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Autore: Yvaine0    16/04/2013    4 recensioni
"«Descrivici i ragazzi! Come sono gli One Direction?»
Oh. Tutto qui? «Be', sai... sono maschi. Questo implica che siano rumorosi, pasticcioni, esibizionisti e, sì, devo ammetterlo, sono anche parecchi carini. Quasi tutti, ecco. Chi più e chi meno» spiegò con ostentato disinteresse.
«Non penserai di liquidarci così, vero?»
Be'... sì. «Ehm, voglio loro un po' bene, nonostante tutto?» tentò con un sorrisetto irriverente."
Louise Tomlinson deve affrontare un'intervista, da sola, senza il resto della band. Ha fatto una scommessa con i ragazzi: qualunque cosa succeda, non deve piangere. Ma non è un problema, Louise Tomlinson non piange, mai.
Se la cava benissimo da sola.
Lunghissima OS - per i miei standard - che riflette il rapporto tra Louis(e) e gli altri ragazzi.
fem!Louis
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
- Questa storia fa parte della serie 'Via la maschera'
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Disclaimer! Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle entità realmente esistenti citate, nè offenderle in alcun modo. Tutti i fatti narrati sono puramente inventati o sola fonte di ispirazione.

Per Meri, per il suo compleanno.
In ritardo di un paio di settimane, ma eccomi qua.
Per qualche disgustoso motivo, quando voglio dedicarti qualcosa,
puntualmente questo qualcosa non mi piace.
Quindi anche questa volta fai finta che questa storia sia bella,
che non sia troppo lunga, piena di pezzetti inutili né pesante.
E, ah, grazie. Grazie di tutto.
Ti voglio bene e bla, bla, bla, tutte quelle cose zuccherose
che ultimamente diciamo fin troppo spesso. :)
Auguri di nuovo.
 
Intervista in solitaria
Louise Tomlinson non ha bisogno di nessuno, chiaro?
 
 
«Pensi di farcela, Lou?» La voce di Niall fu in parte coperta dal suono di carta stropicciata, mentre il ragazzo apriva il suo pacchetto di patatine, il primo della giornata.
Louise inarcò un sopracciglio e gli lanciò un'occhiata interrogativa, senza smettere di occuparsi dei lacci delle sue scarpe. «Di cosa parli?»
«Su un palco, tutta sola, senza di noi...» gli fece eco Zayn, mollemente appoggiato allo schienale del divano su cui era steso Harry, la faccia affondata tra i cuscini. A Louise sarebbe tanto piaciuto sapere perché per quei quattro idioti fosse così importante che lei ammettesse di avere bisogno di loro. Era assurdo, specie perché lei non aveva alcun bisogno di loro. Era il contrario, semmai.
«Mi stai prendendo in giro? - chiese retoricamente. Prima che uno dei due potesse rispondere, Louise aveva spostato lo sguardo dalle stringhe fino al ragazzo, la bocca distorta in un sorriso di superiorità: - È un sogno che si avvera!»
Harry alzò la testa, mentre Niall tossicchiava un “Egocentrica!” tra le risate e Zayn scuoteva la testa: «Lou è forte e indipendente, non ha bisogno di nessuno» disse, la voce incrinata da una lieve sfumatura ironica, che alla ragazza non passò inosservata: «Hai forse dei dubbi in proposito?», mise le mani sui fianchi con fierezza.
«Oh, sì» rispose Harry candidamente, lasciandosi poi ricadere a faccia in giù tra i cuscini.
Louise rise, sprezzante. «Stronzate!»
«Capito, Hazza? Stronzate!» ripeté Niall, divertito, dando rumorose manate sulla schiena dell'amico in segno di appoggio. Louise pensò che continuando così avrebbe finito per sfondargli la cassa toracica, ma non disse niente, per evitare di passare per quella apprensiva. Nonostante ciò, non riusciva a non pensare che quei cinque, senza di lei, sarebbero finiti per farsi male – Liam non era abbastanza sveglio per tenerli tutti sotto controllo.
«Dimostralo» la sfidò allora Harry, puntellandosi sui gomiti per poterla guardare.
Di fronte ad una sfida, Louise Tomlinson non si tirava mai indietro. «D'accordo. Come?»
«Non devi versare nemmeno una lacrima durante tutta l'intervista. Nemmeno una, nemmeno ridendo, nemmeno se ti strozzi bevendo dell'acqua» decretò Harry.
La ragazza strinse le labbra. Perché avrebbe dovuto piangere? Questo significava che quei quattro avevano organizzato qualcosa che avrebbe potuto farla crollare. Perché cavolo si lasciava infinocchiare in certi pasticci, si può sapere?! Ormai, però, era troppo tardi per tirarsi indietro. Senza contare che Louise aveva un orgoglio da difendere: «Andata – rispose, indicando Harry con l'indice della mano destra. - Ora posso andare? Inizia a farsi tardi».
«No, aspetta – la fermò Zayn, con un sorriso divertito ad increspargli le labbra. - Rendiamo la cosa più interessante» propose.
«La cosa non è affatto interessante, Zayn – snocciolò Louise, che non aveva alcuna intenzione di mettersi contro a quel vecchio volpone di Zayn: - Perché è ovvio che vincerò, è ovvio che non verserò una lacrima: non l'ho mai fatto!»
«Quindi non avresti niente da temere, se trasformassimo questa sfida in una scommessa».
Lo odiava! «Suppongo di no».
«Allora, se perdi...», il moro ci pensò su, ma prima che qualche ottima idea potesse venirgli in mente, Harry si era tirato su a sedere con un sorriso a trentadue denti ad illuminargli il viso e le fossette ben in mostra: «Vogliamo un tuo reggiseno!»
Era circondata da emeriti coglioni.
Niall quasi si strozzò con le patatine che stava mangiando, mentre Zayn rideva e annuiva: «Sì, ottima idea».
Certo, proprio un'ottima idea. Geniale, degna della mente sopraffina del più piccolo del gruppo.
Dove diavolo era Liam quando serviva?
Louise guardò l'orologio e sbuffò: era in ritardo. Ed era alle strette. Come si poteva accettare una simile scommessa?
D'altra parte, non poteva nemmeno rifiutare, non giunta fino a quel punto, non lei.
Non avrebbe perso, no. Non poteva, ne andava del suo orgoglio.
«Okay. - sbottò infine, mentre afferrava il cappotto e le chiavi della macchina. - Ma se vinco io, merito un mese di dominio assoluto!»
Niall deglutì sonoramente, allarmato. «Una settimana!» contrattò.
La ragazza rise, «Due. Il caso è chiuso!» e detto così si chiuse anche la porta alle spalle, prima che le cose potessero peggiorare ulteriormente.
 
