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Autore: LaCla    24/04/2013    3 recensioni
Karin non ha parlato, non ha detto una parola su Sasuke. Lei non lo tradirà mai, nonostante tutto.
Il team degli interrogatori però si è stancato di lei ed ha altre priorità, con la guerra ormai alle porte.
Cosa sarebbe accaduto, se fosse stato dato l'ordine di eliminarla? Chi e come l'avrebbe fatto?
...
2° Classificata al Naruto Bloody Contest: come suonano le tue ossa.
Dallla storia:
Buio.
Tutto è nero ed opaco.
L’oscurità può risultare sfocata? Probabilmente sì.
Pochi suoni, ovattati.
Scricchiolii.
Fruscii.
Un lento gocciolio. Uno stillicidio inesorabile, quasi tangibile, non offuscato come tutto il resto.
Sento dolore, ovunque.
Non ricordo molto di quello che è accaduto, solo immagini confuse.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Karin, Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Sono state giornate furibonde, senza atti d'amore,
senza calma di vento.
Solo passaggi e passaggi, passaggi di tempo.
Ore infinite come costellazioni e onde, spietate come gli occhi della memoria.
Altra memoria e non basta ancora.
Cose svanite, facce e poi il futuro…

Fabrizio de Andrè – Anime Salve



Buio.
Tutto è nero ed opaco.
L’oscurità può risultare sfocata? Probabilmente sì.
Pochi suoni, ovattati.
Scricchiolii.
Fruscii.
Un lento gocciolio. Uno stillicidio inesorabile, quasi tangibile, non offuscato come tutto il resto.
Sento dolore, ovunque.
Non ricordo molto di quello che è accaduto, solo immagini confuse.
Un uomo mascherato.
Tanti, troppi sharingan.
Sasuke…
Aveva tentato di uccidermi.
Non aveva considerato nemmeno per un istante di salvarmi.
Per lui ero diventata un peso, un ostacolo, un freno alla corsa forsennata verso il suo unico obiettivo; quindi ero da eliminare.
Mi ha uccisa?
No, qualcuno era arrivato a fermarlo, una stupida ragazzina di Konoha.
Ricordo il baccano, altri ninja e Sasuke che spariva assieme a quella maschera orrenda.
Probabilmente ormai sono morta.
Forse mi è andata ancora peggio e sono stata fatta prigioniera dagli ex compagni dell’Uchiha.
Altri ricordi invadono i miei occhi, inarrestabili.
Una cella.
Interrogatori.
Il mio silenzio.
Un uomo immenso, Ibiki Morino, perse la pazienza.
“Perdere tempo, con tutto quello che sta succedendo, a cercare informazioni su un misero Nukenin! Eliminatela e al diavolo Sasuke Uchiha, forse in punto di morte avrà voglia di chiacchierare!”.
Senbon, tanti senbon.
Il mio corpo inizia ad identificare i punti da dove proviene il dolore più intenso.
La gola.
Le gambe.
Il ventre.
I polsi.
Non posso muoverli, lo so, anche se non ne conosco il motivo.
Oppure lo conosco, ma ricordarlo mi provoca la nausea, un conato di vomito, un rigurgito di bile e sangue.
Il cervello però non sempre ci protegge dal dolore, talvolta viene raggirato in fretta e con abilità da ricordi e pensieri improvvisi.
Quando tentiamo di non pensare a qualcuno, abbiamo in mente solo il suo viso.
Quando qualcosa ci da fastidio e vorremmo eliminarla, sembra sia ovunque.
Quando una cosa viene sempre ignorata, torna alla memoria nei momenti più strani.
Quando tentiamo di non ricordare, il mondo reale viene cancellato da immagini e sensazioni passate.
Sasuke…
Suigetsu…
Jugo, perfino…
Quell’uomo che m’inchiodava i polsi alla parete.
Ancora quel gocciolio.
Percepisco i rivoli di sangue che mi scorrono sulle braccia. Lenti, caldi, raggelanti.
Ricordo o realtà?
Ricordo, ormai le scie di sangue sono ferme e dense, non scorrono più sulla mia pelle, si sono esaurite e quasi seccate.
Respiro e avrei voluto non averlo mai fatto.
Respirare è una cosa semplice, automatica, scontata. Nessuno deve mai ricordarci di respirare e noi non ci rendiamo conto di farlo, eppure quando il raffreddore ci tormenta, quanto agogniamo un singolo respiro?
Quando un odore pungente ci infastidisce, quanto ci impegniamo per non inalarlo?
Quando sott’acqua non riusciamo a riemergere, quanto brucia la gola?
Puzza di metallo, di ruggine liquida, di sangue.
Il mio sangue.
Sento lo stomaco contorcersi, nel disperato tentativo di rigettare il nulla che contiene.
Sputo sangue.
Tento di sollevare le palpebre.
Pesanti, umide, legate da una viscosa cucitura di ciglia.
Provo a fare forza.
