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Autore: Yvaine0    25/04/2013    3 recensioni
"Eppure, lo sentiva, nel loro rapporto di amicizia mancava qualcosa. Una scintilla, una punta di confidenza, un po' di affetto in più. Insomma, Liam non aveva la minima idea di cosa fosse, ma a loro mancava qualcosa. Ed era proprio quel qualcosa che andava cercando."
"“Cibo per gatti!” esclamò Harry, fermandosi davanti allo scaffale delle crocchette per gli animali domestici. Liam, che spingeva il carrello, si fermò accanto a lui. “Questi non so se li hai mai provati, ma mi rifiuto di comprarli” gli comunicò a scopo preventivo. "
Liam e Harry al supermercato, alla ricerca di quel "qualcosa" che nella loro amicizia manca. Ma c'è davvero qualcosa che manca?
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Challenge accepted!'
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Disclaimer! Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere delle entità realmente esistenti citate, nè offenderle in alcun modo. Tutti i fatti narrati sono puramente inventati o sola fonte di ispirazione.

Storia scritta in risposta alla sfida di MN125.
Lirry - Prompt: sorriso, congelatore, Louis

Nessuna dedica, perché non è il caso di scomodare nessuno per 'sta cosa.


Manca qualcosa
E non si tratta del titolo, ma di cibo per gatti
 
L'unica cosa che Liam e Harry avevano in comune, oltre i capelli mossi e la band, era Louis. Il quale, per altro, non era affatto una cosa, ma una persona a cui entrambi tenevano particolarmente.
Forse, si vide costretto a riconoscere Liam mentre li osservava scherzare insieme, per Harry Louis era ancora più importante di quanto non fosse per lui. Okay, senza 'forse'.
Louis Tomlinson era indiscutibilmente una persona fondamentale nella vita di Harry Styles; questo era uno dei motivi per cui Liam si era trovato a provar simpatia per quel ragazzetto con le fossette senza nemmeno accorgersene.
Non che Harry avesse qualcosa che non andasse, anzi: era un ragazzo fantastico, gentile, spiritoso, attento alle esigenze altrui. Proprio il genere di persona con cui di solito Liam andava cortesemente d'amore e d'accordo. Eppure, lo sentiva, nel loro rapporto di amicizia mancava qualcosa. Una scintilla, una punta di confidenza, un po' di affetto in più. Insomma, Liam non aveva la minima idea di cosa fosse, ma a loro mancava qualcosa. Ed era proprio quel qualcosa che andava cercando, quando gli faceva qualche dispetto giocoso, quando gli saltava addosso e lo abbracciava senza motivo.
Liam cercava qualcosa in Harry Styles, un qualcosa che tra loro mancava. Un qualcosa che non riusciva a capire cosa fosse.
Liam ci provava a diventare davvero amico di Harry, ad abbattere quell'invisibile muro che un po' li separava – e sempre l'aveva fatto. E, sì, forse i suoi scherzi non erano particolarmente intelligenti, forse spesso faceva la figura dell'idiota e la metà delle volte aveva finito per fargli male, ma alla fine quel sorriso era spuntato sulle labbra di Harry, accompagnato da quelle adorabili fossette che ne testimoniavano la spontaneità.
Era bello il sorriso di Harry, constatava ogni volta. Era il genere di sorriso smagliante e sincero che lo invogliava a sorridere di rimando.
 
