlare!!-, strillò lei.

- Chi è quell'uomo? Cos'ha a che vedere con te? Come l'hai conosciuto?-

Tara rise di scherno.

- Oh, quanto mi piacerebbe vederti geloso! Tu non ne hai neanche idea, Steve... ma lo so che non ti interessa altro che la tua sanguinaria missione! Thomas l'ho incontrato per strada, una sera di cinque anni fa. Non ho altro da dire.-

Cinque anni prima.
Quando avevano infranto il punto di rottura.

Era sempre stata una dannata curiosa, sin dalla prima adolescenza. Ma all'epoca, Selvig era ancora vivo e in grado di contenerla. Steve andava d'accordo con lei. Si poteva quasi dire che l'adorasse, in un certo senso, e non solo per la promessa fatta a Thor. Quando la guardava, talvolta, gli sembrava di rivederlo, suo padre: avevano la stessa fierezza negli occhi, la stessa ossessiva determinazione.
Ammirava la sua innocenza, la sua costanza e la sua integrità morale, benché virata nella direzione sbagliata.
Aveva adorato sentirla parlare dei tempi andati ed era stato interessante scoprire come idealizzasse il mondo di prima, conosciuto solo attraverso i romanzi e alcune vicende di cronaca. Si era stupito quando, per la prima volta, lei gli aveva chiesto chi fosse Loki e se fosse lui il responsabile delle condizioni del mondo.
Fu in quella circostanza che iniziò ad essere evasivo con le risposte, arrivando persino a celarle l'identità del suo stesso padre e tutto quello che era collegato a lui, seguendo le disposizioni di Selvig. Sapeva che Tara non si sarebbe mai fermata, che avrebbe bramato conoscenza sempre maggiore. Aveva dovuto fermarla lui, per proteggerla e tenerla al sicuro, ma, soprattutto, per difendere ciò che Stark aveva costruito.

Lei non sarebbe stata in grado di comprendere.

Ad ogni modo, cinque anni prima, Tara l'aveva raggiunto nei suoi appartamenti e avevano discusso a lungo. Si erano scontrati ed erano volate parole pesanti che, forse, con il senno di poi, lui non avrebbe mai voluto pronunciare, e lei non avrebbe dovuto. Era arrivata ad accusarlo di essere uno psicopatico, un malato di mente che amava vedere la gente ridotta alla stregua di animali: il braccio armato dell'assassino, dello Spettro.

E poi gliel'aveva detto..: "Io mi fidavo di te, Steve! Come puoi essere un tale mostro?!  La gente muore, là fuori! Io... io non posso credere di essermi innamorata di un bastardo come te!"

Non aveva mai scordato quella frase piena di rancore, né quel che era seguito: lo aveva schiaffeggiato e colpito ripetutamente, piangendo e urlandogli contro tutto il suo odio. E lui si era ritrovato a stringerla e poi a baciarla senza neanche avvedersene. Tutto, purché tacesse: le sue parole facevano troppo male.
Avevano fatto l'amore per la prima ed ultima volta. Poi Tara gli chiese ancora di rivelarle tutto e ancora una volta lui tacque, osservandola sconfitto mentre lasciava la sua stanza.

Come Howard fosse venuto a conoscenza di quei fatti era un mistero per lui. Forse era riuscito ad interfacciarsi con il sistema interno di sorveglianza o, più probabilmente, lo aveva solo intuito. Da lì in avanti, comunque, Tara era stata evasiva con Steve. Si era limitata a poche, brevi frasi di circostanza e aveva cominciato a trascorrere il suo tempo da sola. Il Generale ignorava persino come fosse venuta in possesso del martello di Thor, ma ormai era chiaro che avesse usato quello per uscire dalla fortezza.

- Dove ci troviamo? Sono più che certa di non essere mai stata in questa ala.-

Tara interruppe così il suo silenzio, vagando sospettosa per il laboratorio.

- Livello L-9, corridoio sotterraneo 138-Ovest. -, rispose Steve interrompendo quella lunga serie di domande reciproche, circolo vizioso della loro incomunicabilità.

La donna gli scoccò un'occhiata sorpresa e, solo successivamente, divertita.
- Ho dovuto farmi disintegrare da un Osservante, ma alla fine sono riuscita ad entrare nella zona interdetta...-

- Non illuderti che voglia farti fare un giro turistico. Ti scorterò fuori personalmente.-

- No, non lo farai... -

Le sfuggirono due lacrime.

- ...mi dispiace.-

I fulmini serpeggiarono attorno al suo corpo, guizzando nell'aria con schiocchi minacciosi. Steve non ebbe il tempo di reagire o anche solo di spostarsi. Le scariche lo colsero di sorpresa, investendolo a piena potenza. Volò indietro, abbattendosi contro la parete e afflosciandosi a terra, svenuto, senza un lamento.

Tara lo raggiunse e guardò, triste, il suo volto.

- Non sei il solo ad avere segreti...-

Uscì fuori dalla stanza senza guardarsi indietro e corse via lungo quel tortuoso labirinto di corridoi bui.