Riesco ad aprire un piccolo varco alla mia vista.
Vedo una stanza grigia, illuminata solo dal pallore lunare, filtrato dalla bocca di lupo posta sulla parete di fronte, che crea una netta divisione tra luce e tenebra.
Vedo una sagoma nera nell’ombra, uno scintillio all’altezza della sua faccia buia.
Vedo una chiazza rossa e lucida che sembra nascere da sotto i miei piedi.
Pare quasi che si muova, increspando leggermente la sua superficie a ritmo con quelle gocce assordanti, come se contenesse milioni di serpenti.
No, non è un’impressione.
Il mio sangue forma quella pozza.
Il mio sangue produce quel rumore atroce.
Il mio sangue muove quella pellicola vermiglia, creando quelle spire granata.
Gocce del mio sangue generano quel suono umido.
Il cuore sussulta nel mio petto.
Il gocciolio accelera leggermente.
Tibiali. Radiali. Carotidee.
Quella sagoma oscura aveva reciso tutte le arterie principali con quei maledetti senbon.
Posso percepire il mio liquido vitale defluire lentamente.
Ne avevo già perduto parecchio.
Me ne resta poco in circolo.
Mi resta poco da vivere.
Dissanguata. Che morte patetica stavo per avere, lenta e degradante.
La tortura è un’arma sconvolgente, riesce a far desiderare alla vittima l’arrivo di quell’esasperante pace dei sensi.
Punti vitali ma non istantaneamente mortali, ecco dove aveva colpito l’assassino di Konoha.
Perverso. Sadico. Spietato. Disumano. Sanguinario.
L’ombra si muove, avanzando lentamente verso la luce, verso di me.
Uno shinobi.
Capelli castani.
Viso bello e serio.
Un senbon tra le labbra.
Il copri fronte portato come bandana.
Gli occhi due pozzi di cioccolato fuso: profondi, dal sapore dolceamaro.
Non è normale trovare il proprio assassino bello, eppure il mio cervello non riesce a generare altre parole per descriverlo: semplicemente un meraviglioso angelo della morte.
Certo, non quanto Sasuke ed i suoi occhi d’onice e rubino, però comunque affascinante.
Forse però è l’effetto della vita che sta gocciolando via dal mio corpo.
Forse è il fatto che non voglio morire con una brutta faccia davanti.
Forse è solamente un giudizio oggettivo dato da un cervello ormai rassegnato.
Non avrei più rivisto Sasuke.
Non avrei più ascoltato il cinguettio dei fastidiosi pennuti di Jugo.
Non avrei più litigato con quell’odioso pesce spadaccino.
Non avrei mai pensato che tutto ciò potesse mancarmi o comunque ritornarmi alla mente a pochi istanti dalla morte.
«Mi dispiace, ho ricevuto l’ordine di ucciderti il più lentamente possibile, in modo da darti tempo per eventuali confessioni dell’ultimo minuto. Non dovrebbe mancare molto, ormai.»
L’assassino ha parlato, calmo e pacato, non lasciando trasparire alcun segno d’incertezza dalla sua espressione.
Conosco quel viso.
L’ho già visto una volta.
Buffo.
La mente è un’immensa distesa di archivi, cassetti e scompartimenti stracolmi d’immagini, suoni, emozioni e sentimenti ordinati per importanza, data o tipo.
Quell’uomo, il suo viso, è in un angolo speciale, che ho sempre tenuto vivo nella memoria.
Esame chunin.
Ricordo ogni dettaglio di quei giorni: la selezione, la prova di sopravvivenza, la prima volta che vidi Sasuke.
Mi ero innamorata subito di quegli occhi d’onice.
Mi aveva salvato la vita quel giorno.
Mi aveva rubato il cuore, per sempre.
Assurdo.
Stavo per morire perché lui mi aveva abbandonata al mio destino e non riuscivo ad articolare pensieri d’odio o rabbia: solo nostalgia e affetto.
Stavo per morire perché lui mi aveva abbandonata.
Stavo per morire perché stavolta non mi avrebbe salvata.
Genma Shiranui.
Esaminatore della terza parte dell’esame.
Io non vi ero arrivata, la mia squadra non era riuscita a superare la seconda prova, ma l’avevo osservata dagli spalti, sperando solo di poter rivedere il ragazzo a cui dovevo la vita.
Fa freddo in questa stanza.
Sento il mio corpo perdere sensibilità.
Il gocciolio assordante è sempre più lento, sempre più forte, sempre più mortale.
Ammessa da Ibiki.
Salvata da Sasuke.
Mai esaminata da Genma.
Abbandonata da Sasuke.
Gettata via da Ibiki.
Uccisa da Genma.
La vita cos’è, se non un turbine infinito di eventi perfettamente disposti in ordine casuale?
Il dolore sembra meno intenso.
La puzza di morte meno pungente.
Il gocciolio meno frequente.
Meno frequente ma più assordante, più forte, più tonante.