***
 
«Buonasera e bentornati a Wreck it Becky! Ci siamo lasciati solo pochi minuti fa con la commovente storia di Ben e rieccoci dopo la pubblicità pronti per il pezzo forte della serata. - La giovane donna dai lunghi capelli biondi sorrise raggiante alla telecamera, mentre camminava avanti e indietro per il palco, le braccia aperte come a dare il benvenuto a casa propria. - Avete già riconosciuto la musica in sottofondo, vero? - Il pubblico esplose in grida di assenso e lei rise, mentre la voce di Zayn Malik risuonava nello studio. - Ci avrei giurato! Eccoci quindi arrivati al momento che tutti stavamo aspettando. Siete pronti? Ecco a voi … la bellissima Louise Tomlinson!»
Uno scroscio di applausi, grida entusiaste, fischi e il ritornello di Kiss You sparato a tutto volume accompagnarono Louise fino al centro del palco. Un sorriso spontaneo le illuminava il viso e raggiungeva anche gli occhi. Si sentiva in imbarazzo, come ogni volta che si trovava davanti a tanta gente (quel giorno anche un po' di più), ma d'altro canto tutto quel calore la rincuorava. Era strano trovarsi di fronte a tante persone che gridavano il suo nome, da sola. Non gridavano “Harry!”, “Zayn!”, “Liam!” o “Niall!”, gridavano “Louise! Lou!” e lei a stento riusciva a crederci. La maggior parte delle loro fan erano ragazze, nessuno, solitamente, si curava molto di lei, se poteva concentrare la propria attenzione su un avvenente ragazzo intento a fare l'idiota. Era strano, ma piacevole.
«Ciao, Becky. Dio, che strano essere qui da sola!»
Becky Winslow la abbracciò, le scoccò due sonori baci sulle guance e la squadrò da capo a piedi. «Wow! - disse solo, per poi rivolgere lo sguardo al pubblico. - No, dico, non la trovate splendida? Sei dimagrita, Lou?»
Lei rise nervosamente e arrossì leggermente. Aveva preso quattro chili dall'ultima volta che era salita su quel palco e la cosa era abbastanza evidente. Odiava la falsa cortesia, odiava non poter rispondere male – i manager erano stati piuttosto chiari su questo: Louise avrebbe dovuto darsi una regolata e tenere a freno la lingua. Peccato.
«Direi proprio di no, Becky, anzi. - si sforzò di sorriderle. - Ma è meglio così, no? Ai ragazzi non piacciono le ragazze troppo magre!» aggiunse, giusto per dire qualcosa di carino. Anche dire qualcosa di educativo era parte dei compiti affidatale dal management. Quando non c'era Liam a fare il responsabile della situazione, il ruolo toccava a lei. Che gioia.
Lo sguardo della presentatrice si accese di interesse. «Ecco, ecco, questo argomento mi piace! Bene, Louise, non ti sembra bizzarro essere su un palco tutta sola, senza il resto della band?»
«Un po'. Di solito c'è sempre qualcuno ad attirare l'attenzione quando non sai cosa rispondere ad una domanda, mentre oggi no, tutta l'attenzione è concentrata su di me. - Louise assunse una posa da vamp e ammiccò alla telecamera. - Il che è un bene, perché una volta tanto ho i riflettori tutti per me. Non immaginate quanto sia difficile spartire il palco scenico con quei quattro esibizionisti!» esclamò in tono divertito.
Una risata collettiva si alzò dal pubblico e Becky batté le mani. «Sì, non deve essere facile. Quei ragazzi sono così... hot
«Ma io lo sono di più, Becky» puntualizzò la ragazza in tono divertito.
«Oh, sì, certo, su questo non c'è ombra di dubbio – rise di nuovo la donna. - Ma dicci qualcosa sulla canzone che abbiamo appena sentito. È il vostro ultimo singolo?»
«In teoria sì. In pratica abbiamo anche da poco inciso una cover di una canzone di Blondie, One way or another, per una collaborazione con Comic Relief. Abbiamo realizzato noi stesso il video per poter così risparmiare e donare i fondi ad esso destinati a questa magnifica associazione di beneficenza».
«Questo è davvero meraviglioso. Ma avete visto questi ragazzi? Belli, talentuosi e dal cuore d'oro. Per quale motivo non siete già tutti fidanzati?»
Louise scoppiò in una risata nervosa, temendo che quello fosse l'argomento centrale dell'intervista a cui stava per essere sottoposta. Non le avrebbe fatto piacere, proprio no. «Be', Liam e Zayn lo sono – rispose, stringendosi nelle spalle. Si ricordò di fissare per qualche istante il pavimento con aria pensierosa, perché dopotutto lei avrebbe dovuto essere innamorata del caro Payne; parlare del suo stato sentimentale con tanta nonchalance non sarebbe stato esattamente il modo migliore di dimostrarlo. - Noialtri stiamo ancora cercando la persona giusta. Insomma, non è facile, non sai mai se uno si interessa a te per la fama, per i soldi oppure perché gli piaci davvero» replicò con una punta di rancore nella voce. Questo, tuttavia, era genuino. Louise aveva provato ad uscire con diversi ragazzi, ma da quando era parte degli One Direction non aveva avuto molto fortuna in amore.
«Sai una cosa, Lou? Ho avuto un'idea!» proclamò la presentatrice, prendendola per mano. Mentre la donna la trascinava verso due sgabelli appena posizionati da un paio di operatori, Louise si chiese cosa le sarebbe toccato quel pomeriggio. Aveva ancora bene in mente il sospetto che le era venuto quando Harry l'aveva sfidata; che fosse già giunto il momento di 'trattenere le lacrime'?
«Oh, grandioso» rispose con una risatina nervosa. Si sedette su uno dei due sgabelli, ben attenta a non mettere in mostra le gambe. Le avevano chiesto di mettersi un vestito, lei odiava i vestiti.
Becky le sorrise incoraggiante, «Vedrai, nulla di imbarazzante. Stavamo dicendo che voi One Direction sembrate essere estremamente... perfetti, sotto ogni punto di vista – introdusse, guardandola dritto negli occhi. Louise fece una smorfia scettica quando sentì quella definizione. - Dalla tua espressione deduco che non è così».
«Oh, no, affatto. Voglio dire, chi vorrebbe mai essere perfetto?»
«Tutti?»
«Nessuno! - la contraddisse Louise, alzando appena il tono di voce, per via dell'enfasi: - La perfezione è noiosa!»
Becky annuì con aria interessata, spostando poi lo sguardo da lei alla telecamera più vicina. «Avete sentito tutti? Louise Tomlinson trova la perfezione noiosa. Facciamo una cosa: scriveteci su Twitter cosa pensate dell'affermazione di questa ragazza apparentemente perfetta, più tardi leggeremo alcuni dei vostri Tweet. Trovate il contatto in sovrimpressione! - sciorinò, per poi tornare a concentrarsi sulla sua ospite. - È una bella frase».
«Credo sia una verità universalmente conosciuta».
«Come siamo modeste!»
Louise rise, mentre una vocina dentro la sua testa sbottava indispettita che lei non era affatto modesta, semplicemente sincera. Detestava profondamente tutte quelle frasi fatte, le battute costruite, persino quell'odioso gobbo che le rovinava la sorpresa sulle domande che Becky stava per farle. Si sforzò di non leggerle, per paura di fare strane espressioni e rovinare l'apparenza di spontaneità che regnava in studio. «Modesta? Io? Chiedilo ai ragazzi!» replicò invece, sapendo di non poter rispondere in maniera totalmente spontanea. Stare in tv richiedeva una certa etichetta e, incredibile ma vero, lei e Niall erano quelle che più faticavano a controllarsi e a non fare brutte figure. Insomma, che Niall Una-frase-senza-una-parolaccia-non-è-una-frase Horan faticasse a seguire una condotta impeccabile non era un segreto; inaccettabile era però che persino l'unica ragazza del gruppo faticasse a tenere a freno la lingua e a non dire nulla di troppo... rude.
«Facciamo il contrario, a dire il vero».
Louise la guardò interrogativa e Becky si affrettò a procedere con la domanda successiva. «Descrivici i ragazzi! Come sono gli One Direction?»
Oh. Tutto qui? La ragazza si strinse nelle spalle e si lisciò le pieghe del vestito con aria assorta. «Be', sai... sono maschi. Questo implica che siano rumorosi, pasticcioni, esibizionisti e, sì, devo ammetterlo, sono anche parecchi carini. Quasi tutti, ecco. Chi più e chi meno» spiegò con ostentato disinteresse.
Ci fu qualche istante di silenzio durante il quale Becky la fissò, poi scoppiò a ridere e «Non penserai di liquidarci così, vero?» disse.
Be'... sì. «Ehm, voglio loro un po' bene, nonostante tutto?» tentò con un sorrisetto irriverente.
Becky rise ancora più forte e fece ondeggiare l'indice della mano destra in sua direzione: «No, no, no. Vogliamo una descrizione di ognuno dei ragazzi. Vero che la vogliamo?»
Il pubblico confermò con uno scroscio di applausi e grida, così che la presentatrice potesse ritenersi soddisfatta.
Allargò le braccia come a scaricare la colpa sugli spettatori, poi la invitò a rispondere con un cenno della mano. «Descrivici i ragazzi uno ad uno, dicci cosa pensi di loro, parlarci pure a cuore aperto, tanto siamo solo io e te!»
Louise si sforzò di ridere alla triste battuta della donna. In tutta sincerità, lei pensava esattamente ciò che aveva detto: erano carini, voleva loro bene, ma erano un branco di imbecilli. E la scommessa che le avevano proposto ne era la prova lampante. «Non saprei, davvero... Non so nemmeno da dove cominciare». Sapere Harry, Liam, Niall e Zayn incollati al televisore per vedere la sua intervista in diretta – e l'idea di essere in diretta, in sé, non migliorava la situazione – inibiva un po' la sua solita parlantina.
«Te lo dico io, allora: parti da... da Zayn. Zayn mi sembra il più misterioso, no?»
Louise si strinse nelle spalle. «Zayn non è misterioso – rispose con noncuranza. - Zayn non parla, il che è diverso; se non parla è perché non ha nulla da dire. E, santo cielo, questo è un bene, perché gli altri tre parlano fin troppo, invece».
«Sono dei chiacchieroni?»
«Sono casinisti! - la corresse Louise, e mentre scuoteva il capo non riuscì a trattenere un sorriso. - Alla mattina quando mi sveglio capisco subito se sono tutti in casa: il rumore è insopportabile. Se c'è silenzio, è il momento di preoccuparsi, perché significa che dormono ancora tutti e finiremo col fare tardi ad un qualche appuntamento. Oppure che io ho dormito troppo e loro sono già in macchina».
«Sei la più dormigliona?»
«Io? Dopo Liam sono quella che si alza prima, la mattina».
«Ecco, allora, visto che siamo in argomento, parlarci di Liam».
«Liam» ripetendo quel nome, Louise si lasciò sfuggire un sorriso amaro. Se da un lato questo poteva simboleggiare il suo sconforto per la sua impossibile storia d'amore con il ragazzo, in realtà significava tutta la frustrazione della ragazza nei confronti della finzione che era stata costruita attorno a loro due. Più che attorno, in effetti, era stata costruita sopra di loro, usando le loro spalle come fondamenta. Probabilmente se non fosse stato per quell'odiosa messinscena, lei stessa avrebbe apprezzato molto più la sincera amicizia che nonostante tutto li legava.
Non aveva voglia di mentire, non quel giorno. «Come immagini che sia Liam?» domandò, sforzandosi di sorridere.
Becky parve pensarci su qualche istante. «Non lo so, voi che dite? - Le ragazze nel pubblico gridarono aggettivi su aggettivi e lei mise insieme quelli che riuscì a captare con più chiarezza: - Responsabile, tenero, un po'... tonto, dite? Ma povero ragazzo! Premuroso e romantico, anche» riassunse.
«Be', Liam è esattamente come pensate che sia – rispose Louise, lasciando scorrere lo sguardo sul pubblico. - È un ragazzo d'oro, davvero. Beata chi se lo prende!» aggiunse, intimamente felice di non essere lei ad aver perso la testa per lui. Perché Liam era davvero una persona eccezionale, l'uomo ideale, forse, ma era anche irrimediabilmente e profondamente innamorato di Danielle. Se solo Louise lo avesse davvero amato come le era stato imposto di far credere, sarebbe stata la sua rovina. «È una persona fantastica. Si preoccupa sempre per ognuno di noi, ha sempre una parola buona per tutti. Adora dormire tanto quanto Zayn, ma si alza sempre per primo per preparare la colazione. E, ah, questo devo dirlo perché è un punto a suo favore: centra la tazza del gabinetto quando fa pipì! È l'unico!»
Risate, risate, altre risate. Alle fan piacevano queste indiscrezioni sulla vita quotidiana dei ragazzi, al posto loro sarebbero piaciute anche a lei. Dopo tutto non era importante sapere dove fosse nato, quanto ragazze avesse avuto Liam: ciò che davvero faceva loro piacere era sapere che lui era una persona come le altre, che faceva gaffe, inciampava nei lacci delle scarpe, si arrabbiava quando la sua squadra del cuore perdeva e che i cucchiai gli facevano impressione perché gli sembravano irrimediabilmente sempre sporchi. Pulce nell'orecchio che, anche se non lo avrebbe mai ammesso, aveva messo anche a Louise.
«Ci piacciono queste nozioni sulla vostra vita privata! - approvò Becky con un sorriso smagliante, una volta smesso di ridere. - Vivete tutti insieme?»
«Quando siamo tutti qui a Londra e lavoriamo, sì. Appena possiamo, però, ognuno torna a casa dalla famiglia. Ognuno ha una casa propria, comunque».
«Chi è il più mammone tra voi?»
Louise non ebbe nemmeno bisogno di pensarci, la risposta le fluì dalle labbra accompagnata da un sorriso affettuoso: «Harry».
«Harry? Avrei detto Niall».
«Anche lui – convenne la ragazza, senza smettere di sorridere. - Lo siamo tutti, chi più e chi meno. Forse io meno degli altri, ma questo non significa che io non ami la mia famiglia. Harry però letteralmente adora sua madre».
«Stiamo parlando dell'Harry Styles che tutti conosciamo, lo sciupa femmine?»
«Sciupa femmine? - Louise rise a quelle parole. - No, stiamo parlando del vero Harry Styles, non dell'idea che la gente si è fatto di lui. Ricordo una delle nostre prime conversazioni al Boot Camp; io mi stavo lamentando del fatto che sicuramente mia madre stava piangendo come una scema, vedendomi in TV, e lui se ne uscì con qualcosa tipo “Anche la mia, ci scommetto”. E allora io feci: “Be', Harry, ho una notizia per te: le nostre madri sono delle frignone rompicog- scatole, rompiscatole”. Lui mi guardò con aria triste e disse: “Mi manca mia mamma”. Dio, ricordo di essere scoppiata a piangere come una bambina, perché mancava tantissimo anche a me. Lo abbracciai e pianse anche lui. - ridacchiò, lanciando un'occhiata a Becky, giusto per controllare che fosse ancora lì. Si era per un attimo dimenticata di tutte quelle persone che la guardavano, da casa e dallo studio, di Becky, dell'intervista. Le succedeva spesso quando iniziava a parlare liberamente, l'unica cosa di cui era consapevole era ciò che – Eravamo due bambini troppo lontani da casa, lo siamo ancora. Harry ama sua madre, ama sua sorella, le ama profondamente. È questo che fa lui con le donne: le ama. Non potrebbe mai essere uno sciupa femmine, lui rispetta le persone, ama più gli altri che non se stesso» aggiunse con aria malinconica.
A quel punto Becky fece una domanda che chiunque al posto suo avrebbe posto: «Ama anche te?» chiese in tono basso e pacato, apparentemente davvero interessato. Chi non sarebbe stato interessato a quella risposta, effettivamente?
Nella mente di Louise vennero in mente le immagini di quella sera, la sera in cui Harry l'aveva baciata, le si era dichiarato e lei, piangendo, gli aveva risposto “Sei come un fratello per me”. Sentì le budella attorcigliarsi come in quel momento, sentì un groppo in gola, ma sentì anche su di sé gli sguardi attenti di Becky e delle fan. Fu un attimo, un solo, brevissimo attimo di smarrimento, poi reagì, come sapeva di dover fare.
 
