«Bella, sono le sette e mezza! Non posso credere che tu stia ancora a letto.» Sentii mia madre con tono esasperato.
«Ssh, c'è tempo...» Aspetta, le sette e mezza?!
Avevo meno di quindici minuti per prepararmi! Scesi dal letto a gran
velocità, presi i jeans della sera prima abbandonati sulla sedia
e una maglia dal cassetto e mi precipitai in bagno. Mi sistemai meglio
che potevo e costrinsi i miei capelli in una coda ondulata.
Uscii velocemente e trovai mia madre con il mio zaino in una mano e un
paio di converse nell'altra. «È tardi!» ammisi
più a me stessa che a qualcuno in particolare. Intanto cercai di
mettere le scarpe e scendere le scale e per poco non rischiai di
rompermi l'osso del collo. Presi una brioche al volo e salutai mio
padre, Charlie.
Ecco, pronta per l'ennesimo primo giorno di scuola alla Forks High School!
Ad aspettarmi nel parcheggio della scuola, c'era il mio migliore amico.
Si guardava intorno. Destra, sinistra e ancora destra. E come se non
fosse già alto quasi due metri si mise in punta di piedi per
cercare di scorgermi tra la gente.
«Jake!» urlai per farmi notare.
«Bonjour, mademoiselle! Risveglio brusco?» Si avvicinò con quel suo sorriso solare.
«Non sai quanto..» dissi. «Hai già preso l'orario delle lezioni?»
Fece di sì col capo e con tono malefico aggiunse «Indovina qual è la nostra prima lezione?»
Ci pensai un po' su ma...«Nooo, ti prego non dirmi che abbiamo
trigonometria! Ti prego, trigonometria no! No, no e NO!» Ci
mancava che sbattessi i piedi per terra e potevo assomigliare benissimo
ad una bambina.
«Ahahahah! Non sarà così terribile, sono solo due
ore!» Spalancai gli occhi. Due ore. Due interminabili ore a
sentire e far finta di prender appunti su noiose nozioni che io non
avrei mai capito! La giornata andava di male in peggio..
«Certo, lo dici tu che hai tutte “A” nelle sue
materie. Ma io? Io come faccio? Jake, credo di non sentirmi bene. Tu va
avanti, io ti raggiungo più tardi!» Cercai di svignarmela,
quando qualcuno mi prese di forza e mi sollevava come un sacco di
patate.
«E no, signorina! Verrai con me! Ahahah E poi ci sono io ad aiutarti!»
«JAKE!! LASCIAMI! Oddio ci stanno guardando tutti! Ok ok, verrò! Fammi scendere!»
Mi lasciò andare.
Sbuffai, sbuffai sonoramente!
Odiavo quando mi trattava come una bambina, anche se dovevo ammettere
che era divertente. Gli feci la linguaccia e gli dissi di sbrigarsi
altrimenti avrebbero preso i posti migliori.
La mattinata non andò poi così male. Il Prof. Varner,
l'insegnante di trigonometria, si era messo a spiegare solo gli ultimi
dieci minuti della lezione, cosa alquanto strana. Ma ancor più
strano fu quando ci chiese cosa avessimo fatto durante le vacanze,
tanto che la classe trattene il fiato per un po'. Forse, in fin dei
conti, eravamo tutti vittime di un'allucinazione!
Così, durante un resoconto dettagliato sulle vacanze della
Stanley, passai quelle ore a ridere e aggiornare sulle ultime news di
Forks il mio compagno di banco. Jacob incredulo ad ogni mia parola
faceva strane facce buffe. Era troppo ridicolo!
«Cioè tu mi stai dicendo che il Signor Petterson esce con
la Signorina Violet? Il postino e la segretaria della scuola? Ma che
cosa sta succedendo a questa città?! »
«Sììì, e non sai dove li ho visti...»
E continuammo così fino a quando non ci trovammo a fare la fila
per il pranzo.
Con Jake era tutto così facile. Ci conoscevamo praticamente da
una vita, i nostri genitori erano già in ottimi rapporti ancor
prima della nostra esistenza e fu facile trovare in lui un amico
fidato. Lui, l'amico delle torte di fango, il ragazzino che mi
difendeva sempre dal bulletto di turno. Colui che mi aveva insegnato ad
andare in macchina, spettatore della mia prima sbonza, lui delle uscite
del sabato sera e della ritirata tardi.
Semplicemente Jacob, il mio migliore amico.
A svegliarmi da questi pensieri ci pensò un ragazzo che mi spinse in malo modo.
