In
mezzo a tutti sta il
sole.
Chi infatti, in tale
bellissimo tempio,
metterebbe codesta lampada
in un luogo diverso o migliore di quello,
donde possa tutto insieme
illuminare?
L’intervallo
è in pieno svolgimento. Gli studenti
delle sezioni del primo anno affollano il corridoio, chiacchierando e
facendo
spuntini. Entrano ed escono dalle aule o si avvicinano alle finestre
spalancate
per prendere aria. Le ragazze si riuniscono in piccoli gruppi o
passeggiano a
coppie lungo il corridoio parlottando e ridacchiando tra loro, mentre i
ragazzi
scherzano a gran voce, lanciano battute verso le compagne e si
rincorrono qua e
là. C’è una gran confusione, come
sempre durante la pausa tra le lezioni, ma nessuno
sembra farvi caso.
Tsubasa Shibahime sta civettando con tre ragazzi
contemporaneamente seduta sul davanzale della finestra, le gambe
accavallate
con eleganza, un sorriso seducente e un gran sbattere di ciglia.
Poco più in là, Hideaki Asaba e uno dei suoi
compagni di classe hanno improvvisato un duello con due ferri da maglia
rubati
nell’aula di cucito, tra le grida di incitamento, le risate e
gli applausi di
una piccola folla intenta ad assistere.
Arima se ne sta in un gruppetto di compagni di
classe, appoggiato al muro. Tiene le mani in tasca e ha sbottonato un
po’ il
colletto della divisa per via del caldo. I ragazzi discutono di
un’importante
gara di kendo che si
terrà tra pochi
giorni e Arima partecipa alla conversazione, ipotizzando vincitori e
sconfitti
e ridendo alle battute, ma solo una piccola parte di lui sta davvero
pensando
alla gara. La sua attenzione è attirata altrove. I suoi
occhi non fanno che
sfuggire dall’altro lato del corridoio, dove
c’è lei.
Miyazawa chiacchiera animatamente con le sue
amiche, in piedi accanto alla finestra. Tsubaki Sakura sta raccontando
qualcosa, forse un episodio divertente, con grande trasporto,
gesticolando e
facendo espressioni esagerate. Miyazawa ascolta insieme alle altre, le
braccia
incrociate e quell’aria seria che ha quando si concentra su
qualcosa.
All’improvviso scoppia a ridere mentre solleva una mano per
aggiustare una
ciocca di capelli dietro l’orecchio e abbassa lo sguardo a
terra per un momento.
Fa sempre così quando si accorge che sta dando libero sfogo
ai suoi sentimenti,
al suo vero essere. Per un istante sembra vergognarsi di sé,
ma è solo un
istante. Subito solleva gli occhi e ride ancora più forte,
avvicinandosi a Rika
Sena per bisbigliarle qualcosa sottovoce.
Arima non riesce a smettere di fissarla per più di
un minuto. È così tenera e affascinante nella sua
spontaneità. Ogni volta che
la guarda ha la sensazione di reinnamorarsi di lei e contemporaneamente
ha
paura che a qualcun altro possa accadere la stessa cosa, che qualcun
altro
possa scoprire quanto è meravigliosa e portargliela via. Da
qualche tempo ha
notato che i ragazzi la seguono con gli occhi e poi bisbigliano tra
loro,
ridendo. In quei momenti deve controllarsi con tutto se stesso per non
fare una
strage. In fondo, non è colpa di nessuno se negli ultimi
tempi Miyazawa è così…
desiderabile. A volte, quando pensa a lei, gli viene in mente una
farfalla
appena uscita dal bozzolo che spalanca le ali per il suo primo volo. La
maschera di ragazza perfetta che ha indossato per anni
l’aveva imprigionata,
creando una barriera tra lei e il resto del mondo. Educazione,
gentilezza,
simpatia, disponibilità: una gelida patina di perfezione
simile ad una coltre
di neve, la neve di cui Miyazawa porta il nome, incantevole da
osservare da
lontano, fredda e sgradevole al tatto, che non le permetteva di
avvicinarsi
davvero agli altri né di essere avvicinata. Ed era sola.
Arima sa quanto è stato difficile, per Miyazawa,
liberarsi della maschera ed essere se stessa, affrontare il giudizio
degli
altri, vedersi respinta, lottare per essere accettata. Ma infine ce
l’ha fatta.
Arima sente un improvviso moto d’orgoglio nei suoi confronti.
