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Autore: Jay_Myler    05/05/2013    0 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Il sole era alto nel cielo, scaldava lievemente quella tiepida e serena giornata primaverile e all'orizzonte neanche una nuvola; l'aria di quella mattina aveva qualcosa di elettrico che dava vita alle strade deserte delle otto e trenta.
Nella stanza di Jay, il sole si faceva spazio, penetrando da una piccola fessura tra le tende viola appese alla finestra, ed un piccolo fascio di luce andò a sbattere contro lo specchio di fronte al letto, che riflettendosi illuminò tutta la parete opposta; la ragazza strizzò gli occhi, si mise una mano sulla faccia e si girò su un fianco, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Dalla finestra leggermente aperta iniziava ad entrare una lieve brezza, che le scompigliava i capelli; aprì gli occhi e posò il suo sguardo sulla sveglia digitale:

8:42

richiuse gli occhi tranquilla per tornare nel mondo dei sogni.
Poi d'un tratto si alzò di scatto, prese la sveglia e l'avvicinò al viso per vedere se aveva visto bene l'orario; erano proprio le otto e quarantadue minuti, tradotto in parole semplici in ritardo assurdo e non contemplato.
Scese dal letto e si infilò le scarpe, poi fece una corsa nel bagno per lavarsi i denti e la faccia; seconda tappa la cucina, dove prese una fetta di pane, se la mise in bocca e si incamminò lungo il corridoio che precedeva la porta; si mise una giacca al volo, prese lo zaino da terra, uscì di corsa dalla porta e la chiuse dietro di sé dando un ultimo sguardo all'ingresso.
L'attaccapanni si era liberato di un paio di maglie facendole cadere a terra, briciole di pane ovunque, ed il calendario segnava ancora la data del giorno prima:

Sabato, 23 Marzo

Jay si bloccò.
La porta fece un gran botto, e chiudendosi fece incastrare il pantaloncino del suo pigiama tra la casa e l'esterno; la ragazza si tolse la tracolla, che sentiva stranamente leggera, l'aprì, e vide che effettivamente era completamente vuota, ora le opzioni erano due: o qualcuno le aveva svuotato la borsa durante la notte, o quella era una tranquilla mattinata di Domenica, dove naturalmente non c'è scuola, e la sera prima lei aveva preso le sue cose dalla tracolla per metterle nella borsa con cui era uscita.
«Ma porca la miseria..»
Cercò le chiavi nella tracolla, sperando vivamente che fossero state le uniche sopravvissute della razzia della sera prima, ma con grande delusione si accorse che, a parte un pacco di fazzoletti, la borsa era completamente vuota; avrebbe potuto chiamare la zia, che le aveva regalato l'appartamento, la quale possedeva delle chiavi di riserva, ma ovviamente il suo cellulare era rimasto sul suo comodino, dove lo aveva lasciato la sera prima. Decise di provare ad aprire la porta sul retro, che era più facile sfondare, ma solo quando tentò di fare un passo in avanti si accorse di essere rimasta incastrata nella porta; allora notò che aveva ancora addosso il suo pigiama fragola, e l'unica cosa che la copriva un po' era la felpa che si era presa all'entrata.
L'inizio peggiore di giornata che aveva avuto in questo ultimo anno; si trovava fuori al suo portico, con il pigiama, che si era incastrato nella porta che non le permetteva di stare lontana da essa più di tre centimetri, con solo una felpa leggera a coprirla e con una tracolla contenente solo un pacchetto di fazzoletti... neanche Mc Gyver sarebbe riuscito a fare qualcosa per liberarsi.
Una soluzione però c'era... se riusciva a sfilarsi la parte di sotto del pigiama sarebbe potuta andare sul retro e provare ad entrare, sperando, in tutto ciò, di non essere vista da nessuno.
Proprio mente si era convinta che questo piano era perfetto - più che altro perché era il suo unico piano, visto che di chiedere aiuto a qualche passante non se parlava proprio – sentì dei rumori dal marciapiede, che venivano verso la sua casa.

