Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: ShioriKitsune    05/05/2013    5 recensioni
«In un certo senso, ed in un modo strano e contorto, lui mi ha salvato. Ed io gli sarò sempre grato per questo».
[SebxCiel]
E' la mia prima fan fiction sul mondo di Anime e Manga, spero che vi piaccia. Questa storia è ambientata dopo l'ultima puntata dell'Anime (il manga è ancora in fase di lettura v.v) e inizia raccontando la paura di Ciel riguardo al distacco del suo maggiordomo. E poi, in un crescendo di suspance, si scoprirà quanto Ciel sia stato infantile nel suo giudizio.
Spero davvero che possa essere di vostro gradimento :)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Undertaker e Grell Sutcliffe mi guardavano ad occhi sgranati, le labbra dischiuse in un’espressione di puro stupore. Ad un certo punto, il rosso alzò lentamente un braccio, puntando il dito nella mia direzione.
«Che cosa ti è successo?».
Ma non avevo tempo per cose del genere. Non avevo il tempo di mettermi a cercare uno specchio per poter placare la curiosità dello shinigami. 
Abbassai lo sguardo.
Il corpo di Ciel Phantomhive era tra le mie braccia, quasi come avvinghiato.
Nessuno si chiedeva cosa ne fosse stato di lui, nessuno si domandava cosa fosse successo.
Ciel era davvero morto? Si era davvero sacrificato per me?
Serrai la mascella, avvicinando a me quel corpicino con possessività. Il suo viso era pallido, ma i lineamenti non erano affatto tesi: gli angoli delle labbra erano piegati all’insù in un insolito accenno di sorriso.
Sorrisi d’istinto, scostandogli un ciuffo di capelli dalla fronte.
Ciel Phantomhive, in quel lasso di tempo, mi aveva radicalmente cambiato l’esistenza. Aveva fatto in modo che perdessi la scommessa fatta con mio padre, facendomi trasformare in qualcosa di più puro rispetto a ciò che ero stato fino a prima di entrare nella sua vita.
Un demone, un mostro senza sentimenti o rispetto per la vita umana.
Quanto può influire la purezza di un’anima su qualcuno che pensava di essere perduto?
Lui, pur perseguendo un obbiettivo che avrebbe portato chiunque sul bordo del baratro, è riuscito a rimanere intatto, seguendo il suo percorso senza mettere da parte i valori, il motivo per cui agiva in quel determinato modo.  
Restare indifferente nei confronti di quel bambino, quel bambino che avevo visto cadere e rialzarsi così tante volte, sarebbe stato impossibile: nonostante tutti i miei svariati tentativi di rimanere indifferente a ciò che era, di limitarmi a svolgere il mio incarico per poi cibarmi di quell’anima così apparentemente gustosa, avevo finito per provare reale affetto per lui.
E questo mi aveva cambiato.
Deglutii a vuoto, sollevando gli occhi e incrociando lo sguardo di Alaister, che era rimasto a guardare con espressione esterrefatta.
Quasi certamente non gli era mai capitato di vedere nulla del genere.
O, più probabilmente, aveva capito chi io realmente fossi.
«Tu sei il principe, il demone senza nome. Il figlio di Satana». La sua voce si udì a malapena. Era nervoso, spaventato. Fece istintivamente un passo indietro. «Come ho potuto non accorgermene? Come ho potuto..».
Il mio disgusto per quell’essere cresceva ogni secondo di più. Troppo codardo per continuare a battersi, forse pensava di avere un qualche tipo di possibilità di darsela a gambe.
Ma aveva fatto male i suoi calcoli.
Lasciai il corpo del mio padroncino sul pavimento, carezzandogli la fronte. Avrei pensato a lui dopo aver sconfitto il nemico.
In fondo, sapevo bene cosa fare per riportarlo in vita.
Il demone biondo, cadde sulle ginocchia. «Imploro il suo perdono, maestà. Io non potevo sapere..».
Feci un passo verso di lui, accorgendomi solo in quel momento che il mio corpo era davvero cambiato: adesso, dalle scapole nude, fuoriuscivano grosse e piumate ali nere, che proiettavano la loro ombra sulla superficie di pietra e alimentavano la paura nel cuore nemico.