«Ehi! Ma che modi!» Ero pronta a continuare anche con
epiteti poco pacifici e su come sarebbe opportuno rispettare le file pazientemente,
ma mi si mozzò il fiato. Davanti a me si presentava un ragazzo
piuttosto minuto, con l'apparecchio e un principio di acne sul viso.
Probabilmente del primo anno, non mi sembrava di averlo mai incrociato
per i corridoi. Aveva lo sguardo fisso sul pavimento e mormorò
uno «Scusa» poco convinto. Aveco capito che non era colpa
sua nel momento in cui feci la mia entrata infelice aggredendolo.
I miei occhi guardavano lontano, verso quel gruppo di sportivi qualche
metro più in là, ancora intenti a spintonarsi
giocosamente tra loro, incuranti della gente che gli stava intorno.
Decisi di proseguire la fila, un po' imbarazzata per la gaffe appena
fatta.
Il trio di sportivi era formato da Ben, Edward ed Emmet. I primi due,
miei coetanei, frequentavano alcune mie stesse lezioni; Emmet, invece,
era un anno più grande e secondo le voci doveva essere un gran
simpaticone. Ognuno di loro era caratterizzato da una ballezza da
copertina, quella che fa cascare tutte le donne ai loro piedi e
intomirisce i più timidi, come me. Io appartenevo a quella linea
di mezzo che c'è tra i giocatori di basket e le cheerleader e i
cosiddetti “sfigati”. Ero un territorio neutro. Ero la
Svizzera! Non abbastanza per attirare le simpatie dei più
popolari e con una vita sociale frenetica da non esser catalogata come
secchiona. Onestamente non mi lamentavo, adoravo la mia vita e i miei
amici. Mi trovavo bene nella mia posizione di stallo.
Prendemmo posto al nostro solito tavolo vicino alla finestra, in attesa di Alice e Angela.
«Allora stasera film da te?» propose Jake.
«Non lo so... Mi devo ancora riprendere da “Non aprite
quella porta”!» risposi mentre un brivido percorse la mia
schiena ricordando le scene più cruenti.
«Ma dai! Quello era un filmetto»
«Sì, vallo a dire a Sally!» dissi risentita.
«Aaaaah, questa scuola mi distrugge!» proruppe Alice appena raggiunto il nostro tavolo.
«Ma buongiorno anche a te, Ali!»
«Oh non dire quella parola. Non è un buon giorno, questo!
La prof.ssa Miller mi ha interrogato sui compiti delle vacanze.
Capisci?! Chi interroga il primo giorno di scuola? Solo una vecchia
zitella rinsecchita che non fa più sesso e si sfoga con i suoi
alunni..»
«ALICEEE!!!» la rimproverai, anche se non feci a meno di ridere.
«Hai ragione, scusate. Ma avevo proprio bisogno di sfogarmi.
Comunque oggi pomeriggio si studia, ragazzi! Sono rimasta indietro con
i compiti di trigonometria e letteratura inglese. Ho bisogno di
voi.»
«Ehi nana, non avevi detto che quest'anno sarebbe stato diverso.
Che avresti fatto tutti i compiti da sola, senza l'aiuto di
nessuno?» chiese il mio amico con un sorriso furbo.
«Eddai Jake!!! Ti prego, ti prego, ti prego! Solo per questa
volta, lo giuro!» Lo supplicò quella pazza di un folletto,
tra occhioni dolci e labrucce tremolanti.
«Va bene, va bene! Ma solo per questa volta!» si arrese
Jake, sapendo perfettamente di non esser vero. Si sarebbe fatto
convincere ancora alle prossime ciglia fluttuanti e i modi da cucciola
ferita.
Si buttò su di lui e abbracciandolo trillò
«Sììììììì!!!
GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!»
«Ho degli amici pazzi!» rivelai sorridendo e in un impeto
di affettuosità mi aggregai al loro abbraccio stritolatore.
Angela
non si era presentata. Era già capitato altre volte che saltasse
il pranzo perchè troppo impegnata in biblioteca o con le prove a
teatro durante l'anno, ma la scuola era appena iniziata cosa mai poteva
averla trattenuta dal raggiungerci? Sicuramente avrei chiesto
spiegazioni. Dopo la pausa infatti avevamo una lezione in comune:
biologia.
Ero in anticipo, quindi quando entrai, la classe era praticamente
vuota. Un'unica figura faceva capolino tra gli ultimi banchi: aveva le
cuffie e a tratti muoveva la testa a ritmo di musica, intenta a
scarabocchiare qualcosa sul suo quaderno degli appunti. Era
completamente assorta. Mi sedetti davanti a lei con il corpo rivolto
allo schienale della sedia e non appena si accorse di me si tolse gli
auricolari. Aveva le guance leggermente arrossate e sembrava un po' in
imbarazzo. Era successo qualcosa!