Quando la fonte di tanti schiamazzi si rivelò un cane, Jay si rilassò per un secondo, fin quando non vide che quel cane stava al guinzaglio; a meno che non fosse un guinzaglio magico, alla sua fine ci doveva essere qualcuno.

Dannazione.

Non voleva farsi vedere in quelle condizioni da qualcuno, ma era inevitabile; a meno che non avesse fatto finta di niente e con disinvoltura avesse fatto come se niente fosse. E se la persona che stava portando il cane a spasso era un suo conoscente? Magari si sarebbe anche avvicinato a fare due chiacchiere, e lì la figura sarebbe stata ancora più pessima
'' Ma infondo quante probabilità ci possono essere '' pensò, e fece come previsto dalla sua idea originaria; si appoggiò tranquillamente con la schiena sulla porta, e facendo finta di niente finse di aspettare qualcosa o qualcuno.
In quel momento finì il guinzaglio ed il proprietario di quell'enorme cane nero passò proprio di fronte a lei; Jay non si azzardò proprio a posare lo sguardo su quella persona, sperando che egli facesse lo stesso senza curarsi di quella tranquilla ragazza in pigiama sulla soglia di casa. Tutto sembrava andare per il verso giusto, il proprietario passava imperterrito, quando però si fermò di botto.
'' Fa che non si giri, fa che non si giri..''

Il ragazzo si girò verso di lei.

«Hey piccoletta, sveglia già a quest'ora?»
Jay rimase pietrificata; non molte persone la chiamavano piccoletta, anzi, solo una lo faceva, ed era proprio l'ultima persona che voleva incontrare; alzò molto lentamente lo sguardo e vide che davanti al vialetto di casa sua c'era Castiel.
Rispose alla sua domanda con una risatina isterica e poi cercando di sembrare disinvolta iniziò a parlare.
«Già, già... bella giornata vero? Sono uscita per... beh... per prendere un po' d'aria!» disse con un tono di voce leggermente più alto del normale, e facendo piccoli saltelli con le mani alzate come se volesse fargli vedere l'aria che stava prendendo.
Saltellando sentì un rumore poco carino, che si accorse provenire dal suo pigiama incastrato, quindi smise di saltare immediatamente.
Castiel si rese conto che qualcosa non andava; nonostante fosse una giornata non molto fredda, uscire in pantaloncini gli sembrava comunque inadatto, quindi fece qualche passo verso la porta.
«Non ti sembra ancora un po' freddo il tempo?» le chiese sospettoso.

Jay rise di nuovo isterica.

«Si si, infatti, ma comunque è molto bella questa giornata!» esclamò cercando di indietreggiare quando vide il ragazzo avvicinarsi, come se cercasse di passare attraverso la porta di casa.
«Allora dovresti cambiarti suppongo...»
«Cosa..?» la ragazza lo guardava senza capire; si guardò e si ricordò di essere ancora in pigiama, un pigiama che per altro aveva deciso di strapparsi su un fianco.
«M-ma ora entro, tranquillo... ho preso tutta l'aria che mi serviva. Sto entrando vedi?» gli disse girandosi e facendo finta di inserire le chiavi, facendo rumore sulla maniglia della porta con una pinzetta che aveva nei capelli con una mano e con l'altra mantenendosi il pigiama rotto.
Il ragazzo che stava portando il cane a spasso si mise a ridere; prese il suo cane ed andò vicino alla ragazza, che ormai si sentiva più che scoperta.
Castiel si mise, spalle alla porta vicino a lei;

«E così prendi un po' d'aria in pigiama, felpa e tracolla, e apri casa tua con una molletta eh?»
Jay lo guardò, ma appena incrociò lo sguardo del ragazzo lo abbassò subito sentendosi a disagio.

