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Autore: ilenia97cullen    27/04/2013    5 recensioni
La storia è ambientata nella magica New York. Ed è tratta dalla canzone di Cesare Cremonini: La nuova stella di Broadway. Ho immaginato i due protagonisti come Edward e Bella.
Lui: ricco e potente uomo d'affari. Lei: studentessa e ballerina di jazz.
E se si incontrassero? E se i loro destini si intrecciassero come i fili di un gomitolo e se le loro vite si unissero. Se si innamorassero, che cosa succederebbe?. Con lo sfondo della bellissima città di New York a fare da cornice. Una storia d'amore appassionate e coinvolgente.
Se vi ho incuriosito almeno un pò non vi resta che entrare a leggerla.
BACI ilenia97cullen
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Argento fra le stelle

 

“Lui era un businessman con un’idea in testa,

lei ballerina di Jazz.

Leggeva William Blake vicino a una finestra,

lui beveva caffè.

Guardando quelle gambe muoversi pensò: “È una stella!”.

Pensava a Fred Astaire… e chi non ha mai visto nascere una dea....

….non lo sa, che cos’è la felicità”

 

 

 

 

POV Edward

 

La prima volta che la vidi fu per caso in un bar. Era bellissima con il suo viso pulito e la coda alta. Aveva un borsone a tracolla, di quelli enormi e una sciarpa che le avvolgeva il collo. Non era una di quelle bellezze che vedi tutti i giorni. Ma lei era particolare, delicata tanto da non passare inosservata.

La seconda fu in biblioteca, durante un giorno di pioggia. Era appoggiata alla finestra con un libro sulle ginocchia ed una tazza fumante tra le mani. Lo sguardo perso e lontano. Avrei tanto voluto sapere a “cosa” stesse pensando. Ma non ebbi il coraggio di avvicinarmi e parlarle.

Perché nonostante io sia una persona molto sicura di sé, lei mi sembrava timida e fragile. E quindi preferì non spezzare quel suo momento di solitudine.

La terza fu per le strade affollate di New York. Il cielo sempre nuvolo a fare da cornice. E lei che camminava tra la folla, con lo sguardo basso e gli auricolari nelle orecchie. Tra tutta la gente lei spiccava come una stella. Sembrava avere una luce propria, nonostante portasse sempre con lei un po' di malinconia, che si percepiva attraverso il suo viso, attraverso i suoi occhi.

Era diventata un’ossessione. La mia ossessione. Ormai la ricercavo d’ovunque e tentavo di imprimermi nella mente ogni suo gesto.

Lei non sapeva di me, e come poteva, ma io la spiavo da ogni angolazione per cogliere tutte le piccole sfumature di lei. Attento a non farmi scoprire.

Un uomo come me alla sua età che spia una ragazza. Perché ormai ne ero certo, lei non poteva avere più di vent’anni. Era giovane, ma sembrava portarne dentro di sé molti di più.

Avrei voluto tanto parlarle, incontrarla magari davanti a un caffè. E conoscerla. E viverla. E amarla.

Perché era chiaro. Ne ero sicuro. Mi ero innamorato di lei, come avevo fatto, non lo so. Forse il cosiddetto colpo di fulmine. Fatto sta che pensavo costantemente a lei. Giorno e notte. Non vedevo altre che lei. E oltre a queste consapevolezze si aggiungeva quella più brutta. Ma reale.

Io non sapevo chi fosse lei e lei non sapeva chi fossi io. Ma ero intenzionato a porre rimedio.

****

 

Questa mattina mi sono alzato presto, svegliato dai fiochi raggi di sole che penetravano dalla finestra. Dopo essermi alzato e fatto la solita doccia mattutina. Mi sono diretto alla grande vetrata del mio attico, sorseggiano il mio caffè nero bollente.

E osservavo fuori come New York fosse sempre così viva, frenetica. New York non dorme mai, le strade non sono mai vuote e i grattacieli non hanno mai tutte le luci totalmente spente.

E mentre mi godevo il panorama, pensavo, alla ragazza misteriosa che da qualche tempo mi affolla la mente. Vive qui. È qui in questa città, ma io non so dove, potrebbe essere dovunque e in nessun posto e vorrei tanto sapere da dove iniziare.

Perché quanto è vero che mi chiamo Edward Cullen io la troverò.

 

*****

Così per scaricare tutta quest’ansia sono andato a sfogarmi in palestra, pensando almeno di tenere la mente occupata. Ma mentre continuavo a tirare colpi al sacco da box, mi accorsi che non era così. Così stufo di non risolvere niente smisi. Ma nel momento in cui fermai il sacco, vidi il mio angelo attraversare la palestra e dirigersi in una sala più in fondo.

