Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: jeffer3    26/04/2013    26 recensioni
AU
Brittany, ragazza tranquilla del McKinley, vuole finire il liceo senza problemi. Cosa accadrà quando una Santana Lopez, completamente cambiata dagli anni precedenti, finirà per entrare nella sua vita?
Dal capitolo I:
"Fu allora che per la prima volta si girò, guardandomi fissa negli occhi.
Dio, avevo sbagliato, non erano marroni.
Erano neri. Come la pece. Un colore che in quel momento sembrava essere un tutt’uno con la sua anima.
Sembrava si stesse scatenando un tornado in quegli occhi, un terremoto, capace di scuotere qualunque cosa, qualsiasi persona.
Anche me.
Un fuoco. Erano occhi come il fuoco."
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic





Avvertimenti: violenza.




Avete mai provato quella sensazione di terrore così intensa da farvi bloccare sul posto?
Così forte, da congelarvi completamente?
 
E’ buffo perché spesso accostano il concetto di terrore a quello di paura.
Sono simili, sì, indubbiamente.
Ma per me sono due cose ben diverse.
E lo capii proprio quel giorno.
 
Paura è quando vedi passare vicino a te un insetto, di cui non sei esattamente innamorato.
Paura è quando improvvisamente non trovi più in tasca il cellulare.
Paura è quando senti un rumore strano in casa, mentre sei da solo.
 
Allora scappi.
Torni nell’ultimo posto dove avevi lasciato il telefono.
Impugni un coltello da cucina, come fosse un’ascia da guerra, girando per casa accompagnata dal gatto.
 
E’ un sentimento forte.
Però, ho sperimentato nel tempo, ti lascia un minimo di lucidità.
Magari non immediato, ma c’è.
Riesci a pensare.
Riesci ad ideare un piano.
Una soluzione.
Riesci a scappare.
A muoverti.
A reagire.
 
Il terrore, oh, quello è diverso.
Perché non ti lascia via di scampo.
E’ come se una morsa ti si stringesse attorno al corpo.
Come se i tuoi neuroni si rifiutassero completamente di collaborare.
E’ come se il mondo attorno a te divenisse ovattato.
 
Terrore è quando non vedi nulla, se non ciò che sta minacciando la tua sopravvivenza.
Terrore è quando ti trovi puntata una pistola addosso, mentre la tua ragazza è tenuta ferma da un fottuto omaccione mafioso.
 
“Allora” iniziò Phill, lanciando uno sguardo ad entrambe “Cosa avete combinato?” chiese, rendendo più che visibile la sua rabbia, dal digrignare dei denti.
 
Era ferito.
Aveva il braccio sinistro coperto di sangue.
Probabilmente un proiettile l’aveva colpito di striscio.

Capii che doveva appena essere scappato dai poliziotti.
E capii anche l’orribile situazione in cui ci trovavamo.
 
Perché il suo primo pensiero non era stato curarsi.
Non era stato scappare.
Era stato trovare noi.
Noi, che eravamo le responsabili di tutto.
 
Capii anche che non avremmo avuto scampo.
 
“Come hai fatto tu a sfuggire ai poliziotti semmai?” chiese, seria, Santana, tenuta ferma da quell’armadio a due ante, che aveva prima sfondato la porta di casa.
 
Phill le riservò un occhiata fulminante.

“Non sei nella condizione di fare domande tu!” sbottò, avvicinandosi pericolosamente al suo volto “Sono stato chiaro?!” urlò, fuori di sé, colpendola al labbro con la base della pistola.
 
Feci due passi avanti, vedendo il sangue iniziare ad uscire copioso dalla ferita.
Istintivamente Phill si voltò verso di me, alzando l’arma.
Il suo sguardo era di fuoco.
 
“Prova a fare anche un solo passo e giuro, giuro su Dio” ribadì, serio “Ti faccio saltare il cervello. Sappi che è già nei miei programmi, vediamo solo di non affrettare gli eventi.”
 
Deglutii a vuoto, mentre pura disperazione si irradiava nel mio corpo.
Ci avrebbe uccise entrambe.
L’unica nostra possibilità di salvezza era zio Tom.
Dovevamo riuscire a prendere tempo.
 
