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Autore: solandia    03/11/2007    8 recensioni
Yume: il mio sogno, l'incubo di ogni notte. Verrai mai, tu, a lenire le ferite del mio animo?... -dedicata a Max, il mio miglior amico-
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YUME

Fuoco.
Il bagliore rossastro delle fiamme accende l'aere tutto intorno, e i lapilli dell'incendio lambiscono la mia veste.
Corro. Veloce, a perdifiato. Scappo da cio' che ho alle spalle e mi lancio come una furia cieca verso un futuro nero, che ormai non e' che lo specchio dei miei sogni infranti.
E l'odore acre del fumo mi inonda perverso i polmoni; la mia bocca si riempie di fuliggine e gli occhi irritati si velano di lacrime.
Stringo quel maledetto gioiello fra le dita: liscio, freddo. Disgustoso.
E' cio' che agognavo, eppure... Cos'e' quest'odio che provo nei suoi confronti?
No, non devo piu' pensare. Grazie a questa sfera ora potro' diventare un demone completo, un vero demone!
Spicco un balzo e mi libro nell'aria, fendendola come un volatile selvaggio. Sento il vuoto sotto di me, inebriante.
Sara' questa la liberta'?
Mi sentiro' cosi' quando avro' sepolto tutti i miei cupi pensieri in un freddo e distaccato cuore demoniaco?
Deglutisco.
Ho paura?
Serro le palpebre ed imprimo maggior slancio al mio incedere: non e' piu' tempo per i dubbi.

-INUYASHA!-

Mi si gela il cuore.
Quella voce... Perche', perche' non c'e' piu' amore nella sua voce?
Non chiamare il mio nome con quest'odio, ti prego! Io...
Mi volto appena.
La tua figura: perche' mai sanguini?!
Un dolore bruciante annulla i miei pensieri, sento le mie carni squarciarsi, mentre il mio ultimo volo viene stroncato. Rapace abbattuto, sbatto violentemente contro quell'albero che sara' la mai tomba, e il gioiello maledetto che ho trafugato sfugge dalle mie dita.
Il respiro si mozza.
Dannazione, non riesco piu' a respirare!
Perche'? Perche'?...
Questa ferita e' cosi' piccola, come puo' farmi tanto male?
Boccheggio. La vista si offusca.
Mi pare di vederti avanzare verso di me: barcolli, forse? Che ti e' successo?
Con uno sforzo inconcepibile provo a stendere la mano verso di te, ma il mio corpo non mi risponde piu'.
Dannata, come hai potuto farmi questo?!
I sensi mi abbandonano. Le palpebre si fanno cosi' pesanti...
Moriro' qui?
Solo, di nuovo.
Perche' mi hai fatto questo? Eppure io... Anche adesso, nonostante tutto... Io...


