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Autore: Wren    13/11/2007    8 recensioni
*Spoiler Capitolo 169*
Ogni singolo osso della sua schiena protestò con sonori e dolorosi scricchiolii quando si alzò a sedere. Starsene a letto per giorni interi aveva guarito le sue ferite, ma impigrito tutto il resto.
[KuroFay]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ambientato poco prima del capitolo 169, dunque ssspoiler! ^^






Ogni singolo osso della sua schiena protestò con sonori e dolorosi scricchiolii quando si alzò a sedere. Starsene a letto per giorni interi aveva guarito le sue ferite, ma impigrito tutto il resto.
“...allora Tomoyo-chan ha detto a Mokona che avrebbe fatto un vestito su misura anche per lei. Vedessi com’era contenta Mokona! Ci teneva davvero tanto...”
Fay parlava fitto fitto ininterrottamente da quando era entrato nella stanza, passando dal racconto dei giorni in cui lui era ancora in stato di incoscienza, alle condizioni dei ragazzini e del manjuu, a pettegolezzi carpiti alla servitù, alle tremende conversazioni che il mago sembrava intrattenere così volentieri con la sua principessa. Gli tornò all’improvviso in mente di una volta, agli inizi di quel folle viaggio, in cui gli era passato per la testa l’immagine del mago e della principessa Tomoyo che confabulavano insieme, facendolo rabbrividire. In quel momento però si rese conto di essere meno agghiacciato e più grato che quell’occasione si fosse realizzata davvero.
“No no no! Aspetta, devo cambiarti la fasciatura prima che ti alzi!” lo bloccò Fay prima che si tirasse in piedi, cominciando ad armeggiare con le bende attorno alla sua spalla. Kurogane sospirò e lo lasciò fare.
“Ti ho già detto che Tomoyo-chan mi ha insegnato a giocare a questo strano gioco che si chiama Mahjong? Tu sai giocare a Mahjong? Io sto ancora imparando, ma se sai giocare si potrebbe fare una partita tutti insieme una di queste sere... Mokona conosceva già il Mahjong, ci ha raccontato che quando stava a casa di Yuuko-san...”
Kurogane lo lasciò blaterare mentre gli girava attorno per risistemargli la medicazione senza dar segno di insofferenza. Da quando si era svegliato, il ninja non aveva visto Fay star zitto per più di pochi minuti, ma si era ben guardato dal lamentarsene. Avevano molto tempo da recuperare.
“A posto!” dichiarò Fay, annodando l’ultima benda e rimettendo a posto la casacca del semplice kimono che il ninja aveva indossato nel suo periodo di degenza. “Adesso ti aiuto a vestirti.”
“Non ho bisogno di aiuto anche per quello!” protestò Kurogane scocciato, alzandosi finalmente in piedi.
“Sì che ne hai bisogno! Come credi di riuscire ad indossare il vestito che Tomoyo-chan ha fatto appositamente per te, con tutti quei legacci e quei buffi nodi che usate da queste parti?”
Dopo un po’ di tira e molla, Kurogane fu costretto a capitolare davanti alla realtà dei fatti e Fay corse trionfante a prendere il vestito ordinatamente ripiegato che la principessa gli aveva affidato.
“Guarda che meraviglia!” si entusiasmò Fay, dispiegandoglielo davanti.
Kurogane lo fissò.
Continuò a fissarlo.
“Ehm...” si intromise Fay, mentre Kurogane stava ancora fissando il vestito. “Qualcosa non va?”
“Quell’abito.” Il ninja era ancora intento a fissarlo. “Te l’ha dato Tomoyo per me?”
“Beh... sì... te l’ho già detto...”
Se da un lato Fay era divertito dall’adorabile espressione corrucciata di Kurogane, dall’altro non capiva con cosa il ninja avesse problemi.
“Anche il tuo... Te l’ha dato Tomoyo...” Una constatazione più che una domanda, ma Fay sperava di capirne qualcosa in più e rispose comunque.
“Sì, certo... Ha detto di essersi voluta occupare personalmente dei vestiti per tutti noi...”
“...” Kurogane allungò la mano verso il ricamo rosso brillante di una luna sul suo abito. Spostò lo sguardo su quello di Fay e poi di nuovo sul proprio. “Mh.” concluse infine.
“Mi sono perso qualcosa?” domandò perplesso il mago, rigirandosi il vestito destinato a Kurogane tra le mani per esaminarlo a sua volta.
“No.” Kurogane ritornò verso il suo letto e cominciò a spogliarsi col braccio sopravvissuto. Arrivato alla cintura fu costretto a fermarsi. “Vuoi darmi una mano o no?”
Fay si avvicinò, ma, invece di mettersi al lavoro, lasciò cadere il vestito di Kurogane sulle coperte disfatte e posò le sue mani ora disimpegnate sul petto dell’altro, coperto soltanto dalle bende che lui stesso aveva appena sistemato. Con un tocco leggero come la carezza di un fantasma gli fece scorrere addosso le dita fino a raggiungere la fascia legata in cintura. Ne seguì il percorso fino alla schiena, abbracciandolo infine in vita.
“Sai... Io ti potrei aiutare a spogliarti...” gli disse mentre armeggiava col nodo della cintura alla cieca. “Ma non è detto che tu debba rivestirti subito... E’ dal giorno in cui ti sei svegliato che non abbiamo più avuto occasione di stare un po’ da soli. In privato.” Il sorriso che si era fatto largo sul viso di Fay era quasi più eloquente delle sue parole.
La mano di Kurogane reciprocò il gesto e si trovò un confortevole posto tra i capelli dell’altro, spingendolo dolcemente verso di sé.
“Sapevo che chiedere aiuto a te era una pessima mossa. Sei troppo inaffidabile...” ma il sorrisetto con cui aveva parlato diceva qualcosa di molto diverso.