Guardai l’orologio appeso alla parete e notai che era davvero presto. Infatti, in palestra non c’era quasi nessuno e chissà come lei non mi abbia neanche notato. Ma si è subito infilata dietro quella porta blu.

Ero intenzionato a mantenere la mia promessa e lei mi era piombata davanti così come fosse destino, quindi era la mia occasione. Lentamente mi diressi verso di lei.

E quello che vidi una volta socchiusa la porta, mi bruciò gli occhi.

Mi diede alla testa.

Mi tolse ogni facoltà di pensare.

Mi fece mancare il respiro.

Quella bellissima ragazza stava ballando, come una farfalla, sulle note di una dolce melodia.

“È una stella”pensai. Si muoveva sinuosa e capace. Aveva un talento unico. In poche parole era magnifica, nei suoi movimenti c’era gioia, sollievo, ma anche dolore e sofferenza. Ed il mio cuore perse un battito a quel pensiero.

Chissà cosa aveva subito e che cosa le era successo. Per ballare non serviva solo la tecnica, ma anche l’immedesimazione e lei si stava lasciando travolgere. Il suo volto era un mix di emozioni, che nessuno avrebbe potuto eguagliare.

Ringraziai che ballasse con gli occhi chiusi, come se sapesse già cosa fare. O come se i passi fossero ben impressi nella sua mente. Questo mi permise di osservarla meglio. Era altra e snella. Aveva i piedini piccoli, le gambe sode e snelle, una vita sottile e delle spalle ben delineate, le braccia piccole ma muscolose. Il collo fine e lungo e il viso che trasmetteva tutto ciò che stava provando come fosse un libro aperto.

Ma la musica finì troppo presto e lei improvvisamente aprì gli occhi e li incatenò ai miei. E mi accorsi che erano tra i più particolari che avessi mai visto grandi, espressivi e profondi, di colore verde intenso.

E in quel momento capì mi ero innamorato di lei e non c’era modo di tirarmi fuori.

 

******


POV Bella


Era lì.

L’uomo dei miei sogni era lì.

Bellissimo anche in tenuta sportiva. Con i pantaloncini e la canotta bianca che gli fasciava il busto e lo avvolgeva mettendo in risalto tutto i suoi muscoli.

“Da quanto tempo era lì?” mi chiesi.

E perché era lì?

Venivo di proposito la mattina prestissimo per non incontrare nessuno e non essere disturbata. Ed anche perché potevo farlo solo in quei momenti perché dopo avevo l’università e la sera dopo il lavoro, ero sempre troppo stanca. Stremata.

«Cosa vuoi?» gli domandai andando a prendere la mia felpa sentendomi d’un tratto vulnerabile.

«Sei bravissima» rispose lui invece. Quello mi fece arrossire.

«Grazie ma non è quello che ti ho chiesto» lo accusai con un tono canzonario.

«Te lo dico se vieni a prenderti un caffè con me, vuoi?» mi chiese gentile e Bella si sentì pervadere da una scia di brividi. Lui vide il suo tentennamento ed insistette «Dai solo un caffè non mordo mica» concluse ridendo.

E Bella pensò che non ci fosse niente migliore di quello, sembrava un dio. Ed accettò solo per non essere scortese. Anche se la verità le era più che chiara: lui le piaceva, e molto.

 

******

 

«Quindi balli?» mi chiese sorseggiando il suo caffè.

«Sembra di si» risposi e lui mi sorrise conscio di ciò che sto facendo.

«Non conosco ancora il tuo nome» affermò guardandomi negli occhi.

«Isabella, ma chiamami Bella» risposi semplicemente stringendogli la mano. Lui replicò cordialmente, anche se io lo conoscevo già. Era tu tutte le riviste uno degli uomini più ricchi e affascinanti della terra. Ma perché ancora m’illudevo che tra me e lui potesse succedere qualcosa.

Non seppi il perché ma quella mattina mi aprì con lui e gli dissi più di quanto avrei dovuto. Parlammo di tutto, della mia vita e della sua. Ma ad un tratto dovetti congedarmi per andare a lezione.

Lo salutai, ringraziandolo anche del caffè. Anche se sapevo che non ci saremmo più rivisti; i nostri due mondi non combaciavano affatto.

 

 

POV Edward

 

Era una ballerina.

Ballava sin da quando era piccola. Per seguire le orme della mamma, che purtroppo era venuta a mancare anni fa assieme a suo padre, che però voleva lei studiasse e si laureasse. Infatti, Isabella è iscritta a medicina, pensando di far felice il padre. Ma la sua passione più grande era appunto il ballo, mirava a diventare una delle ballerine più brave al mondo. Purtroppo però i corsi sono costosi quindi lavora in un locale per pagarsi gli studi.