Quel giorno, come sempre, Liam si era alzato alle sette in punto, per preparare la colazione per tutti; ma, entrando in cucina, aveva trovato il frigorifero vuoto, il congelatore – altrettanto vuoto - aperto e un biglietto sul tavolo: “Esco per far la spesa. Non ditelo a Niall, ma in questa casa non c'è nulla da mangiare. Ma proprio nulla”.
Leggendo quelle parole Liam non poté fare a meno di assumere un'espressione perplessa. Chi poteva essersi svegliato così presto? Due ipotesi erano certe: non si trattava di Niall e nemmeno di Zayn. Se Niall era escluso per ciò che era scritto sul post it, Zayn lo era perché... be', perché era Zayn e che lui si svegliasse prima di Liam senza un motivo valido era impossibile. Contando che le motivazioni di Zayn di solito iniziavano con 'P' e finivano con 'Errie' e che lei era a South Shields, era certo che lui fosse ancora sotto le coperte a russare e a far sogni da bollino (almeno) giallo a proposito della sua ragazza.
A quel punto il problema di Liam era decidere sul da farsi. Si era alzato presto per preparare la colazione, ma a quanto pareva in casa non c'era nulla da mangiare. Si strofinò le mani sulla “testa pelata”, come la chiamava Louis, e poi prese un respiro profondo per ossigenare il cervello nella speranza di un'illuminazione. L'unica idea che gli venne, tuttavia, fu di affondare nel divano e guardare TV spazzatura, nella speranza che almeno MTV passasse qualche canzone decente. Così girò sui tacchi e mise le pantofole una davanti all'altra, diretto al salotto. Ma poi accadde che...
Bang, “Cazzo!”, “Oddio!”.
Un attimo dopo aver varcato la soglia della stanza, Liam si massaggiava la testa dolorante e Harry lo guardava divertito, le mani ancora sulla testa e i gomiti per aria.
Ahia” si lamentò nuovamente il più grande, mentre intuiva di aver sbattuto la testa nel gomito del suo coinquilino.
Harry rise, sorpreso e divertito dall'accaduto, poi abbassò le braccia e abbozzò un sorriso di scuse: “Mi dispiace” disse, “E buongiorno” aggiunse.
Liam si massaggiò un'ultima volta il cranio, poi si strinse nelle spalle e lo rassicurò: “Non ti preoccupare. Louis dev'essere andato a far spesa, ma ha lasciato il frigo aperto” lo informò. Perché in fondo era vero che l'unica cosa – persona - che quei due avessero in comune era Louis; Liam in quel momento non era nemmeno sicuro che avessero mai parlato d'altro che della band e di lui, loro due.
L'altro lo osservò in silenzio qualche istante, poi aggrottò le sopracciglia – e a Liam, di rimando, venne da assumere la stessa espressione interdetta. “Louis?”
Sì”.
Ah. Come non detto, allora. Butto il biglietto prima che lo veda Niall e svegli tutta la casa in preda ad un attacco di fame” comunicò, superandolo per entrare in cucina.
Il primo pensiero di Liam fu che, visto che loro erano in piedi, se anche Niall si fosse svegliato avrebbe potuto disturbare giusto Zayn – il che, comunque, non era un bene, considerata l'irritabilità del ragazzo. Il secondo, che giunse con qualche attimo di ritardo, fu che se il biglietto in cucina era stato scritto da Harry, allora Louis dormiva ancora e nessuno era andato a far spesa. “No, aspetta!” lo fermò, realizzando il proprio errore.
 
