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Autore: Karaoke Risa    01/05/2013    0 recensioni
Di tutti i suoi ventisette anni, quei brevi nove erano stati i più ricchi. Brillavano di colore e fragranza e suono, di sapori e consistenze. Nove anni sembravano così tanto più lunghi degli altri diciotto, e così brevi allo stesso tempo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

PHANTOM LIMB
scritta da Karaoke Risa, tradotta da Alessia Heartilly

Ricordava la data.

Se avesse voluto, avrebbe potuto facilmente contare i giorni, mentalmente. Non voleva. Tutto quello che faceva quel modo di pensare erano danni; completa disintegrazione psicologica sotto forma di domande. Non c'erano risposte da trovare da nessuna parte, eccetto che da qualche parte... forse... al nord.

Lo sapeva da poco più di anno ormai. I suoi amici - i loro amici - erano stati per lo più silenziosi nel giorno dell'anniversario, il mese prima. Silenziosi per rispetto o per disagio, non ne era sicura. Forse un po' tutte e due le cose. Non che potesse biasimarli. Nessuno sapeva davvero come ricordare il giorno, men che meno lei. Aveva rifiutato qualunque tipo di memoriale - come poteva non farlo quando non lo sapevano nemmeno per certo? Era accettare la sconfitta, e non era ancora pronta a farlo, forse non lo sarebbe mai stata.

Ma il tempo passava, e più passava più la realtà grattava alla sua porta e le mangiava la psiche, mettendo a rischio la sua compostezza mantenuta con attenzione.

Forse lui era davvero morto.

"Rin?"

Il pensiero velenoso si dissolse alla voce esitante di Quistis, e Rinoa fu grata dell'interruzione. Togliendo gli occhi dal calendario che giaceva piatto sulla sua scrivania, offrì un mezzo sorriso alla bionda magra sulla soglia dell'ufficio. "Hey, Quistis. Cosa posso fare per te?"

Il sorriso venne ricambiato allo stesso modo - sincero, ma adombrato da una specie di patetica futilità. Quistis si aspettava un rifiuto a qualunque cosa intendesse chiedere. Rinoa odiava aver fatto questo ai suoi amici.

"Selphie ha alcune ore senza bambino, quindi io e lei pensavamo di andare a mangiare qualcosa in città. Speravamo che venissi con noi."

La ragazza doveva ammettere che il desiderio di rifiutare l'invito ormai era praticamente istintivo. Il divertimento di qualsiasi tipo si era corrotto con l'idea che era una perdita di tempo, e Rinoa si chiedeva se quella sorta di brutale efficienza era ciò che aveva reso lui così bravo a farlo in quei primi anni. Non le aveva dato dei gran risultati fino a quel momento, comunque.

Era tornata a guardare il calendario, si rese conto, e Quistis era ancora educatamente in silenzio ad aspettare la risposta.

La solitudine non era un modo di vivere, e lei lo sapeva. Anche lui era riuscito a impararlo in quegli ultimi anni.

"Sì," disse roca, e poi si schiarì la voce. "Sembra carino."

Il sorriso di Quistis si allargò, e le offrì un calore che accolse volentieri. Poteva aggiustare questo, almeno questo. In qualche modo.

*~*~*~*~*

Le associazioni erano la cosa più difficile. Un certo profumo, un angolo di sole, la copertina di un libro, una canzone - il mondo era pieno fino a scoppiare di questi ricordi, e ci era voluto l'ultimo anno di dolore crescente con i suoi bordi smussati perché capisse semplicemente quante di quelle piccole cose aveva condiviso con lui, anche inavvertitamente. Più ricordi che aveva stupidamente dato per scontati di quanti potesse mai immaginarne.

Di tutti i suoi ventisette anni, quei brevi nove erano stati i più ricchi. Brillavano di colore e fragranza e suono, di sapori e consistenze. Nove anni sembravano così tanto più lunghi degli altri diciotto, e così brevi allo stesso tempo.

Il sole era nascosto dalle nuvole, minacciando un acquazzone grigio sul molo di Balamb. I gabbiani cantavano dal molo, l'odore del sale era spesso nell'aria, nel suo naso e sulla sua lingua, e tutto le faceva ricordare. Innocui rumori di fondo e profumi non erano più così innocui. Si chiese se ci si sarebbe mai abituata, o se le cose come il senso della memoria potessero dissiparsi nel tempo. La terapista cognitiva che la dottoressa Kadowaki le aveva consigliato sembrava credere che si potesse fare nuovi schemi, nuove associazioni.