Mi ha detto poco ma mi sembra di conoscerla da sempre. Lei e quel suo sorriso che mozza il fiato.

Per tutta la mattinata in ufficio non ho fatto che pensare a lei e a ciò che la riguarda, quindi mi decisi a volerla invitare a cena.

Però in quel momento pensai di non sapere nemmeno dove abitasse. Decisi di aspettarla fuori dall’università. Munito di un mazzo enorme di garofani rossi, i miei preferiti, in mano per convincerla ad uscire con me.

Aspettai davanti al cancello. Bella scendeva le scale da sola, con gli auricolari nelle orecchie come suo solito. Quando alzò lo sguardo e mi vide, sorrise. Uno si quei sorrisi che mi facevano morire.

Appena fu vicino a me, le porsi il grande mazzo di fiori. Lei gli annusò e mi ringraziò.

Così le dissi ciò che avevo in mente, lei tentennò ma poi accettò. E decidemmo che ci saremmo visti sabato al Girasole, un ristorante molto carino sulla 5th Avenue. Bella mi disse che lo conosceva.

Ci salutammo e pregai che quei giorni volassero e non mi facessero sentire troppo la mancanza di Bella.

 

Tre giorni dopo…

 

Se me lo avessero detto, non ci avrei mai creduto le trentasei ore più lunghe della mia vita. Sembrava che il tempo fosse rallentato, che lo facesse apposta.

Le ore in ufficio sembravano non finire mai, e per tenermi occupato ero andato al lavoro sempre più spesso.

Finalmente quel tanto atteso sabato sera arrivò. E mi presentai puntuale al ristorante.

Non dovetti aspettare molto perché Bella arrivò poco dopo. E credetemi dire che era straordinaria era riduttivo.

Se in jeans e maglietta era favolosa, con quel vestito blu notte addosso era la dea afrodite.

Magnifica.  Splendida . Eccezionale. Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso e notai che nel ristorante non ero l’unico. Mi si irrigidì la mascella a quel pensiero.

La feci accomodare e ordinammo.

La serata si prospettava tranquilla, tra una portata e l’altra parlavamo di cosa avevamo fatto questi giorni e mi sorprese sapere che anche per Bella il tempo era triplicato. Forse anche lei provava qualcosa per me.

 

A fine serata, non ero ancora pronto a lasciarla andare così le proposi di fare una passeggiata per Central Park. Mi disse che lei abitava in un appartamento lì vicino che divideva con una sua compagna di corso. Feci tesoro di quella confessione, pensando che mi sarebbe tornata utile.

New York di notte acquista ancora più fascino, rispetto al giorno. Si mostra più per la città misteriosa che è, dove ogni angolo, ogni vicolo, brulica di vita.

Ed è forse per questo che stasera non mi rendo nemmeno conto di tutto il caos che c’è attorno ma riesco solo ad ammirare, Bella, che sembra una ragazza, ma che al tempo stesso è una donna di nome e di fatto.

 

Dopo la lunghissima passeggiata che abbiamo fatto, l’ho riaccompagnato  a casa. Non ho resistito e l’ho baciata. Lei non si è tirata indietro anzi ha risposto con ardore al mio bacio, rendendomi l’uomo più felice del mondo.

Quando ci staccammo ansanti per la mancanza di ossigeno, la guardai nei suoi luminosi occhi verdi e le promisi che ci saremmo rivisti presto.

Mi confessò che avrebbe debuttato al New York Ballet Theatre la prossima settimana e che sarebbe stata felice se io fossi venuto. Non me lo feci ripetere due volte, accettai e la baciai. Tanto.

 

 

Lui: garofano rosso e parole, una vecchia cabriolet.

Lei: vestita come la Rogers,

fulmini e saette, lassù nel cielo blu,

 il loro nome: argento fra le stelle

New York! New York! È una scommessa d’amore

 tu chiamami e ti vestirò, come una stella di Broadway.

 

 

 

POV Bella

 

Mi chiesi se si poteva impazzire per un uomo in così poco tempo. A me era successo e da quel momento ero felice. Felice che Edward condividesse i miei sentimenti, anche se ci conoscevamo da poco mi sembrava che noi due fossimo uniti da un filo invisibile.

Era dolce e premuroso. Ed io lo adoravo. Mi chiamava spesso. E quando non poteva mi mandava messaggi che mi facevano arrossire come una scolaretta alla sua prima cotta.

