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Autore: idrilcelebrindal    06/05/2013    3 recensioni
Durante la Battaglia dei Cinque Eserciti. Kili incontra qualcuno che cambierà il suo destino in modi che non avrebbe mai immaginato. Si trova così ad affrontare sfide inaspettate, ma avrà l'aiuto dei suoi compagni e di qualcuno del tutto imprevisto.
Ho scoperto da poco questo sito fantastico, ed è la mia primissima ff.. incrocio le dita...
Aggiunta: la storia ha preso una piega un po' diversa da quella prevista, forse è il caso di cambiare qualche indicazione...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Erede di Durin'
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Molti addii
8. Molti addii

Sulla  pianura spirava una lieve brezza proveniente da sud. Il cielo era limpido come è  possibile solo in un inverno nordico, ed il sole brillava senza calore. Faceva molto freddo, e Kili, in piedi sul balcone sopra le porte di Erebor, rabbrividì stringendosi nel mantello di pelliccia. Guardò nella grande radura tra la Montagna e le rovine di Dale, divisa in due parti dall'ampia via lastricata che i nani avevano riparato negli ultimi giorni. Una passerella provvisoria sostituiva il ponte crollato.
La cerimonia si sarebbe svolta alla sua sinistra, a ridosso dello sperone orientale della Montagna, là dove batteva il sole al tramonto. Tutti i caduti della Battaglia dei Cinque Eserciti erano stati sepolti in un unico prato, Elfi, Nani, Uomini: come erano morti insieme, insieme avrebbero riposato per l’eternità. Gli scalpellini avevano lavorato  giorno e notte per preparare i cippi che avrebbero contrassegnato ogni tomba: ci sarebbe stato tempo in seguito per sostituirli con qualcosa di più elaborato. Forse. Qualcuno già diceva che avrebbero dovuto rimanere così, tutti uguali, segno di fratellanza ed unità. A primavera gli elfi avrebbero portato alberelli e germogli per creare un giardino.
Chissà. Troppe cose importanti vengono dimenticate, pensò Kili.
Dipende da noi, fratellino. Specie da chi ha il potere… più potere, più responsabilità.
Lo so bene. Farò di tutto perché in questa regione regni la pace, perchè la  nostra gente possa prosperare e dimenticare il dolore e l’esilio. E farò di tutto per coltivare l’alleanza con i nostri vicini: ho visto chiaramente che solo uniti possiamo vincere il Male.
Kee, fratellino, non è da te tutta questa serietà.
Non ho scelta, no?
Vero. Ma non dimenticare te stesso. Tieni il cuore aperto alla speranza, alla gioia, all’amore. La primavera tornerà.

“Non dovresti stare qui,” disse Miralys. Kili non l’aveva sentita arrivare.
“Lo so. Non sembra vero che qualche giorno fa, in questo stesso luogo pieno di pace, regnavano l’odio e la morte.”
“Ma è stato anche piantato il seme di un nuovo inizio. Avrai una parte importante in questa nuova storia, mio signore… se non ti prendi una polmonite!”
Kili sorrise: la presenza di Miralys aveva il potere di scacciare le ombre. Erano passati alcuni giorni, e Kili stava un po’ meglio, ma avrebbe dovuto evitare qualsiasi sforzo. La sera prima i Nani avevano lasciato la tenda nell’accampamento di Dàin ed erano tornati ad Erebor; il viaggio, anche se compiuto lentamente, a bordo di un comodo carro coperto, aveva lasciato Kili sfinito. Quella mattina, tuttavia, non aveva resistito: con l’aiuto di Dwalin era salito lentamente sulla balconata, perché sentiva il bisogno di respirare l’aria libera della vallata.
Appoggiandosi al braccio  di Dwalin, e sotto lo sguardo attendo di Miralys, tornò alle stanze poco lontane dalle porte che erano state preparate per lui; gli appartamenti reali, più vasti e sontuosi, erano ancora devastati dal passaggio del drago e ci sarebbero voluti  diversi  giorni perché diventassero abitabili.