Ma perché quel pensiero sembrava quasi peggio?

No, sapeva perché. Quegli anni di età adulta, a condividere la vita con qualcun altro, le avevano insegnato a essere più onesta con s stessa. Ma era passato solo poco più di un anno. Di certo cercavano troppo e troppo in fretta.

"È il tuo tipo di tempo, Rinny," disse Selphie riscuotendola dai suoi pensieri, appoggiandosi chiaramente a un argomento sicuro. Ne era molto lontana, davvero. Il tempo piovoso era da lui, e lei era arrivata ad apprezzarlo solo per quello.

Ma in certo senso, immaginava che fosse diventato suo. Aveva imparato, dopo cinque anni di matrimonio, che le persone avevano iniziato a raggrupparli e basta, una massa matrimoniale invece che due individui. Tutto di lei era suo, e viceversa. Solo parti nella somma del tutto. Lei aveva un atteggiamento ambivalente, non sapeva se era una cosa che amava o che odiava. In quei giorni era più facile odiare tutto, lo ammetteva, ma combatteva con quegli istinti ogni dannato giorno. Tutti erano in buonafede, e lei doveva ricordarsene regolarmente.

"Sì, è bello vero?" riuscì a rispondere. Gli occhi scivolarono sulle sue due amiche, sedute al tavolo del patio, ovviamente in imbarazzo. Dopo un anno, nessuno ci si era davvero abituato. Avevano tutti dato parole di rassicurazione, e poi, più tardi, le condoglianze, prima che i semplici luoghi comuni divenissero stantii. Dopo di questo, cosa c'era?

Quistis cercò di sembrare entusiasta della sua insalata. "Questa è un'insalata davvero buona. Pomodori davvero maturi. Sono davvero... rossi."

Selphie annuì con foga. "Lo sono davvero."

Rinoa non poté trattenere una risata. Non era più un suono gioioso, ma almeno ci riusciva ancora. Prendeva le piccole vittorie che poteva.

"Ragazze..." sospirò, scuotendo la testa quando la risata svanì. Guardò il cielo, cercando inutilmente le parole. Una volta, aveva avuto alcune conversazioni davvero profonde con queste donne, e sapeva che aveva permesso che i legami rotolassero lentamente fino a quello stato di rovina. Il suo dolore era suo. Loro avevano fatto la loro parte nel condividere il fardello, come le buone amiche che erano, ma quando era abbastanza? Avevano anche loro ragione di soffrire. Era stata egoista in quella perdita. "Io davvero... cazzo, vi devo davvero una scusa."

Le sue amiche la guardarono con timido interesse, come se lei potesse sollevare di nuovo un muro da un momento all'altro. Hyne, aveva fatto dei danni seri. Sperava solo che non fossero irreparabili.

Con un respiro, pensò attentamente alle parole, e decise di parlare attraverso il dolore che veniva con il parlarne a voce alta. "So di essere stata davvero... ehm... non qui, e per molto tempo."

"No, Rin," disse Selphie con un sorriso incerto, cercando di allentare la tensione. "Sei stata proprio qui. Ti sto guardando. Visto?"

Quistis non fece un tentativo per sollevare Rinoa di quel fardello, e invece la guardò negli occhi. Non era difficile vedere la frustrazione che si era accomodata in quello sguardo azzurro, ma era incoraggiante vedere che c'era anche una traccia di speranza.

"Selph, è molto dolce, ma... niente stronzate, ok?" Rinoa addolcì le parole con un sorriso.

La ragazza sembrò pensierosa un attimo, e poi annuì solennemente. "Va bene. Spara."

Esitante, lei ricominciò. "Non sono stata una grande amica." Deglutì, lottando ancora per trovare le parole giuste. "Non penso che qualcuno non sia d'accordo sul fatto che i miei sentimenti sono giustificati, ma forse il modo in cui li ho gestiti poteva... ehm, essere un po' rivisto."

Quando non si spiegò subito, Quistis colse l'occasione di parlare, altrettanto lenta e metodica con le parole. "Nessuno può biasimarti, Rinoa. Non ho passato quello che hai passato tu, nessuno di noi l'ha fatto. Se fosse stato Seifer... Hyne, non posso dire affatto che non sarei stata come te." Alzò una mano quando Rinoa iniziò a scuotere la testa. "Ma ascoltami... sono d'accordo con te. Forse è ora di cominciare a rivedere il modo in cui permetti che ti influenzi. Ci uccide vedere che succede. Manca anche a noi, ma non vogliamo davvero dover piangere lui e anche te, e sembra che non facciamo altro."

