Niente
-Non
provo niente per te, Damon.- è davanti a me,
stupenda nell'abito
borgogna, ed io la guardo, immobile nella calca frenetica di
ballerini, incapace di muovermi, risponderle o respirare.
La
guardo e so che non mente, e la verità mi colpisce come un
pugno
nello stomaco e fa male proprio come un pugno, proprio come mi
aspettavo.
Quelle
sei lettere sono solo un sussurro, e sarei tentato di illudermi che
non sono mai uscite dalla sua bocca.
Perché niente è la
fine di un tutto che non è nemmeno mai iniziato, ma che ho
tanto
desiderato iniziasse.
Mi parla con una sicurezza che non le ho mai visto indossare, e anche se non voglio crederle, non posso cancellare ciò che ho sentito e che ora riempie la mia mente, e la intorpidisce come un veleno.
Niente. Niente. Niente. Niente.
Nei
suoi occhi non c'è più niente di quella donna che
ho imparato ad
amare, che mi ha fatto capire che forse il mondo non è solo
bianco o
solo nero, quella donna che ora non esiste più e forse non
tornerà
mai; e solo Dio sa quanto vorrei che tornasse, ma non so come fare
per far avverare un desiderio mai espresso.
Quella donna
meravigliosa -forte, bellissima, testardamente dolce-
che ho
sperato potesse riamarmi, anche.
L'ho sperato e la speranza mi ha
riso in faccia.
E
ora in lei vedo soltanto la fredda, consapevole, immutabile
realtà,
che ghigna beffarda con il volto pallido e affilato, riflessa nel suo
sguardo castano.
Una volta, in quel colore, affondavo, ma ormai
non ci riesco più.
Niente. Niente. Niente.
Non è me che vuole. Non è me che ama. E questo non mi sorprende, alla fine. Però fa così male...è peggio della prima volta.
So
il perché, in fondo.
Quelle due piccole, piccolissime parole, che
ha pronunciato al telefono in una sera fredda, quelle parole che mi
hanno ridato una parvenza di vita mentre ero a stretto contatto con
la morte, mi sono sembrate vere.
Era asservita, va bene. Era confusa, forse, d'accordo. Diciamo pure che era emotivamente instabile.
Niente. Niente.
Io lo sapevo. Ma le ho creduto. Ho voluto crederle e per un attimo ho dimenticato.
E
in quel momento l'ho amata, più di quanto avessi mai amato
qualcuno
in tutta la mia miserabile, lunghissima esistenza.
L'ho amata così
tanto che un essere umano sarebbe morto, sotto il
peso di
quella tenerezza prepotente che mi stringeva la gola e mi faceva
impazzire.
L'ho amata di un amore disperato come quello del sole
per la luna, di un amore tanto profondo e viscerale da non riuscire a
ricordare quando ho cominciato ad amarla, tanto vero
da
sapere che non smetterò mai, mai, mai.
Sembra così lontana,
quella sera, quel bacio che mi ha regalato appena scesa dall'auto,
quelle carezze che le ho dedicato prima di rendermi conto che non
potevo.
E ora non ho più niente.
Nel
petto, solo un cuore inutile da troppi anni, spezzato, risanato e
adesso di nuovo rotto. Non si aggiusterà ancora.
Sarà difficile
raccogliere il mucchio di frammenti appuntiti dispersi fra le mie
costole.
Nell'anima -se ciò che mi si agita nello sterno, quegli
ultimi brandelli di umanità, minuscoli e inservibili, si
possono
chiamare anima- una vampira che non prova niente, ma che non si
è
fatta scrupoli a scavarmi dentro, a psicoanalizzarmi e ad uccidermi
lentamente quando ancora provava qualcosa.
Nello stomaco, il
dolore del rifiuto definitivo.
Niente.
Elena
si volta, dandomi le spalle e allontanandosi a passo sostenuto.
Non
provo neppure a trattenerla, non ne ho la forza. E poi non mi
ascolterebbe.
Del resto, chi ubbidirebbe ad un uomo distrutto?
Buonasera, lettori e lettrici ^^
Solitamente, non amo guardare Promo e leggere considerazioni su puntate che non ho ancora visto..ma stavolta ho fatto un'eccezione.
E nel video promozionale, ad un certo punto, Elena diceva quella frase.
Esatto, la frase con cui inizia questa brevissima OS, che non è una Flashfic per 104 parole.
Vi lascio con un unico, piccolo commento: io non ci credo.
Elena non sente nulla, per nessuno. Ricordiamolo e teniamo duro.
So04