Harry, seduto sul divano, fissava il televisore totalmente assorto. Pendeva dalle labbra di Louise, ogni sua parola gli faceva aumentare il battito cardiaco e sapeva che se solo lei le avesse pronunciate di fronte a lui, lui sarebbe morto. Perché non c'era uno solo di loro – Niall, che aveva smesso di sgranocchiare patatine per poter ascoltare meglio, né Liam, che si era accomodato da solo sulla poltrona per non disturbare gli altri con tutti i commenti che non riusciva a non borbottare, tanto meno Zayn, che guardava la televisione con un sorrisetto soddisfatto in volto – che non si fosse accorto dell'emozione che trasudava dalle parole di Louise mentre parlava di loro, di Harry.
Non c'era nemmeno nessuno di loro che, mentre Becky aveva domandato e «Ama anche te?» non avesse trattenuto il fiato. Liam tirò un sospiro di sollievo quando la ragazza, prontamente, sorrise sorniona e rispose «E chi non mi ama?», ridendo. Fu l'unico a farlo.
Harry espirò bruscamente, stringendo di più il cuscino a se stesso, profondamente ferito. Ferito dal ricordo della loro ultima conversazione a riguardo. Aveva rivissuto il momento in cui aveva lasciato che Louise distruggesse il suo cuore e poi, vinta dall'affetto fraterno che provava per lui, lo abbracciasse forte nel folle tentativo di rimetterne insieme i pezzi. Louise lo amava, ma come un fratello. Avrebbe voluto che fosse abbastanza per lui.
«È brava – commentò Liam, mentre l'intervista riprendeva. - Non so come faccia a fingere così».
«Chiudi il becco, ora tocca a me!» lo rimproverò Niall, sistemandosi meglio sul divano e sporgendosi leggermente verso il televisore per sentire meglio.
Zayn fu l'unico a rivolgere un'occhiata a Harry, domandandogli silenziosamente se andasse tutto bene. Lui si sforzò di sorridere. «Sentiamo cosa dice di Niall» borbottò, in un inutile tentativo di suonare sereno. Ma Harry Styles, al contrario di Louise Tomlinson, non sapeva mentire per niente bene.
 
