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Autore: vyvya    27/04/2013    1 recensioni
Una fanfiction scritta dal punto di vista di Bella, semplice ragazza di diciasette anni che si trova ad affrontare tutte quelle che sono le problematiche di un'adolescente comune della sua età: le serata tra amici, un compito di matematica andato male, una cotta per il suo migliore amico, Edward. Ma se quest'ultimo con gli anni sia cambiato? Se i due si fossero allontanati a tal punto dal diventare quasi degli estranei, riusciranno a riappacificarsi?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Twilight
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1- primo giorno di scuola


«Bella, sono le sette e mezza! Non posso credere che tu stia ancora a letto.» Sentii mia madre con tono esasperato.
«Ssh, c'è tempo...» Aspetta, le sette e mezza?! Avevo meno di quindici minuti per prepararmi! Scesi dal letto a gran velocità, presi i jeans della sera prima abbandonati sulla sedia e una maglia dal cassetto e mi precipitai in bagno. Mi sistemai meglio che potevo e costrinsi i miei capelli in una coda ondulata.
Uscii velocemente e trovai mia madre con il mio zaino in una mano e un paio di converse nell'altra. «È tardi!» ammisi più a me stessa che a qualcuno in particolare. Intanto cercai di mettere le scarpe e scendere le scale e per poco non rischiai di rompermi l'osso del collo. Presi una brioche al volo e salutai mio padre, Charlie.
Ecco, pronta per l'ennesimo primo giorno di scuola alla Forks High School!