Con Edward era tutto nuovo, inaspettato. Ma maledettamente fantastico, lui faceva sembrare ogni cosa unica. Questa sera andava in scena il saggio della mia scuola ed io ero stata scelta per la parte principale. Dopo che avevo sudato ore e giorni su quelle coreografie.

Avevo raggiunto un piccolo traguardo e sperai di raggiungerne altri visto che in sala vi erano molti direttori artistici. Avevo degli obbiettivi, dei sogni e li avrei realizzarli, anche facendo dei sacrifici che fino ad allora non era mai mancati.

Ma non mi lamentavo.

Bussarono alla porta del mio camerino, anche se sapevo perfettamente chi era. Edward.

Ed infatti dopo aver aperto la porta la sua testa fece capolino con solito mazzo di garofani in mano, ormai non sapevo più quanti me ne aveva regalati. Il mio appartamento ne era pieno.

«Questi sono per la mia donna, che stasera lascerà tutti a bocca aperta con il suo talento» mi disse porgendomeli.

«Grazie tesoro» risposi, prima che le sue labbra catturassero le mie in bacio che mi fece perdere il senso delle cose. La sua lingua si fece spazio nella mia bocca e risucchiò tutto ciò che trovò, compreso il mio respiro. Tanto che quando ci staccammo boccheggianti mi sembrò di aver corso la maratona.

Era questo che mi provocavano i baci di Edward mi mandavano in tilt il cervello.

«Ora vai, lo spettacolo sta per iniziare» lo informai baciandolo un’ultima volta «E grazie ancora per i fiori»

«Non c’è di che piccola» e si chiuse la porta alle spalle.

 

Era arrivato il momento. Trassi un profondo respiro e mi diressi su per le scale che portavano al palco.

Sentivo il presentatore che elencava i ballerini con i rispettivi  ruoli e il pubblico applaudire.

Sperai solo che andasse tutto bene e che il destino non mi giocasse brutti scherzi.

Trassi un altro profondo respiro.

Il sipario si aprì, le luci mi colpirono.

Entrai in scena sicura di me.

 

POV Edward

 

Fino ad adesso avevo avuto gli occhi foderati di prosciutto. Per non aver percepito tutta quella carica che adesso Bella emanava da lì.

Era concentrata e non sbagliava un passo, dio quanto l’amavo e questa sera gliel’avrei ampliamente dimostrato.

Ora però mi godevo lo spettacolo della mia piccola stella che coronava un suo sogno. Ero felice per lei sapevo che era capace e che dalla vita avrebbe ottenuto tanto. Io mi ritenevo fortunato soltanto ad averla al mio fianco.

Durante tutto lo spettacolo non staccai mai gli occhi da lei, non seppi dire a cosa stesse pensando ma sembrava certamente rapita.

Nessuno su quel palco la eguagliava in quanto a bellezza e capacità. Non lo avevo notato solo io.

A fine spettacolo. Fui uno dei primi ad alzarsi ed applaudire. Poi mi diressi subito al suo camerino per complimentarmi con lei che appena mi vide si fiondò tra le mie braccia e pianse.

«Amore sono qui…ssh…non piangere è andato tutto bene» cercai di calmarla.

«Lo so. Piango perché sono felice» mi disse ed io l’abbracciai ancora più stretta. «Ti amo» mi sussurrò ed il mio povero cuore esplose di gioia.

La baciai tenendola stretta a me, per farle capire quanto l’amassi anch’io.

 

******

Quella sera Bella fu intercettata da molti coreografi, e lessi chiaramente la gioia nei suoi occhi.

Stava pian piano ottenendo ciò che aveva sempre desiderato.

Io la aspettai con calma tenendola sempre vicino a me. Infatti dopo ogni complimento si voltava verso di me più felice che mai.

Arrivammo a casa molto tardi, Bella era euforica per essere riuscita a dare il meglio di sé, io invece non vedevo l’ora di baciarla. Per cui non appena varcammo la soglia del mio attico il mio corpo si addossò al suo, come mosso da una calamita.

Continuammo a baciarci fino ad arrivare in camera da letto. Io non ne potevo più e neanche Bella evidentemente perché mi spogliò in tutta fretta “ti amo” le sussurrai prima di sprofondare dentro di lei e perdermi nei sensi più remoti del piacere.

E capì di non poterla più lasciare che in quel momento mi era entrata sotto la pelle e che ormai non potevo più toglierla. Per me lei era l’ossigeno, il sole, la luce. Tutto ciò di cui avevo bisogno.

 

 

Lui si svegliò senza lei, nudo nella tempesta.

  fuori Union Square. Entrava luce al neon

dal vetro di una finestra. L’odore del caffè.