«E chi non mi ama?» A quelle parole una risata collettiva esplose nello studio e Louise si stampò sul volto il suo miglior sorrisetto enigmatico. Era incredibile quanto le riuscisse facile nascondere tutta la sua insofferenza dietro quel sorriso, che ognuno interpretava a modo suo. A volte si faceva paura da sola.
«Giusto! Nessuno, credo! - commentò Becky, battendo le mani, poi si ricompose: - Allora, ne manca ancora uno. Parlaci di Niall!»
«Oh, Niall! - fu il suo turno di ridere. Le piaceva parlare di Niall. - Sì, parliamo di Niall. Parliamo di quel fetente di Niall. E, insomma, sappiamo tutti che lo è letteralmente. - Altre risate, e Louise poté immaginare chiaramente l'espressione del suo amico davanti al televisore mentre la ascoltava parlare. - Niall non è per niente come sembra: non è tenero, non è carino e tanto meno coccoloso. È un casinista, scurrile e mangione. È anche fastidioso: è il genere di persona che si sveglia alle quattro del mattino con lo stomaco che brontola e ti viene a svegliare perché, poverino, l'irlandese ha fame. Alle quattro del mattino non esiste niente di carino e coccoloso, tanto meno Niall Horan» assicurò, scoppiando poi a ridere a sua volta.
«Proprio qui ti volevo!» esclamò allora Becky, indicandola.
Louise le rivolse un'occhiata divertita, ricomponendosi. «Sì?»
«Esatto. Durante la settimana, abbiamo raccolto messaggi dalle fan, ci hanno lasciato un bel po' di domande che vorrebbero porti» spiegò, mentre un ragazzo in nero attraversava di corsa il palco per consegnarle la cartelletta in cui erano contenute suddette domande, per poi fuggire via, fingendo di essere invisibile. Louise non riuscì a trattenere un sorriso: davvero bastava fingere di essere invisibili perché la gente in TV a malapena si accorgesse della tua presenza? Perché con lei non funzionava mai?
«Una di queste, me lo ricordo bene... - sfogliò le pagine stampate, finché non trovò quella interessata. - Ah, eccola! Diverse ragazze ci hanno chiesto il motivo del tuo verso di Niall. È sicuramente una delle domande che ci hanno scritto di più».
Louise sgranò gli occhi, sorpresa da quel quesito. «Chi è che odia Niall?» domandò stupidamente. Prima che Becky potesse anche solo pensare di rispondere, era scoppiata a ridere, scuotendo il capo. Si appiattì le pieghe del vestito, mentre rispondeva: «Io non lo odio affatto. Come potrei odiarlo? Stiamo parlando di Niall Horan! Gli voglio bene come ad un fratello minore! In quanto fratellino, Niall ha bisogno di essere preso un po' in giro, no? Credo che suo fratello Greg apprezzerebbe. Però, devo ammetterlo: Niall, – disse, guardando dritto nell'obiettivo di una telecamera: - ti voglio bene! Sul serio! Ora però non montarti la testa. - concluse, tornando a guardare Becky, - È così indifeso che non si può non volergli bene. Solo che è chiassoso e indisponente, questo lo è davvero. E ride, ride un sacco. Come si fa a non prenderlo in giro? Ce l'ha scritto in fronte: “Sfottimi, ti prego!” Lo faccio per lui, a volte sembra proprio che ne abbia bisogno».
«Hai una logica tutta tua, Louise Tomlinson!»
Louise rise. «Suona come un complimento!»
«Lo è! - confermò la giovane donna, con un sorriso di cortesia. - Ma ora torniamo alle domande delle fan, ti va?»
«Oh, ma certo».
«Una ragazza ci ha chiesto: “Ti piacciono davvero così tanto le carote?”»
«Cielo, no. Non so perché lo dissi, quel giorno, ma ora tutti mi assillano con questa storia. No, non mi piacciono le carote. Non più delle mele, dei fagioli, dei pomodori o di qualunque altro ortaggio. Sicuramente mi piacciono più degli asparagi, comunque: odio gli asparigi».
«Cosa pensi di “Lilo”, ci chiedono?»
Ah. Sapeva che sarebbe arrivato quel momento. Sorrise e aggrottò le sopracciglia: «Linsday Lohan? - domandò, facendo la finta tonta. - Mi piace molto come attrice, ho letteralmente adorato molti dei personaggi che ha interpretato. Ed è una bellissima ragazza».
Becky sorrise, poco soddisfatta, ma continuò con le domande. «Il tuo assolo preferito di Take me home?»
«Oh, credo... Quello di Over Again».
«È anche la tua canzone preferita dell'album?»
«Tra le migliori, sì».
«E... la voce di chi, tra i ragazzi, preferisci?»
«La mia, ovviamente». Il pubblico rise e Louise abbozzò un sorriso: «No, scherzi a parte, sono tutti bravissimi, non saprei scegliere. Personalmente ho una passione per le voci basse e calde» aggiunse, sapendo che ai manger sarebbe piaciuto quel particolare.
«Se fossi un animale, quale saresti?»
«Una scimmia. Mi piacciono le scimmie! Oh, per carità, non ricominciare come con le carote, però!», rise.
«Chi tra i ragazzi è il più disordinato?»
Louise fece una smorfia di ovvietà e si strinse nelle spalle: «Niall» rispose prontamente.
«Davvero?»
«Niall e Zayn – rettificò la ragazza. - Quando condividono una stanza entrarci è come mettere piede in una discarica. E non parlo solo di tutte le cartacce lasciate in giro da Niall, ma anche Zayn non scherza. Lascia vestiti ovunque. Credo di aver trovato un suo calzino e un cd nella mia valigia l'ultima volta che l'ho disfatta. D'altra parte è normale, no? Zayn è un artista e Niall è... Niall».
«Il più ordinato? Mi viene naturale chiedertelo a questo punto».
«Io. No, okay, non è vero: Liam, Liam è molto ordinato. Harry ed io siamo molto confusionari, ma non quanto quei due».
«Liam sembra proprio l'uomo perfetto».
«Lo è» si vide costretta a rispondere Louise, con un sorriso divertito, mentre nella sua testa si ripetevano le sue parole di poco prima: la perfezione è noiosa.
«Il più geloso, invece, chi è?»
«Ehm...» La ragazza si guardò intorno, riflettendo brevemente. «Zayn, credo. Non bisogna toccargli Perrie per nessuna ragione al mondo. Tanto meno le sue sorelle o la sua famiglia in generale. Zayn arrabbiato è qualcosa che nessuno vorrebbe affrontare».
«Si è mai arrabbiato con te?»
Louise scoppiò a ridere, in ricordo di tutte le volte che gli aveva fatto perdere le staffe. «Oh sì! - rispose tra le risate. - Nessuno sa fargli saltare i nervi come me!»
«Okay, fammi capire: sembra a me o Louise Tomlinson è una ragazza parecchio dispettosa?»
Louise rise ancora, di cuore, poi cercò di ricomporsi, sebbene il suo tono di voce continuasse a suonare divertito: «Assolutamente sì. Detta così sembra una cosa negativa, però, in realtà è un modo per mantenersi giovani» spiegò, come se il suo discorso fosse perfettamente logico.
«Mantenersi giovani. Questa devi spiegarmela, Lou, davvero non capisco. Ma soprattutto: hai bisogno di sentirti giovane? Tu?»
«Be', sì. Sono pur sempre la più grande del gruppo; teoricamente parlando dovrei essere la più responsabile, quella che tiene tutti a bada e si occupa delle faccende serie. Questo ruolo però non mi si addice molto, preferisco comportarmi da bambina e divertirmi, il più delle volte».
«E chi, invece, ha il compito di tenere le cose sotto controllo?»
Louise si strinse nelle spalle, di nuovo. Era fin troppo semplice far ricadere sempre la conversazione su Liam, finché le facevano domande del genere. Non aveva nemmeno bisogno di impegnarsi per parlare sempre di lui. «Liam. Liam è un po' il papà della situazione, si occupa di tutti noi, sta attento che non combiniamo qualche guaio. Non che io abbia bisogno di essere controllata: so cavarmela benissimo anche da sola» ci tenne a precisare, lanciando un'occhiata d'intesa dritto alla telecamera. Non sapeva esattamente cosa avrebbero pensato tutti i telespettatori, ma era certa che i ragazzi, a casa, avrebbero colto la frecciatina. Non aveva dimenticato la scommessa, era ancora sull'attenti e aspettava il momento in cui sarebbe successo qualcosa che avrebbe potuto lasciargli sfuggire qualche lacrima. Lacrima che non le sarebbe sfuggita, perché ne andava del suo orgoglio.
«Sei una donna che sa il fatto suo».
«Una donna con le palle, si dice dalle mie parti» la corresse Louise con naturalezza, rivolgendole un sorriso di pura cortesia. Comunque Becky Winslow non le era mai stata particolarmente simpatica. Non era di quelle ochette tutte curve che attivavano l'attenzione dei ragazzi mettendo in mostra il seno e azzerando le loro capacità intellettive, ma comunque rideva troppo per i suoi gusti. Nonostante questo, il suo show non era male. Un po' costruito, ma per lo meno era in diretta e non di quelli in cui l'unico scopo del presentatore era prendere in giro l'ospite. Anche perché Louise non era per niente il tipo da spettacoli del genere, raramente si lasciava sfottere senza rispondere a tono, era più forte di lei.
«Cambiamo domanda» prese tempo Becky, scorrendo di nuovo la lista. «Com'è vivere con quattro ragazzi? Ci sono mai momenti di imbarazzo tra voi? I tuoi genitori che dicono a riguardo?»
Lou alzò gli occhi al cielo. Dopo aver ammesso di convivere con loro almeno per parte dell'anno, si aspettava una domanda del genere. Non apprezzava molto che qualcuno avesse chiesto del giudizio dei suoi genitori: non aveva più tredici anni, al contrario di molte delle loro fan; aveva il diritto di fare quello che voleva senza rendere conto a nessuno. Questa, però, era una di quelle cose che i manager avrebbero voluto che tenesse per sé. Rispondere a quella domanda, inoltre, aiutava a dissipare molte delle insinuazioni che molti facevano su di lei, sul suo ruolo nel gruppo – non era una dannatissima groupie, non andava a letto con tutti e quattro; non andava a letto proprio con nessuno, a dirla tutta. «Ragazzi o ragazze, credo che convivere sia più o meno lo stesso. Non è diverso che condividere casa con le mie sorelle. Anzi, forse l'unica differenza è che, essendo l'unica ragazza, ho un bagno tutto per me. L'unico che ogni tanto può entrarci è Liam, essendo anche l'unico in grado di centrare la tazza quando fa pipì. Abbassa persino la tavoletta, pensa un po', Becky!»
