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Autore: Friedrike    19/04/2013    5 recensioni
Due adolescenti che iniziano a parlare su facebook per puro caso, entrambi con storie difficile alle spalle, ma con una gran voglia di dimenticare ed andare avanti.
Il primo, Ludwig Beilschmidt, dopo la morte dei genitori si trasferisce a Vienna dallo zio Roderich e con lui intraprende una nuova, difficile, vita.
L'altro, Feliciano Vargas, vive al Nord Italia con i genitori ed il fratello Romano, perennemente geloso e scazzato.
Il tedesco si svaga con la musica e con qui giornaletti che in mano ad un adolescente maschio sono concessi, mentre il moro preferisce di gran lunga disegnare ciò che prova o che più gli piace.
Poco a poco s'innamorano, un amore privo di malizia e inganno e scopriranno ben presto che solo l'altro riesce a renderli davvero sereni e a farli dimenticare i brutti momenti passati anni prima.
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dovunque sarai, ti amerò per sempre.'
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Saaalve ! 
Per adesso aggiorno con più lentezza perché ho un sacco di compiti per casa e in classe, interrogazioni, verifiche... 
Tornando alla storia: sta per concludersi. Eh, sì. Ma non vi preoccupate, ci saranno delle sorprese. Devo solo formulare bene l'idea e poi metterla su carta! 
Spero di non avervi deluso con questo capitolo, a me personalmente non piace molto... ma sull'arrivo di Rod e della famiglia di Felì volevo fare un capitolo intero, per cui questo qui è di "transizione" !! Oh, volevo chiarire una cosa: i colori dei dialoghi, sono gli stessi degli occhi di chi parla. Lud ha gli occhi blu, la scritta è blu. Felì li ha nocciola, la scritta è sul beige. Gilbert rossa, Austria viola, Romanuccio verde, eccetera. Alla prossima! Recensite <3  ] 








Ancora davanti a Gilbert che preme per avere spiegazioni, Felì scoppia in lacrime. 
Cerca di cacciarle con la mano, mortificato, ma non ci riesce.
Il biondino, invece, spalanca gli occhi e si avvicina a lui. 
-Non piangere! Sta' tranquillo...- gli sussurra, scostandogli con dolcezza una ciocca di capelli scuri da quegl'occhi dolci. 
L'albino sospira e si siede scomposto su una sedia, le braccia incrociate al petto. 
-Non c'è motivo di piangere, siete qua, state bene.-
Ma l'italiano non riesce a smettere di singhiozzare. Ha paura, ora. 
Affonda il viso nel petto dell'amato, che lo stringe a sé e lo accarezza un po' sulla schiena. 
Gli sovviene alla mente il testo di una canzone che a lui piace molto. 

 
"Bist Du da wo ich auch bin
Bist du angekommen…
Wo die Zeit im Wind verrinnt
Wie Sand am Meer
Wie die Wellen die immer wieder kommen
Es ist eigentlich nicht schwer
Wir haben es uns einfach genommen
Der Augenblick schreibt unsere Geschichte..."
 
"Sei là dove sono anch'io? 
Sei arrivato?
Dove il tempo trascorre del vento
Come la sabbia nel mare
Come le onde che ritornano sempre
A dire il vero, non è così difficile
Noi l'abbiamo semplicemente preso
L'istante scrive la nostra storia..." 
 
 
Il video di questa melodia è davvero bello.
Come loro, due ragazzi, entrambi maschi, s'innamorano tra le semplici cose della vita quotidiana. S'intolta: "Unzertrennlich", inseparabili.
E loro due, uno tedesco ed uno italiano, chi oserà separarli? Ci sono mille e più fattori più potenti di loro e l'amore non può trionfare sempre. Non in ogni momento. E forse non succederà stavolta. 
Gil rimane ad osservarli con una fitta al petto. 
Si chiede se il suo fratellino non avesse bisogno che di questo, prendersi cura di qualcuno che pare amarlo più della sua stessa vita. 