“O-okay” feci, alzando le mani. “M-mi dispiace.”
“Ti dispiace?” chiese, retorico, avvicinandosi “Sono dispiaciuto anch’io per quello che successo. Parecchio dispiaciuto.” Puntualizzò, avvicinandosi al mio volto “Immaginate il mio disappunto quando una schiera di swat sfonda ogni singola vetrata della mia casa. Immaginate la mia rabbia quando scopro che la causa di tutto siete voi. Immaginate quanto mi sia innervosito non trovandovi a casa tua.” si voltò verso Santana “Credevate davvero che qui sareste state al sicuro?” strinse più forte in mano la pistola “Ora voglio solo sapere come è successo!”
“N-noi non sappiamo nient-“
“Bugia!” sbottò tirandomi uno schiaffo tanto forte da farmi cadere a terra di peso.
“EHI!” tentò di dimenarsi Santana, forzando la presa del tipo che la teneva fermo, senza molto successo. “Prenditela con me, bastardo!”
 
Io rimasi a terra qualche secondo.
Il tempo di riprendermi.
E quello che vidi alzando la testa non mi piacque per niente.
Phill si avvicinò ancora una volta all’ispanica, in maniera per niente amichevole.
 
“Perché” pugno nello stomaco “Diavolo” un altro “Dobbiamo ripetere” ancora un altro “La scena dell’ultima volta, eh?!” sbottò tirandole l’ultimo in pieno viso. “Voglio una risposta!”
 
Si spostò nuovamente verso di me, sollevandomi di peso.
Mi diede una spinta, che mi fece impattare forte contro il mobile alle mie spalle.
Ne centrai in pieno la vetrina.
 
“Smettila!” urlò Santana.
“Dammi una risposta allora!” si voltò furibondo Phill “La voglio ora! O ti spezzerò ogni singolo dito finché non avrò quello che voglio.”
“Vaffanculo.”
“Bene" la fissò, serio "Jim! Avanti, vediamo quanto resiste!” lo esortò con un ghigno, che mi provocò una scarica di brividi lungo la spina dorsale.
 
Vidi Santana dimenarsi.
Poi l’omaccione riuscì ad avvicinarsi alla sua mano, abbastanza da poter fare quanto gli era stato ordinato.
Ma mi rimisi in piedi, un attimo prima che potesse farlo.
 
“Abbiamo parlato con la polizia di Lima!” urlai, facendolo fermare e ottenendo l’attenzione di Phill “A-abbiamo solo…” presi un respiro “Dovevano arrestarti.”
“Questo l’ho notato!” sbottò, digrignando i denti “Cosa hai detto?” si voltò ancora verso Santana “Cosa sanno!?”
 
Lei alzò leggermente il viso.
Un sorriso a solcare le labbra, sporche di sangue.
 
“Tutto.” Rispose, seria “Ogni cosa.”
 
Il lardoso sbiancò.
Scosse la testa, incredulo.
 
“Questo non è possibile.”
“Credi che in questo anno io sia stata buona a fare solo da perfetta combattente?” chiese, retorica “No, io ti osservavo” sogghignò “E ho dato tanto di quel materiale che potrebbero darti anche la pena di morte.”
“Stai mentendo!”
“Ma mi accontento anche di una ventina di ergastoli” continuò, cercando per l’ennesima volta di liberarsi con uno strattone, senza successo. “Ho visto cose che non avrei dovuto vedere, brutto bastardo. Compresi gli scambi di favori con importanti capi di aziende conosciute in tutto Ohio. Sanno tutto.”
“Tu menti!” sbottò ancora, avvicinandosi.
 
Le assestò l’ennesimo pugno in faccia.
L’ennesimo taglio sul viso.
 
“Smettila!” urlai, facendolo voltare furibondo verso di me.
“Tu” mi indicò con la pistola “Tu sei la causa di tutto.”
“Lei non sapeva niente!” si intromise Santana “Non ha avuto mai a che fare con questa storia. Lei non c’entra.”
“Avrei dovuto ucciderti in quel vicolo quella sera” continuò camminando verso di me, ignorando completamente Santana “Sapevo mi avresti portato solo problemi!” sbottò, afferrandomi e buttandomi ancora una volta a terra.
 