Mi sveglio di soprassalto, emettendo un mugolio sconnesso.
Il ramo su cui sono appollaiato trema eccessivamente, frusciando nell'aria umida della notte; mi ci afferro saldamente, piantando gli artigli ben in profondita' nel legno. Per poco non cadevo dall'albero.
Lascio che i miei occhi indugino vacui sulle foglie secche che, staccatesi dalle fronde, cadono danzando al suolo sotto di me, andando a posarsi lievi sui corpi dei miei amici, che riposano serenamente ai miei piedi.
Ritrovo l'equilibrio, ma il respiro e' stentato, ansimo un po'.
Deglutisco nel tentativo di darmi un contegno: un sogno, era soltanto un sogno.
Quel dannato sogno.
La cicatrice che ho sul petto mi duole in modo insopportabile, la sento bruciare come non mai.
Sollevo una mano.
TSK! Ma gurdami: tremo come un bambino!
Porto sgraziatamente le dita laddove serbo ancora il segno di quel sigillo, ma il dolore che da quel punto si irradia al resto del mio corpo non sembra voler allentare la sua cinica morsa.
E il mio sguardo cieco rivede quelle fiamme che io stesso ho appiccato. Rosse. Calde.
Come l'inferno, il mio inferno.
Il tremore si espande, invadendo tutte le mie membra, cosi' che in pochi istanti il mio corpo si ritrova sferzato da profondi brividi.
Boccheggio. Il cuore prende a palpitare come impazzito, mi martella in gola come se volesse squarciarla.
E' questo il senso di colpa?
La mia fronte si imperla di sudore e le mani si fanno ceree e fredde, cosi' che tutto cio' che sfioro appare rovente come quel fuoco.
Quanta gente ci sara' crepata in quell'incendio? Non l'ho mai saputo. E la vecchia Kaede non mi ha mai rinfacciato nulla.
Ma io li sento ancora gridare: voci terrorizzate di donne, vecchi e bambini... Il villaggio bruciava, l'ho dato io alle fiamme. E mentre volavo via, speravo che quella sofferenza potesse esorcizzare la mia.
Stolto.
I miei visceri si contorcono.
Un conato di vomito sale dal mio stomaco. Porto rapido una mano sulle labbra, serro gli occhi e lo reprimo. Ma l'amaro in bocca resta.
Sto male. Ho bisogno d'aria, voglio tornare a respirare.
Mi lascio scivolare lieve e silenzioso giu' dal basso ramo, muovo pochi passi fra l'erba alta, sempre la mano alla bocca, poi mi prostro carponi fra le erbacce. Sputo ripetutamente quella saliva di fiele che si e' impadronita del mio palato.
TSK! Non riesco nemmeno a vomitare. Almeno quella sarebbe una liberazione...
E' inutile.
Ripulendo il volto col dorso della mano, mi ergo sulle ginocchia, alzando lo sguardo al cielo. La luna e' una limpida falce sottile, attorniata da un tappeto di mille stelle, uniche gelide spettatrici delle mie debolezze.
Si leva una brezza sottile: ormai ho ripreso a respirare quasi regolarmente. Anche il cuore sembra risolversi a rallentare la sua folle danza, ora.
Mi alzo in piedi. Dannazione, il sapore che ho in bocca e' disgustoso.
L'unica cosa buona e' che gli altri non mi hanno visto in questo stato pietoso.
Li guardo mentre riposano (beati loro che ci riescono!), poi lascio che i miei occhi indugino su di lei: e' bella, coi lineamenti distesi ed un'espressione infantile dipinta in volto.
Eppure stanotte la sua vista non placa il mio animo come riesce a fare di solito.
Anzi, nel guardarla una rabbia sottile si impadronisce delle mie vene.
Perche' tu riposi, ora?
Dove sei quando sto male? Dove, dannazione?!
Perche' non ho il tuo sorriso tutto per me, adesso?
Lo voglio. Lo pretendo. Ne ho... bisogno...
Un bisogno disperato.
Non lo capisci? Non lo senti?
Guardami, dannazione! Sono l'ombra di me stesso.
Guardami, te ne prego.
Guarda quest'animo intorpidito e mondane la disperazione.
Da lontano, protendo una mano ancora malferma verso la tua esile figura. Tu ti muovi appena nel sonno.
Gia', e' vero. Ti accorgi sempre se mi allontano la notte. Allora mi senti?
Eppure, nonostante questo, la cruda realta' e' che mi lasci sempre soffrire da solo.
Distolgo lo sguardo, sprezzante. Poi serro deciso le mani a pugno e sparisco fra la boscaglia.