Una goccia.

Rimbomba nella mia testa quella stilla di sangue.
Risveglia strani pensieri, ricordi sfuggenti, memorie passate.
Scuola. Astronomia. Corona boreale.
Perché questo ricordo?

Due gocce.

Costellazione. Mitologia. Leggenda.
Arianna s’innamorò di Teseo.
Lo aiutò, voltò le spalle al mondo per lui.
Teseo la ingannò per poi lasciarla sola.
Arianna pianse e Dioniso se ne invaghì.
La sposò, le regalò un diadema forgiato da Efesto.

Tre gocce.

La coroncina venne lanciata in cielo ed infuocandosi formò la costellazione.
Stella principale: Gemma, Genma in giapponese.
Buffo.
La costellazione confina con quella del Serpente, quella di Ercole e Boote.
Ercole. La forza. Jugo.
Boote. Rumoroso. Suigetsu.
Serpente…
Buffo.

Quattro gocce.

Nessuno l’aveva ingannata: si era illusa da sola.
Sasuke non provava nulla per lei, non l’aveva mai fatto e mai sarebbe cambiato.
Non le aveva mai promesso nulla, l’aveva solo abbandonata.
Nessuno l’aveva aiutata.
Nessuno si era innamorato di lei.
Nessuno le avrebbe mai regalato un gioiello come simbolo d’amore.
Anzi, nessuno le avrebbe mai regalato nulla, mai più.

Un’altra goccia. La quinta goccia. L’ultima goccia.
Sfonda i timpani. Spegne il cervello. Spegne la luce. Spegne il cuore.
Muoio sola, prosciugata di tutto: amore, speranza e sangue.
Muoio sola, ricordando le lezioni di astronomia.
Muoio uccisa da una stella.
Muoio e spero di finire anch’io nel firmamento, stavolta però lontana dai serpenti, per sempre.


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Buonsalve!
Che dire? Questa mia seconda storia nel fandom di naruto,è arrivata seconda al Naruto Bloody Contest!

Sono felicissima di questo risultato, visto che scrivere questa OS mi ha divertita da matti (Dai, chi non ha mai sognato di poter uccidere un personaggio? Io poi Karin la detesto quindi è stata una goduria, mi è testimone la giudice che quando mi ha consegnato il pacchetto ho esultato come un'ultras! xD)!

Ho fatto parecchi riferimenti alla mitologia astrale, dei quali potete trovare conferma su wikipedia (ci sono rimasta malissimo quando li ho trovati!)  ed ho tentato di rendere la caoticità dei pensieri misti ai ricordi di Karin con un'alternanza di passato-presente.
Ho optato per un’ambientazione compenetrata, nel senso che siamo nel mondo di Naruto, precisamente dopo la cattura di Karin da parte del team Kakashi, però si presuppone che i miti e le leggende del nostro mondo siano conosciute. Non saprei se definirla AU o meno…
Comunque, diciamo che, universo a parte, è un “missing moment” in versione “What if?”!


Vi avrò già annoiati abbastanza quindi, cari lettori (se mai ce ne saranno xD) vi ringrazio di essere arrivati fino a qui, ringrazio le giudici per i giudizi dettagliati e rapidissimi (che troverete a breve nelle recensioni) e per aver indetto un contest così bello ed allettante!!!

Ora mi rimane solo una cosa da fare:

Scusa, Karin!

Dopo questa carognata: a presto xD!!





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