 Guardando quelle gambe muoversi, pensò: “È una stella”,

pensava a Fred Astaire

e chi non ha mai visto nascere una dea…

….non lo sa, che cos’è la felicità.

 

 

Mi svegliai di colpo sentendo un vuoto sul materasso accanto a me. Pensai ad un milione di cose. Ma sperai solo che non se ne fosse andata.

 

Poi sentì nell’aria profumo di caffè e mi diressi in cucina. Bella era lì sul bancone intenta a preparare la colazione.

«Ce l’hai fatta, dormiglione. Pensavo di doverti svegliare gettandoti dell’acqua gelida addosso» mi informò ridacchiando. Non le diedi tempo e mi tuffai su di lei.

«Ora vediamo chi ride, cucciolotta» facendole il solletico mentre lei implorava pietà.

 

Ed avrei dato qualsiasi cosa per svegliarmi così mille altre volte.

 

 

Epilogo

Cinque anni dopo…..

 

POV Edward

 

 

Mi sudavano le mani e mi sentivo insicuro ed impacciato.

 

E se mi avesse detto di no. E se mi avesse lasciato. Ultimamente era un po' strana.

 

Oddio sembravo un cretino. Dovevo chiederle di sposarla mica di scalare l’Everest.

 

Avevo preparato tutto. La cena, i fiori, le candele.

Mancava solo lei. Sarebbe dovuta rincasare tra poco. Io ero tornato prima dal lavoro, per preparare tutto l’occorrente.

 

Ma Bella non lo sapeva e quindi sarebbe tornata tardi come al solito.

 

Sentì la chiave girare nella toppa e mi agitai ancora di più, d’un tratto non ero più sicuro di niente.

 

«Amore ma che fai?» mi domandò Bella non appena mi vide.

 

«Ti avevo preparato una cena romantica, e volevo chiedertelo alla fine, ma non credo di poter più aspettare. Bella noi ormai stiamo insieme da tantissimo. Io ti amo più della mia stessa vita e voglio un futuro con te; una vita con te. Per cui diverresti mia moglie facendomi diventare l’uomo più felice della terra?» glielo dissi inginocchiandomi e porgendole l’anello. Attesi in silenzio la sua risposta che non tardò ad arrivare.

 

«Si» sussurrò abbracciandomi. «Edward devo dirti una cosa anch’io. Oggi sono stata dal medico» mi confessò.

 

«Che c’è amore, non stai bene?» le domandai preoccupato.

«No amore sto bene….stiamo bene» mi rassicurò portando una delle mie mani al suo addome.

 

E nella mia mente ci fu come un lampo. Capì. Bella era incinta.

Aspettava un figlio da me. L’abbraccia teneramente sussurrandole una quantità infinita di grazie.

 

Quella sera facemmo l’amore in modo lento e dolce. Fui più attento possibile.

 

Tre mesi dopo ci sposammo sulle spiagge della Florida. Fu un matrimonio intimo e piccolo con pochi invitati. Come voleva Bella, che indossava un vestito bianco stile impero svolazzante, la mia famiglia era contentissima che avessi trovato l’amore della mia vita.

 

E lo fui anch’io quando il prete ci dichiarò marito e moglie.

 

Cinque mesi dopo nacque Tommy. Il mio campione uguale alla sua mamma, con i suoi occhi ma con il mio colore dei capelli.

Non potevo essere più felice.

 

Pensai veramente che la nostra era una vera storia d’amore. E che New York era veramente magica. Capace di far innamorare chiunque.

 

 

Lui: garofano rosso e parole, una vecchia cabriolet.

Lei: vestita come la Rogers,

fulmini e saette, lassù nel cielo blu,

 il loro nome: argento fra le stelle.

New York! New York è una scommessa d’amore,

tu chiamami e ti vestirò, come una stella di Broadway.

 

-Cesare Cremonini

La nuova stella di Broadway-

 

 

The End

 

ANGOLO AUTRICE:

Eccomi ragazze, con una storia che francamente non so nemmeno io da dove mi è uscita. Ma mi sono innamorata di questa canzone di Cesare Cremonini che devo dire non mi è mai piaciuto, ma questa canzone è qualcosa di spettacolare. Quindi mi sono immaginata i suoi protagonisti come Edward e Bella. L’ho scritta così come l’ho pensata, spero che vi piaccia e che la apprezziate.

Amori e Motori procederà normalmente quindi tranquille ;). Che altro dirvi: lasciatemi una piccola recensione di cosa ne pensate che io vi ascolto sempre e mi fa piacere sentire i vostri pareri un bacio a tutte. <3 <3

  
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