Day and Night
1-Nightmare
Tougo giaceva stanco sul suo letto, tentando
di ignorare il mal di testa che lo accompagnava da quella mattina. Aveva una
gran voglia di prendere e mollare tutto: i debiti, i giornalisti molesti, i
vicini pettegoli... C'era una sola cosa che lo tratteneva in quella casa.
-Papà?
Al suono di quella vocina, l'ex calciatore si
mise a sedere per guardare l'unico motivo che lo spingeva ad andare avanti in
quella vita: suo figlio.
-Cosa c'è Reiji?
Il piccolo distolse lo sguardo per evitare di
incontrare gli occhi del padre.
-Posso dormire qui con te?
Tougo sospirò, portandosi una mano alla
testa: la sua emicrania non dava cenni di miglioramento.
-Va bene...
Il bambino trotterellò fino al letto
matrimoniale e ci salì sopra con qualche difficoltà. Il padre sorrise, evitando
di aiutarlo: sapeva quanto fosse orgoglioso suo figlio ed era certo che ad ogni
sua proposta di aiutarlo il piccolo avrebbe risposto “faccio da solo”. L’uomo tornò
a sdraiarsi sul letto, guardando Reiji che si accoccolava nel posto che un
tempo era occupato da sua madre.
-Allora, cosa c’è che non va?
Il bambino borbottò qualcosa, nascondendo il
viso contro il cuscino. Il padre sospirò ed accarezzò il viso di suo figlio,
spingendo il piccolo a guardarlo negli occhi.
-Non ho capito, ripeti.
Reiji sostenne in silenzio lo sguardo del
padre, quasi in segno di sfida, poi si decise a cedere, confessando il motivo
di quella sua richiesta tanto insolita.
-Ho fatto un brutto sogno…
Tougo esitò un attimo prima di abbracciare il
figlio che, come sospettato dall’uomo, si agitò lamentandosi, contrariato da
quel gesto di affetto.
-E cosa hai sognato?
Il piccolo smise di colpo di agitarsi, ma non
disse una parola.
-Sai che se me lo racconti non ripeterai più
quel sogno?
Il bambino rimase in silenzio ancora per un
po’, poi si rannicchiò fra le braccia del genitore e gli rispose.
-Ho sognato che mi lasciavi solo anche tu.
Tougo si morse le labbra, sentendosi un
verme. Aveva più volte pensato di andarsene, lasciando suo figlio in custodia
ai parenti di sua madre, e sapere che Reiji vedeva una situazione del genere
come un incubo lo faceva stare male.
-Però non sarebbe meglio se papà se ne
andasse? Non ti prenderebbero più in giro a causa mia…
-No! Non mi interessa! Non te ne puoi andare,
non puoi lasciarmi solo!
Il piccolo abbracciò il padre, stringendosi
il più possibile a lui, lasciando basito il genitore. Ripresosi dallo stupore
iniziale, l’uomo strinse più forte suo figlio.
-Non staresti solo, puoi andare a vivere con
gli zii insieme alla tua sorellina.
-Non voglio, la zia è antipatica!
L’ex-calciatore ridacchiò, pensando che suo
figlio avesse proprio ragione riguardo a sua zia, poi si pietrificò, sentendo
che Reiji aveva iniziato a piangere. Tougo sospirò e si mise ad accarezzare
delicatamente i capelli del figlio per consolarlo.
-Ehi pulce, cos’hai da piangere adesso?
-Promettimi che non te ne andrai! Non puoi
anche tu, dopo la mamma… Non puoi e basta!
-Reiji…
-PROMETTIMELO!
Il padre fissò lo sguardo disperato e pieno
di lacrime del bambino e, mosso a tenerezza, decise di accettare la promessa
senza ulteriori discussioni.
-Va bene, te lo prometto. Ora però calmati!
Il piccolo annuì,
stropicciandosi gli occhi per asciugarli. Tougo sorrise, posando un bacio sulla
fronte di suo figlio.
-Bravo. Ora cerchiamo di
dormire, ok?
Reiji fece nuovamente segno
di si con la testa e si accoccolò meglio, per stare il più comodo possibile fra
le braccia di suo padre, che continuava a coccolarlo affettuosamente.
-Buonanotte Reiji…
-Buonanotte papà… Ti voglio
bene…
Il cuore dell’ex-calciatore
saltò qualche battito sentendo suo figlio pronunciare quelle parole che non gli
rivolgeva più da troppo tempo e gli baciò nuovamente il capo.
-Anche io ti voglio bene
Reiji, più di quanto tu possa immaginare.
Il bimbo rivolse un sorriso
stanco al padre prima di crollare a dormire. Tougo invece rimase ancora un po’
sveglio a riflettere: riteneva che scomparire dalla vita di suo figlio fosse la
cosa migliore da fare. Forse, però, era ancora troppo presto, il piccolo non
avrebbe capito il suo gesto. L’uomo decise di mettersi a dormire e, una volta
chiusi gli occhi, non poté fare a meno di sorridere rendendosi conto che il mal
di testa gli era finalmente passato.
Angolino rotondo
Pubblicare ad orari decenti è
troppo mainstream. Salve a tutti, Lau
è tornata a rompere le balle con un’altra raccolta! Come già detto nell’introduzione
nei vari capitoli parlerò di Atsuko, la mamma di Endou, e di Kageyama insieme
ai loro cari paparini. Ecco, questo dovrebbe farvi capire che questa raccolta
racconterà principalmente di tutte le mie headcanon
su di loro. Questo primo capitolo è dedicato a Reiji e Tougo. Ho già scritto di
Tougo nell’altra mia raccolta ma ho sempre voluto mettere in qualche modo in
risalto il suo rapporto padre/figlio. Forse è un’idea che non viene condivisa o
magari non del tutto esatta, ma a me piace pensare che Tougo non fosse un
menefreghista che se ne fotteva altamente di Reiji, bensì un padre che pensava
comunque al bene del figlio come prima cosa. Poi le sue idee su cosa era meglio
per Reiji non erano proprio del tutto ok, ma questo è un discorso a parte.
Nella fic Kageyama ha all’incirca otto anni, secondo
la mia idea è passato più o meno un anno dalla morte di sua madre e vive da
solo con suo padre. So che ha anche un fratello o una sorella (per me una sorella)
ma questa è stata affidata ai suoi zii materni dopo la morte di sua madre,
visto che Tougo non era in grado di occuparsi di una bambina appena nata. Ho detto quasi tutto, manca un’ultima cosa:
secondo me Reiji, da bambino, non era un “bestione” alto praticamente due metri
come l’abbiamo visto da adulto, secondo me da bambino era molto piccolo, poi ha
avuto uno sviluppo improvviso durante l’adolescenza! Ora vi lascio in pace,
grazie a chi ha letto ed al prossimo capitolo!
-Lau
° 3 °