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Autore: Mrs C    25/04/2013    7 recensioni
Il The Dove si trova al numero 19 di Upper Mall, proprio davanti al molo.
A circa quattro chilometri c'è l'Hammermisth Bridge, e tre chilometri più in dietro il Rasvencourt Park. John ci ha passato l'infanzia, lì dentro.
La vista è magnifica - non ha mai visto questa parte di Londra in piena notte - specialmente per lui che ha sempre avuto un debole per le barche. Suo padre era un pescatore e, da bravo pescatore, è morto in mare durante una tempesta quando lui aveva cinque anni.
John preferisce non starci mai troppo a rimuginare.
AU del film "l'avvocato del diavolo" (più o meno, spiego meglio all'interno)
Presenza, nel secondo capitolo, di argomenti un po' pesanti [anche se in maniera molto blanda] per cui cambio rating.
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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(Tre)


 


 


 


 


 

Squilla il telefono.

John lo ignora, soffocando la testa nei cuscini e sperando che, chiunque stia telefonando in piena notte, sia ripagadato con un attacco di dispepsia [1] acuta e predominante.

Il telefono, finalmente tace e John torna a dormire sereno.

Dieci minuti dopo, l'apparecchio infernale riprende a suonare. John ringhia, ormai sveglio e con un mal di testa epocale.

Apre gli occhi a fatica e ci mette qualche secondo di troppo a localizzare il cellulare, nonostante l'abbia lui stesso posizionato nel comodino alla sua destra.

Corruga la fronte e le sopracciglia, quando la fosforescente luce rossa della sveglia gli rimanda l'orario: le tre e quarantasette.

Chi diavolo telefona alle tre e quarantasette di domenica mattina? Svogliato, irritato e con l'antifurto del telefono che continua a squillare, John intravede il nome di Greg sul display. Di nuovo. Schiaccia il tasto verde sbuffando come un toro, mentre gli occhi si chiudono lievemente per il sonno interrotto.

- Spero tu abbia una motivazione urgente per chiamarmi alle quattro di notte, Greg, altrimenti giuro che ti manometto i freni del pick-up e farò in modo che il tuo corpo finisca in una scarpata da cui non sarà mai ritrovato.

- Non sono Greg. È una motivazione sufficiente?

John non sa se lo è, ma la testata che da alla spalliera non appena sente quella voce fa abbastanza male da strappargli un mugolio e una parolaccia a fior di labbra.

- Sì! No... qual era la domanda?

Oltre al bernoccolo, John sente nascere anche una profonda irritazione verso se stesso, anche se la risata appena trattenuta di Sherlock ha la capacità di farglielo dimenticare.

- Perché hai il cellulare di Greg?

- Perché non avevo il tuo numero.

John ride, mettendosi seduto sul materasso.

- Avresti potuto chiederglielo.

- Gli rubo le cose quando mi annoio. [2] È più divertente vederlo cercare come un pappagallo impazzito e sbraitare contro chiunque cerchi di aiutarlo. Anche se ha ogni ragione di essere nervoso, mio fratello farebbe saltare i nervi a Grigorij in persona.

John si gratta distrattamente la testa, scivolando un po' sul cuscino scomodo dell'hotel. La voce di Sherlock è inebriante, e la sonnolenza ora è totalmente passata.

- Grigorij chi... no, aspetta, partiamo dall'inizio. Greg e tuo fratello?

- Escono insieme da un paio di settimane. Anche se nel caso di mio fratello, 'uscire insieme' e 'rapire una persona per portarla al ristorante con dieci guardie a sorvegliare l'entrata' sono più o meno la stessa cosa. Grigorij Efimovič seguito da un cognome impronunciabile che credo non t'interessi. Era un entomologo russo.

- E c'entra con il far saltare i nervi perché...?

- John. Hai una vaga idea di quanta pazienza ci voglia nell'osservare e catalogare una farfalla? [3] Baratteresti il tuo migliore amico con un trafficante di schiavi africano solo per finire il lavoro in anticipo di due giorni.