Ad aspettarmi nel parcheggio della scuola, c'era il mio migliore amico. Si guardava intorno. Destra, sinistra e ancora destra. E come se non fosse già alto quasi due metri si mise in punta di piedi per cercare di scorgermi tra la gente.
«Jake!» urlai per farmi notare.
«Bonjour, mademoiselle! Risveglio brusco?» Si avvicinò con quel suo sorriso solare.
«Non sai quanto..» dissi. «Hai già preso l'orario delle lezioni?»
Fece di sì col capo e con tono malefico aggiunse «Indovina qual è la nostra prima lezione?»
Ci pensai un po' su ma...«Nooo, ti prego non dirmi che abbiamo trigonometria! Ti prego, trigonometria no! No, no e NO!» Ci mancava che sbattessi i piedi per terra e potevo assomigliare benissimo ad una bambina.
«Ahahahah! Non sarà così terribile, sono solo due ore!» Spalancai gli occhi. Due ore. Due interminabili ore a sentire e far finta di prender appunti su noiose nozioni che io non avrei mai capito! La giornata andava di male in peggio..
«Certo, lo dici tu che hai tutte “A” nelle sue materie. Ma io? Io come faccio? Jake, credo di non sentirmi bene. Tu va avanti, io ti raggiungo più tardi!» Cercai di svignarmela, quando qualcuno mi prese di forza e mi sollevava come un sacco di patate.
«E no, signorina! Verrai con me! Ahahah E poi ci sono io ad aiutarti!»
«JAKE!! LASCIAMI! Oddio ci stanno guardando tutti! Ok ok, verrò! Fammi scendere!»
Mi lasciò andare.
Sbuffai, sbuffai sonoramente!
Odiavo quando mi trattava come una bambina, anche se dovevo ammettere che era divertente. Gli feci la linguaccia e gli dissi di sbrigarsi altrimenti avrebbero preso i posti migliori.
La mattinata non andò poi così male. Il Prof. Varner, l'insegnante di trigonometria, si era messo a spiegare solo gli ultimi dieci minuti della lezione, cosa alquanto strana. Ma ancor più strano fu quando ci chiese cosa avessimo fatto durante le vacanze, tanto che la classe trattene il fiato per un po'. Forse, in fin dei conti, eravamo tutti vittime di un'allucinazione!
Così, durante un resoconto dettagliato sulle vacanze della Stanley, passai quelle ore a ridere e aggiornare sulle ultime news di Forks il mio compagno di banco. Jacob incredulo ad ogni mia parola faceva strane facce buffe. Era troppo ridicolo!
«Cioè tu mi stai dicendo che il Signor Petterson esce con la Signorina Violet? Il postino e la segretaria della scuola? Ma che cosa sta succedendo a questa città?! »
«Sììì, e non sai dove li ho visti...» E continuammo così fino a quando non ci trovammo a fare la fila per il pranzo.
Con Jake era tutto così facile. Ci conoscevamo praticamente da una vita, i nostri genitori erano già in ottimi rapporti ancor prima della nostra esistenza e fu facile trovare in lui un amico fidato. Lui, l'amico delle torte di fango, il ragazzino che mi difendeva sempre dal bulletto di turno. Colui che mi aveva insegnato ad andare in macchina, spettatore della mia prima sbonza, lui delle uscite del sabato sera e della ritirata tardi.
Semplicemente Jacob, il mio migliore amico.
A svegliarmi da questi pensieri ci pensò un ragazzo che mi spinse in malo modo.
«Ehi! Ma che modi!» Ero pronta a continuare anche con epiteti poco pacifici e su come sarebbe opportuno rispettare le file pazientemente, ma mi si mozzò il fiato. Davanti a me si presentava un ragazzo piuttosto minuto, con l'apparecchio e un principio di acne sul viso. Probabilmente del primo anno, non mi sembrava di averlo mai incrociato per i corridoi. Aveva lo sguardo fisso sul pavimento e mormorò uno «Scusa» poco convinto. Aveco capito che non era colpa sua nel momento in cui feci la mia entrata infelice aggredendolo.
I miei occhi guardavano lontano, verso quel gruppo di sportivi qualche metro più in là, ancora intenti a spintonarsi giocosamente tra loro, incuranti della gente che gli stava intorno. Decisi di proseguire la fila, un po' imbarazzata per la gaffe appena fatta.
Il trio di sportivi era formato da Ben, Edward ed Emmet. I primi due, miei coetanei, frequentavano alcune mie stesse lezioni; Emmet, invece, era un anno più grande e secondo le voci doveva essere un gran simpaticone. Ognuno di loro era caratterizzato da una ballezza da copertina, quella che fa cascare tutte le donne ai loro piedi e intomirisce i più timidi, come me. Io appartenevo a quella linea di mezzo che c'è tra i giocatori di basket e le cheerleader e i cosiddetti “sfigati”. Ero un territorio neutro. Ero la Svizzera! Non abbastanza per attirare le simpatie dei più popolari e con una vita sociale frenetica da non esser catalogata come secchiona. Onestamente non mi lamentavo, adoravo la mia vita e i miei amici. Mi trovavo bene nella mia posizione di stallo.
Prendemmo posto al nostro solito tavolo vicino alla finestra, in attesa di Alice e Angela.
«Allora stasera film da te?» propose Jake.
«Non lo so... Mi devo ancora riprendere da “Non aprite quella porta”!» risposi mentre un brivido percorse la mia schiena ricordando le scene più cruenti.
«Ma dai! Quello era un filmetto»
«Sì, vallo a dire a Sally!» dissi risentita.
«Aaaaah, questa scuola mi distrugge!» proruppe Alice appena raggiunto il nostro tavolo.
«Ma buongiorno anche a te, Ali!»
«Oh non dire quella parola. Non è un buon giorno, questo! La prof.ssa Miller mi ha interrogato sui compiti delle vacanze. Capisci?! Chi interroga il primo giorno di scuola? Solo una vecchia zitella rinsecchita che non fa più sesso e si sfoga con i suoi alunni..»
«ALICEEE!!!» la rimproverai, anche se non feci a meno di ridere.
«Hai ragione, scusate. Ma avevo proprio bisogno di sfogarmi. Comunque oggi pomeriggio si studia, ragazzi! Sono rimasta indietro con i compiti di trigonometria e letteratura inglese. Ho bisogno di voi.»
«Ehi nana, non avevi detto che quest'anno sarebbe stato diverso. Che avresti fatto tutti i compiti da sola, senza l'aiuto di nessuno?» chiese il mio amico con un sorriso furbo.
«Eddai Jake!!! Ti prego, ti prego, ti prego! Solo per questa volta, lo giuro!» Lo supplicò quella pazza di un folletto, tra occhioni dolci e labrucce tremolanti.
«Va bene, va bene! Ma solo per questa volta!» si arrese Jake, sapendo perfettamente di non esser vero. Si sarebbe fatto convincere ancora alle prossime ciglia fluttuanti e i modi da cucciola ferita.
Si buttò su di lui e abbracciandolo trillò «Sììììììì!!! GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!»
«Ho degli amici pazzi!» rivelai sorridendo e in un impeto di affettuosità mi aggregai al loro abbraccio stritolatore.