Le parole furono come un pugno, ma Rinoa sapeva che non erano sbagliate. "Lo so." La voce non era più che un sussurro, a malapena udibile al di sopra delle onde e dei gabbiani.

"Nessuno dice che devi perdere la speranza," aggiunse Selphie, con la voce spaventosamente seria. "Nessuno di noi l'ha fatto. Ma la vita va avanti davvero, con o senza di te, e se ne assapora solo una parte prima che se ne vada." Il suo timbro di voce più profondo risuonava bene quando era seria, notò distrattamente Rinoa. Le era sempre piaciuto, segretamente, quando Selphie faceva l'adulta che era. Amava tutti gli aspetti della ragazza, ma c'era un'anima vecchia in lei che si faceva vedere in momenti rari, quando sentiva di dover mostrare la sua saggezza. Forse tenerla così nascosta la rendeva ancora più potente. Ragazza sveglia.

"Il fatto è, Rin, che potrebbe non saltar mai fuori, e ti farebbe meglio considerare davvero quella possibilità, per quanto dolorosa," continuò Quistis, appoggiandosi al tavolo per prendere la mano di Rinoa. "Non significa che non lo ami. Ma pensi che lui vorrebbe questo? Diamine, e se venisse trovato domani e scoprisse che hai completamente smesso di vivere quest'anno? Sarebbe felice?"

Rinoa scosse la testa, con gli occhi pieni di lacrime. "No." Quello lo sapeva. Lui non era lo stesso adolescente ombroso che era stato quando si erano conosciuti. Aveva finalmente imparato a nutrire quella parte profondamente sepolta di lui che sapeva amare e apprezzare e sentire. Non avrebbe voluto altro che la sua felicità e farne parte. Sarebbe stato devastato nel sapere che lei aveva permesso di essere così consumata.

"Tesoro, sappiamo che è sfiancante," disse Selphie. "Non sapere è una tortura, forse anche peggio di scoprire se è... comunque, tutti noi possiamo capirlo. Non è qualcosa che puoi semplicemente scrollarti di dosso, ma non ha senso farti questo."

"Lo so," disse di nuovo Rinoa. "So che avete ragione entrambe e ci proverò..." Le parole le stringevano la gola, e non era sicura di poter finire la frase. Dov'era il confine in una situazione come quella? Quanto tempo bastava? Non sembrava abbastanza, ma l'avrebbe mai fatto? Il vuoto se ne andava? O si imparava semplicemente a girare intorno al dolore che sarebbe rimasto sempre, come perdere un braccio? Si poteva vivere con un cuore fantasma?

Quistis le strinse la mano, incoraggiante e comprensiva. "È tutto quello che possiamo chiederti."

"Stavamo per cominciare a provare ad avere un bambino."

Rinoa non era sicura di da dove provenisse quella dichiarazione brusca, ma eccola lì, che vagava irrevocabilmente nell'aria.

Le sue amiche la fissarono, stupefatte e così tristi che dovette distogliere gli occhi. Si concentrò sulla spiaggia, invece. "Proprio prima che partisse per la missione. Ne parlammo e decidemmo che avremmo provato al suo ritorno. Era così felice... perché ero stata io a voler aspettare così tanto. Ma avevo finalmente deciso di essere pronta."

"Rinny," borbottò impotente Selphie.

"A volte non posso evitare di pensare che sia meglio così," continuò, con una pressione crescente sul petto. "Non sono sicura che avrei potuto... senza di lui." Respirare era stancante e difficile, ma continuò. "Ma poi... ho tutto questo rimpianto di avergli rubato questa esperienza... e che non è rimasta una parte di lui, qui." Riuscì a fare un sorriso pieno di lacrime prima di respirare l'aria di mare, guardando il cielo grigio, poi l'anello che brillava al suo dito. "Ma... c'è così tanto di lui qui, vero? Non riesco a guardare niente in questa città o nel Garden che non mi ricordi di lui. Forse... forse dovrà bastarmi."

Ci avrebbe provato. Per lui. Per i suoi amici. Forse alla fine persino per se stessa.