-S-scusami...- sussurra il moro guardandolo negli occhi. 
-Non importa- lo rassicura l'altro con un sorriso tirato.
Il più grande tra i tre, si alza con un sospiro e si avvicina al piano cottura. 
-Andate a darvi una rinfrescata, vi preparo qualcosa da mangiare- dice loro socchiudendo appena gli occhi rossi.
Dopo un attimo di esitazione, Felì prende della robe pulite dalla valigia e va a lavarsi all'interno della camera dal fidanzato indicata. Quest'ultimo, si avvicina al suo adorato fratellone, non stando però troppo vicino. 
-Gil...- lo chiama, abbassando poi lo sguardo. 
-Non ho mai avuto la voglia di darti uno schiaffo- gli confessa lui. Prende da uno stipo una scatola curiosandovi dentro. - Non prima di oggi, almeno.- 
Chiude un attimo gli occhi ed appoggia il contenitore sul tavolo. Sospira pesantemente. 
-Sei stato un incosciente. Ma che credevi di fare?- punta adesso gli occhi su di lui.
Il biondo abbassa lo sguardo. -Quello che papà ci ha insegnato. Segurie l'amore, no?
-Non avrebbe di certo voluto che tu mi facessi morire d'infarto! Non avrebbe dovuto raccontarti queste cose, ad ogni modo- conclude scuotendo la testa con disapprovazione.
Prende delle tovagliette e le sistema sul tavolo, com'è abitudine in Germania, ove, infatti, l'uso della tovaglia unica è sconosciuto. 
Su di esse sistema bicchieri, posate e piatti, intanto qualcosa viene cotto nel forno.
-Parli come la mamma...- gli dice il fratellino. 
Gli si avvicina ed appoggia una mano sul suo braccio, per fermarlo e guardarlo negli occhi. -Mi dispiace averti fatto paura, Bruder, aber...io voglio stare con lui. Davvero.-
A queste parole, l'altro, si altera di più, lasciando bruscamente quella presa. 
-Cazzo, Ludwig, avete sedici anni! Siete due bambini, siete volubili, magari tra tre giorni nemmeno ti piacerà così tanto! Vi siete messi in un guaio  più  grosso di voi. E che avete concluso? Lo zio non te lo farà più vedere e non gli do tutti i torti. Io non ti farei più uscire di casa...- borbotta passandosi una mano sul viso pallido. 
Il sedicenne rimane in silenzio. 
Non sa che dire, ha paura che il fratello abbia ragione e sa che, infondo, l'ha. 
Non apre bocca fino a quando Feliciano torna da lui, vestito bene come sempre, così s'infila in bagno e vi rimane per una mezz'oretta.
Durante questo tempo, il quindicenne rimane in cucina seduto al tavolo ancora vuoto, con il capo basso, pensieroso. Distrattamente, tocca con le dita l'orologio nero che adesso porta al polso e che da poco ha dichiarato suo. 
Tira fuori la macchina fotografica e rivede tutte le foto, che oramai conosce quasi a memoria, e qualche lacrima è di nuovo sulle sue guance. 
Per non farsi sentire dal ragazzo con i capelli bianchi, porta una mano sulla bocca e chiude gli occhi, cercando di calmarsi. 
D'un tratto sente una mano sulla propria spalla, così leva gli occhi arrossati verso l'altro e ne incontra un paio vermigli ed un mezzo ghigno ancora preoccupato. 
-Non piangere- sente pronunciare da quella bocca. -So che tieni a mio fratello e che lui tiene a te. Avete sbagliato, già...-
Passandosi una mano tra i capelli, fa una smorfia, per poi riprendere il discorso. -Ma a tutti si da una seconda possibilità, no?
L'italiano spalanca gli occhi, chiedendosi cosa voglia dire con quelle parole. 
Li lascerà andare via? Sorride spontaneamente a quel pensiero, socchiudendo un po' gli occhi nocciola. 