«Allora Angy, parli tu o devo tirare ad indov...»
«Ben mi ha chiesto di uscire..» mi interruppe bruscamente e
continuò «l'appuntamento è stasera, alle nove»
Ero rimasta immobile, bloccata nel momento esatto della sua
rivelazione. Ci misi un po' a capire. Okay, magari un po' più
del dovuto, ma...«Quando? Come? E perchè io non c'ero
quando te l'ha chiesto?? Mi perdo sempre gli avvenimenti migliori.. lo
sapevo! Devi raccontarmi tutto! E tu? Tu cosa gli hai risposto?
Insomma, ci andrai, vero?»
«Non lo so, Bells. Non ho avuto il coraggio di rispondergli. Dopo
la lezione di arte, era lì che aspettava fuori dall'aula e
quando stavo per passargli oltre mi ferma dicendo di volermi chiedere
qualcosa. All'inizio pensavo volesse sapere quando si sarebbero svolti
i provini per i ruoli dello spettacolo annuale, sai, anche lui recita,
ma sembrava così agitato, si toccava continuamente il collo. Poi
mi ha guardato negli occhi e me l'ha chiesto. Così,
semplicemente. Davanti a mezzo istituto e la prof.ssa Coop.»
« Lì per lì ho pensato anche ad uno scherzo. Quando
mi sono resa conto che era serissimo sono entrata nel pallone. Oh Bell,
sono diventata rossa dall'imbarazzo! Eritrofobica fino all'ultimo. Lui,
gli altri e addirittura l'insegnante si erano fermati ad ascoltare la
mia risposta. Cosa avrei dovuto fare? Sai che sono timida in queste
cose..»
«E poi?» Perchè doveva esserci un poi..
«E dopo forse accortosi del mio disagio verso gli altri si
è avvicinato all'orecchio e mi ha detto che in ogni caso lui mi
avrebbe aspettato alle nove davanti al parco. Testuali parole:”Se
non ti presenterai, capirò. Non ti preoccupare.”»
«Ooooh, è così romantico! Sarete una coppia
stupenda, già vi immagino!» Stavo già sognando un
ipotetico futuro tra i due, quando:«Non ho ancora deciso, in
realtà» non esisteva nessun ipotetico futuro.
«Stai scherzando?! Voi siete Ben ed Angela. Ti ricordi?
Inseparabili fin dalle scuole materne, la tua prima cotta.. era solo
questione di tempo»
«Siamo cresciuti, le cose cambiano.» Non potevo crederci qualcosa non quadrava.
«Angela, non ci credo, che c'è realmente?»
«Nulla»
«...»
«E se si creasse quel silenzio imbarazzante e rovinassimo quel
minimo rapporto creatosi con gli anni? E se non sapessi baciare? Se si
fosse pentito? Lo sai che la mia vita sentimentale è pari a
zero, non ho nessuna esperienza. Solo qualche storia durata un'estate
al massimo o pochi giorni. Ammettiamolo, nessuno di loro era Ben!»
Sorrisi istintivamente. Era spaventata, spaventata di non esser
abbastanza, spaventata di perdere una persona a cui teneva molto,
spaventata semplicemente come lo può essere un adolescente al
primo appuntamento.
La classe stava iniziando a popolarsi e non ebbi il tempo di replicare,
mi sedetti accanto a lei, come mio solito in quell'ora, e le risposi
sul mio quaderno degli appunti.
Poche righe scritte veloci:“Con i “se” e con i
“ma” non si va da nessuna parte! Buttati in questa
avventura e non fasciarti la testa prima del tempo. E per citare il tuo
film preferito: “Mia piccola Amélie, lei non ha le ossa di
vetro. Lei può scontrarsi con la vita. Se lei si lascia scappare
questa occasione con il tempo sarà il suo cuore che
diventerà secco e fragile come il mio scheletro. Perciò
si lanci, accidenti a lei!”
E poi semmai dovesse succederti qualcosa ci sono io a proteggerti! :P
Angolo dell'autrice: È la mia prima Fanfiction in assoluto, quindi siate un po' clementi con me, please. Se avete consigli o critiche da darmi scrivetemi pure, confrontarsi è un bene. Spero sia almeno leggibile e grazie per esser arrivati alla fine di questo capitolo, se ci siete arrivati! Grazie mille ancora a tutti!