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Autore: palanmelen    21/11/2007    3 recensioni
Quante misere probabilità c'erano, che si mettesse a piovere oggi?
C’era un sole che spaccava le pietre, ieri; e neanche una nuvola in cielo, all’alba.
Per quale sadica puttana del Tenkai deve piovere oggi?
Frrrr! Dovrei averla sistemata, ora... scusate, era stata scritta ben oltre l'orario in cui io vado a nanna...
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Genjo Sanzo Hoshi, Sha Gojio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11 / 9 .:Happy Birthday:.

 

Porca di quella porca, ma porca di quella troia.
Quante misere probabilità c'erano, che si mettesse a piovere oggi?
C’era un sole che spaccava le pietre, ieri; e neanche una nuvola in cielo, all’alba.
Per quale sadica puttana del Tenkai deve piovere oggi?

Sanzo gli porse il suo mantello fradicio perché gli desse una strizzata come si deve.
Gojyo lasciò che gocciolasse nel lavandino, poi lo appese accanto al suo, sugli appendi abiti che c’erano vicino alla doccia.
Sanzo era in stanza, sdraiato sul letto con le gambe piegate di lato e la veste arrotolata verso le cosce. Aveva l’aria stanca. Si strofinava le tempie coll’indice e il pollice della mano destra.
Fuori diluviava da rimanere incantati a guardare.
Gojyo si sedette accanto a lui, e gli appoggiò la mano sul petto, per toccare il suo respiro affaticato, e il suo battito lento. La fece scivolare sulla pettorina, appena più in basso, ma Sanzo alzò di poco l'altra mano. Si fermò.
Non era giornata.
Annuì appena, prima di tirarsi su e andare a sistemare le proprie cose.


Da quando c’era quel qualcosa tra di loro, sembrava che le cose andassero un po’ meglio.
Gojyo si lasciava urlare addosso, e accettava senza prendersela anche qualche pugno, così fiacco e poco convinto che neanche un bambino si sarebbe fatto male.
Poi Sanzo finiva sempre a crollare su di lui, colla fronte contro la sua spalla, strizzando gli occhi e sospirando, quello che per lui era più vicino al pianto.
Pioveva. Era iniziato verso le dieci, mentre loro erano ancora in viaggio. Piccole gocce tiepide e leggerissime, impalpabili. Goku gli aveva sussurrato che sapevano un po’ di metallo.
Sanzo si era stretto nel suo mantello e aveva abbassato la testa.
Gojyo, guardandolo di profilo, aveva visto i suoi occhi chiudersi, e le sue labbra tremare.
Nessuno aveva parlato con lui, quel giorno.
Hakkai se ne stava sulle sue, perso nei suoi pensieri cupi. Goku e Gojyo non se la sentivano, perché dopo tanto tempo passato vicino a lui, quasi condividevano quel malessere.
Nessuno osava sfiorarlo.
Era la parte più fragile di Sanzo, e lui la proteggeva con tutto se stesso, senza badare, come sempre, a se si avvicinasse un amico, o qualcuno pronto a romperla.
Risalendo in stanza dopo cena, Gojyo avvertiva nettamente la distanza che lui aveva creato durante la giornata.
Appena entrato, Sanzo prese la propria borsa per cercare un pacchetto nuovo di sigarette.
I movimenti delle sue mani erano scatti nervosi.
Lo ignorava completamente.
-Io vado a cambiarmi.-, lo avvisò.
Gli rispose con un cenno, trovò il pacchetto, e uscì di nuovo.


Il letto non si scaldava. Pensava fosse uno spiffero dalla finestra, ma l’aveva controllata due volte.
Aspettava da mezz’ora che lui tornasse, colla luce accesa. Faceva freddo, si era infilato sotto le coperte per tentare di scaldarsi, ma non ci riusciva.
Sanzo entrò in quel momento. Si stava mordendo il labbro, e aveva un’espressione sperduta. Gli dedicò un’occhiata. Chiuse la porta.
Gojyo si mise seduto, pronto a chiedergli se avesse bisogno di qualcosa.
Sanzo iniziò a slacciarsi la veste. Si spogliò in fretta, mentre andava in bagno, cercando di non prendere troppo freddo. Spense lui la luce, prima di chiudersi dentro lo stanzino a sistemarsi per la notte.
Sentì scorrere l’acqua, e quei lunghi silenzi in cui poteva immaginarselo mentre si asciugava, mentre si infilava i boxer, si lavava i denti tenendosi i capelli tirati indietro con una mano.
Ricordava quando, una mattina, avevano diviso il bagno, passandosi dentifricio e calzini. Il giorno dopo la prima volta che l’avevano fatto assieme.
Oggi, lui non si lasciava neanche toccare.

