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Autore: RenAlchemist93    07/11/2007    6 recensioni
ecco qui la mia seconda ff... stavolta su Maya!! come personaggio non è male, quindi ho provato a descrivere cosa prova durante il suo soggiorno a Kurain, dopo il caso Edgeworth... spero solo che vi piaccia!!!! se commenterete abbastanza... potrò continuarla.... se voleeeeete... sennò ho già un altra idea in mente... hehe.. cmq leggetela please!! buona lettura.... Eccomi di nuovo. Da sola. Come sempre. Non si può giustificare con un semplice “c’è Pearl” o “c’è la zia qui con me” la lontananza da lui. No. Non si può proprio.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maya Fey, Phoenix Wright
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo. Da sola. Come sempre.
Non si può giustificare con un semplice “c’è Pearl” o “c’è la zia qui con me” la lontananza da lui.
No. Non si può proprio.
È triste, come vedere un orsacchiotto di peluche abbandonato sotto la pioggia in un parco giochi per bambini.
E fa freddo, molto freddo, sotto quella pioggia...
Non si può.
Phoenix. Un uomo che irradia luce solo dal nome. E quel calore, quella luce mi manca.
Mi manca così tanto da straziarmi l’anima. Pearl dice che finché non mi rilasserò totalmente non potrò mai raggiungere risultati degni di una Fey della casta principale come me.
Mi sale di nuovo un po’ di nausea e ficco la testa tra le ginocchia, sicura che mi passerà in fretta.
Dannazione! Ma perchè ero inutile ovunque andassi? Sono ritornata a Kurain per rafforzare e potenziare le mie doti e ora... non riesco a concentrarmi perchè sono lontana da lui!
Dio, perchè? Mia, aiutami!! Ti prego, aiuta me e Phoenix...
L’orsachiotto ora piangeva, tutto bagnato, sotto quella pioggia... molti bambini che gli passavano accanto non si accorgevano di lui...

Maya pianse. Le sue lacrime scesero piano, lentissime, quasi apposta per sottolineare e farle rendere conto ancora di più quanto stava male. Con un sospiro chiuse gli occhi, tenuti aperti troppo a lungo a guardare nel vuoto.

Phoenix.. quanto vorrei che fossi qui. Ma, dannazione, non ci sei (ma va’! davvero? NdAidiota) ... amico... compagno... amore.
No!! Non sono innamorata di lui, no!
...
Sì. Ti amavo, Phoenix... ti AMO. Non è possibile che tu non te ne sia mai accorto? ... forse perchè nemmeno io me ne sono mai resa conto... ma non importa, ormai... non importa...
prima o poi ti rincontrerò, stanne certo.
E finalmente ti dirò ciò che provo.
Ti dirò che una stupida ragazzina inutile e codarda diciassettenne si può innamorare di un avvocato in carriera, con altro a cui pensare e di sicuro con già una donna al suo fianco... e non come assistente.
Non mi importa se riderai o farai una delle tue solite facce strane. Io ti dirò tutto ciò che provo.
Ti dirò che amo il tuo profumo, amo il tuo sguardo, amo i sorrisi che poche volte sono sinceri con me.
So che per te sono solo una malata di mente. Per i miei usi strani, per il mio attaccamento ai morti. Mia una volta mi confessò che tu avevi avuto una donna.
Ma quella... ti aveva tradito e da allora... da una cosa che successe... smisi quasi totalmente di fidarti degli altri, se non di Mia.
Credo che abbia preso un colpo più forte di quanto sembra la sua morte. E vedersi una rimpiazzarla così velocemente... non deve essere stato il meglio. Sopratutto se quell’una cercava di essere la copia di Mia.
Quanto mi odio...

Con esasperazione provò di nuovo ad evocare la sorella...
- Maya... – la voce della sorella le risuonò nella mente. – sorella! – rispose roca la voce di Mia, rendendosi conto solo in quel momento di essersi ridotta davvero ad uno straccio dopo l’ennesimo pianto, ma felice di esser riuscita nel suo intento
– Maya. Ascoltami. Sfrutta la tua frustrazione. Trasformala in luce da seguire. Trasformala nella tua forza Phoenix ha bisogno di te. – la voce si spense, piano. La conversazione era finita.

Sorella... non ti ringrazierò mai abbastanza... chiuse gli occhi e scattò in piedi. Ora era animata da una luce nuova. Una luce molto simile a quella di Phoenix ora le brillava negli occhi.


- papà, papà andiamo a casa? – un bambino che correva alla velocità di un giaguaro che insegue la preda quasi lo scaraventò di lato.
Sospirò, recuperando equamente l’equilibrio sulle due gambe. Ritirò su il cappuccio sulla testa e si guardò di nuovo intorno.
Pioveva, in quel parco di domenica pomeriggio e tutte le mamme e i papà correvano al riparo sotto tettoie o dentro auto trascinandosi dietro i propri figli, preoccupati che gli venisse chissà quale malanno.
L’impermeabile beige era ormai zuppo. Aveva voglia di andare a casa. Chiuse per un attimo li occhi e si concentrò. Sentì una risata famigliare. Si voltò intorno a cercare la provenienza di quel suono, con il cuore che gli batteva a mille. Poi, piano, si accorse che era solo il rumore della pioggia che gli faceva sentire strane sensazioni.
Scosse la testa e pensò di nuovo a quella risata, concentrandosi di nuovo. La pioggia sopra i tetti delle case, gli scivoli di metallo e le foglie induceva a far riaffiorare i ricordi.
Quel rumore si confondeva con la risata di lei. Di Maya.
Cosa stava facendo in quel momento a Kurain? Alzò il volto verso il cielo e tolse il cappuccio, lasciando che l’acqua penetrasse nelle fessure dell’impermeabile, facendolo rabbrividire.
Maya, come stai? Sospirò di nuovo e abbassò gli occhi al suolo.
Nell’angolo, vicino una panchina, c’era un orsacchiotto.
Sembrava che lo guardasse, che invidiasse il suo (anche se poco efficiente) riparo.
Zuppo com’era e con la testa gli si era inclinata di lato, le perle di vetro nere degli occhi parevano piangere copiose.
Phoenix si morse il labbro. Quale bambino distratto poteva aver dimenticato un orsacchiotto così?
Quasi senza pensarci lo prese e se lo infilò in tasca, se anche così facendo si assicurò una bella macchia bagnata lungo tutto il bacino e scendendo fino ai piedi.
Non si curò nemmeno del fatto che se qualcuno lo avesse visto lo avrebbe denominato mr.Bean 2 (NdA hahaha!! Già lo vedo con Manfred von Karma versione trans nella parte della vicina rompiballe del piano di sotto!!!) e raggiunse casa sua, salendo tutti i piani fino al suo appartamento. Un giro di chiave e fu dentro.
Estrasse l’orsacchiotto dalla tasca e lo mise nel cesto della lavanderia, vicino alla lavatrice per poi chiudere la porta – sei proprio un bell’orsacchiotto, lo sai? – gli mormorò, sorridendo. Un sorriso sincero. L’orsacchiotto piegò la testa d’un lato, come prima.
Ora, non piangeva più.



Allora che ve n pare????? Commentate, commentate!!!!!!!!!!!!! Fate felice una povera malata e con l’interrogazione di latino il giorno dopo!!! Ç_ç buaaaaa! Ps. Credo che quell’intervento di Mia fosse un poco fuori luogo, ma non sapevo come terminare ed era ora di pranzo... voi che dite? Commentate... commentaaaaaaateeeee! ^_^
  
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