Questa volta impattai contro il tavolino di legno, vicino il divano.
Fece male.
Non riuscii ad alzarmi subito.
Ma sollevai lo sguardo un minimo, per vedere come avesse puntato la pistola direttamente contro di me.
 
“E’ solo colpa tua! TU! Tu hai portato solo guai! Tu hai distrutto tutto quello che avevo costruito!”
“Lei non c’entra!”
“Smettila di parlare, ispanica!” sbottò Phill, spostando l’arma contro di lei “Hai fatto già abbastanza dann-“
“Capo.” Lo interruppe l’uomo, con uno sguardo spaventato.
 
Si guardarono entrambi per qualche secondo.
Prima che tutti in quella stanza capissimo il perché della sua espressione.
 
Si sentivano delle sirene in lontananza.
Arrivava zio Tom.
 
Phill prese a tremare di rabbia, incatenando lo sguardo a quello di Santana.
 
“Con chi stavi parlando prima che entrassimo?!” urlò afferrandola per la gola “Con chi?!”
“Lasciala!” sbottai, cercando alla bene e meglio di reggermi in piedi.
 
Riuscii ad avvicinarmi di poco.
 
“Sei finito.” Lo fissò seria Santana “Ti conviene fuggire finché sei in tempo.” Affermò, guadagnandosi l’ennesimo schiaffo.
“Zitta!” sbottò Phill “Non andrò da nessuna parte e sai perché!?” chiese, fuori di sé “Perché preferisco prima finire quello per cui sono venuto fin qui” annunciò, indietreggiando di qualche passo.
 
Prese un paio di respiri profondi, cercando di contenere il tremore delle mani.
 
“Potrò anche finire in galera” fece, ripuntando lo sguardo nel suo, poi direttamente nel mio “Ma una di voi due questa sera morirà.”

Terrore.
Puro e autentico.
Semplicemente, non riuscii più a muovermi.
Notai anche Santana irrigidirsi sul posto.
Aveva smesso di dimenarsi.
 
“Vedete, è questo il punto” iniziò il lardoso, stringendo la mascella “Per fuggire a quel macello che avete combinato nella mia proprietà” digrignò i denti “Ho finito diversi caricatori. Il piano era uccidervi entrambe” annunciò, con un sorrisetto, che racchiudeva però quintali di ira malcelata “Ma a quanto pare, è rimasto un solo proiettile.”
 
Deglutii a vuoto, osservando la pistola che stringeva nella mano.
Era finita.
Le sirene erano ancora troppo lontane.
Era ormai chiaro a tutti cosa sarebbe accaduto.
 
“Sai che lei non c’entra” sentii dire da Santana alla mia sinistra “Lei non ha fatto niente. Lei non ha dato nessuna informazione a nessuno e io-“
“Smettila, San” la fermai, guardandola negli occhi “Ti prego non fare così.”
“Tu non c’entri” disse, con voce incrinata.
“Neanche tu.” Ribattei, con un sorriso malfermo “Andrà tutto bene, vedrai.”
“Non è vero.” Scosse la testa, con gli occhi lucidi.
“Andrà tutto bene.”
“Commovente.” Sogghignò Phill, alzando la pistola.
 
La puntò contro Santana.
Per un secondo.
Poi la spostò velocemente verso di me.
Esattamente come avevo sospettato dall’inizio.
Sorrisi consapevole.
 
“NO!” urlò Santana.
 
Il lardoso levò la sicura all’arma.
Io mi voltai ancora una volta verso di lei.
Fissai i miei occhi nei suoi.
 
“Ti amo.” Sorrisi “Mi dispiace, San.”
“Britt… no.” Cercò di divincolarsi, ancora.
 
Richiusi gli occhi, voltando la testa.
Perché lei era l’ultima immagine che avrei voluto vedere.
L’ultima.
Era tutto ciò che contava.