Ci servono i fiocchi d'avena?”
Chi li mangia, i fiocchi d'avena, Hazza?”
Non lo so, magari io”.
Ti piacciono?”
Non lo so, non li ho mai mangiati”.
Rise. “D'accordo, proviamo a prenderli”.
Liam non sapeva perché, ma si stava divertendo un sacco. Non avrebbe mai pensato che fare la spesa per la colazione (e il pranzo e la cena, gli spuntini e gli improvvisi attacchi di fame di Niall) potesse essere un'occupazione tanto divertente. Allora era vero ciò che si diceva: non importa ciò che fai, ma con chi lo fai. E Liam, davvero, non riusciva a credere di essere al supermercato con Harry Styles e star ridendo come un cretino da quando era entrato. Quel ragazzo era uno spasso.
Cibo per gatti!” esclamò Harry, fermandosi davanti allo scaffale delle crocchette per gli animali domestici. Liam, che spingeva il carrello, si fermò accanto a lui. “Questi non so se li hai mai provati, ma mi rifiuto di comprarli” gli comunicò a scopo preventivo.
Harry rise, gli occhi che brillavano di reale ilarità mentre si spostavano dalle confezioni di cibo per gatti a Liam. “No, tranquillo – lo rassicurò, divertito. - Questo è quello che la mamma compra per Dusty” spiegò allora, indicandogliene una varietà precisa, con un grosso gatto bianco dal muso schiacciato stampato proprio accanto al logo. E, per qualche motivo, Liam pensò che quel gatto persiano dagli occhi incredibilmente verdi fosse esattamente identico a Harry. Solo meno bravo a cantare.
Osservò prima il gatto, poi Harry, poi di nuovo il gatto e ancora Harry, che continuava a guardare quelle scatolette come se fossero l'unica cosa nel giro di chilometri degna della sua attenzione. E poi Liam si accorse che qualcosa non andava; l'espressione corrucciata del gatto persiano faceva un baffo a quella del ragazzo, sul cui viso non c'era più traccia del precedente divertimento. Aveva gli occhi lucidi e un sorriso tirato stampato in faccia.
Ehi, va tutto bene?” domandò il più grande, in tono preoccupato. Era strano vederlo così, sembrava davvero giù di corda. La cosa destabilizzava Liam: un attimo prima rideva e ora sembrava sull'orlo delle lacrime. “Hazza?”
Sì”, Harry si sforzò di sorridere, mentre annuiva. “Sì. Mi manca Dusty” disse.
Liam gli mise una mano sulla spalla, intuendo quale fosse il problema. “Ti capisco, anche a me manca Brit”.
Brit?”
Il mio cane” spiegò. “E mi mancano Nicola, Ruth, mamma e papà” aggiunse. Quando Harry si morse il labbro inferiore e socchiuse gli occhi, Liam capì di aver fatto centro. “È normale provare nostalgia di casa”.
Lo so”. Harry si sforzò di sorridere, lasciando finalmente perdere le crocchette per gatti. Si voltò quindi verso Liam e, non senza temere che lui non riuscisse davvero a comprendere il suo tormento, gli chiese: “Posso... Posso abbracciarti?”. Tutto ciò che Harry voleva in quel momento era nascondersi per qualche minuto da tutto il mondo che lo circondava.
Liam non era solito rifiutare gli abbracci. Ad essere precisi non era solito rifiutare nulla, non era esattamente il tipo di persona che riusciva a dire di no, quando gli si proponeva qualcosa. Quando poi glielo si domandava con quell'aria triste e adorabile insieme, con la nostalgia di casa impressa nello sguardo e gli occhi lucidi, Liam non avrebbe saputo come fare a rifiutare nemmeno se fosse stato capace di negare qualcosa a qualcuno. Dapprima, quindi, aggrottò le sopracciglia, colto di sorpresa, poi però spalancò le braccia e lasciò che Harry si stringesse a lui, forte, i pugni stretti attorno alla stoffa della sua camicia a quadri, come se fosse il suo unico appiglio. E Liam non poté che ricambiare l'abbraccio, con un sorrisetto stranito in volto; tra tutte le persone del mondo, non avrebbe mai creduto che Harry avrebbe scelto la sua spalla su cui piangere. Quando le spalle larghe del ragazzo furono scosse da leggeri singhiozzi, Liam prima ringraziò il cielo che a quell'ora nel supermercato ci fossero solo loro ed un paio di vecchiette, poi prese ad accarezzargli lentamente la schiena, nel tentativo di infondergli un po' di conforto. “Tranquillo, Hazza, le rivedrai presto” sussurrò.