Angela non si era presentata. Era già capitato altre volte che saltasse il pranzo perchè troppo impegnata in biblioteca o con le prove a teatro durante l'anno, ma la scuola era appena iniziata cosa mai poteva averla trattenuta dal raggiungerci? Sicuramente avrei chiesto spiegazioni. Dopo la pausa infatti avevamo una lezione in comune: biologia.
Ero in anticipo, quindi quando entrai, la classe era praticamente vuota. Un'unica figura faceva capolino tra gli ultimi banchi: aveva le cuffie e a tratti muoveva la testa a ritmo di musica, intenta a scarabocchiare qualcosa sul suo quaderno degli appunti. Era completamente assorta. Mi sedetti davanti a lei con il corpo rivolto allo schienale della sedia e non appena si accorse di me si tolse gli auricolari. Aveva le guance leggermente arrossate e sembrava un po' in imbarazzo. Era successo qualcosa!
«Allora Angy, parli tu o devo tirare ad indov...»
«Ben mi ha chiesto di uscire..» mi interruppe bruscamente e continuò «l'appuntamento è stasera, alle nove»
Ero rimasta immobile, bloccata nel momento esatto della sua rivelazione. Ci misi un po' a capire. Okay, magari un po' più del dovuto, ma...«Quando? Come? E perchè io non c'ero quando te l'ha chiesto?? Mi perdo sempre gli avvenimenti migliori.. lo sapevo! Devi raccontarmi tutto! E tu? Tu cosa gli hai risposto? Insomma, ci andrai, vero?»
«Non lo so, Bells. Non ho avuto il coraggio di rispondergli. Dopo la lezione di arte, era lì che aspettava fuori dall'aula e quando stavo per passargli oltre mi ferma dicendo di volermi chiedere qualcosa. All'inizio pensavo volesse sapere quando si sarebbero svolti i provini per i ruoli dello spettacolo annuale, sai, anche lui recita, ma sembrava così agitato, si toccava continuamente il collo. Poi mi ha guardato negli occhi e me l'ha chiesto. Così, semplicemente. Davanti a mezzo istituto e la prof.ssa Coop.»
« Lì per lì ho pensato anche ad uno scherzo. Quando mi sono resa conto che era serissimo sono entrata nel pallone. Oh Bell, sono diventata rossa dall'imbarazzo! Eritrofobica fino all'ultimo. Lui, gli altri e addirittura l'insegnante si erano fermati ad ascoltare la mia risposta. Cosa avrei dovuto fare? Sai che sono timida in queste cose..»
«E poi?» Perchè doveva esserci un poi..
«E dopo forse accortosi del mio disagio verso gli altri si è avvicinato all'orecchio e mi ha detto che in ogni caso lui mi avrebbe aspettato alle nove davanti al parco. Testuali parole:”Se non ti presenterai, capirò. Non ti preoccupare.”»
«Ooooh, è così romantico! Sarete una coppia stupenda, già vi immagino!» Stavo già sognando un ipotetico futuro tra i due, quando:«Non ho ancora deciso, in realtà» non esisteva nessun ipotetico futuro.
«Stai scherzando?! Voi siete Ben ed Angela. Ti ricordi? Inseparabili fin dalle scuole materne, la tua prima cotta.. era solo questione di tempo»
«Siamo cresciuti, le cose cambiano.» Non potevo crederci qualcosa non quadrava.
«Angela, non ci credo, che c'è realmente?»
«Nulla»
«...»
«E se si creasse quel silenzio imbarazzante e rovinassimo quel minimo rapporto creatosi con gli anni? E se non sapessi baciare? Se si fosse pentito? Lo sai che la mia vita sentimentale è pari a zero, non ho nessuna esperienza. Solo qualche storia durata un'estate al massimo o pochi giorni. Ammettiamolo, nessuno di loro era Ben!»
Sorrisi istintivamente. Era spaventata, spaventata di non esser abbastanza, spaventata di perdere una persona a cui teneva molto, spaventata semplicemente come lo può essere un adolescente al primo appuntamento.
La classe stava iniziando a popolarsi e non ebbi il tempo di replicare, mi sedetti accanto a lei, come mio solito in quell'ora, e le risposi sul mio quaderno degli appunti.
Poche righe scritte veloci:“Con i “se” e con i “ma” non si va da nessuna parte! Buttati in questa avventura e non fasciarti la testa prima del tempo. E per citare il tuo film preferito: “Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare questa occasione con il tempo sarà il suo cuore che diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò si lanci, accidenti a lei!”
E poi semmai dovesse succederti qualcosa ci sono io a proteggerti! :P

Angolo dell'autrice: È la mia prima Fanfiction in assoluto, quindi siate un po' clementi con me, please. Se avete consigli o critiche da darmi scrivetemi pure, confrontarsi è un bene. Spero sia almeno leggibile e grazie per esser arrivati alla fine di questo capitolo, se ci siete arrivati! Grazie mille ancora a tutti!

  
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