-Domani mattina chiamerò lo zio e lui avvertirà la tua famiglia.-
Il ragazzino abbassa lo sguardo annuendo ed il sorriso si spegne. 
Doveva aspettarselo... sa che è giusto così.  
Si chiede inoltre cosa stia facendo Romano e non sa che rispondersi. Probabilmente, riflette poi amaro, è stato felice di liberarsi di lui. 
Ma l'altro italiano, quello con gli occhi verdi, è rimasto a letto per quasi tutto il tempo, chiuso a chiave in camera sua, parlava solo con il nonno di tanto in tanto e non voleva mangiare per nessuna ragione. 
Proprio ora sta osservando la foto di loro due che ha sul comodino, con gli occhi un po' lucidi. In un gesto di rabbia, la butta per terra rompendone il vetro, ed affonda il viso sul cuscino mettendosi di nuovo a lacrimare. 
"Bastardo! Fottuto crucco! Si è portato via quell'idiota del mio fratellino!" pensa dando alcuni pugni al letto per sfogare il nervoso.
Si calma dopo qualche momento e si mette seduto sul letto con i piedi sul pavimento. Si china per prendere la foto e lasciare lì la cornice, ma un gesto brusco causato dalla sua malattia, fa sì che un pezzo di vetro che stava raccogliendo perché sopra la suddetta foto, lo ferisca al braccio. Il sangue zampilla svelto a fiotti e lui si spaventa.
-N-nonno! Nonno!- lo chiama. 
Nonno Roma arriva subito e notando la ferita, recupera presto un panno pulito da un cassetto, gli si avvicina e ferma l'emorragia.
Pochi minuti più tardi, il braccio ha sopra una benda bianca ed il ragazzino sta abbracciando le proprie ginocchia, ancora seduto a letto. Fissa il vuoto, con sguardo assente ma cupo. 
Il vecchio gli si avvicina e si siede sulle coperte, vicino al bordo, accarezzandogli i capelli. 
-Lo so che ti manca... manca anche a me, tanto- gli confessa facendogli alzare lo sguardo con due dita.
Gli occhi scuri incrociano quelli chiari. 
-Quando lo trovo, lo picchio- afferma invece lui. Poi s'abbandona al petto dell'adorato parente, piangendo un altro po'. 
E Feliciano non dovrebbe non immaginare tutto questo, come Ludwig dovrebbe aver ormai capito come si sente l'austriaco a quella scomparsa.
Ha già perso un figlio, perché un altro? Dio sembra avercela con lui. 
E suona e suona e suona, finché le dita non sono troppo stanche e la mente affollata da innumerevoli melodie diverse. 
Allora crolla stanco a letto. Ma quella sera non riesce a dormire. Non ha nemmeno uno straccio di rapporto con l'altro nipote, il che vuol dire ceh ora è, di nuovo, completamente solo.
Il nipote in questione, sta cercando di rassicurare il fratello ed il, se così lo si vuole chiamare, "cognato", entrambi davanti i suoi occhi, nano nella mano.
-Vi prometto una cosa. Quando Luddy sarà con me, potrete sentirvi. Però non posso giurarvi che i vostri genitori vi consentano di mantenere il contatto- dice loro, poi ghigna, vittorioso nel vedere i sorrisi un po' consolati un po' complici un po' stanchi sui loro volti. 
Cenano. 
La cena è in un clima a dir poco sereno.
L'albino è strabravo ad alleggerire le situazioni pesanti e li fa ridere e svagare un po'.
I loro occhi, quelli di due giovani innamorati, si incrociano spesso, dolci, quasi telepatici. Sentono qualche parola alla tv e scoppiano entrambi a ridere, mentre il ventiseienne li fissa sorpreso, con un coltello in mano ed una fetta di pane e salame nell'altra. 
Poi sorride. Perché sono proprio belli insieme. 
Quando i due si rifuggiano nel letto ad una piazza e mezzo di Gil, lui rimane in cucina disteso sul divano letto, che guarda il soffitto. Ripensa alle parole del fratellino.