«Eh già, ognuno ha le proprie abitudini..»
Castiel si mise di nuovo a ridere, poi la guardò continuando a sorridere.
«Se è così, io andrei, buona giornata!» le disse all'improvviso, scendendo gli scalini del portico, con il suo enorme cane al seguito.
«Castiel..» sussurrò la ragazza.
Il ragazzo si girò guardandola e divertendosi a vedere quella scena.
«Sei rimasta fuori casa eh?»
«Già..»
«Ed hai lasciato anche una finestra aperta.. tieni un po' qua..» le disse dandole la sua estremità del guinzaglio, per poi andare di lato alla casa.
Jay lo chiamò a bassa voce un paio di volte, poi sconfortata non le rimase che aspettare; così si mise ad osservare l'enorme bestia che le era stata affidata da Castiel, che stava mangiando il pezzo di pane che le era caduto quando era uscita di casa.
«Hey, ciao tu...» gli disse accarezzandolo sulla testa.
Il cane contento delle coccole si mise a pancia in su.
«Mi dispiace enorme palla di pelo, ma non posso abbassarmi per farti le coccole, vedi.. sono incastrata! E il tuo padrone chissà dove è andato..»
Il cane si rialzò e si mise a sedere, guardandola con la testa piegata da un lato, come se trovasse anche lui la cosa divertente.
«Non guardarmi anche tu così! Lo so che vi divertite addosso a me tu e il tuo padrone dai capelli rosso fuoco, sai! Quindi non incominciare pure tu cane enorme..»

Sentì uno scatto e si sentì libera di muoversi, si girò e vide Castiel che le stava aprendo la porta del suo appartamento a due piani dal quale si era chiusa fuori.
«Demon.. quel 'cane enorme' si chiama Demon. E' un Bauceron e a quanto pare gli piaci» le disse vedendo che Demon si stava strusciando contro le gambe di Jay.
«Ma come.. ma come hai fatto?»
«Avevi lasciato la finestra al secondo piano aperta, e salendo sull'albero sono entrato; hai lasciato via libera a ladri, malintenzionati e ragazzacci.»
«A quanto pare uno ci è appena entrato..» gli disse passandogli avanti seguita da Demon.
«A proposito, bel pigiama» le disse sorridendole.
Jay arrossì e gli restituì il guinzaglio dopo aver dato un'ultima carezza a Demon.
«Non è che..» dissero insieme; si azzittirono entrambi.
«Vorrei chiederti di..» ripeterono di nuovo all'unisono.
«Prima tu..» disse Jay.
«Ma no niente, lascia perdere» le disse mentre varcava la soglia di casa.
«Castiel, non è che vorresti.. entrare... a bere qualcosa eh! Non volevo proporre niente di che...volevo solo..»
«Devo portare Demon a casa.» le disse fermandosi sul portico.
«Capisco..»
Jay abbassò la testa, sconfortata; non era esattamente in quel modo che voleva offrirgli qualcosa da bere per sdebitarsi.
«Sappi che sei in debito con me.. se non fosse stato per il mio aiuto saresti rimasta lì tutto il giorno; o magari ti sarebbe venuta la malsana idea di toglierti il pantaloncino e di cercare di entrare da chissà dove in mutande, attirando attenzioni indesiderate..»
«Ma cosa dici, non mi sarebbe mai passato per la testa..»
Castiel alzò un sopracciglio.
«E va bene, ci avevo pensato!»
Ma il ragazzo continuava a guardarla come se sapesse che stava mentendo.
«Si, lo stavo anche per fare, ma poi sei arrivato tu..»
«Oggi pomeriggio, alle quattro...»
«...?»
«Se hai impegni, cancellali!»
Castiel si girò e se ne andò con Demon, alzando una mano in segno di saluto, ma senza girarsi.