*~*~*~*~*

Le ricerche si erano fermate quattro mesi prima; nessun segno della Lagunarock, o anche solo una traccia di vita tra le colline a ovest di Trabia, dove lui avrebbe dovuto atterrare tredici mesi prima. Le scansioni radio e il monitoraggio delle comunicazioni erano ancora in vigore - era il massimo che Rinoa era riuscita ad ottenere da ogni Garden dopo così tanto tempo. Nida e Shu guidavano le ricerche da Balamb, prendendo qualcuno ogni volta che potevano per trovare informazioni, e lei era grata per tutti quelli che si erano fatti vivi, per quanto pochi. Avvistamenti della Lagunarock nel giorno della missione prima dell'interruzione delle comunicazioni saltavano fuori sporadicamente - aveva dato loro almeno un'indicazione di dove poteva essere arrivato, almeno come minimo, anche se la maggior parte di questi presunti avvistamenti avveniva lontano dalla rotta che lui avrebbe usato.

Rinoa aveva fatto tutto il possibile, per quanto se ne risentisse. Strega o no, se non c'era vita da trovare dove cercava, ovviamente non ne avrebbe percepita. La rendeva virtualmente inutile, e questo era la cosa più frustrante di tutte. Se solo avesse saputo dove altro cercare. Se lui fosse davvero morto, era sicura che l'avrebbe saputo. Poteva non riuscire a percepirlo dal loro legame da quando era scomparso, ma doveva credere che l'avrebbe saputo, se fosse successo il peggio.

Lo aveva cercato in ogni posto probabile: ogni Garden, ogni città e paese su ogni continente, il laboratorio di Odine. Aveva persino controllato i posti meno probabili - le Rovine di Centra, Tear's Point, la Tomba del re Senza Nome, persino la caverna di Fuoco, e tutto con l'aiuto di Laguna Loire, il suo alleato più caro in questa ricerca. Il dolore e la determinazione di Laguna erano quasi pari ai suoi, e lui faceva ancora quello che poteva da Esthar.

Non c'era nulla da fare a quel punto, tranne aspettare. Ascoltare. Frugare alla ricerca di indizi. Da qualche parte in tutto questo, doveva cercare allo stesso tempo di vivere come una donna normale. Almeno, avrebbe cercato di rendere un po' meno infelice per le sue amiche il tempo che passava con loro.

Finalmente aveva ceduto e aveva fatto programmi per il fine settimana, per un campeggio con tutto il gruppo - Quistis e Seifer, Selphie e Irvine, e Zell, che aveva pensato di invitare la sua storica ragazza, ma aveva avuto pietà di Rinoa, da sola, e aveva deciso di non farlo. Ci era voluta un po' di opera da convinzione da parte di tutti loro - per lo più assicurarla che ovunque andassero il cellulare prendeva, nel caso ci fossero novità, ma alla fine lei aveva ceduto e deciso di fare un passo avanti. Era quello che avrebbe voluto lui, si ripeteva ancora e ancora.

La notte prima della partenza, non sapeva come era riuscita ad addormentarsi, ma era abbastanza sicura che fosse stato solo cinque minuti prima di essere svegliata da qualcuno che bussava rapido alla porta.

"Mamma mia, vi piace proprio partire presto, eh?" borbottò nel sonno mentre apriva a malincuore.

La vista di Nida, assorto e ansioso, la mise bruscamente all'erta.

"Che c'è, cos'hai trovato?" chiese, la bocca a malapena in grado di parlare veloce quanto le domande che sorgevano.

"Un nuovo avvistamento. La Lagunarock, vista nel cielo dagli abitanti di FH."

Lei cedette e quasi cadde, e le ci volle un momento per accorgersi di essersi già lanciata verso il centro comunicazioni, vestita solo di maglietta - una di Squall - e vecchi pantaloncini di cotone.

"Cosa...?" Oh Hyne, poteva essere vero? C'erano possibilità che la pilotasse lui? "Quanto tempo fa?"

"Sette minuti." Un breve sguardo al viso di Nida che camminava con lei le bastò a vedere l'ansia e l'eccitazione a malapena contenute. Dopo un anno, sembrava impossibile che potesse anche solo accadere, ed erano troppo svegli entrambi per sapere di non supporre il meglio. Tutto poteva essere una trappola. Ma era qualcosa.

"Hanno detto dov'era diretta?" continuò lei, cercando di fare del suo meglio per affossare tutta la speranza che ribolliva e minacciava di strozzarla.

Nida emise un respiro tremante mentre svoltavano nel lungo corridoio e poi in quello rotondo del centro del Garden. "Verso Balamb."

Rinoa correva prima ancora che lui finisse l'ultima sillaba. Era quasi cieca per la speranza e il panico. Anche se non era lui, l'avrebbe presa: era la loro unica possibilità per avere un buon indizio. Se era lui...