"Quello che papà ci ha insegnato"... 
Sospira mettendosi su un fianco. 
Lasciare i genitori non è stato facile nemmeno per lui, ma doveva essere forte se voelva che Ludwig stesse bene.
Osserva su una mensola la macchina fotografica del moro, così si alza e la prende. Ci sono un sacco di foto carine e molte sono tenere. 
Dax non ha creato problemi per tutta la sera, ha fatto moltissime feste a tutti quanti e adesso dorme beato, ai piedi di quel letto un po' improvvisato e un po' reale. 
Gilbert le osserva tutte, foto per foto, con un sorriso nostalgico.
Non vedeva suo fratello così felice da chissà quanto tempo. 
Si sofferma in particolar modo su una foto. Riconosce Salisburgo nello sfondo. Il quindicenne ha preso il volto dell'altro con una mano, le loro labbra sono unite in un bacio a stampo, gli occhi di entrambi socchiusi. Si guardano, quei due, mangiandosi con lo sguardo, ma mai con malizia.  
Prima di mezzanotte, in quella casa regna il silenzio e il dio del sonno Morfeo sta abbracciando tutti loro. 
 
 
Il giorno sembra arrivare troppo presto.
L'italiano si sveglia abbracciato a Lud com'è accaduto negli ultimi giorni. In tutto la loro fuga è durata poco meno di due settimane. 
Fa caldo e la scuola starebbe per finire, se solo loro ci andassero ancora. 
Anche Roma ha smesso di andarci e gli adulti non vanno a lavoro da un po', tant'è la preoccupazione.
Alle prime ore del giorno, alle sette circa, Gilbert ha chiamato lo zio. 
Lo ha rassicurato dicendogli che stanno bene, che non sono feriti, che va tutto bene. Gli ha detto di avvertire la polizia e la famiglia dell'altro fuggitivo, così da stare tutti più sicuro. 
L'austriaco, sentendo gli occhi viola pungergli, ha annuito scelto e ha chiesto di poter palrare col nipotino.
-Nein, sta dormendo- ha detto con tono deciso l'albino. 
Lui non ha obbiettato. -Verrò a prenderlo personalmente, a Berlino- ha detto poi.
Si vedranno nella capitale tedesca il giorno dopo e probabilmente anche la famiglia de' Vargas arriverà all'aeroporto. Forse anche qualche agente della polizia. 
I due ragazzini però non hanno la minima voglia di lasciarsi, com'è comprensibile. 
-Andiamo via...- sussurra Ludwig all'orecchio dell'altro.
Questo però scuote la testa, accoccolato a lui sotto le coperte. -No... basta con le fughe.- Alza lo sguardo su di lui ed accenna un piccolo sorriso. Una bella sensazione segue: un bacio lungo.
Da questo momento in poi, faranno le persone mature ed accetteranno le conseguenze delle loro azioni. Mano nella mano finché il Dio a cui tanto credono entrambi glielo consentirà, si avviano in cucina. Hanno un po' fame e per fortuna trovano la colazione pronta. 
Gilbert si è dato tanta pena per loro, ma solo perché doveva distrarsi. Sono circa le dieci de mattino. Vicino il pane e burro e marmellata e la torta preconfezionata, ci sono due buste. Entrambi riconoscono la parola "fotografo" sopra, per cui si guardano confusi, senza capire. 
-Quelle sono vostre. Nascondetele, non vorrei ve le togliessero- borbotta il più grande. 
E' vestito un po' meglio stamattina. Ha dei jeans ed una maglietta a mezze maniche dei Nirvana, ormai inizia a fare caldo e sebbene lui debba proteggere dal sole la pelle chiara, non rinuncia ad un abbigliamento leggero. 
Sia l'italiano che il tedesco prendono in mano la busta e la aprono.
Con sorpresa notano le loro foto lì dentro, tutte quante, quelle belle e quelle brutte, i loro meravigliosi gesti gentili racchiusi in uno scatto.
