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Autore: Valentine got a gun    17/04/2013    0 recensioni
Sei tu il mio male,
la mia morte,
la scossa dei miei lombi.
Genere: Dark, Malinconico, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Cari miei, 
ho scritto ciò che mi veniva alla mente mentre battevo la storia al computer.
Scrivo questa poesia, ispirata da fatti del tutto insignificanti e tremendamente noiosi. Talvolta nemmeno reali.
Tutto ciò che ho scritto è il frutto amplificato degli smorti sentimenti che provo durante la giornata, i pensieri confusi e brulicanti senza reale conessione logica che sciamano nella mia mente durante il giorno.
E' uno sfogo. Una strana distorsione dei miei pensieri.
Valentine.


 

Zanzara in delirio
 

 
 
Questo non è un nonsense,
perché un nonsense non è quello che è,
ma quello che è davvero è solo probabilmente un nonsense.
Se non hai compreso questo concetto
 vuol dire che non puoi intendermi,

 non puoi amarmi,
non puoi insultarmi.

 

 
Ma ora andrò a parlare un po’ di me.
Un po’ di me andrò a parlar per davvero.

 Perché?
Perchè il Ciciarampa mangiava petali di rosa a colazione,
poggiato su un dolce cuscino d’erba del diciannovesimo secolo.
Anche a me piacciono i cuscini,

 amo i guanciali spumosi di nuvole.
Amo dormire,
amo sognare di vivere in un mondo in cui le pecore hanno il manto di zucchero filato,
quindi ora lo faccio,

 dormo,
dormo in veglia.
 
C’è posto per me in questo mondo?
La casa bianca che abito è una dimora inquietante,

 ha le pareti rosse,
le sue finestre ridono per la gioia,
e ora, dimmi tu, come diavolo sia possibile.
E allora, dimmi, è abbastanza spaziosa per l’anima violenta che abita il mio corpo?
Spaziosa come la mia piccola borsa?

 

Nella mia borsa nascondo tutto ciò che voglio,
nascondo le mie sigarette,
la sua felpa troppo ampia,
il suo sorriso,
la sua volontà.
E mi chiedo quando lui tornerà,
dato che possiedo la sua anima.
 
Me lo ricordo lui,
si girava verso di me sorridendo,
alle porte di in un buio cimitero di città
dove i lampioni lanciavano lugubri fasci di luce sul vialetto.
E pareva un cazzo di videoclip degli Smiths,
era eccitante,
e mi viene da ridere pensando ai suoi occhi da serpe.
 
Pensavo fossi tu il mio piccolo dolciastro schiavo,
invece ero io la tua vittima.
Mi mangiasti,
mi lambisti,
mi baciasti,
e tutto ciò che rimase di me fu un insignificante scheletro scarno.
In realtà, sono proprio un nuovo Mr. Renfield.
 
Ma, la sai la novità, il karma è una puttana.
Il male che ho provocato in passato si sta rovesciando su di me sottoforma di uomo.
Sei tu il mio male,
la mia morte,
la scossa dei miei lombi.
Ho tentato di rifuggirti,
ma ho fallito.
Penso sempre a quanto irresistibile appaia la tua crudeltà,
mi hai stregato,
confessa, mi hai fottuto il cervello.
 
E sentivo quel profumo metallico nell’aria,
quel dolce sapore di sangue tra le labbra,
mentre mi aggiravo nelle notti di Salem
e ti chiamavo per nome tra i vicoli.
E mi chiedo come mai a volte senta ancora quel profumo di morte e veleno,
mi chiedo come mai, nonostante la mia vita sia cambiata chiaramente.
 
Ora preparo torte di mele per professione,
ho aperto una pasticceria sulla 5th Avenue,
mi cibo di zucchero, ne mangio a palate.
Ricordandomi di averti perduto,
 lo mischio al lattosio,  il fruttosio e il cherosene,
e lo ingurgito, lo butto giù,
e aspetto che quella poltiglia appiccicosa faccia effetto
e mi trascini nell’oblio più lucente e accecante.
 
 
 


  

  
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