Un dolore che non può essere dimenticato
 
'Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'. 
 
 
Novembre 1989
 
<< Dai, prendimi pigrone! >>
Gli occhi rossi della ragazza incrociano un attimo quelli verdi di Adam, prima che quest’ultimo alzi gli occhi al cielo, iniziando a rincorrere la fanciulla. Lui è più veloce, ma la fa andare avanti, concedendole un po’ di vantaggio. Sono a casa sua, in Ungheria, in una delle tante praterie che ricoprono quella terra. Sono lì, non a Berlino, una città spezzata in due, e Adam è riuscito a far tornare il sorriso su quel volto da bambina ricoperto di cicatrici… In pochi giorni, l’Ungherese ha trascinato via Julchen Beilschimdt dall’inferno che è la sua nazione, portandola con sé nei luoghi dove giocavano un tempo. Adam accelera, tendendo una mano verso i capelli candidi della ragazza, mentre un enorme sorriso si fa strada sul suo volto. Le tocca la spalla, afferrandola e facendola fermare: Julchen, forse apposta, forse no, gliela afferra e lo tira verso di sé, buttandogli le braccia al collo. Adam rimane interdetto qualche secondo, il tempo di un respiro, poi fa quello che ha sempre desiderato fare: la stringe forte a sé, affondando il viso tra i suoi capelli, accarezzandoli dolcemente. Rimangono così a lungo, e quando si stacca Julchen ha un sorriso quasi infantile stampato sul volto, gli occhi brillanti di felicità come non lo erano da tanto tempo.
Non hanno bisogno di dirsi niente, quel sorriso dice tutto.
Poco dopo l’abbraccio arriva anche il bacio, dolce, che racchiude tutte le cose non dette di quegli ultimi anni. Dice quello che i due ragazzi non hanno mai avuto il coraggio di dichiararsi, cioè che la loro amicizia è molto più che una semplice amicizia.
Poi la Prussiana si stacca, il sorriso svanito, il dolore tornato negli occhi cremisi. Pronuncia solo due parole: “ è crollato “. Si volta con uno scatto e corre via, lasciando Ungheria da solo, fermo in mezzo alla prateria, il sapore delle labbra di Prussia ancora impresso sulle proprie.
 
Quella fu l’ultima volta che Adam Héderváry  vide Julchen Beilschmidt. Quello fu l’anno della caduta del Muro di Berlino, ma soprattutto fu l’anno in cui la Prussia cessò di esistere. Ungheria va ogni anno a visitare le rovine del Muro, quel Muro che, anche se segno di un periodo di dolore e umiliazione, ha unito lui e Julchen come nient’altro era mai riuscito a fare. Non si seppe mai spiegare come Julchen capì che il muro era crollato, è tutt’ora un mistero a lui sconosciuto. Ma non è che gli importi molto. Anche ora, dopo ventiquattro anni,  il dolore per la perdita di Prussia lo colpisce come se non fosse passato nemmeno un giorno.
Gli altri l’hanno dimenticata, anche Germania sembra non ricordare più la sorella che lo ha cresciuto e gli ha donato tanto affetto. Ma lui, Adam, lui come può dimenticare quella che è stata la sua compagna di giochi, di battaglie, di vittorie e di sconfitte?
 
 
 
E rieccomi con un’altra fan fiction! Questa volta una PruHun…. Spero possiate apprezzare questa schifezza xD
Sono aperta ad ogni consiglio o critica, purché detti con il dovuto tono ;)
Baci,
_Amaranth <3