Eretto e fiero, muovo alcuni passi fra i rami fitti, lasciando che mi sferzino il volto. Poi, d'istinto, mi lancio a correre a quattro zampe: e' cosi' liberatorio!
Non lo faccio piu' da molto tempo: da quando ho conosciuto lei mi costringo sempre ad ostentare comportamenti da uomo. Peccato che io non lo sia...
Ma la mia corsa non dura che pochi istanti, per poi arrestarsi di fronte ad un ruscello; l'acqua, nera nella notte, turbina e gorgoglia, infrangendosi rumorosa contro le molte rocce affioranti.
Mi ritrovo a fissarla come in trance. E sulla sua superficie scura riaffiora la visione incandescente di quelle dannate fiamme.
No! Devo svegliarmi da quest'incubo!
Svelto, mi libero dalla costrizione degli indumenti e mi getto in acqua.
Dannazione! E' gelata al punto di far quasi male. Il freddo sovrasta i miei sensi fino ad annullarmi i pensieri: se non e' questo rinfrescarsi le idee...
Non resisto piu': quasi senza rendermene conto mi ritrovo di nuovo sulla riva, grondante. Scuoto l'acqua via dal mio corpo e mi reinfilo pigramente nei calzoni, lasciandomi poi cadere a sedere li', fra la ghiaia fangosa del greto del fiume.
Ho freddo.
Mi getto la veste sulle spalle e mi rannicchio il piu' possibile, stringendo le ginocchia al petto e posandovi il mento tremante. E rimango cosi', immobile, coi capelli fradici che colano lungo la schiena, mentre la mia vista corre vacua sulle increspature del pelo dell'acqua.

Quel dannato incubo e' tornato anche stanotte.
Recentemente si fa sempre piu' frequente, non lo sopporto.
E' roba vecchia, in fondo dovrei esservi abituato, invece ogni volta che ritorna mi fa sempre piu' male.
Ogni volta che ritorna porta con se' nuovo particolari, che credevo sepolti per sempre nei recessi della mia memoria. E il mio dolore si acuisce.
Le prime volte sognavo semplicemente Kikyo: quegli occhi che io tanto amavo che vomitavano odio contro di me. E quella dannata freccia che ha arrestato il mio cuore.
Adesso, che strano, a quella visione sono quasi abituato, forse me ne son fatto una ragione. Ora e' tutto il resto che mi fa male, cio' che io ho volontariamente fatto, pur cosciente di sbagliare.
Ho perdonato lei, ma non riesco a perdonare me stesso.
Lei mi ha ucciso, ma non ha fatto del male a nessun altro. Ha indirizzato la sua rabbia solo contro di me.
Io non sono riuscito ad odiarla, non sarei mai neppure stato capace di colpirla, ma in compenso ho sfogato la mia disperazione e la mia rabbia devastando il villaggio e lasciando che bruciasse. Ho fatto pagare il mio dolore a chi non c'entrava nulla, ho seminato morte e sparso sangue di innocenti.
Esattamente come aveva predetto quel bastardo.
TSK! Che stupido scherzo del destino: in fondo sembra che Naraku sia l'unico che mi conosca davvero.
Sapeva che sognavo di vivere in quel luogo. Sapeva che ormai lo consideravo quasi una casa. E sapeva quanto fa male vede bruciare la propria casa...
Anche adesso, quel villaggio e' l'unico luogo al quale io possa dire di far ritorno, ma non mi sento piu' a casa. La realta' e' che non mi sento bene da nessuna parte: fremo sempre, ovunque io sia.

Dannazione! Spaccherei il mondo!!
Devo smetterla di pensare, o impazziro'. Devo andare avanti!
Avanti...TSK!
Avanti in questa impresa suicida che almeno mi da uno scopo per vivere.
Chissa', magari ci crepero' domani stesso...
Mi stringo ancora di piu' nelle ginocchia. Mi sento dannatamente solo.
Kagome ha tanto da predicare che ormai non lo sono piu': in verita' nessuna delle persone che ho accanto mi conosce fino in fondo per cio' che sono.
Mi intuiscono, certo, questo lo vedo.
Ma sono io che non ho voluto mostrarmi loro interamente.
Sono un cretino.
E poi mi arrabbio pure perche' lei mi lascia soffrire da solo: e' gia' tanto che continui a viaggiare con me, non sono certo un tipo facile, lo so bene.
Pero'...
...Vorrei tanto poter star bene. Ne ho... bisogno. Anch'io...
Reclino il capo e serro le palpebre.
Ho freddo.
Nel profondo del cuore.