«Gli altri non la centrano?»
«Non lo so, sinceramente: evito il loro bagno, se posso. E, be', posso, avendone uno tutto per me».
«Quindi con i gabinetti separati, risolvete eventuali problemi imbarazzanti».
«Be', generalmente sì» convenne lei.
Becky rise, facendo presupporre a Louise che la domanda successiva non sarebbe stata molto piacevole. «Ed è vero che Harry Styles gira per casa nudo?»
Ecco, appunto. «Non quando ci sono io. Non l'ho mai visto, almeno» mentì con naturalezza, mentre l'immagine del suo sedere bianco che passeggiava per il corridoio, proprio la settimana prima, si faceva strada nella sua mente. Perché quando Louise Tomlinson diceva di essere circondava da imbecilli, parlava seriamente, anche se la gente di solito si metteva a ridere. Harry era completamente senza pudore; se uscito dalla doccia gli veniva in mente di andare in camera senza coprirsi, perché tanto il tragitto era breve, lo faceva senza pensarci due volte. Che importava che Louise fosse in casa?
«Peccato. Sembra proprio un bel ragazzo – commentò Becky, ammiccante. Louise si limitò a ridere e annuire, senza aprire bocca. Cosa c'era da aggiungere, dopo tutto? - E i tuoi genitori che dicono?»
Mio padre, tanto per cominciare, non deve azzardarsi a mettere becco nella mia vita, fu il suo primo pensiero. «Mia madre non ha nulla da dire. Quando posso torno a casa, a lei basta questo. Sa che i ragazzi sono brave persone e che so badare a me stessa. E poi c'è Liam, quindi sono in buone mani» aggiunse, sapendo che i manager sarebbero stati davvero contenti di quell'affermazione. Harry un po' meno.
Harry, però, (con il suo sedere al vento e la sua schiena nuda) avrebbe dovuto uscire in fretta dalla sua mente, perché lei aveva un'intervista da sostenere e non poteva permettersi certi pensieri.
Fu pensando queste cose che si perse le seguenti battute tra Becky e il pubblico; riuscì tuttavia a riscuotersi in tempo per sentire la domanda successiva: «Qui ci chiedono se sei fidanzata. Sei fidanzata, Lou?»
«No, Becky, sono libera come l'aria!»
Pronunciando quelle parole, poté immaginare Harry esibirsi in una smorfia a metà tra il sollevato e il contrariato. Cosa che Louise non avrebbe dovuto fare: pensare ad Harry e farsi venire la tachicardia al ricordo di quella maledettissima sera, mentre doveva fingersi innamorata di Liam, non era esattamente una grande idea.
«Che tipo di ragazzo ti piace?»
Merda. Questo era proprio il genere di domanda che avrebbe voluto evitare. Perché non aveva esattamente un ideale di ragazzo, un po' perché sapeva di dover fornire una descrizione che si rifacesse almeno un po' a Liam e non era sicura di riuscirci, ma soprattutto perché sapeva che qualunque risposta avesse dato avrebbe fatto del male a Harry.
Avrebbe dovuto smettere di pensare ad Harry.
Ridacchiò, imbarazzata: «Hai presente Ian Somerhalder, Becky?» improvvisò, nominando il primo attore che le venne in mente.
«Uh, sì, vagamente. - ironizzò la donna. - È il tuo tipo?»
«È decisamente il mio tipo, sì!» concluse Louise. La risposta, a giudicare dagli applausi e dalle esclamazioni entusiaste, piacque alle ragazze tra il pubblico. A chi, d'altra parte, non piaceva Ian Somerhalder? A lei.
«E cosa mi dici di Ed Sheeran?»
«Cosa?» Quella domanda la prese in contropiede. Ed Sheeran?
«Un uccellino ci ha detto che tu e lui andate molto d'accordo» fece Becky in tono allusivo.
A Louise veniva da ridere, ma decise di non scomporsi particolarmente. Mise su un sorrisetto di cortesia e annuì: «Sì, abbiamo lavorato insieme ad alcune canzoni, con i ragazzi. È sicuramente un grande artista e adoro i suoi capelli» rispose con semplicità.
«Avete lavorato assieme ad alcune canzoni – ripeté la presentatrice, incrociando le gambe. - Lo stesso uccellino ci ha detto anche che eravate molto affiatati».
«Ah, davvero?» le venne spontaneo chiedere. Perché lei non lo sapeva?
Aveva un brutto presentimento.
«Sì, così pare. L'uccellino ci ha anche lasciato una fotografia, vuoi vederla?»
Voleva vederla? Non ne era molto sicura, no. «Ho altra scelta?» scherzò.
«Non direi – rispose Becky, ridacchiando. - Ecco qua!»
Ed eccola là, infatti. Sullo schermo alle loro spalle comparve un'enorme fotografia di lei che baciava sulla guancia Ed Sheeran. Louise Tomlinson che baciava Ed Sheeran. Prima ancora di essere riuscita a formulare un pensiero concreto (che fosse un “Merda!” o un “Questa me la pagano!”), Louise scoppiò a ridere fragorosamente, in modo del tutto spontaneo e poco aggraziato. Stava ridendo di cuore, proprio come al posto suo avrebbe fatto Niall. «Che grandissimi bastardi!» si ritrovò ad esclamare, nonostante sapesse benissimo di essere in diretta, e che in diretta le parolacce erano severamente vietate. O magari no, ma a Louise Tomlinson era vietato dirle, a lei erano vietate moltissime cose.
«Hai scoperto l'identità dell'uccellino?» la prese in giro Becky, mentre lei cercava di trattenere le risate che ancora la scuotevano.
«Decisamente sì! Sai meglio di me dal telefono di chi proviene questa foto!»
«Harry».
«Harry! - confermò Louise, ancora ridendo. Poi però si impose di darsi un contegno e si sistemò sulla sedia, ricomponendosi. - Ma l'ha scattata Liam» precisò, senza riuscire a dare un tono anche alla propria voce.
«Liam?»
«Sì, col telefono di Harry. Immaginavo che mi avrebbero fatto pagare il fatto di essere qui da sola. Sapevano che avrei detto qualcosa di poco carino su di loro, evidentemente».
«Sei stata molto dolce nei loro confronti, invece» la contraddisse Becky.
A Louise Tomlinson non piaceva essere contraddetta: Louise Tomlinson aveva sempre ragione e chi la correggeva, necessariamente, si sbagliava. Era questa sua convinzione a farla discutere spesso con Zayn; anche lui era fermamente convinto di avere sempre ragione e anche lui, proprio come lei, amava avere sempre l'ultima parola – le rare volte che parlava.
Si limitò a stringersi nelle spalle e a sorridere alla presentatrice. «Già, forse troppo».
«Ti piace Ed Sheeran, Lou?»
Di nuovo? Basta! «Sì. Voglio dire, a chi non piace? È un bravissimo musicista, scrive canzoni fantastiche ed è un cantante grandioso. È anche un ragazzo parecchio alla mano, simpatico. Ci siamo fatti delle belle risate tutti insieme, in studio di registrazione».
«Qualcosa mi dice – buttò lì la donna, sorridendo con aria complice. - Che non vuoi dirci cosa pensi davvero di lui?»
Che cosa? Oh, ma per favore! «Oh, così mi offendi! - Louise si portò le mani al cuore, ostentando dispiacere. - Io ti sto parlando a cuore aperto e tu mi accusi di...»
«Va bene, va bene, come non detto!» Becky rise, sfogliando poi i fogli sulla sua cartelletta fino a trovare quello che le serviva.
Louise si sforzò di sorridere, mentre la consapevolezza che quella donna l'avesse appena zittita perché non c'era più tempo per lei, le faceva ribollire il sangue nelle vene. Nemmeno questo le piaceva della televisione: i tempi. Niente era mai del tutto spontaneo, perché c'era sempre qualcosa ad interrompere le conversazioni, qualcuno a cui rendere conto, una pubblicità da trasmettere.
«Bene, Lou, purtroppo il tempo a nostra disposizione è quasi finito» le comunicò infatti Becky, mettendo su il suo miglior sorriso professionale. Louise, si rese conto, non aveva un così vasto repertorio di sorrisi, ne aveva solo tre: uno sincero, uno di scherno e uno falso. La gente, per qualche strano motivo, tendeva a non distinguerli.
«È un vero peccato – si costrinse a rispondere: - Mi sono divertita molto, qui con te, oggi. Dovresti invitarmi più spesso, sai?»
«Magari con i ragazzi!»
«E perché mai? Si sta così bene tra donne!»
Il pubblico rise, Louise indossò il suo terzo sorriso, quello di circostanza. Iniziava a preoccuparsi. Se il tempo a sua disposizione era quasi finito, significava che era giunto il momento della brutta sorpresa che i ragazzi le avevano preparato.
«Hai ragione, hai ragione. Ma sarebbe carino intervistare anche loro, un giorno o l'altro».
«Forse» le concesse lei, costringendosi a sorridere. La verità era che senza quei quattro impiastri tra i piedi sorridere non le veniva per niente naturale.
Becky tornò alla sua cartellina e cambiò l'incrocio delle gambe. «Bene, Lou, più tardi ci sarà una sorpresa per te – Oh, no. Eccola, la sua condanna. - Ora, però, è giunto il momento della pubblicità. Vuoi lanciarla tu?»
Perché avrebbe dovuto volerlo? «Oh, perché no! - Louise prese un respiro profondo e assurse un'aria tranquilla e professionale, mentre alzava o sguardo per guardare dritto nell'obiettivo della telecamera più vicina, su cui lampeggiava una lucina rossa. - Signore e signori, la pubblicità». E poi, come se quel mezzo secondo di serietà l'avesse impegnata fin troppo, fece una smorfia divertita e scoppiò a ridere, la sigla del programma a farle da sottofondo.
 