Non dovetti aspettare molto.
Strinsi gli occhi con forza.
Il rumore dello sparo rimbombò nella stanza.
Le sirene, unico altro suono, in sottofondo.





 
Mi aspettavo dolore.
O direttamente il nulla a cullarmi.
Non accadde niente di tutto questo.
Sentii solo una presenza a pochi centimetri da me.
Non capii.

Riaprii gli occhi, dopo qualche secondo.
Vidi Santana di spalle, esattamente di fronte a me.
Quando si era mossa?
Come era riuscita a liberarsi?
Chi aveva sparato?
Ancora non realizzai.
 
Fu solo quando lei si sbilanciò indietro, appoggiandosi con la schiena a me.
Fu allora.
In quel preciso momento.
Capii.

Avrei voluto non aver mai riaperto gli occhi.
Avrei preferito morire lì.
Avrei preferito qualsiasi cosa.
Qualunque sofferenza.
Qualunque destino.
Paradiso, Inferno, il Nulla, non importava.

Tutto, piuttosto che quello.
Tutto, piuttosto che vederla cadere fra le mie braccia, permettendomi di vedere cosa aveva fatto.
 
Il mondo, per me, si fermò in quel preciso momento.
Quando la adagiai, piano, a terra, senza lasciarla.
Quando vidi la macchia di sangue espandersi sulla sua maglia larga.
La sua preferita.
Proprio al centro del suo petto.
Proprio vicino al suo cuore.
 
Niente ebbe più senso allora.
Nulla.
 
 “Britt..” esalò, con un voce debole “Stai b-bene” sorrise.
“No, San.” Le scostai i capelli dal viso, con la mano tremante “C-cosa hai fatto?”
 
Sentii distrattamente le macchine della polizia arrivare, sgommando.
Phill credo stesse urlando.
Ma non ebbi la forza di alzare lo sguardo.
Non mi importava.
 
“Va t-tutto bene.” Portò la mano lentamente sulla mia guancia.
 
La afferrai.
Era fredda.
 
“Ti prego, S-san” scossi la testa, evitando di guardare quella macchia rossa continuare ad espandersi sul suo petto “Ti prego.”
“Brittany!” urlò Tom afferrandomi per il braccio “Britt! Ho chiamato l’ambulanza, andrà tutto bene, vedrai. San, resisti, saranno qui a momenti!”

Sollevai appena il viso, per guardarlo.
Ma vedevo appannato.
Notai, allora, Phill steso, faccia a terra, con le manette dietro la schiena.
Ci osservava.
Sorrideva, fiero.
 
Scossi la testa, lasciando che le prime lacrime rigassero il mio viso.
Tornai a guardare Santana.
 
“San…”
 
Lei provava a sorridermi debolmente.
Stanca.

Non poteva finire così.
Non doveva finire così.
Non dopo tutto quello che avevamo passato.
 
Mi tornò in mente ogni singolo momento passato con lei.
Mentre le tenevo la mano.
Mentre notavo le sue palpebre farsi sempre più pesanti.
Rivissi ogni istante.
Dall’inizio.

 
“Non c’è di che… sono Brittany, comunque”
“Io sono Sant-“
“Oh, no, tranquilla, lo so.”


 
“Ti prego…” la supplicai “Ti prego, non lasciarmi.”

 
“Vuoi solo quello da me?”
“Quello cosa?”
“Una botta e via.”
“Non saresti il tipo comunque, no? Quindi, suppongo che debba prendere la strada più lunga.”


 
Spostai lo sguardo avanti.
Vidi Phill, tenuto fermo per terra, circondato da poliziotti.
Ancora sorridente.

 
“Non voglio che sappia di te. Mai. Se c’è una cosa che non mi perdonerei al mondo è che lui entri in contatto con te. E’ pericoloso e non deve nemmeno sapere che esisti. Sa che c’è qualcosa di diverso in me, da un po’ di tempo a questa parte. Lo ha avvertito.”
“Cosa c’è di diverso?”

“Te.”

 
Zio Tom continuava a parlarmi.
Non riuscivo a sentirlo.