Per favore, per favore, per favore.

*~*~*~*~*

Quando arrivò infine alla stanza delle comunicazioni, Nida poco dietro di lei, le tremavano le gambe. Fatica muscolare o manifestazione fisica del tumulto interno per quello sviluppo, non ne aveva idea e non le interessava. Tutto quello che voleva era trovare una sedia prima di collassare, e aspettare qualche minuto la conferma che si stava avvicinando la Lagunarock.

Quando Shu si voltò a guardarla dal pannello di controllo, la sua espressione era un riflesso di quella di Nida: cercava duramente di non essere travolta dalla speranza, e non ci riusciva del tutto.

"Non è ancora comparsa sul nostro radar, ma se i rapporti sono veri, non dovrebbe essere a più di dieci minuti. Ho già mandato una squadra di ricerca, e un'altra alla pista di atterraggio."

A Rinoa piaceva davvero l'approccio professionale di Shu. Non era sicura di poter rispondere con coerenza, a quel punto. Le dighe già minacciavano di crollare, e qualsiasi cosa che non fosse fredda logica probabilmente era l'ultima spinta che le serviva. L'avrebbe risparmiata per quando avrebbero saputo, in un modo o nell'altro.

Sedendosi accanto a Shu, Rinoa aspettò con muscoli tremanti e respiri deboli, lottando per non contare ogni secondo. L'aria era piena di tensione, quasi elettrica, e nessuno osò dire un'altra parola, in caso si perdessero il bip del radar o una scarica alla radio.

Pochi minuti dopo arrivò un rumore, solo un sommesso ma stridulo bip, e tutte le paia di occhi si spostarono simultaneamente sul radar. Un puntino era appena entrato nel campo del radar.

"Squadra Bravo, rapporto!" abbaiò Shu nella radio.

"Nulla qui, signora," risposero, e Rinoa si scambiò uno sguardo preoccupato con Nida. Poi la radio sbottò di nuovo. "Un attimo... abbiamo qualcosa. Aspettate."

Con le dita che tremavano, Rinoa dovette combattere l'istinto di prendere la radio da Shu e pretendere altre informazioni. Così com'era, era abbastanza sicura di non potersi muovere nemmeno provandoci, comunque. Sembrava che nessuno potesse respirare, nessuno potesse muoversi, nessuno potesse emettere un fiato fino all'arrivo di altro.

Dopo qualche secondo di silenzio, Shu cambiò il canale sul monitor più grande, e tutte le camere di sicurezza si accesero in file e colonne ordinate.

I tre le osservarono freneticamente, finché Nida indicò una piccola luce distante in avvicinamento. Shu allargò subito quella.

Gli occhi di Rinoa la fissarono, cercando di distinguere una forma familiare. Era troppo buio per vedere bene, ma dopo qualche altro momento, poté vedere che non era solo una luce, ma molte, in uno schema familiare.

Shu stava per parlare alla radio quando la voce di una matricola la batté sul tempo.

"Signora, abbiamo conferma... è la Lagunarock!" Persino la voce distorta alla radio sembrava del tutto stupita dalla notizia.

In qualche modo era di nuovo fuori dalla porta, con le voci che la chiamavano.

"Rinoa, è troppo pericoloso!" gridò Nida.

Lei continuò a correre il più velocemente possibile, con adrenalina e pura speranza che controbilanciavano tutte le tracce della fragilità di prima. La pista d'atterraggio era un'aggiunta non troppo grande costruita sopra il parcheggio, anni prima.

Anche la voce di Shu risuonò dietro di lei, ma lei era già troppo lontana per capire bene. Era abbastanza sicura di sentirle dire a Nida di lasciarla andare.

"Chiama gli altri!" gridò Rinoa svoltando l'angolo per correre al garage, affatto preoccupata se avessero capito o meno cosa intendeva.

Quando arrivò alla pista d'atterraggio, la nave era abbastanza vicina da vedere e sentire e respirare i fumi della benzina.

"Signora, stia indietro!" le ordinò una delle matricole, con la pistola pronta, addestrato ad accogliere la nave in avvicinamento.

Stavolta lei obbedì, bloccandosi mentre guardava la nave scendere - in maniera irregolare, notò. O la nave era danneggiata... o lo era il pilota.

"Oh Hyne," disse roca, con l'aria che lottava per uscirle dalla gola.

La grossa nave cadde con uno scricchiolio men che aggraziato, e lei fece istintivamente un passo avanti.