Quando le telecamere furono temporaneamente spente, Becky Winslow si alzò dallo sgabello e si stiracchiò per bene la schiena, lasciando che il suo sorriso professionale abbandonasse le sue labbra. «Cristo, non è stressante sorridere sempre?» domandò, massaggiandosi poi le guance.
Louise si strinse nelle spalle e saltò giù dallo sgabello. «La parte peggiore, per quanto mi riguarda, è indossare questo vestito» ammise, mentre ne sistemava la gonna.
Becky rise e, questa volta, a telecamere spente, la sua risata suonò molto più bassa e sincera. Meno squillante, meno entusiasta, meno antipatica e forzata: una semplice risata. «La dura vita della gente di spettacolo!» esclamò, strizzandole l'occhio. «Ora ho bisogno di fare pipì, per – annunciò a mezza voce. - Se devi rifarti il trucco, corri!» la esortò, mentre partiva a grandi falcate, diretta ai camerini. Ma Louise non aveva intenzione di correre a rifarsi il trucco, non aveva intenzione di correre da nessuna parte. In quel momento l'unica cosa che avrebbe voluto fare era tornare a casa, stendersi sul proprio letto e dormire. O in alternativa obbligare Niall a condividere con lei il terzo pacco di patatine della giornata, Zayn a togliersi dai piedi per lasciarle il divano libero e Harry a farle i grattini sulla schiena, magari mentre ignorava Liam che spiegava loro qualcosa di vitale importanza. Oh, sì, decisamente la seconda opzione era quello che le ci voleva. Ma prima, si ricordò, avrebbe dovuto scampare alla temibile sorpresa che quei quattro pestiferi avevano preparato per lei.
Si strofinò le mani sulle braccia lasciate scoperte da quell'orribile vestitino azzurro così poco nel suo stile, mentre un paio di truccatrici accorrevano comunque a impiastricciarle la faccia.
Louise Tomlinson aveva dei doveri. Le sembrava di avere solo quelli, a volte. Sospirò, poi si ricordò di ricominciare a sorridere.
Becky Winslow, a telecamere spente, poteva tornare ad essere se stessa; Louise Tomlinson, a telecamere spente, doveva comunque sorridere e sembrare una ragazza perfetta ed equilibrata, doveva fingersi innamorata di Liam, non poteva permettersi di essere confusa o di cattivo umore. Non finché non si trovava completamente sola, con la certezza che nessuno la stesse guardando, al di fuori della sua famiglia e dei ragazzi. Solo loro. Loro e Ed Sheeran, perché, sì, Ed Sheeran con lei aveva un ottimo rapporto: era l'unico in grado di far entrare nella zucca vuota di Harry che, per quanto fosse stupida, tutta quella messinscena era necessaria – anche se a Louise non era sfuggito il tono ironico che utilizzava nel dire certe cose. E, sì, anche Josh Devine era al corrente della reale situazione - per colpa di Niall, che sosteneva fosse davvero un ragazzo fantastico e per questo gli aveva spifferato tutto. Così Louise doveva sostenere sulle proprie spalle il peso di un paio di occhi consapevoli in più, occhi di qualcuno con cui scambiava giusto un paio di battute ogni tanto. E tutto ciò la faceva sentire stupida.
Ma continuava a sorridere, sempre. Perché dopotutto non c'era nient'altro da fare.
 
