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Autore: dilpa93    16/04/2013    7 recensioni
Le porte scorrevoli si aprono davanti a loro dandogli libero accesso al negozio. L’aria condizionata gli accarezza la pelle donando ad entrambi immediato refrigerio.
La presa della mano dell’uomo attorno a quella della detective si fa più salda mentre la trascina verso il reparto giusto.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Sono in giro da un paio d’ore, camminando per le strade affollate mano nella mano. Le loro dita si muovono impercettibilmente sull’epidermide accaldata.
Lo scrittore comincia a sentire i prima segni di cedimento, la stanchezza diventa sempre più una presenza impossibile da ignorare, ma deve incolpare solo se stesso.
Ha pensato di dare un nuovo aspetto al loft, cominciando con l’arredamento della camera da letto. Ha iniziato a darle il tormento da una settimana; mentre preparava il caffè, o semplicemente apriva il freezer per prendere il barattolo del gelato, ecco che, appena chiudeva lo sportello, si ritrovava con il suo viso ad un palmo da naso prima che saltellante si mettesse a cantilenare ‘andiamo a prendere i mobili, andiamo a prendere i mobili’.
Sapeva essere davvero estenuante in certi momenti, ma anche in quelle occasioni non poteva fare a meno di amarlo.
Alla fine aveva ceduto, si era fatta dare un giorno di permesso, e adesso, nel bel mezzo di luglio, si trovano a passeggiare sull'asfalto in ebollizione sotto il sole cocente di New York.
Arrivano davanti allo store, poco distante, sul marciapiede di fronte a loro, una donna fa impennare il passeggino facendo ridere il suo bambino. Per un istante Kate si isola immaginandosi al suo posto, pensando a quando sarà il suo turno di spingere una carrozzina, allattare, o insegnare al loro bambino camminare.
“Va tutto bene?” la sua voce rompe la bolla in cui si è rifugiata. “Certo” sussurra appena.
È la prima volta che pensava all’eventualità di diventare madre, la prima volta e ha già definito quel bambino ‘loro’. Non ‘suo’ e dell’uomo che un giorno diventerà suo marito, loro. Perché in cuor suo sa già di essere con la persona giusta, la persona con cui costruirà una famiglia. E che un bambino arrivi prima del matrimonio o dopo è una cosa che non ha più importanza ora.
 
Le porte scorrevoli si aprono davanti a loro dandogli libero accesso al negozio. L’aria condizionata gli accarezza la pelle donando ad entrambi immediato refrigerio.
La presa della mano dell’uomo attorno a quella della detective si fa più salda mentre la trascina verso il reparto giusto. Quando arrivano, proprio come ad un bambino che la mattina di Natale si alza in punta di piedi, sentendo sotto le dita il freddo parquet della camera, dirigendosi verso il salone trovando pacchi scintillanti di ogni forma e dimensione ad aspettarlo, così a Richard si illuminano gli occhi e gioisce il cuore scorgendo finalmente cuscini, divani e letti in ogni dove.
Sorride voltandosi verso la compagna “Senti, perché non ci dividiamo? Così facciamo più in fretta” la vede storcere la bocca riducendo gli occhi ad una fessura “poi ci ritroviamo e vediamo quali letti ci sono piaciuti di più” prosegue e aggiunge ad un soffio dal suo orecchio “e se lo prendiamo, una volta a casa lo collaudiamo subito” non riesce a reprimere un sorriso dovuto alla malizia dell'uomo, al suo alito caldo che le solletica il collo e al profumo del suo dopobarba così piacevole ed inebriante, e quando sorride è di una bellezza così naturale che toglie il fiato.
“D’accordo”, sospira, “ma tra una ventina di minuti ci ritroviamo qui” ecco che ritorna la solita autoritaria che vuole avere il controllo. Le stampa un bacio sulle labbra e poi uno sul dorso della mano prima di lasciarla ed esclamare “Agli ordini capitano!”. Fa il saluto militare tentando nuovamente di farla ridere, dopo di che scompare alla sua vista, non prima di essersi assicurato di aver compiuto la sua missione, e osserva di nascosto gli angoli della sua bocca piegarsi all’in su quando ormai pensa che non la possa vedere.
 
Mezz’ora dopo Kate sbuffa continuando a fissare l’orologio.
È sempre stato, o quasi sempre, un uomo puntuale. Le poche volte che era arrivato in ritardo a prenderla, aveva fatto la finta scocciata, ma si era ritrovata alle strette, costretta a perdonarlo, quando sfoderava da dietro la schiena un mazzo di fiori.
Rose, tulipani, gerbere, girasoli, non importava quale scegliesse, la colpiva sempre nel suo punto debole, se poi indossava anche la camicia rossa che tanto le piace, sarebbe potuto arrivare anche in ritardo di ore.
Aspetta ancora qualche secondo seduta su di una poltroncina color lavanda. La scritta ‘provami’ su di un foglio appeso malamente alla fodera le era saltata agli occhi, e la tentazione è stata troppa per non prendere alla lettera quel consiglio. Anche i suoi piedi cominciano a gridare vendetta.
Fa pressione sui braccioli alzandosi per andare a cercare il fidanzato. Già lo immagina saltare instancabile da un letto all’altro, probabilmente inseguito dagli uomini della sicurezza.
Avrebbe dovuto tirare fuori il distintivo identificandosi ed affermando con voce sicura ‘da adesso ci penso io’ e, prima di rischiare di sprofondare rossa in viso dalla vergogna, lo avrebbe portato di corsa all’uscita.
 
Attraversa qualche corridoio notando poi un paio di scarpe spuntare da sopra un copriletto dai toni vivaci.
Le osserva attentamente. Il cuoio nero consumato sulla punta, le cuciture, le stringhe allacciate ad orecchie di coniglio, e capisce immediatamente a chi appartengono.
Si avvicina cautamente e si accovaccia al suo fianco spostandogli i capelli dalla fronte. “Castle”, non sembra dare segni di vita “Rick” sussurra nuovamente al suo orecchio tracciandogli con l’indice una linea immaginaria dalla tempia fino al mento.
“Mmm…?”, mugugna sbattendo le palpebre, troppo pigro per aprirle del tutto, “Kate, questo è comodo” riesce a dire in un modo a malapena comprensibile.
“Oh si, questo l’ho visto”, e dolcemente si sdraia al suo fianco poggiando la testa sulla sua spalla “Sai, hai proprio ragione”, aggiunge dopo una manciata di secondi, “è davvero comodo.”

  
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