Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Una Certa Ragazza    29/04/2013    3 recensioni
L'incontro (o meglio lo scontro) con una vernice acrilica gialla fa diventare Giada un tantino... folle.
Anche questa storiella è folle, e del resto ci sarà pure un motivo se la pubblico nella categoria 'Nonsense', ma spero che possa dire al lettore più di quello che sembra. Contiene accenni (parecchi) al futurismo, una self inserction e tanta pazzia quanta ne può contenere una pagina di Word.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti! Ok, sono arrivata anche alle nonsense, sparatemi ora o tacete per sempre...
In realtà più che un arrivo si tratta di un ritorno: ho scritto questa storiella demenziale anni (tanti anni) fa, ed è stata la prima cosa che io abbia pubblicato su internet. Ricordo che la inserii su Writers Magazine (si chiama così, vero?). Bene, è arrivato il momento di rispolverarla e metterla qui sopra!
In realtà anziché pistacciare sul computer dovrei andare a studiare Tessuti e a scrivere il nuovo capitolo di "L'amore ai tempi di Spotted", anche perché ho a malapena la citazione e non riuscirò di sicuro ad aggiornare domani...
Bon, bando alle ciance e via con la storia!






 

 

L'acrilico giallo

 

 

È venerdì, sono al laboratorio teatrale dell’oratorio.

La professoressa Minetti mi chiede di verniciare con le bombolette spray un coso oblungo fatto di materiali astrusi straordinariamente somigliante ad un UFO. Io buona buona me ne vado nel seminterrato e mi appropinquo all’oggetto alieno, con gesto esperto apro la bomboletta e...spacco l’erogatore. Cerco di attaccarlo con disperazione. Nella mia mente l’erogatore diventa un malvagio troll assassino.

Finalmente riesco ad incastrarlo al suo posto. Ma il contrattacco non tarda ad arrivare: i troll, come gli erogatori, sono dotati di scarsa intelligenza, ma sono brutali. Infatti dall’erogatore parte una sostanza indefinita (credo fosse “giallo sole”, così era scritto sulla confezione, ma delle tinture non ci si deve mai fidare) che io però non vedo perché mi centra in pieno l’occhio destro.

Caccio un urlo a 10000 decibel: «FEDERICO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!»

Federico arriva di corsa: sa che quando urlo io deve correre.

Ha indosso un grembiule da scienziato pazzo. Questo non aumenta la mia fiducia. Ad ogni modo lo scorgo solo con l’occhio sinistro che resiste per qualche secondo aperto prima di chiudersi: non so fare l’occhiolino.

«Che c’è, Giada?» Federico urla allarmato. Io sono in mezzo a una stanza col pavimento di terra, accanto ad un oggetto non identificato ma per fortuna non volante, fasciata in un grembiule stile Frankenstein Junior ancora più grosso del suo, gesticolante come una pazza quale sono e probabilmente con metà faccia gialla.

«Mi sono spruzzata l’acrilico nell’occhio!»

Con questa frase realizzo la mia situazione. La ripeto, non si sa mai:«Mi sono... mi sono...» non ce la faccio, scoppio a ridere. Follia? Riso isterico? Autoironia?

«Ah ah ah, mi sono spruzzata BUHAHAHAHAHA l’acrilico in un occhio!!!Ah ah ah aha! Ahia!» l’occhio brucia «L’acrilico! Ahahahaha!!! Capito?!? Acrilico! AH AH AH!»

Federico inizia ad avere seri dubbi sulla mia sanità mentale. Forse pensa che l’acrilico mi abbia lobotomizzato il cervello. Con la sua voce flemmatica, che assomiglia a quella di Fiorello quando imita Mike Bongiorno dice: «Sì. L’acrilico. Vedo.»

«Portami- eh eh eh – ahahah! Portami al primo lavandino che mi devo ahahahahah sciacquare!»

«Ricevuto. Il primo lavandino è dall’altra parte dell’oratorio, sai?»

«Chissenefrega, BUHAHAHA, non posso stare qui!! Portami là»

Federico mi strattona per un braccio, ma non riesce ad impedirmi di sbattere contro qualcosa.

«Cos’è?»

«Uhm... pare una tavola dipinta di nero con sopra uno scheletro di cartapesta...»

«Ah ah ah! Uno scheletro... di cartapesta!!!! AHAHAHA AHI che male!»

«Sì è... è meglio se ci muoviamo, eh?»

Sasso. Ah ah. Scalino. Ah Ah Ah. Cappello da mago a cono. Ah ah ah ah.

«Attenta ai...»

CRASH.

«...tubi.»

«I tubi!!!! AH AH AH AH AH AH AH AH!» Sì, i tubi sono decisamente la cosa più divertente.

Vado avanti ma continuo a sbatterci dentro. È ben strano, no?

Sono lisci, lisci, lisci... e fanno male ai miei piedi senza calze infilati nelle scarpe da ginnastica bagnate dalla pioggia primaverile. La cosa fa molto ridere. Ah ah ah...

Federico fa funzionare le mie gambe come si deve e riesce a farle passare oltre i tubi.

Ora siamo nella sala centrale.

« Ah ah ah!»

All’orecchio mi arriva la voce della professoressa Minetti: «Cos’è successo a Giada?»

«Si è spruzzata l’acrilico nell’occhio.»

«Giallo sole! Eh eh eh oh oh oh uh uh uh!!!»

«Attenta al velo della prof., Giada!»

Il velo? Ah, ecco cos’è quel coso voillantoso e pizzi e fiocchi che mi avvolge le caviglie! Velo velo velo... è troppo lungo il velo, il vero è corto... che spasso... basta con i merletti, gli strascichi e i bizantinismi... lo sapevo. Sto vagheggiando. Che spasso!!!

«Il velo!!! Ih ih ih ih!»

Finalmente il bagno. Mi scontro con qualcuno.

Voce di ragazza. Capisco dal tono che mi indica: «Che le succede?»

Ah, quello che succede spesso a tutti ma ce lo teniamo nascosto dentro! Ilarità! Ah ah ah ah!

E non è futurismo questo, per carità! È solo un ah ah ah ih ih ih oh oh oh che può capitare. Qualcuno però ci ha inventato sopra una guerra. Strano. Grottesco. Così grottesco che viene da fare BUÈ BUÈ BUÈ. Risata lacrimosa.

Dopotutto il riso è un pianto senza lacrime.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Una Certa Ragazza