«Eccoci di nuovo qui! - stava dicendo Becky Winslow, di nuovo seduta sul proprio sgabello accanto a Louise. - Vi abbiamo lasciati qualche minuto fa con l'intervista alla bellissima Louise Tomlinson, - Si vide costretta a mettere su un sorrisetto imbarazzato, mentre la telecamera la includeva nell'inquadratura. - e la promessa di una sorpresa per lei. Pronta per scoprire di cosa si tratta, Lou?».
La ragazza rise, mentre una vocina nella sua testa strillava che no, lei non era affatto pronta, che aveva una paura bestia di qualunque cosa avessero organizzato quei quattro mentecatti. «Sì, sono proprio curiosa!» mentì con naturalezza.
«Bene, allora, guarda un po' lo schermo!»
Merda.
 
«Pronti? Liam, girati! Guarda che sto già registrando!»
La voce di Niall in sottofondo, Zayn e Harry che ridacchiavano, mentre Liam ancora cercava di capire dove avrebbe dovuto sedersi. Un classico, proprio come la telecamera che traballava leggermente tra le mani dell'irlandese. Quella era … quella era davvero camera sua?, realizzò, aggrottando le sopracciglia.
«Niall – prese parola Zayn, mentre Harry trascinava Liam seduto sul letto. Il suo letto, precisò Louise mentalmente. - Niall, appoggiala sulla scrivania e vieni qui. Niall!»
«Ho capito, ho capito!» sbottò l'irlandese. Una serie di scossoni indicò che il ragazzo aveva seguito le istruzioni del moro, poi anche Niall si gettò sul letto, proprio addosso a Liam, che si lamentò sottovoce del trattamento subito.
«Okay, questa parte poi la tagliamo» decretò Liam.
Harry alzò gli occhi al cielo: «Ma certo» rispose, mentre già sorrideva sornione. Evidentemente non l'avevano fatto.
«Tre, due, uno, chack si gira!» esclamò Niall con entusiasmo. Subito dopo lo schermo divenne nero e partì in sottofondo Look after me, la canzone preferita di Louise.
Le si strinse il cuore, rendendosene conto. Si ritrovò a sorridere, già dimentica di dover mantenere un contegno, della scommessa, di tutto. C'erano solo lei e quello schermo con le immagini dei ragazzi.
“Credete davvero di conoscere Louise Tomlinson?” recitava una scritta appena apparsa sulla schermata nera. Mentre questa spariva, ecco farsene avanti un'altra, lentamente: “Nessuno la conosce davvero. Siete pronti a fare un salto nella sua vita?”.
E poi c'era lei, al pianoforte di casa sua, che suonava. Suonava, suonava, suonava, come faceva spesso quando era a casa. Lottie e Fizzie spesso di fermavano ad ascoltarla e quando lei abbandonava il piano, sedevano allo sgabello cercando di imitarla, quando erano piccole. A Louise venne da ridere: erano secoli che le sue dita non sfioravano i tasti di quel pianoforte, le mancava.
Via il pianoforte, il sorriso smagliante di Harry prese posto al centro dello schermo. Sorrise, si scompigliò ai capelli e «Louise? Louise è molto più della ragazza sugli schermi. Louise è tanto altro».
Zayn prese parola: «Lou è la persona più irritante che ci sia al mondo. È il genere di ragazza che ti rincoglionisce di chiacchiere e appena apri bocca ti dà del logorroico». Louise fece una linguaccia allo schermo, senza riuscire a trattenere una risatina divertita. Non era affatto vero! Okay, forse sì.
Fuori Zayn, dentro Niall. «Lou è quella che, qualunque cosa le venga in mente, deve dirtela. Non perché le interessi il tuo parere, chiaramente: ha semplicemente bisogno di sentire la propria voce» disse, poi scoppiò a ridere e fece una smorfia, a cui Louise rispose con una risata.
Fu il turno di Liam: «Louise è... è quella che nei video delle nostre canzoni fa le smorfie quando le tocca cantare il suo amore ad un'ipotetica ragazza. - spiegò, gesticolando. - Questo però le fan già lo sanno, no? Quello che non sanno, è che quando torniamo a casa non fa che lamentarsi e prenderci in giro perché a lei tocca far finta di amare le donne».
«Sì, - confermò Zayn, annuendo. - a volte propone di dedicare tutte le nostre canzoni direttamente a lei, così almeno il suo ruolo di donna del gruppo sarebbe messo in risalto. Insomma, le sembra perfettamente logico!»
Louise scoppiò a ridere forte. «Perché lo è!» si lasciò sfuggire, mentre il volto dei due lasciava il posto a quello di Harry. «Lou è anche quella che si chiude in bagno per imparare i testi delle canzoni. Canta, canta, canta e ogni volta che non riesce a raggiungere una nota o dimentica le parole, inveisce contro tutto e tutti a gran voce; regolarmente impreca come una scaricatrice di porto, quando non riesce in qualcosa», ridacchiò, gli occhi così lucenti che Louise si chiese se quel cretino non si stesse commuovendo. Si commuoveva mentre la smerdava pubblicamente?
Louise si passò una mano sul viso, incredula. Cosa stavano combinando? Ma soprattutto, come era saltato loro in mente di distruggere, almeno in parte, l'immagine della perfetta Louise Tomlinson che i manager le avevano imposto? Li adorava, letteralmente.
Di nuovo Zayn sullo schermo: «Louise è la più grande rompiscatole del pianeta».
«Guarda che l'hai già detto» gli ricordò Liam, mentre Niall se la rideva chiassosamente – come sempre, commentò la ragazza mentalmente.
«Ah, l'ho già detto? Ovvio, Louise è rompiscatole per due. È rompiscatole quanto... quanto potrebbe esserlo una sorella, Louise è la nostra sorella rompiscatole».
«Già, il livello è più o meno quello» confermò Liam e Harry annuì. Com'era prevedibile, Niall, l'unico ad avere un fratello, chiese: «Qual è il livello “rompiscatole” di una sorella?».
«Più o meno il tuo» rispose brevemente Liam, facendolo rimanere con un palmo di naso.
La schermata divenne di nuovo nera, Look after me si fece udire nuovamente, dando un altro scossone al cuore congelato di Louise.
“Louise Tomlinson è prima di tutto una sorella. Una sorella per tutti quelli che hanno la fortuna di conoscerla davvero” recitava un'altra scritta bianca. E poi eccole, le maledette foto: foto di sua madre, delle sue sorelle, dei ragazzi, di lei con ognuno di loro. Tante foto di famiglia, tanti sorrisi sinceri, tanti ricordi di momenti in cui Louise Tomlinson non era obbligata ad essere un personaggio, in cui era solo se stessa. Tanta, tantissima nostalgia, ecco cosa provava. E un affetto smisurato verso quei quattro idioti che le stavano facendo salire un groppo in gola.
Ma ecco che il momento delle foto era terminato, per lasciar posto nuovamente ai quattro ragazzi, comodamente seduti sul suo letto.
«Hi, we're One Direction!» salutarono in coro.
«Un attimo, aspettate!» Harry si gettò ad afferrare qualcosa fuori dall'inquadratura, che poco dopo si scoprì essere un orsetto di peluche: «Ecco, così siamo al completo!» decretò, facendo sedere il pupazzo sulle proprie gambe – non prima di averlo sbattuto in testa a Niall, come Louise avrebbe fatto sicuramente, se fosse stata lì. La ragazza apprezzò la scelta del peluche, al posto di quell'orribile bambola creata a sua immagine che era stata messa in commercio. Gliene avevano regalata una e lei si era premurata di nasconderla dentro un cassetto che non apriva mai.
«Sei un cretino» lo etichettò Niall in tutta risposta, assumendo un'espressione che solitamente apparteneva a Louise.
Zayn gli diede una leggera spinta: «Ehi, non imitarla! Devi chiederle il permesso prima!»
«Ha messo il copyright persino sull'aria che respira!» ridacchiò Liam, mentre Niall roteava gli occhi.
«Questa è Louise, gente – prese di nuovo parola Payne, indicando il pupazzo. - Cioè, non fisicamente – si affrettò a specificare. In quel momento l'unico a somigliare ad un orsetto di peluche era proprio lui, impacciato e sorridente. - Louise è quella di cui vi abbiamo parlato qui, è la ragazza eccentrica ed introversa che solo pochi conoscono. È timida, anche se non sembra. È il genere di persona che... che...» indugiò, come cercando le parole giuste per descriverla.
«Che ti insulta senza motivo e per giustificarsi ti dice che ne avevi bisogno» intervenne Niall, ridacchiando.
«Che ti fa saltare i nervi, ma poi ti abbraccia a tradimento e ti fa pentire di essertela presa» aggiunse Zayn. «Perché è subdola, non per altro» precisò, con un sorrisetto divertito.
Harry strinse a sé l'orsetto. «Louise è il genere di persona che per gli altri si fa in quattro, anche se non vuole darlo a vedere. È troppo orgogliosa per farlo».
«È quella che fa la battuta sconcia in radio, facendo impallidire tutti perché, insomma, è una ragazza e dovrebbe essere per lo meno un po' pudica» continuò Liam. «È quella che nei momenti di tensione, ci fa ridere tutti dicendo la prima cosa che le passa per la mente».
«Sempre quella giusta, tra l'altro» confermò Harry, sorridendo nostalgico.
«Louise è... Louise è quella che ogni sera va a letto per ultima, dicendo che non è stanca. Aspetta che siamo tutti addormentati, poi passa dalle nostre stanze e chiude le tende, rimbocca le coperte e ci lascia latte e biscotti sul comodino».
Harry arricciò il naso e si voltò a guardare l'irlandese, stralunato: «A me non lascia i biscotti sul comodino!»
Niall si passò una mano sulla nuca, in imbarazzo: «A me sì! Non li lascia a tutti?»
«No» sussurrò Louise tra sé, asciugandosi una lacrima che era sfuggita al suo controllo. No, non li lasciava a tutti, solo a Niall, perché era lui quello che faceva lo spuntino notturno. Aveva delle piccole attenzioni per ognuno di nuovo, anche se non si aspettava che quei quattro rimbambiti se ne accorgessero. Lo faceva per loro, ma non le importava che gliene riconoscessero il merito.
Metteva in ordine la valigia di Zayn ogni volta che usciva a fumare sbattendo la porta perché, cazzo, quella cosa non si chiude!, come se non fosse colpa del suo disordine cronico.
Faceva in modo di far trovare l'ultimo DVD Disney sul letto di Liam, ogni volta che ne usciva uno, dicendo che lo avevano mandato le fan.
E ogni tanto, senza farsi vedere, andava a rannicchiarsi sotto le coperte assieme a Harry, quando era sicura dormisse così pesantemente da non accorgersene. In ricordo dei vecchi tempi, di quando potevano fare tutto ciò che volevano senza essere giudicati, senza avere delle parti da recitare.
E in quel momento, la cara Louise Tomlinson, stava piangendo come una bambina, del tutto incurante della scommessa appena persa, col cuore straripante di affetto per quegli stupidi dei suoi amici, che l'avevano avuta vinta anche quella volta.
 
