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Autore: loadsofbullshit    19/04/2013    5 recensioni
«Saremo felici o saremo tristi, che importa? Saremo l'uno accanto all'altro. E questo deve essere, questo è l'essenziale.»
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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.Il concerto iniziò e l'arena fu inondata dalle urla di migliaia di ragazze.

L'inizio era sempre la parte migliore di ogni concerto,forse perchè io e i ragazzi sapevamo quanto le nostre fan tenessero a quel momento e che,una volta saliti su quel palco, potevamo dire di aver cambiato la vita a tutte quelle ragazze.

Ho sempre pensato che una sensazione del genere non avesse prezzo,probabilmente perchè non ero mai riuscito a capacitarmi del fatto che un ragazzo fragile come me fosse diventato così importante per milioni di ragazze.

A volte nella vita ti capita di pensare che è tutto perfetto come hai sempre sognato e,l'attimo dopo,pentirtene amaramente.

Era il 23 Settembre del 2012,un giorno normalissimo di fine estate,quando la mia vita fu travolta da un improvviso uragano.

Louis tornò a casa prima del solito e,poichè non sbattè la porta come di sua abitudine,capii che qualcosa non andava.

Socchiuse lentamente la prta e lo vidi correre su per le scale,non mi rivolse nemmeno un saluto o uno sguardo e chiuse velocemente la porta alle sue spalle,chiudendosi in camera da letto.In un primo momento non riuscii a capacitarmi del perchè di questa reazione,sapevo solo fosse andato dal dottore per un  fastidioso mal di gola che si protraeva ormai per un po' di tempo.Il mio cuore ebbe un sussulto; non era mai successa una cosa del genere,non era passato giorno in cui lui non venisse da me ad abbracciarmi una volta tornato a casa,lontano dagli occhi delle telecamere.Cosa poteva essere successo di tanto orrendo? Pensai fosse accaduto qualcosa per colpa dei nostri manager o che avesse litigato con uno dei ragazzi,ma quest'ultima opzione mi sembrò più che improbabile.

Corsi preoccupato in camera nostra,saltando due o tre gradini per volta fin quando non fui davanti alla porta della stanza e lo sentii abbandonato in gemiti di pianto.

Appena lui si accorse della mia presenta dietro quella porta tentò di soffocare i sussulti e soffiò un debole 'Harry?' per assicurarsi che fossi veramente lì.In quel momento capii che forse era successo qualcosa di più serio.

La mia risposta fu immediata e più ansiosa che mai.
-'che è successo,Boo?'- chiesi con voce tremante.
-niente Haz,non preoccuparti,sto bene.- rispose con il tono che sfiorava la pura disperazione, -va di sotto a guardare la tv,qua è tutto okay.-

-non ho intenzione di andarmene.So che non è tutto a posto,aprimi,altrimenti non riesco ad abbracciarti.- affermai e sentii lui alzarsi dal suo rifugio e venire a girare la chiave.

Spalancai la porta e lo vidi lì,rannicchiato nel suo dolore di cui ancora non ne sapevo la causa; mi avvicinai a lui e lo abbracciai così forte da quasi togliergli il respiro. Nelle mie braccia lo sentivo tremare,sussultare dal pianto e,quando si abbandonò contro il mio petto,sentii il suo cuore battere così forte che temevo potesse uscirgli dal petto.

-vuoi dirmi cosa succede,Boo?- domandai,quasi impaurito dalla risposta che stava per  darmi.

-io...io,sono andato a fare una visita e mi hanno diagnosticato una malattia alle corde vocali. Hanno detto che non sanno ancora di cosa si tratta,mi aspettano giovedì per la visita.Ho paura,tantissima paura,il dottore ha detto che può essere cancro.- non appena finì la frase si staccò dalla mia stretta e andò verso il comodino,prese la busta e me la porse.

-Non preoccuparti Boo,ci sono qua io. Finchè resteremo insieme nulla potrà fermarci okay? Scommetto che non è nulla e che presto tornerai di nuovo sul palco a cantare per le nostre piccole,te lo prometto.- dissi io,rassicurandolo.

Ma non sapevo quanto potesse valere quella promessa. No,non lo sapevo proprio.Riuscii a calmarlo almeno un po',lo presi quasi sulle mie spalle e lo portai a pranzo;quel giorno avevo preparato i tacos,i suoi preferiti.

Lou restò tutto il tempo zitto,lo sguardo fisso sulla tovaglia e sul piatto ancora vuoto. -Eehm,hai detto qualcosa ai ragazzi?- lo apostrofai delicatamente,quasi per smuoverlo.

-Nno,nulla- rispose deciso,quasi a volermi implorare di tacere,non voleva far preoccupare troppo i ragazzi.

-Non è che mi potresti accompagnare alla visita,giovedi? ho paura.- continuò,quasi cantilenante.

-Ma certamente.Non ti lascerò mai solo,lo sai.-

I giorni seguenti furono i giorni più strani della mia vita,e in un certo senso anche i più bui. Non c'era mai stato il sorriso di Lou ad illuminarmi il mattino,la sua risata a divertirmi nel pomeriggio e nemmeno il suo caldo respiro a cullarmi alla sera.

Il giovedì seguente arrivò in un batter d'occhio e io non vedevo l'ora di dimostrargli che avevo ragione a dirgli di non temere e che poteva fidarsi del suo Hazza.