John ride così forte che ha quasi paura di sfondare le pareti di cartapesta di quello squallido motel. Cerca di trattenersi, soffocando la propria voce contro il lenzuolo leggero del letto, mentre dall'altra parte della cornetta c'è silenzio.

Non ha la benché minima idea del reale motivo per cui Sherlock l'abbia chiamato - tanto da rubare il cellulare a Greg, se realmente l'ha fatto perché s'annoiava - ma in questo momento non gli importa poi tanto.

- Sei fantastico.

Ancora silenzio.

- Sherlock?

- Davvero?

- Davvero cosa?

- Quella cosa che hai detto.

- Che sei fantastico? Lo penso dalla prima volta che ti ho visto al The Dove. Ho preso un Bloody Mary dopo che te ne sei andato, quel giorno, sai?

John non sa come interpretare i vari silenzi di Sherlock. L'ha catalogato come una persona piuttosto fredda, dal cervello sopraffino e non a suo agio con le persone. Uno di quelli che ti rivolgono un'occhiata e sono capaci di leggerti dentro come se stessi facendo una radiografia, apprezzando ogni piaga del tuo corpo, ogni vena e ogni arteria, ogni osso rotto, riproducendo addirittura il suono e, forse, il dolore. Sherlock, ne è capace più di chiunque altro John abbia mai conosciuto, indeciso se aver paura di lui o esserne ancora più affascinato.

- Hai da fare?

John sbatte le palpebre, osservando l'ora nella radiosveglia. Le quattro e cinque.

- Teoricamente dovrei dormire.

- Tecnicamente, invece, potresti venire al pub. Ti aspetto lì fra mezz'ora, entra dalla porta sul retro.

John non ha né il tempo né la forza di dirgli di no, perché la voglia di vederlo è troppa per essere ricacciata indietro. Si alza, puntando i piedi sul freddo pavimento e rabbrividisce per la temperatura gelida rispetto a quella tiepida delle coperte. Si prepara, infilandosi poi il giacchetto di pelle e scarpe comode per una passeggiata notturna.

La notte di Londra, lo accoglie come una vecchia amica.


 

Il The Dove, questa volta, è avvolto da una semi-oscurità che a John non dispiace. La porta è aperta, anche se campeggia in belal vista il cartello closed, in modo che nessun ubriacone decida di entrare per farsi l'ennesima birra della giornata. Il crepitio delle fiamme nel camino, rimandano a John un tepore che lo fa sospirare di piacere, mentre le fiamme disegnano arabeschi sulla pelle lattea di Sherlock, seduto a gambe accavallate di fronte al fuoco.

- Ho preparato il tè. Mi sembra più appropriato di un brandy, visto l'orario.

John si toglie la giacca, sedendoglisi di fronte. Il dolce profumo del bevanda a inebriargli i sensi, anche se la stanchezza della notte insonne si fa sentire.

- Come sapevi che mi piace il tè nero?

Sherlock gli rivolge un'occhiata penetratente e sorride, complice.

- La prima volta che sei venuto al pub avevi della polvere nera nel polsino della camicia. Probabilmente non te ne sei accorto perché eri di fretta. La mattina ti piace tritare le foglie che tu stesso hai fatto seccare, piuttosto che comprare il tè già confezionato. Hai una pianta di camellia sinensis? [4]

John rimane con la tazza sospesa a mezz'aria, e la bocca socchiusa come se fosse un idiota, mentre Sherlock aspetta ancora una risposta.

- Io... sì, l'avevo. Scusa. Sono un po'... come diavolo fai?

- A fare cosa? - domanda il ragazzo, confuso.

- Questo, a fare questo! Sei uno spettacolo!

John si morde la lingua prima che riesca a fermare la frase spontanea che ha espresso con così tanta enfasi. Non è da lui mostrare un simile apprezzamento a una persona conosciuta da così poco tempo, e il mezzo sorriso che Sherlock gli rivolge non è d'aiuto per scacciare il suo imbarazzo.