Sì. Sì, hai ragione. Scusa è che... è un periodo un periodo un po'...”, ma Harry non concluse la frase, senza saper bene come giustificare quel suo improvviso crollo nervoso. Gli mancava la sua famiglia, gli mancava la vita di tutto i giorni. Gli mancava il panificio, svegliarsi prima dell'alba per andare a lavorare, gli mancava starsene dietro al bancone e sorridere alla gente; gli mancava anche andare a scuola, portare fuori la spazzatura, litigare con sua sorella, farsi mettere in punizione da sua madre, il suo bacio della buonanotte sulla fronte. In fin dei conti, quando Harry si era presentato ai provini per Xfactor, non si aspettava di essere preso, di venir trascinato via dall'uragano del successo; credeva che sarebbe tornato a casa il giorno seguente e avrebbe ricominciato la sua tranquilla routine, pensando che, be', almeno ci aveva provato. Ma non era andata così. Si era ritrovato sballottato in giro per il mondo, tra un palco e l'altro, in sale di registrazione, incontri con le fan; si era ritrovato persino a non saper più nemmeno lui stesso chi fosse realmente, certe volte. E quando gli capitava di ritrovarsi faccia a faccia con qualcosa di normale, che gli ricordava la sua vecchia vita, ogni tanto Harry crollava. Come quel giorno.
Grazie, Liam”.
Il ragazzo più grande lo strinse un po' più forte, protettivo. “Non dirlo neanche per scherzo” rispose a bassa voce.
Poi una vecchietta girò l'angolo e sorprese i due ragazzi abbracciati davanti allo scaffale del cibo dei gatti. Dapprima si paralizzò sul posto, sorpresa da ciò che si trovava davanti, poi si sistemò la borsetta sul braccio e spingendo il suo carrello si avvicinò a loro di gran carriera, il naso in aria e l'espressione severa: “Se avete finito di fare sconcezze al supermercato,” li apostrofò, fermandosi proprio accanto a loro; “uno di voi due mi può passare quella confezione lassù?” domandò, indicando il ripiano più in alto.
Colti di sorpresa, Liam e Harry si separarono all'istante, più spaventati dall'intervento di quella voce stridula e indispettita, che non toccati dall'implicito rimprovero della donna. Entrambi la guardarono, poi si scambiarono un'occhiata confusa.
Il primo a reagire fu Harry, che si asciugò gli occhi arrossati con i dorsi delle mani, si sforzò di sorridere e annuì: “Certo” assicurò. Fece per allungare un braccio, ma Liam fu più svelto: “Questo va bene?” chiese conferma.
La donna annuì e lasciò che uno dei due strani ragazzi scostumati, riponesse un paio di scatolette nel suo carrello. Poi quello con i capelli corti ebbe addirittura l'ardire di sorriderle educatamente e chiederle: “Vuole una mano per portare la spesa alla cassa?”.
La signora Hawks, che in vita sua ne aveva viste tante, si accigliò, si strinse si più la borsetta sotto braccio e scosse la testa. Ci mancava solo che si facesse aiutare da un maniaco del genere! “No. No, basta così” e, senza nemmeno ringraziare, se ne andò, lasciando Liam a guardarla corrucciato, chiedendosi il perché della sua diffidenza.
Quando stava per svoltare l'angolo, la donna si voltò indietro e “Comunque le crocchette migliori sono quelle con su il gatto bianco” consigliò loro, per poi riprendere la sua marcia e allontanarsi il più in fretta possibile di lì. Perché la signora Hawks proprio non sopportava questi ragazzi moderni, ma per il bene di un gatto avrebbe fatto qualunque cosa; l'ultimo suo desiderio era che un povero animaletto ci rimettesse per via della negligenza dei suoi padroni.
Non appena la donna fu sparita dalla sua visuale, Liam tornò a guardare Harry. Il più piccolo, alle parole della donna, aveva smesso di fissarsi imbarazzato le punte dei piedi, aveva sgranato gli occhi e ora stava sorridendo divertito. “Quindi le prendiamo, le crocchette?” domandò. Bastò questo a farli scoppiare a ridere entrambi, di nuovo, spazzando via la nostalgia che li aveva avvolti poco prima.
Sì, dai, compriamole!” rispose Liam. E anche se Harry pensava scherzasse, qualche istante dopo nel loro carrello davano mostra di sé quattro confezioni di cibo per gatti, con un felino bianco dagli occhi verdi stampato sopra. “Non si sa mai che la signora pensi che non le diamo ascolto” commentò Liam, mentre spingeva via il carrello.
Già”, ridacchiò Harry, “Siamo scostumati, ma non disobbedienti”.
 
Dopotutto, si diceva Liam, non era vero che nel rapporto tra lui e Harry mancava qualcosa. Era bastato poco per scoprirlo, una mezz'ora al supermercato e il qualcosa che aveva cercato per mesi era saltato fuori senza troppi problemi. Oltre alla band e a Louis, Harry e Liam avevano tante cose in comune; prima fra tutti il cibo per gatti.


È che io la Lirry non ci capiamo proprio. Ma proprio zero, niente, nada, nichts, nothing, nihil. Altro che "qualcosa". Quindi niente, dai, non mi aspetto chissà che da questa One shot. Anzi, proprio niente. Ultimamente sono proprio poco  - zero, niente, nada, nichts, nothing, nihil - soddisfatta di ciò che scrivo, ma okay. Spero solo che a qualcuno sia piaciuta almeno un po'. :) 
  
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