Sì, è orgoglioso
di lei. Anche se i primi tempi sono stati difficili, la sua
personalità, la sua
vera personalità,
divertente,
appassionata, spensierata, abbagliante come il sole d’estate,
ha sciolto la
neve e ha fatto breccia nel cuore di tutti. Ecco che avverte
un’altra
prepotente fitta di gelosia. Tutti? Forse, ma lei non è di
tutti. Lei è sua.
Lui è stato il primo a restare abbagliato, quando il sole
aveva appena fatto la
sua comparsa, e poi… e poi è stato come se il
calore sciogliesse anche la sua
maschera e per la prima volta da
quando è venuto al mondo Arima si è sentito
libero. Libero di essere se stesso,
di agire senza compiacere nessuno, senza il timore di deludere le
persone che
credono in lui, senza pensare al giudizio del resto del mondo.
È stato come
rinascere. E c’è una sola persona alla quale deve
tutto questo. Che senso ha
voler essere perfetti quando al mondo esiste qualcuno che ti ama
esattamente
per quello che sei?
Il suono della campanella interrompe le sue
riflessioni. L’intervallo è finito. In quel
momento qualcosa lo colpisce con
forza alla spalla e per un pelo non lo spedisce dritto a terra.
È Asaba, che
nel corso del suo duello con i ferri da maglia è inciampato
e gli è caduto
addosso.
«Oh-oh! Scusami tanto, dolce Arima dall’aria
pensierosa! La pianti di ammirare la tua bella con questa faccia da
pesce
lesso? È uno spettacolo nauseante!» esclama,
raddrizzandosi, un ghigno malefico
che gli taglia il viso da parte a parte.
Arima lo spinge via senza degnarlo di uno sguardo.
«L’unico spettacolo nauseante da queste parti sei
tu, Asaba» risponde in tono
freddo e controllato, senza scomporsi minimamente, poi si allontana in
direzione di Miyazawa.
Alle sue spalle scoppia un coro di risate, mentre
Asaba lo guarda a bocca aperta. «Questa era buona, te la
concedo! Un punto per
te!»
Arima non si volta nemmeno, per non dargli
soddisfazione. Passando accanto a Tsubasa, che scende dal davanzale con
un
saltello aggraziato, le sorride e allunga una mano per scompigliarle
affettuosamente i capelli lisci e morbidi. Lei si sta lamentando con i
tre
ragazzi che la accerchiano per la fine dell’intervallo, ma
sentendosi toccare si
gira e risponde al sorriso di Arima. Tsubasa è estremamente
gelosa dei propri
capelli e Arima è uno dei pochi esseri umani al mondo che
può permettersi di
toccarli senza che lei cerchi di ucciderlo.
«Uffa, proprio adesso che le cose si stavano
facendo interessanti! Oh, ciao, Arima!»
Continuando a sorridere, mentre pensa alla piccola
Tsubasa che gioca ad attirare ragazzi che neanche le interessano,
attraversa la
folla e raggiunge Miyazawa, accanto alla finestra. Le si avvicina di
soppiatto
e la abbraccia da dietro. Lei sussulta per la sorpresa, ma sa benissimo
di chi
si tratta. Volta la testa verso di lui e ricambia la stretta con
entrambe le
mani.
«Ehi, sei tu! Finalmente ti ricordi della tua
fidanzata!» esclama con finto tono di rimprovero.
«Scusami, io… non volevo disturbarti mentre eri
con le tue amiche».
Miyazawa si appoggia a lui, la testa sulla sua
spalla. Fortuna che il corridoio si sta svuotando in fretta, mentre
tutti
tornano in classe, e che Asaba non si intravede da nessuna parte,
altrimenti
sarebbero oggetto di occhiate divertite, battute e risate a non finire.
«Non preoccuparti. Ti ho visto, da lontano.
Sembravi… distratto. Va tutto bene? A cosa stavi
pensando?»
Arima poggia le labbra sulla tempia di lei in un
bacio delicato. Sorride. «Stavo pensando che ti
amo».
~ Fine ~
Spazio autrice.
Questa shot partecipa allo SfigaFandom Fest 2013
indetto da Fanworld.it (ho perso il conto delle volte che ho scritto
questa
frase ultimamente!). Pairing: Soichiro Arima/Yukino Miyazawa.
Prompt: neve
(giocando sul fatto che Yukino
significa “neve”).