- Di solito nessuno me lo dice.

- E cosa ti dicono?

- Vaffanculo. [5]

John ride. Non è così difficile intuire perché, nessuno vuole veder sciorinata la propria vita - fatta di errori comuni e rimorsi - da un perfetto sconosciuto.

- John, per quanto sia... gradevole parlare con te, non ti ho chiamato a quest'ora del mattino solo per fare quattro chiacchiere.

- Pensavo mi avessi chiamato perché t'annoiavi.

Uno a zero palla al centro, old boy. [6]

- Ho un affare da proporti, - dice Sherlock, ignorando volutamente la frecciata sarcastica di John - ora che non eserciti più la professione di avvocato, mi piacerebbe servirmi delle tue conoscenze per... determinati scopi.

John inarca un sopracciglio.

- Determinati scopi?

- Al mondo esistono molti delinquenti, John... con il lavoro che faccio ne attiro parecchi. Uno di questi è pericoloso abbastanza da destare i miei dubbi e la mia curiosità. E non capita spesso.

John cerca di trovare il filo conduttore che lo riporti a se stesso, in quel guazzabuglio di persone e cose e fatti, ma davvero non ci riesce. L'intelligenza di Sherlock potrebbe fare tutto da sé, senza chiedere aiuto a nessuno, tanto meno a un uomo spezzato e distrutto qual è lui.

Si chiede, per un attimo, se Sherlock non lo stia facendo per compassione, ma la luce azzurra e brillante dei suoi occhi, gli restituisce la risposta: no. Non potrebbe mai né avrebbe alcun motivo per provare pietà nei suoi confronti.

Non lui, che gli ha ridato quantomeno un po' di speranza nel genere umano, arrestando l'assassino di una bambina di cui si porterà dietro il peso tutta una vita.

- Perché mai dovrei fidarmi di te?

Sherlock sta in silenzio per qualche secondo, socchiudendo gli occhi. John sa che lui ha visto questa domanda per ciò che è realmente: non un'istigazione al litigio, quanto piuttosto una curiosità morbosa che gli avviluppa le viscere da quando l'ha conosciuto, e a cui il ragazzo deve rispondere, in un modo o nell'altro.

- Perché non hai alternative. [7]


 


 


 


 


 

Ps. I'm a Serial Addicted

 

 

 

[1] Significa “difficile digestione” per cui capite di cosa si tratta (anche se ce ne sono vari tipi, ma io ho pensato a quella organica: gastrite, sindrome del colon irritabile, pancreatite... insomma, scegliete voi!).

[2] Citazione della 1x01 di Sherlock u_u

[3] Grigorij Efimovič Grum-Gržimajlo è anche un geografo, e fra le sue spedizioni ha raccolto e catalogato migliaia di insetti, tra cui tantissime farfalle.

[4] La pianta da cui si raccolgono le foglie che saranno poi essiccate, tritate e blabla per fare il tè nero.

[5] Altra citazione della 1x01 XD

[6] Un omaggio a Dylan Dog, che viene chiamato Old Boy da Bloch.

[7] Dialogo rimaneggiato dell'Era Glaciale 1. L'originale era “fidarci? Perché mai dovremmo fidarci di te?” “perché non avete alternative.”

 

Avevo detto che sarebbe stato l'ultimo capitolo, vè? Beh, dimenticatevelo. Ho deciso di continuarla per un po', dannata ispirazione XD ho finito Scaglie, per cui sono un po' più libera, al momento, e concentrarmi solo su questa (e l'altra) storia sarà più facile. Mi piace tanto, com'è uscito questo capitolo, ed è veramente raro che io sia soddisfatta, per cui approfittatene. Ringrazio come sempre per il feedback, e dedico questo capitolo a Mrs Teller perché... beh, per un sacco di motivi, primo fra tutti l'essere una persona fantastica. Ti lovvo profondamente <3 alla prossima, gente!

 

 

 

 

 

Jess

   
 
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