Non era stupida, aveva capito quel che era successo:  gli Osservanti non uccidevano, teletrasportavano. Il fatto che si fosse risvegliata nel livello L -9 dimostrava, una volta di più, che là sotto c'era qualcosa di terribile. Il fatto stesso che Steve non l'avesse riportata ai piani superiori, indicava, inoltre, che aveva dovuto agire in gran fretta.
Da quale destino l'aveva salvata? Che fine facevano le persone teletrasportate dalle macchine, o trascinate via dagli Shielders?
E perché l'aveva salvata?
Lo spettro del dubbio bussò alle porte della sua mente. Per una frazione di secondo si confortò dell'illusione che ci fosse qualcosa dietro alle spietate mosse del luogotenente dello Spettro. Si convinse che, con tutta probabilità, l'aveva fatto solo perché vittima del sentimento che, volenti o nolenti, li legava. Ciò forse significava che qualcosa di umano, in lui, era rimasto, ma non era abbastanza, non di fronte a tutte quelle morti.

C'era qualcosa di mostruoso nelle segrete della fortezza e lei avrebbe scoperto cosa.

Affannata si appoggiò a una parete e si guardò intorno, sperduta.

Non aveva idea di dove stesse andando e quei corridoi si facevano più oscuri ad ogni passo.
Qualcosa le urtò la guancia e lei si ritrasse, trattenendo un grido. Con il petto scosso dall'affanno, riconobbe una grossa farfalla. No, era una falena. Non ne aveva mai viste dal vivo. Allungò una mano per sfiorarla e l'insetto si ritrasse, sbattendo le sue ali bianche.

Ma non scappò.

Brillava, nel buio e volava piano.
Tara la seguì, un segno valeva l'altro, in fin dei conti.

Il tempo le sembrò non finire mai, mentre seguiva quella flebile luce sempre più in basso nelle profondità della fortezza. L'aria era umida, là sotto, umida e stantia. Si liberò della felpa di Thomas che, fradicia da prima del suo risveglio, non le donava più alcun calore e si fermò, quandi si ritrovò di fronte ad un'invalicabile porta di metallo massiccio.

La farfalla si posò su una leva scura, ricoperta di ragnatele, ma la trappola dei suoi nemici naturali non sembrò impacciarla, né impaurirla. Si risollevò solo quando Tara ebbe posato la mano sopra di essa.
Una lieve pressione e la porta scorse di lato, scomparendo all'interno della parete.
La donna avanzò, superando la soglia con una certa titubanza e gridò, quando il pesante uscio si richiuse alle sue spalle, lasciandola nella più completa oscurità. 

Proseguì a tentoni, fino a quando il terreno le mancò da sotto i piedi. Cadde a ruzzoloni giù da una lunga rampa di scale e si schiantò di petto contro un gelido pavimento di metallo. L'aria era fredda, là sotto, ancor più che nei corridoi.

Tara si risollevò, sollevata dall'idea di aver di nuovo luce per poter vedere, ma sgranò gli occhi, agghiacciata, quando mise a fuoco ciò che le stava di fronte: tentacoli meccanici avviluppavano ogni cosa e... si muovevano! Sembravano vivi! ERANO vivi!!

 In un primo istante non capì, ma ad una seconda occhiata cominciò a scorgere file e file infinite di sarcofaghi di acciaio congelato, collegati gli uni agli altri da altri tubi intrecciati. Non c'erano rumori, in quell'ambiente enorme che sembrava discendere sino alle profondità della terra, solo lo strisciare metallico dei tentacoli gli uni sugli altri e le sinistre luci di muti impulsi elettrici.

Con il respiro affannoso che si condensava in nuvole di vapore, scorse la falena posarsi su di una di quelle bare di ghiaccio. La raggiunse, tremante, cercando di evitare di camminare su quegli organismi vivi e in movimento.
Quell'immensa macchina, qualunque cosa fosse, la disgustava.

Posò una mano sulla superficie del sarcofago e il contatto mandò la bara in corto circuito. I tentacoli di metallo si staccarono da essa con schiocchi bruschi, isolando il difetto dal resto del complesso. Tara strillò, folgorata dalla sua stessa elettricità e crollò a terra, in preda a violenti tremori.

Il ghiaccio sul costrutto metallico si sciolse, dei ganci scesero dall'alto soffitto e lo assicurarono. Quando fu sollevato, l'apertura scattò e l'uomo imprigionato al suo interno si abbatté a peso morto accanto alla donna con un tonfo sordo.

Quell'uomo si chiamava Clint Barton.



N.d.A.: Eccomi qui, sono tornata a ritagliarmi il mio angolino in fondo. Vi ringrazio davvero di cuore per l'accoglienza che avete dato a questa mia nuova storia e spero dal profondo che continui a piacervi. Come forse ho già detto: è quanto di più vicino a un'originale io abbia mai fatto e sono molto, molto preoccupata che possa apparire insulsa.
In molti mi avete chiesto: ma ti sei ispirata a questo o a quello?
Ok, mi avete fatta sentire molto ignorante, perché, a parte il meraviglioso 1984, V for Vendetta e Hunger Games (quest'ultimo solo di nome) e pochi altri, per il resto non sapevo neanche dell'esistenza di molte delle cose da voi citate, me tapina XD! No, se si può parlare di ispirazione, essa si rimanda a Matrix e, probabilmente, al film Equilibrium. In un certo senso anche al film Sunshine, ma per quest'ultimo il discorso è contorto, non è una questione di trama, ma di sensazioni. Dubito vogliate star a leggere i miei sbrodolamenti per eoni XD, quindi vi lascio e vi ringrazio ancora infinitamente.
Per chi volesse guardarlo, qui c'è un trailerino (?) di questa fanfiction:  http://www.youtube.com/watch?v=Fj1jxpqFnbw
Un bacione,
Ros.
   
 
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