Il primo citato, più piccolo, si volta istintivamente dove aveva lasciato la sera prima la macchina fotografia e lì la ritrova. 
D'istinto si alza e va ad abbracciare l'albino, in modo affettuoso. 
-Danke, danke, grazie!- esclama entusiasta. 
E l'altro se la ride, scompigliandogli i capelli. 
-Immagino lui non abbia visto molto di Berlino, Bru'. Che ne pensi, gli facciamo fare un giro?- Vengono a prendervi domani- spiega loro, appoggiato al ripiano della cucina, vicino al biondo, dal quale ruba un pezzo di torta.
E' proprio il biondino che, grato, sorride lievemente, poi però lo guarda male per quel piccolo furto.
Vanno a vestirsi anche loro due. 
Lud indossa una camicia del tipo alla boscaiola sul verde/bianco, dei jeans ed una maglietta bianca sotto. Felì mette invece una maglietta nera, una giacchetta bianca sopra e dei jeans più chiari rispetto il paio indossato dall'altro. 
Con lo zaino celeste in spalla ed quello enorme e la valigia al sicuro nell'armadio, escono a fare un giro, portandosi dietro Dax che non vedeva l'ora di uscire. 
Si prende qualche coccolina un po' da tutti: un bambino che passa, due gemelline che lo fissano curiose, poi scappano ridendo, un vecchio con un cappello beige sulla nuca ed una pipa in bocca. 
Il guinzaglio lo tiene Gil, che sta dietro di loro, la sigaretta tra le labbra, lasciandoli un po' da soli, ma sempre sotto sorveglianza. 
Gli fanno vedere bene tutto ciò che c'è da vedere in una città d'arte: ogni singolo monumento. 
Brademburg Tor, Alexanderplatz, Museumsinse (L'isola dei Musei), i resti del Muro, il palazzo del Reichstag e tanto altro ancora. 
Sono esausti alla sera quando si fermano a mangiare in un posto carino ed accogliente, seduti in uno di quei tavolini all'esterno del locale, il pastore tedesco seduto lì vicino, ha mangiato prima di entrare la sua scatoletta, che il padrone ha furbamente portato dietro. 
-All'inizio pensavo- comincia a dire l'albino, con la bocca aperta mentre mastica e lo sguardo che vaga curioso soffermandosi sulla figura di una bella ragazza formosa. -Che non vi amavate davvero. Luddy mi ha parlato di te, ma è difficile capirlo, si tiene tutto dentro.
-Esattamente come fai tu- interviene il fratello, mangiando una verdurina dal piatto. 
-Ja, ja- commenta svelto l'altro. -Comunque sia, ora ho capito che vi volete bene veramente, vi amate meglio di come facciano gli adulti. E la cosa bella è che non c'è malizia tra voi. A meno che Ludwig non abbia messo le mani dove non deve, in questi quattordici giorni- conclude. 
Le gote del biondo si arrossano e lo sguardo viene automaticamente puntato sul bicchiere dal quale sta bevendo.
-Stavi facendo un discorso troppo bello per non rovinarlo con le tue solite idiozie- borbotta lui.
Feliciano ridacchia di cuore.
-Tuo frarello mi ha sempre rispettato- lo rassicura accarezzando i capelli biondi del fidanzato.
I contatti tra loro si sono fatti più frequenti in questi ultimi momenti perché sanno che non potranno vedersi per molto tempo, temono finché non saranno adulti e potranno prendere da solile loro decisioni.
La serata è così piacevole che quasi vola. 
Ma domani è il gran giorno e Roderich e la famiglia di Felì sono tutti già pronti con le valigie giù dal letto. Giungeranno ben presto a Berlno.
Uno di loro è furioso.
Uno di loro deluso. 
Uno di loro rassegnato.
Uno di loro felice. 
Infondo, tuttavia, tutti e quattro provano contemporaneamente queste emozioni.
  
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