«E tu saresti il comandante del terzo settore di demoni? Quello che si dice essere il più crudele?», sorrisi appena, inclinando il capo. «Mi dai il voltastomaco. Ti prostri ai miei piedi pur di non essere schiacciato. Sei davvero ridicolo, insulso. Non meriti di vivere».
Lui serrò i pugni, chinando il capo e digrignando i denti. «Non ho paura della morte, ma mettersi contro di lei è vietato, non lo sa? Per quanto vorrei ucciderla, e non senza provare una certa soddisfazione, ho le mani legate. Se anche solo si venisse a sapere, lui si arrabbierebbe molto. Ed è di lui che ho paura».
Serrai le labbra.
«Di chi stai parlando?».
«Ovviamente di Lucifero», sputò con un tono che voleva essere carico di ovvietà. «Quando lei è andato via, ha deciso di stabilire una regola: qualunque demone avesse cercato di sfiorarla anche solo con un dito, avrebbe provato su se stesso l’umiliazione di essere punito e sottomesso».
Alzai un sopracciglio. «E perché mai avrebbe dovuto fare questo? Perché mai altri demoni avrebbero voluto provare a sfidarmi?».
Alaister ci mise un po’ a rispondere, ma quando lo fece il suo sguardo era cupo.
«Per l’anima di quel bambino, ovviamente».
Cosa c’entrava l’anima di Ciel Phantomhive in tutto quello? «Spiegati meglio».
«Non sono io la persona adatta a farlo. Io, che ho collegato tutto solo ora.. Avevo sentito dire in giro che il principe aveva trovato l’anima, ma non pensavo che questo moccioso..».
Gli rivolse un’occhiata di disgusto e mi trattenni dall’ucciderlo in quel momento solo perché mi interessava sapere ciò che aveva da dire. «Continua».
Sbuffò. «Ero interessato a quel bambino perché avevo capito che in lui c’era qualcosa di diverso, ma non pensavo che lui fosse l’anima. L’anima che Lucifero, segretamente, cerca da quando lei è venuto al mondo».
Ma che diavolo sta dicendo?
La mia espressione era probabilmente rivelatrice di ciò che stavo provando: confusione estrema, rabbia crescente, impazienza e irritazione. Così, senza che io lo spronassi a farlo, lui continuò a parlare.
«Non ne so molto, come ho già detto. Ma quando lei ha stretto il contratto con Phantomhive, molte casate di demoni si sono messe in allerta e Lucifero stesso ha indagato molto sulla faccenda. Alcune voci sull’anima circolavano anche prima, ma si è avuta la certezza che fosse quella giusta soltanto quando Satana stesso l’ha detto, dichiarando che avrebbe fatto fuori chiunque avesse osato recidere il vostro contratto. Non poteva permettersi di perdere di vista quell’anima».
Aggrottai la fronte. «Ma Claude Faustus e Hann-».
«Sono stati uccisi prima ancora di giungere all’inferno. Lucifero ha ridotto la loro essenza vitale in polvere, mentre l’anima di quel moccioso biondo è confinata qui da qualche parte».
«Non riesco ancora a capire il perché di tutto ciò. Perché Lucifero desidera così tanto l’anima di Ciel?».
Alaister sussultò, alzando il capo di scatto. «Lei non lo sa».
Cosa c’è da sapere?
C’era davvero qualcosa che non sapevo del mio bocchan? Qualcosa che, probabilmente, neanche lui sapeva?
«Parla».
Il mio tono non ammetteva repliche.
Ma il demone non sembrava essere intenzionato a spiccicare parola. «I-io..».
In uno scatto d’ira, lo afferrai dal collo e lo tirai su. «Parla o ti uccido adesso».
«Se dovessi parlare sarebbelui ad uccidermi, questo vuol dire che morirò in entrambi i casi. E, se permette, preferirei soffrire meno. Quindi mi uccida pure adesso».
Un grugnito animalesco mi diede la forza di ficcargli la mano al centro esatto del petto, stringendo tra le mani il fulcro dell’essenza demoniaca, l’equivalente di un cuore umano. «Credi che io non sappia essere altrettanto crudele? Morirai dolorosamente anche per mano mia. Quindi ti conviene sbrigarti».
Sentivo la durezza del suo punto vitale venire meno, mentre iniziava a sbriciolarsi sotto la mia presa ferrea.
Lui tossì, mentre la sua immagine si faceva meno nitida: sarebbe diventato polvere a breve, se avessi continuato a fare pressione.
Mi guardò in cagnesco, serrando le labbra. Era davvero intenzionato a morire pur di non parlare?
Ringhiai. «Bene allora, hai fatto la tua scelta».