Prendemmo un taxi e scendemmo proprio davanti all'ospedale,un imponente edificio bianco e cupo,classico dei film.Mentre camminavamo verso l'entrata gli lanciai un'occhiata e lo vidi tesissimo,tremante e di un bianco cadaverico.Ad accoglierci fu una massa di persone con tono lamentoso e impaziente,sedute ad aspettare il loro turno al pronto soccorso,noi attraversammo la folla con qualche spintone e ci dirigemmo verso l'infermiera.

'Louis Tomlinson' lesse sulla cartella clinica,quasi con voce meccanica.

-Seguitemi- ci intimò.

L'infermiera paffuta ci scortò fino ad un'insipidissima saletta bianca dove mi sentii soffocare.Ero sicuro che tutto sarebbe andato bene? quella domanda torturava la mia mente da quando avevamo varcato la soglia dell'ospedale.

'Dai harry,dimostragli che non deve temere nulla e che finchè sarai con lui non gli succederà nulla'  mi dissi,con tono autoritario.

'Signor Tomlinson?'- fu il dottor Simons a parlare e con la mano gli fece cenno di seguirlo in un piccolo studio.

Lui prese il suo capotto e le carte con una mano e io alzai uno sguardo rassicurante al suo viso che mi risultò completamente pallido.

Lo baciai sulla fronte e gli dissi di stare tranquillo,io avrei atteso il suo arrivo anche per ore; lui sparì dietro la porticina bianca e io rimasi solo con i miei pensieri.

Anche se non volevo ammetterlo a me stesso,quel posto mi metteva ansia; il pensiero che non tutto potesse andare bene mi sfiorò la mente,ma lo scacciai subito,sicuro che il mio lou non avesse nulla di cui preoccuparsi.

Gli esami durarono tre ore,tre interminabili ore,scandite regolarmente dall'orologio color panna appeso sopra la porta .

Quando il ticchettio iniziò a farsi insopportabile,eccolo apparire. Ogni volta che arrivava nella stanza era come avere una visione celestiale,sebbene quel giorno fosse tutt'altro che felice.

I suoi occhi confusi si posarono sul mio viso,così mi decisi ad andargli incontro.

Il dottore si congedò con una stretta di mano rigida e noi scendemmo ,nel più assoluto silenzio, fino all'uscita.

Non mi azzardai a chiedergli nulla,mi avrebbe detto tutto a casa,al riparo da tutto.Riuscii a decifrare nel suo volto un amaro sconforto che mi trascinò nella disperazione.

Il mio corpo fu pervaso da una preoccupazione talmente intensa da non farmi quasi respirare,e l'ansia cresceva ogni volta che provavo a guardarlo in viso;

fortunatamente il ritorno a casa fu breve e,una volta varcata la porta di ingresso mi decisi a chiedergli qualche informazione,ma eleborai bene le parole da dire,temevo la sua reazione.

-Allora lou,va tutto bene? hai saputo qualcosa?-
Nella stanza calò il silenzio più assoluto,pesante e insostenibile.
,passò circa un minuto prima che ottenessi una sua risposta,che preferii non avere.

-no.- disse secco.

-Non va bene un cazzo,harry. Il dottore mi ha detto che probabilmente non potrò più cantare e che potrò solo peggiorare.- scoppiò in lacrime,un pianto disperato,sofferto e pieno di dolore,che sembrava avesse soffocato fino a quel momento.
Mi domandai come fosse riuscito a trattenere le lacrime.

LE SUE PAROLE MI TAGLIARONO L'ANIMA COME COLTELLI.OGNI LETTERA MI AVEVA TRAFITTO IL CUORE ED AVEVA SPEZZATO ANCHE LA MINIMA SPERANZA CHE MI ERO CONVINTO AD AVERE FINO A QUEL MOMENTO.

Non seppi come reagire,fui solo capace di abbandonarmi anche io in un pianto quasi soffocato.Mi costrinsi a stare forte e sbofochiai qualche parola.

-No,no,no. Noi ce la faremo lou,noi vinceremo questa malattia e tu tornerai a cantare,va bene? sentirai ancora quelle urla assordanti e quei cori sotto le nostre voci,noi vinceremo.-

In quel momento una valanga di emozioni mi investii.

-I dottori dicono che potrei anche non farcela...- esordì lou,tra le lacrime più amare che avesse mai versato.

-NON DIRLO,OKAY?- sbottai arrabbiato.In fondo non ero arrabbiato,ammettiamolo. Avevo solo paura. Provavo terrore,quella paura che ha un bimbo quando teme che gli venga rubato il giocattolo più bello.

-Lo dico,haz. Lo dico e lo ripeto. Rimani fuori da questa storia,ti prego. Voglio soffrire da solo in silenzio,non voglio tirarti nel mio casino e non permetterò che tu soffra per me.-

-Io invece non permetterò che...- in quel momento rabbrividii e ogni cellula del mio corpo si congelò. -Non permetterò che tu te ne vada.- conclusi con un coraggio che finsi di possedere,ma che invece non mi apparteneva  affatto.

Lui sprofondò nel mio petto e pianse,pianse,pianse fino al mattino e io feci finta  di non temere ciò che sarebbe successo e devo dire che mi riuscii talmente bene che quasi ci credetti anche io.

La mattina seguente vennero da noi i ragazzi e io gli dissi ogni cosa,non potevo affrontare da solo questa tempesta e speravo che almeno loro mi avrebbero dato un po' di forza.

  
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