Un fruscio si sovrappone allo scrosciare delle acque.
Le mie orecchie fremono ritmiche. Conosco la cadenza di quei passi delicati: e' lei.
Non muovo un muscolo. Sono talemente scombussolato dai miei pensieri, in questo momento, che non so proprio come diavolo comportarmi.
Vattene! Vattene...
Invece continui ad avenzare verso di me, lo sento. Percepisco i tuoi occhi addosso, come un brivido lungo la schiena.
Quegli occhi... I tuoi occhi.
Non guardarmi ora. Sono troppo vulnerabile per mostrarmi a te.
Sollevo il capo a fissare di nuovo l'acqua, tanto per darmi un contegno ed apparire meno disperato, e cerco di indurire il volto in un'espressione impassibile, squallido attore di me stesso.

-InuYasha?-

Mi volto impercettibilmente e mi lascio sfuggire un mezzo grugnito.
Evidentemente lo interpreti come un saluto, visto che osi sedermi accanto.

-Qualcosa non va, InuYasha? Non riesci a dormire per caso?-

TSK! Che domanda idiota! Ti pare che se riuscivo a dormire me ne stavo qui! E' tutto cio' che ti viene da dire?!
Le tue domande di circostanza mi urtano da morire.
Ecco, lo vedi?
Sono crudele persino con te, stanotte. Ma la realta' e' che ce l'ho con me stesso.

-Gia'.- Rispondo semplicemente, evitando di guardarti. Scostante.

-Ma sei begnato fradicio! Non ti sara' mica saltato in mente di farti una nuotata in piena notte con questo freddo?!- sbotti sbigottita.

-E anche se fosse?- replico atono, continuando a fissare il ruscello.

Ti irrigidisci. Non riesci a replicare.
Ti sto ferendo, ne sono conscio. Ma non so fare altro.
Ti butterei le braccia al collo. Ti stringerei forte. Ti riempirei anche di schiaffi, se sapessi davvero essere me stesso. Invece so solo recitare quasta misera parte.
Mi volto appena verso di te ed incrocio il tuo sguardo cristallino.
I tuoi occhi mi frugano l'anima.
E' cio' che bramo, ma al contempo ne ho paura.
Sfuggo, torno a fissare lontano. Ma so di non essere stato in grado di mascherarmi.
Ti alzi, non dici nulla. Decisa, sparisci nuovamente fra la boscaglia.

Perche' sei venuta? Ora sto mille volte peggio di prima.
Com'e' possibile che tu sia la cosa che piu' desidero e piu' rifuggo al contempo?
Sono un dannatissimo stupido: ti ho allontanata, e sei la cosa che piu' vorrei accanto adesso.
Chiudo gli occhi: buio, nero.
La mente si svuota, non piu' un solo pensiero l'affolla.
Ecco, almeno questo l'ho ottenuto: silenzio. Solitudine. Abbandono. Perdizione?
Forse e' questo l'inferno, non quel fuoco...

D'un tratto trasalisco: c'e' di nuovo qualcuno alle mie spalle, eppure non l'ho sentito arrivare.
Mi volto di scatto: TU?!
Che ci fai qui di nuovo? Non me l'aspettavo affatto.
Resto a fissarti inebetito, al diavolo anche l'orgoglio!

-Ma guarda come sei ridotto! Se resti cosi', domattina avrai un febbrone da cavallo, razza di stupido!- mi rimproveri imbronciata.

E mi butti senza preavviso un asciugamano sul capo, iniziando a sfregarlo energicamente per asciugare i miei lunghi capelli.
Sei un fiume in piena.
Sconcertato, ti lascio fare ed assecondo un poco i tuoi movimenti.
E' bello...

-La tua veste e' completamente zuppa! Ma come fai a non congelare?! Forza, levavla!- mi ordini.

Questo e' troppo. D'improvviso rientro nella mia parte:

-TSK! Si puo' sapere cosa diavolo vuoi da me? Ma chi ti ha chiesto niente?!- sbotto voltandomi di scatto e fissandoti duro in volto.