Sanzo uscì poco dopo, appena lui si era arreso all’idea di addormentarsi da solo.
Lo sentì spostare le coperte, sedersi sul letto. Le sue gambe erano fredde, per un istante i suoi piedi lo sfiorarono.
Poi, quasi all’improvviso, sentì il suo fiato vicino all’orecchio, e il tocco titubante della sua mano sul fianco.
C’era un silenzio immobile nella stanza e tra loro, che era quasi ovattato dal battere in sottofondo delle gocce di pioggia, contro i muri e le ante, fuori, semplicemente fuori di lì.
Gojyo si girò, prendendogli il braccio e assecondandolo nel sistemarsi su di lui.
-Ehi…-
Sanzo strinse appena i suoi fianchi tra le ginocchia. Le sue gambe erano davvero gelide, e non indossava i pantaloni. Appoggiò le labbra sul suo zigomo, e rimase immobile.
Gojyo gli afferrò la vita, quasi per riflesso alla sua vicinanza.
-Sanzo… cosa fai?-
Lui prese un respiro profondo e si lasciò scivolare su di lui, infilando il viso nell’incavo del suo collo. Gojyo lo strinse contro di sé.
-Non me lo vuoi dire?-
-..Stupido.- bisbigliò, e cercò la sua bocca per farsi baciare.
Gojyo, per un momento, lasciò da parte tutto, e lo spinse a sdraiarsi sulla schiena, schiacciandosi su di lui. Sanzo infilò le mani fredde nella sua maglia, mentre si baciavano.
Si lasciò succhiare il collo, lì sotto la mandibola, e appena sopra la clavicola, dove gli piaceva di più. Sospirò.
-Sanzo.- Gojyo sollevò appena il volto, mentre le sue mani già avevano tirato su la canottiera che lui indossava.
-Vai avanti.-
Si baciarono. Sanzo tremava, e le sue ciglia sembravano ali di farfalle che stanno per smettere di battere. No, non stava bene, però, testardamente, voleva che accadesse.
Gojyo si stava già eccitando, stava già per perdere la testa, perché era quello che gli accadeva con Sanzo.
Gli tolse la canottiera, strofinò la faccia sul suo petto. Esitava.
Sanzo gli spostò indietro i capelli. –Guardami.- Non gli sorrise, ma quasi. –Mi vuoi?-
Gojyo si tirò su colle braccia.
Sanzo si inarcò un poco, abbassandosi per metà i boxer. –Mi vuoi, Gojyo?-
-Ah.-
-Gojyo.- colla destra si accarezzò il sesso e glielo mostrò, mentre coll’altra cercava di portarsi vicino al proprio viso il suo. –Baciami.-
Non ebbe bisogno di domandargli altro.


Ora le coperte erano fin troppo calde.
Sanzo, sbuffando, le scalciò via.
Gojyo ridacchiò tra i suoi capelli e gli solleticò la pancia. –Siamo sudati, sai. Potremmo ammalarci.-
Sanzo scrollò le spalle. Si girò e si accoccolò contro il suo petto.
Le loro gambe erano incrociate, la loro pelle continuava a frizionarsi, sfregarsi, come se non volesse smettere il contatto.
Ancora e ancora.
Sanzo sbadigliò.
Gojyo recuperò almeno il lenzuolo e coprì bene entrambi. –Ehi.- gli diede un bacio a stampo sulla guancia. –Non piove più.-
-Mmh.-
Sorrise, e decise di lasciarlo dormire.
Lo sentì pian piano perdere conoscenza, scivolare nel sonno. Sapeva esattamente quanto si rilassavano i suoi muscoli, quanto rallentava il suo respiro, e il suo cuore.
Lo accarezzò tutto, fin dove riusciva ad arrivare colle mani.
-Grazie. Davvero.-
Glielo bisbigliò nell’orecchio, e lui non lo sentì. Ma non ce n'era bisogno.

  
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