 
“Bah. La mia ragazza riesce appiccare fuoco alle tende cercando di fare dolci, ma mica mi sparo la posa… IO!”  
“Ripeti.”
“Non mi sparo la posa io?”
“No, prima.”
“Riesce ad appiccare fuoco alle tend-“
“Prima.”
“La mia ragazza?”
“Senza punto interrogativo, però.”
“La mia ragazza.”


 
Chiusi gli occhi.
Cercando di respirare, per quanto fosse possibile.
Ma non riuscivo.

 
“Penso che sarebbe fantastico! Sei meravigliosa e, sono sicura, non potrebbe essere altro che un bene! Personalmente credo che potrei vederti ballare per ore senza mai stancarmi e… C-cioè, nel senso che sei molto brava e-“
“Perché ti ostini a voler nascondere la tua palese pandosità?”
“Non sono un panda! Sei tu che mi rendi un panda.”


 
“Continua a guardarmi, San” provai, ancora, notando il suo respiro farsi più lento. “Guardami, ti prego.”

 
“E’ come… non lo so, è che quando ti vedo… ogni volta che ti guardo, mi sembra di poter fare tutto. Insieme. E io non potrei avere la certezza di queste cose, ma ce l’ho! Non dovrebbe essere possibile, ma lo è. E’ tipo una sorta di…”
“Sesto senso?”
“Sì, decisamente.”


 
“A-andrà tutto b-bene” bisbigliò debole “L-la promess-a… r-ricorda.”
“Mi ricordo.” Le sorrisi, pulendomi le lacrime. “M-mi ricordo.”

 
“Ok, senti, io andrò lì e tu rimarrai qui, ma per poco. Perché tornerò da te, sempre. E’ una promessa. Non avere paura, ok?”

“Non me ne sono mai andata, Britt. Lo so che potrebbe non sembrare così, ma non ti ho mai lasciato. Non avrei mai potuto. Mai potrei.”
“Promettimelo, ancora.”
“Tornerò sempre da te. Non importa cosa accadrà, io tornerò. E se mai dovessi avere l’impressione che non ci sia, che tu non riesca a ‘vedermi’ davvero, ricordati solo che ti amo. Ti amo. Questo non cambierà mai.”


 
Sentii il suono dell’ambulanza in lontananza.
Ma vidi i suoi occhi chiudersi.
Lentamente.

“San..” feci con voce incrinata “San, ti prego, rimani sveglia!”

 
“C’è una cosa però…”
“Tipo cosa?”
“Un ‘non ho mai’, che non potresti mai eliminare dalla mia lista personale”
“Mh… Proviamo!”
“No, fidati. Non puoi, nessuno potrebbe mai.”
“Cos’è?”
“Non ho mai… Né, tanto meno, potrò mai…Amare qualcuno come amo te.”


 
Lei non rispose ai miei richiami.
Avvertii la mano, che teneva sulla mia guancia, perdere ogni forza.
Sentii appena Phill urlare soddisfatto ‘Ora possiamo andare’.

Non doveva andare così.

“SAN!”
Provai a scuoterla ancora, invano.


“E soprattutto queste mi piacciono, perché sono il segno del momento della giornata che preferisco”
“Sarebbe?”
“Quando sorridi. Soprattutto se è a me che sorridi”



Fu allora che accadde.

Come avessi appena perso una parte di me.
Come fossi appena caduta in un burrone, senza la minima speranza di sopravvivenza.
Come il mondo attorno a me si fosse fermato.

Avvertii distintamente il suo respiro venir meno.

Fra le mie braccia.

 
“Non mi dispiacerebbe, comunque.”
“Cosa?”
“Invecchiare, insieme.”






Image and video hosting by TinyPic






Tetraedro dell'Autrice


Ok... vi supplico, prima di cercare l'indirizzo di casa mia per scuoiarmi viva, prendete un profondo respiro.
Facciamo anche due.
O tre.
O quattro... mila.

visto però? phill è stato arrestato! yay!
vabbè... meglio che la smetta.

l'epilogo arriverà entro domenica! leggetelo dai!

Grazie mille a tutti come sempre! C:
A presto, bella gente! :D



  
Leggi le 26 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: jeffer3