Ecco: l'ho fatto di nuovo.
Tu abbassi gli occhi e togli le mani dalla mia testa, lasciando che ti ricadano tristi lungo i fianchi.
No! Toccami ancora, ti prego...
Tu sei cosi' calda ed io... Io...

-Scusami...- sussurri.

Discosto lo sguardo.
Di cosa diavolo ti stai scusando?! Non sei tu che dovresti farlo.
Vorrei domandarti perdono anch'io, ma non ne sono capace. Dannato orgoglio.
Te ne andrai di nuovo, ora?
Dio, sono veramente un cretino!

-K..Kagome... i..io...-

Non ci riesco: la voce mi si spezza in gola.

-Lo hai sognato di nuovo, vero?- mi domandi con un fil di voce, fra il gentile e l'inquisitore, inginocchiandoti poco distante da me.

Vorrei negare, come al solito.
Invece mi ritrovo ad annuire, appena percettibilmente. Tu non dici nulla.
Io non oso guardarti: il tuo silenzio mi intimorisce.
Sei arrabbiata, lo so.
Perche' tu, che sei il mio arioso presente, sei tanto gelosa del mio abominevole passato?
Basto io a portarne il peso, tu devi starne fuori.
Chiudo gli occhi, ma d'improvviso sento le tue mani tornare a posarsi sul mio capo e le tue dita prendere a districare i nodi secolari dei miei capelli. Dolcemente, come una carezza silenziosa.
Il mio respiro si spezza. Ma non e' disperazione, stavolta: un senso di pace dilaga fin nei recessi del mio cuore.
Poi il mio volto si contrae in un sorriso ironico: e' inutile che insisti, sai? La mia chioma ribelle non si lascera' domare tanto facilmente.
Come me.
Ci hai provato a cambiarmi, all'inizio, e magari qualcosa hai anche ottenuto, disseppellendo da sotto la mia dura scorza molti lati sopiti del mio animo.
Ma io sono io. Non sono riuscito a diventare un altro.
E tu hai preso le tue distanze.
Come darti torto? In fondo sono una brutta bestia.
Pero'... Davvero, nemmeno tu riesci ad amarmi per quel che sono?
Perche' io ti...

-Era solo un sogno, InuYasha. E' passato, ora.- sussurri dolcemente, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

Ma il mi volto avvampa su qual pensiero troncato.
Annuisco e mi volto piano verso di te. Mi sorridi limpida ed interrompi il tuo lavoro coi miei capelli, lasciando posare le mani in grembo.

-Lo so...- replico roco.

Vorrei dirti che mi fa male, anche se e' solo un sogno. Ma non ne sono capace.
D'un tratto sento che porti timidamente le tue dita delicate a sfiorare appena la mia mano callosa.
Il mio cuore impazzisce.

-Va tutto bene, InuYasha.- cerchi di blandirmi.

-BENE UN CORNO!- sbotto istintivamente, afferrando violentemente la tua mano e stringendola tanto da farti male.

Contrai il viso in una smorfia di dolore, eppure posi anche l'altra manina sulla mia, protettiva.
Allento la presa: scusami, io... io...
Al diavolo!
Ti prendo per le spalle e ti attiro bruscamente a me: ti voglio addosso, perche' senza il tuo peso su di me mi sento perduto.
Respiro il tuo profumo.
Ora va bene. Va tutto bene... Solo che il mio cuore batte cosi' all'impazzata... Come il tuo. Lo sento.

-Resta con me stanotte.- ti supplico in un soffio.

Sono fuori di me. Sono sfacciato. Lo so, me ne vergogno.
Ma per una notte, una soltanto, non lasciarmi solo.
Annuisci piano, e passi le tue fragili braccia attorno alla mia vita.
Sei tu che mi stai proteggendo, ora?
TSK! Dovrei essere io a proteggere te, e' il ruolo che mi sono imposto.
Ma per stanotte va bene cosi'.
Ti avvolgo con tutto me stesso.
Sssssht... Ora dormi...

FINE


NOTA: "yume" significa sogno oppure incubo in giapponese.


Dedicata a Max, il mio miglior amico.
Solandìa

  
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