***

“Sbrigati Kuro-sama, siamo in ritardo!” lo incalzò Fay, trascinandolo lungo un corridoio del palazzo.
“Ed esattamente di chi è la colpa?” puntualizzò Kurogane cercando di stargli dietro nonostante non si sentisse ancora nel pieno delle forze.
“Da quel che ricordo io, eravamo in due e tu sembravi piuttosto entusiasta all’idea di perdere altri cinque minuti...”
Kurogane, zittito dalla propria colpevolezza, lasciò perdere il discorso e si concentrò sull’aumentare il passo.
“Sai... anche se non si è ancora svegliata, Sakura-chan ha un’aria tranquilla, sembra che stia bene... E’ come se dormisse. Shaoran-kun ha un’aria sempre un po’ preoccupata, specialmente la mattina, ma anche lui sembra più sereno.”
Kurogane lo costrinse a fermarsi e gli strinse la mano nella sua.
“Sono forti tutti e due. Se la caveranno alla grande.”
Fay gli rispose con un sorriso triste e si passò inconsciamente una mano sull’occhio bendato.
“Non è ancora finita.”
“Non importa. Andrà alla grande comunque.”
Fay scoppiò a ridere, tirandogli una guancia con la mano libera.
“Dove tu riesca a nascondere tutto questo ottimismo in mezzo al tuo carattere burbero resterà sempre un mistero!”
“Tsk. Andiamo.” e Fay lo seguì con un poco di preoccupazioni in meno.
Passarono davanti ad una porta a specchio così velocemente che a stento Kurogane distinse i loro riflessi.
Un Kimono bianco. Un Kimono nero. Una linea elegante ed una più imponente. Lo stesso ricamo, come un segno, un richiamo l’uno per l’altro, il simbolo di un’unione. A Nihon la foggia di un vestito significava molto più di quanto uno straniero non immaginasse. A saper leggere correttamente il linguaggio dei suoi abiti, a Nihon si poteva comprendere ogni cosa di chi li indossava.
Tomoyo aveva fatto per loro due vestiti che parlavano di legame, dell’unione di due metà. Nulla a che vedere con sfarzosi abiti nuziali, ma il significato era lo stesso.
Dannata principessina sapientona, borbottò nella sua mente, sempre troppo attenta a cose di cui non doveva impicciarsi. Quasi riusciva a vederla ridere di gusto quando aveva consegnato i vestiti a Fay.
Fay gli si era affiancato, divertito ed affascinato dalle volute che le maniche leggere del suo vestito gli disegnavano attorno quando si muoveva veloce, e raggiunsero, uno accanto all’altro, il giardino interno, la sala dell’albero sacro, dove erano attesi.
Complementari, due esistenze che si uniscono a formare Uno.
Beh, pensò, tutto sommato la cosa non lo innervosiva quanto avrebbe immaginato. Ed almeno c’erano forti possibilità che Tomoyo non facesse alcuna domanda circa il loro ritardo.



Owari



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