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Autore: mizuki95    28/04/2013    1 recensioni
[Uno shinigami in infermeria\\\\\\\\Hokenshitsu no shinigami]
[Uno shinigami in infermeria\Hokenshitsu no shinigami]
[FujixAshitaba]
La storia si svolge verso la fine del secondo volume. Ashitaba, per poter andar bene agli esami, ha studiato da Motoyoshi, finendo con il subire un lavaggio del cervello. Ma Fuji non lo lascerà parlare a vanvera ancora per molto...
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qua! E' la prima volta che scrivo su questa coppia, e mi rendo conto di aver fatto Fuji un bel po' OOC ai fini della trama! Questa idea mi è venuta in mente durante la lettura del secondo volume, quando dagli esami la scena si sposta a Fuji che striglia Ashitaba e Motoyoshi. Il mio animo da fujoshi, che già dal primo volume vedeva Fuji e Ashitaba come una OTP, ha accolto questa scena come manna dal cielo, e appena ho potuto l'ho messa per iscritto! Spero davvero di avere altre visite da parte dell'Ispirazione come è avvenuta oggi, così da poter riprendere delle fan fictions che ho lasciato in sospeso e scrivere altre storie su questa fantastica coppia bella quanto poco considerata! <3 Ora vado, ditemi che ne pensate! :D

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Gli esami per quel giorno erano terminati, e Fuji si sentiva esausto. Camminava al fianco di Ashitaba, mentre Mimasaka e Motoyoshi li precedevano di una manciata di passi.

Era rimasto in silenzio per tutto il tempo come suo solito, ma gli dava fastidio che Ashitaba facesse lo stesso «Hey, Fuji…» disse l’altro, mentre il biondo sospirava dal sollievo che avrebbe avuto ancora per poco «Sapevi che Micchan da piccolo sapeva arrampicarsi sugli alberi? Una volta riuscì addirittura ad arrivare alla cima del grosso albero che sta nella piazzetta in fondo alla…»

«Oi!» sbottò l’altro, interrompendolo e arrestando la camminata, cosa che fece anche il moro «Che sono questi discorsi su Mimasaka? Da quando lo chiami “Micchan”?!» domandò sbigottito, ma Ashitaba riprese il discorso come se non fosse stato interrotto «La via dove sta il panificio con la vecchina. Spesso Micchan ci va perché conosce la vecchina e…»

«Ehi!» sbottò nuovamente il biondo, infastidito, e afferratolo per un braccio trascinò l’altro nella via accanto, bloccandolo con la schiena contro il muro e appoggiando la propria mano destra accanto al viso del ragazzo «Smettila di parlare di Mimasaka!» «Ora che ci penso, Micchan si è allontanato un po’…» borbottò tra sé e sé Ashitaba, che non andò dietro al ragazzo robusto solo perché la mano di Fuji gli aveva afferrato il mento e gli teneva il corpo fermo con il proprio.

Fuji non sopportava il modo in cui il moro si era messo improvvisamente a parlare dell’altro ragazzo, e ne comprendeva pure il perché, nonostante non volesse ammetterlo: era geloso. Gli balenò in mente il pensiero che il pomeriggio passato a studiare da Motoyoshi avesse influenzato Ashitaba negativamente, ma qualunque fosse la causa, lo infastidiva molto.

E fu proprio perché spinto da quel sentimento, che con la mano sinistra avvicinò il viso di Ashitaba al proprio e gli spalancò le labbra con le proprie, inserendovi la lingua con forza. Il moro inizialmente non oppose resistenza, ma appena avvertì la lingua dell’altro ragazzo muoversi con la propria, tornò in sé e con il viso arrossato dall’imbarazzo tentò vanamente di liberarsi. Fuji gli afferrò entrambi i polsi e glieli bloccò contro il muro, mentre il suo corpo si imponeva maggiormente sul corpo dell’altro e rendeva il bacio più passionale.

Il respiro di Ashitaba si fece sempre più corto e, complici le sensazioni che gli trasmetteva la lingua dell’altro nella propria bocca, le labbra calde di Fuji premute forte sulle proprie, del suo corpo contro il proprio, lentamente vi si abbandonò.

Purtroppo il bacio fu interrotto da un evento inaspettato, ovvero dalle gambe del moro che cedettero improvvisamente, ma Fuji lo afferrò prontamente con le braccia e lo strinse al petto, sussurrando all’orecchio destro del ragazzo «Non voglio sentirti più parlare di un altro ragazzo in quel modo, capito?». Ashitaba, con le guance praticamente in fiamme di quant’erano rosse ed un grande imbarazzo, annuì lentamente.

Passarono qualche secondo fermi in quella posizione, ma per evitare che Mimasaka e Motoyoshi si accorgessero della loro scomparsa, Fuji sciolse l’abbraccio e in silenzio si avviò, seguito dal moro, nella strada dove molto più avanti i due amici ancora non si erano resi conto della loro assenza.

Camminavano l’uno accanto all’altro in un silenzio ancora più pesante di quello di prima, fino a quando Ashitaba non vide Mimasaka di schiena; in quel momento tornò nello stato precedente, quando sembrava come posseduto da Motoyoshi, e riattaccò a parlare del ragazzo.

Fuji non riusciva a capacitarsi di quanto profondo potesse essere il lavaggio del cervello che il moro dai capelli un po’ più lunghi aveva fatto ad Ashitaba, e infastidito e al contempo arrabbiato afferrò il moro per il bavero della camicia. Iniziò a scuoterlo ordinandogli di smetterla, ma l’altro non gli diede retta. Allora riversò questi suoi sentimenti su Motoyoshi, che avevano raggiunto «Ashitaba non fa altro che parlare di Mimasaka da poco fa! Sono sicuro che è stata la tua influenza!» «Ti ho detto che non ne so niente…sei testardo!».

Ashitaba e Mimasaka non intervennero nella discussione e la cosa finì lì, ma Fuji non avrebbe mai saputo che il moro, tornato a casa e chiusosi nella propria stanza, si era seduto a terra con le ginocchia in alto e preso la testa tra le mani, con il viso più rosso di un pomodoro e mille domande sull’accaduto di quel pomeriggio.

La sorpresa lo aveva completamente paralizzato, e le domande nascevano come funghi nella sua testa confusa: perché lo aveva fatto? Il bellissimo Fuji, ammirato dalle ragazze di tutta la scuola, era dell’altra sponda? E anche se fosse stato, perché lui? Perché si era comportato in quel modo con lui, in modo così dolce, così possessivo?

«Sono solo un normalissimo ragazzo!» pensò con il cervello che fumava per i troppi pensieri e interrogativi che si susseguivano lì dentro. Il pensiero degli esami era lontano chilometri, e quella sera Ashitaba andò a letto con una grandissima confusione in testa.

Ma si ripromise una cosa, prima di chiudere finalmente gli occhi, verso le quattro del mattino: non avrebbe accennato minimamente l’argomento a Fuji, la colpa probabilmente era degli ormoni. Sì, gli ormoni erano qualcosa di importante per un ragazzo della loro età.

Ma un nuovo interrogativo si aggiunse alla lunga lista di quelli già presenti: se era stato una cosa - il bacio, l’abbraccio, quelle parole - dettata dagli ormoni impazziti, qualcosa di poco rilevante… perché il cuore gli faceva tanto male al pensiero che quello potesse essere l’unico motivo possibile?


 

THE END

  
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