***
 
Quando Louise entrò nell'appartamento, i ragazzi erano tutti seduti sul divano, l'aria apparentemente rilassata, mentre qualcuno digitava sulla tastiera del notebook, qualcun altro su quella del telefonino e qualcun altro guardava distrattamente la televisione. Quell'ostentata naturalezza, comunque, non incantò Louise nemmeno per un istante: il sorriso sornione che increspava le labbra di Zayn era troppo bastardo per essere dovuto alla partita di golf, così come le guance di Niall troppo rosse perché non fosse sulle spine, Liam aveva l'aria troppo ebete per uno che stava navigando in internet e Harry teneva il telefono tra le mani al contrario.
La ragazza appese il giubbotto, levò le scarpe con movimenti stizziti, ripose le chiavi della macchina sul mobiletto lì accanto, poi incrociò le braccia e si rivolse con impazienza ai suoi coinquilini: «Avanti, dite quello che dovete dire».
«Di cosa stai parlando?» chiese Liam, incerto. Okay, forse Liam non aveva l'aria troppo ebete per uno che stava navigando in internet: quella era la sua espressione normale. E probabilmente nemmeno sapeva della scommessa.
«Niente» lo rassicurò Zayn, ridendo sotto i baffi.
Grandissimo pezzo di una carogna.
«Abbiamo visto qualche lacrimuccia, o sbaglio?» incalzò Niall, senza distogliere lo sguardo dalla tv.
Stupido chiassoso irlandese!
«Era tutta scena – rispose la ragazza, premurandosi di tenere la testa alta e guardarli con sufficienza. - Una ragazza sensibile fa sempre effetto sul pubblico. Insomma, con voi che frignate continuamente come bambini, io non posso fare la figura di quella intangibile da tutto e tutti. Anche se lo sono».
A quelle parole Niall diede sfogo ad una di quelle sue risate sguaiate e chiassose, si contorse sul posto, annaspò in cerca d'aria e cadde dal divano.
In tutto questo, Louise si limitò a stringere le labbra – per evitare di lasciarsi sfuggire un sorriso – e a guardarlo fisso con tutta la serietà di cui era capace, offesa. «Hai finito, puzzone?» gli chiese, poi, piccata.
Niall annuì, ricominciando però subito a ridere. A quel punto Louise sbuffò e alzò gli occhi al soffitto: «Se non avete nulla da dire, io vado a riposare» e a togliermi tutto questo schifoso trucco colato dalla faccia.
«Certo, va' pure. - le concesse Zayn, - ti abbiamo preso in giro abbastanza».
«Grazie, molto gentile» rispose lei e, prima che a qualcun altro venisse voglia di ridere di lei, si affrettò verso la propria stanza.
«Sì, ma non dimenticare il nostro trofeo!» le ricordò Harry, mentre si allontanava.
Trofeo?!
Nemmeno un minuto dopo, Louise era di nuovo in sala, la stessa espressione seccata di quando aveva lasciato la stanza. Con un cenno brusco della mano lanciò qualcosa verso i ragazzi, un qualcosa che finì dritto sulla testa di Liam, per poi cadere sulla tastiera del computer che teneva in grembo. «Lou, ma che fai?!» boccheggiò lui, improvvisamente rosso come un peperone.
Harry, ridacchiando, allungò una mano per prendere il reggiseno e sorrise trionfante mostrandolo agli altri: «Tadann!»
Louise alzò gli occhi al cielo e abbozzò un sorriso di scherno – sincero, però, perché con loro i suoi sorrisi erano sempre sinceri: «Tadann! Ecco a voi i cerebrolesi più ritardati del mondo!»
«Non offenderti, Lou, la vita è fatta così: si vince e si perde» la consolò Zayn in tono ironico.
Lei strinse le labbra e assottigliò lo sguardo: «Io vinco sempre».
Il moro sorrise strafottente. «Forse, ma non questa volta».
«Non avete vinto, cretini: ho le mestruazioni!»
«E allora?»
«E allora non vale!»
«Okay – le concesse Harry. - Questo però me lo tengo io!» decretò, sorridendo soddisfatto. E Niall scoppiò di nuovo a ridere di gusto, mentre Liam ancora faceva saltare lo sguardo su tutti i presenti, evitando accuratamente il reggiseno bianco che gli era piombato sulla testa.



TADANN! Erano secoli che volevo finire questa One Shot. Questo devo confessarvelo: ho provato l'intervista in camera mia, parlando da sola in inglese per ore, una domenica pomeriggio. Dio solo sa quali orrori ho pronunciato - e forse anche mio fratello, se gli è capitato di passare davanti alla porta -, ma amen. 
Non dirò che questa storia mi piace o che ne sono soddisfatta, perché al momento non lo sono. Al momento voglio solo postarla, finalmente.
Ne ho riletto solo qualche pezzo - è trooooppo lunga D: -, per cui se ci sono degli errori, non esitate a segnalarmelo, cercherò di correggerli. 
Spero che a qualcuno sia piaciuta. :)

 
  
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