Fu stretta da forti braccia, e lei oppose subito resistenza. "Lasciami andare!"

"Non sappiamo chi c'è dentro," le disse il ragazzo che l'aveva fermata. "Per favore, signora."

Il portellone iniziò ad aprirsi e le si mozzò il respiro, cercando di vedere cosa sarebbe apparso. Hyne, non riusciva a percepirlo. Perché non riusciva a percepirlo?

La luce da dentro la nave li accecò, brusca contro il buio del mondo esterno, e servì un po' perché i loro occhi si adattassero, quanto bastava per notare una figura in movimento.

Non doveva vedere com'era per saperlo.

"Rinoa," disse la voce, spezzata.

"Squall!" gridò, liberandosi dalla stretta della matricola con uno scoppio di energia magica e correndo alla nave, senza più ostacoli dalla squadra di soldati che non teneva più le armi pronte.

Le lacrime le oscuravano gli occhi, e andarono a sbattere l'uno contro l'altra prima di quanto pensasse, in maniera forte e disperata e dolorosa e sorprendentemente meravigliosa. Non lo aveva ancora visto bene, a parte la pelle del collo, ma Hyne, poteva sentire il suo odore, il profumo che era tutto suo, lo stesso che ancora c'era sulla maglietta che usava lei.

Le ci volle qualche momento per accorgersi che lui borbottava il suo nome, ancora e ancora, tra singhiozzi affrettati, e crollò tra le sue braccia mentre cadevano a terra insieme.

Un migliaio di domande le riempì la mente, tutto quello che voleva sapere da quando se n'era andato, dov'era stato, come era stato, cos'era successo... ma per il momento, le parole erano scomparse e rese inutili, mentre lui si aggrappava a lei e ripeteva il suo nome. Non pensava di poter parlare comunque.

Dopo svariati minuti, si rese solo vagamente conto che i suoi amici - i loro amici - erano arrivati e li stavano guardando, con le lacrime che scendevano sui sorrisi, e che combattevano chiaramente il desiderio di avvicinarsi, dando loro invece una riunione privata.

Quando - infine - si ritrassero giusto quanto bastava per guardarsi, Rinoa si saziò della sua vista. Era molto pallido, ma esaltato, e gli scendevano lacrime dagli occhi di ghiaccio, con la bocca tremante mentre la guardava tra una guerra di panico e sollievo.

"Stai bene?" riuscì a dire lui; a quanto pareva faticava con le frasi più lunghe, e lei non riuscì a resistere alla risata delirante che le sfuggì.

Per la prima volta in più di un anno, poteva dirlo con assoluta sincerità, anche se le si spezzò la voce. "Sì."

Lui annuì con un sospiro tremante e la attirò di nuovo vicina, nascondendole il viso contro il collo, respirando nei suoi capelli.

"Tu?" disse lei, poco più che un sussurro.

"Sì," disse lui, stringendola ancora di più, e lei seppe che provava la stessa cosa - stava bene adesso.

Domande e spiegazioni sarebbero arrivate, ma non era sicura di come sarebbe riuscita a trovare il coraggio di separarsi da lui - anche solo per un po' - e aveva l'impressione che per lui fosse la stessa cosa. Ci sarebbe stato tempo dopo.

Per adesso, per una volta, c'era tempo.

*****

Nota dell'autrice: questo è il mio contributo per la challenge Where I Belong . visitate questa community, contiene tutti i link alle altre fantastiche storie di tutti gli altri autori di FFVIII! Ne vale davvero la pena. Nel mio profilo metterò il link.
Ammetto che sono in ritardo - non che non ci abbia lavorato, ma ho avuto così poco tempo che la fine mi sembra un po' affrettata. Spero che sia qualcosa da poter perfezionare in futuro. Un sacco di roba senza risposte qui, lo so. L'ho fatto apposta. Sto esorcizzando alcuni demoni molto personali con questa storia. Forse, una volta finita WW (un giorno...) potrò scrivere tutta una storia su questa base (Nota della traduttrice: WW è 'Wrong Way', una AU che l'autrice ha in corso da tempo, tutt'ora incompleta). Spero vi sia piaciuta, nonostante sia vaga. Grazie mille per la lettura. È un onore essere stata invitata a questa challenge.
Un grazie speciale a Ashbear per avermi invitata e perché scrivere storie bellissime in amniera assoluta e devastante, e a Carie Valentine perché è mia lettrice e fan di lunga data. È anche davvero stupefacente. Lo prometto, sto davvero lavorando su WW!

   
 
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