Stupido Castiel, ora era in debito con lui e non le aveva detto nemmeno cosa significasse quell'oggi alle quattro.
Conoscendolo le avrebbe dato da fare i suoi compiti per il giorno dopo, quando lei non aveva finito di fare neanche i suoi!
Dopo essersi accorta di stare fissando il suo giardino, sulla soglia della porta, ancora in pigiama, decise di chiudere la porta ed andare a fare almeno qualcosa simile ad una colazione, e poi andare a farsi una doccia.
Si tolse la felpa e la gettò per terra con le altre tre che già l'avevano preceduta, vicino ci gettò la tracolla e andò a sedersi in cucina, prendendo un biscotto ed iniziando a sgranocchiarlo.
Castiel era così strano a volte, e faceva fatica a capire veramente com'era; a scuola era sempre strafottente e menefreghista, un bulletto che faceva i suoi comodi, un ribelle insomma, che non stava a sentire nessuno, che non amava la compagnia di nessuno, che spesso spariva per ore, per poi ricomparire poco prima dell'ultima campanella, o a volte non si vedeva proprio all'uscita, anche se lo aveva visto la mattina. Ripensandoci erano tre giorni alla settimana che non usciva all'ultima campanella, anche se aveva visto che era presente; che lei sapesse non faceva parte di nessun club, e la cosa le sembrava più che strana, anche se il ragazzo non era di certo l'essere più comprensibile della terra. 
Il primo giorno poi l'aveva abbandonata al liceo, per qualcuno, di sicuro una ragazza, che conoscevano sia lui che Nathaniel, ed era andato via di corsa, con la faccia della preoccupazione, come se non ci fosse tempo da perdere. Chissà cosa era successo, e per chi stava correndo in quel modo; non ne aveva più parlato da allora. Eppure prima che succedesse ciò, lui era stato così disponibile – a modo suo- nei suoi confronti, portandola perfino a vedere quel magnifico panorama; a volte la trattava bene, altre la trattava male senza un vero perché, forse solo per orgoglio o per mantenere un certo tipo di atteggiamento, fatto sta, che non lo aveva mai visto parlare con nessuna ragazza tranne che con lei, ed una volta lo aveva intravisto parlare con Ambra nel cortile della scuola, dalla finestra mentre lei stava in classe che seguiva l'ora di storia. Che la ragazza per la quale era corso via fosse proprio Ambra? Una domanda a cui non sapeva rispondersi, ma la cosa sembrava avere un certo senso.. in quel liceo Castiel non aveva rapporti con le altre ragazze, tranne che con lei e con quell'antipatica di Ambra; quando Nathaniel lo aveva avvertito di andare subito dalla preside aveva anche lui l'aria molto accigliata, ma non sembrava così disperato come se il problema fosse con sua sorella, in quel caso sarebbe stato lui a correre e di certo non sarebbe andato a chiamare Castiel; ma magari era stata la ragazza a chiedere al fratello di andare a chiamare il suo ipotetico fidanzato, sarebbe a dire Castiel. Ma questo congettura aveva senso solo da una parte, in quanto è l'unica Lei che entrambi conoscono; ma non reggeva, in quanto la direttrice aveva espresso il suo dispiacere nei confronti di Castiel, mentre invece avrebbe dovuto esprimerlo nei confronti di Nathaniel nel caso di un eventuale incidente ad Ambra, ed a maggior ragione, questa tesi veniva completamente screditata in quanto la settimana dopo Castiel non c'era stato, mentre invece Ambra era viva e vegeta al liceo, occupata a tormentarla in qualsiasi modo la divertisse.

Per avere la verità avrebbe dovuto chiedere a Castiel in quanto Nathaniel aveva deciso di non dirle nemmeno una parola, neanche darle un piccolo indizio.

Era decisa.
Glielo avrebbe chiesto... un giorno.
Mise la mano nel barattolo, ma i biscotti erano finiti, così si alzò per prendere il resto della busta e riempire nuovamente il barattolo; passando davanti al frigo notò un post-it che prima non c'era:

 

Alle 16:00

davanti casa tua

sta sera sei mia.

 

Così per la prima volta, vide la calligrafia di Castiel.


 


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