Lui mi sorrise amaramente. «Spero che tu scopra nel modo più doloroso possibile il segreto che si cela dietro i Phantomhive».
Ma non avrei ascoltato altro, non dalla sua bocca. Aumentai la pressione del pugno, sentendo la mano serrata intorno alla sua gola svuotarsi.
Il qualche secondo, di lui non rimase che il ricordo.
Eppure, la sua ultima frase riecheggiava ancora nell’aria.
«È.. finita?». La voce di Grell mi riportò alla realtà.
«Io credo.. credo di sì».
L’avevo detto, sì, ma qualcosa mi diceva che mi sbagliavo di grosso. Qualcosa mi diceva che quello era solo l’inizio.
Lo shinigami, senza troppe cerimonie, mi si fiondò tra le braccia.
«Oh, Sebas-chan, ero così in ansia per te! Ho avuto paura che tu morissi prima che io potessi dirti quanto sei bello con le ali e il petto nudo, oh, non pensavo potessi evolverti e trasformarti in qualcosa di ancora più hot!».
Rimasi immobile, senza ricambiare il suo abbraccio, ma qualcosa era cambiato rispetto alle altre volte, in cui quel tocco mi dava solo noia.
Era come se, in fondo, ne fossi felice.
Come se mi facesse piacere avere il sostegno di qualcuno.
Come se avessi imparato ad affezionarmi a Grell Sutcliffe.
Scossi piano la testa, sorridendo a malapena. «Io invece, ho sperato per tutto il tempo che qualcuno ti rovinasse la faccia», lo presi in giro.
Ma mi defilai prima che potesse dire qualcosa, tornando a stringere tra le braccia il corpo del mio piccolo conte.
C’era qualcosa che aveva reso la sua anima degna di nota per Satana in persona, e dovevo scoprire a tutti i costi cosa fosse.
Cosa nasconde il tuo casato, bocchan?
«Dobbiamo andare subito via di qui», dissi in tono monocorde, rivolgendomi anche ad Undertaker.
Non era tornato quello di sempre, forse non lo avrebbe fatto mai.
«Non voglio che arrivi qualcun altro a darci noie e grattacapi. Voi, shinigami, sapete come uscire dall’inferno?».
Grell scosse la testa, Undertaker invece annuì.
Stavo per dire al rosso di andare con il becchino e che ci saremmo ritrovati nel suo negozio, ma il sentore di una presenza in arrivo mi fece voltare di scatto verso la grande porta in pietra e legno.
No, non può essere.
«Tutti dietro di me!», urlai, avvertendo l’insano impulso di voler proteggere quegli strambi dei della morte dall’incombente pericolo.
I passi si facevano sempre più vicini, la presenza più pressante.
Non ce l’avremmo fatta a scappare.
E, in meno di un secondo, la porta si aprì.
Un ragazzo fece il suo ingresso nella stanza, facendo restare tutti a bocca aperta, soprattutto Grell.
Se non avesse capito da tempo il suo ruolo in tutto quello, probabilmente gli sarebbe saltato addosso.
Il ragazzo – il suo aspetto non gli conferiva più di diciassette anni – aveva dei lunghi capelli di un colore più chiaro del biondo, più luminoso. Li portava mossi, lunghi fino alla vita.
Il suo viso era pallido e simile a quello di una bambola, solo le iridi rosse tradivano ciò che altrimenti sarebbe stato definito innocente e sicuro.
Il suo sorriso metteva i brividi. «Sebastian – finalmente hai un nome – da quanto tempo. Mi fa piacere vederti».
Alzai il mento, facendo automaticamente un passo indietro.
Non mi andava di stare al suo gioco, di fargli credere che non lo considerassi un nemico.
Come se mosso da un moto istintivo, posai la mano sul capo di Ciel, stringendolo a me.
«Salve, Padre».
Lucifero sorrise ancora, e alle mie spalle qualcuno – Grell – sussultò.
Non saremmo riusciti ad uscire facilmente da quella situazione.










TO BE CONTINUED:
Eccoci con un altro capitolo che io definirei di "passaggio", anche se c'è finalmente una morte.. o forse due? In effetti, non sappiamo bene che fine abbia fatto Ciel!
Bene, spero che la mia storia continui ad appassionarvi, soprattutto ora che siamo vicini alla fine.. >.<
A domenica prossima demoni!


P.S. indovinate chi ha fatto il cosplay di Kuroshitsuji? ù_ù
Tra loro c'è anche AntonellaMars, spero che leggiate le sue storie su EFP perché è bravissima ù_ù
Indovinate chi sono io u.u

 

  


 

   
 
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