Giunto al salotto antistante la camera, Kili, deposto il mantello, si abbandonò su un basso divano, premendo istintivamente la mano sulla ferita. Chiuse gli occhi e tirò alcuni respiri faticosi: il breve sforzo  lo aveva lasciato esausto e dolorante. Sentì le mani di Miralys sulla sua fronte, un tocco delicato; poi la ragazza lo coprì con un leggero piumino.
“Devi riposare, Kili, se vuoi reggere la cerimonia di domani sera. Stai comodo?” Lui annuì.
Un sorriso dolce e rassicurante fiorì sulle labbra della ragazza, che con un gesto tenero gli sistemò la coperta sulla spalla, prima di alzarsi.
Kili seguì con lo  sguardo la figura agile della guaritrice, che, avvicinatasi ad un tavolino, scelse qualche pizzico di erbe da alcune ciotole, le sminuzzò in un mortaio e le versò in una teiera in ebollizione. Ogni suo gesto era preciso, sicuro, pieno di grazia come una danza. Come se avesse sentito lo sguardo di Kili, si voltò a guardarlo e sorrise ancora.
Il giovane principe si accorse che quel sorriso gli faceva battere forte il cuore, ed ancora una volta quegli occhi verdi catturarono i suoi. Miralys vi lesse qualcosa che la turbò, e fu lei a distogliere lo sguardo; si voltò, e filtrò il liquido con le mani  che tremavano leggermente.
“Ecco!” disse, voltandosi con un sorriso che lei stessa sentì un po’ forzato. “Questo ti aiuterà a riposare e attenuerà il dolore.” Si inginocchiò accanto al divanetto, aiutò Kili ad alzarsi su un gomito e gli resse la tazza; poi, quando lui si riadagiò, lo coprì e fece per alzarsi. Una mano si posò sul suo braccio.
“Resta, ti prego,” sussurrò il giovane  nano.  Miralys incontrò ancora una volta i profondi occhi castani, e non potè resistere alla richiesta. Sedette a terra, a fianco del divano, mentre la mano  di lui lasciava il suo braccio e scivolava a stringerle le dita.
“Grazie… per tutto,”
Lei non riuscì a rispondere, solo a scuotere leggermente il capo. Kili continuò:
“Non so nulla di te…”
“Non c’è molto da dire. Vengo dai Colli Ferrosi, lo sai…”
“Hai una famiglia, fratelli…
“Sì.. ma non li vedo molto spesso.” Miralys abbassò lo sguardo. “Non abbiamo molto in comune; loro non approvano che abbia scelto questo lavoro. Mia madre… mia madre mi considera una delusione; per lei una nana per bene deve solo stare a casa e prepararsi ad essere una buona moglie per il marito che i suoi genitori si degneranno  di scegliere per lei; considera quello che faccio … come ha detto?.. disgustoso ed umiliante… così me ne sono andata.” Kili le strinse la mano.
“Mi dispiace… ho toccato il tasto sbagliato. Non volevo rattristarti.” Poi continuò : “Se fossi mia sorella, sarei orgoglioso di te: sei una persona meravigliosa.”
Lei sorrise: “Grazie.. mi fa piacere che la pensi così.”
“Sono sincero,” rispose Kili, ricambiando il sorriso.
 Miralys gli tenne la mano finchè gli occhi scuri si chiusero, e Kili scivolò nel sonno. Allora appoggò delicatamente la mano sulla coperta  e gli  ravviò una ciocca bruna che gli era caduta sulla fronte.
Si alzò ed uscì, e percorse i corridoi fino al balcone. Appoggiò le mani sul parapetto, e respirò profondamente. A chi vuoi darla a bere, ragazza?  Si disse. Ti sei innamorata di lui!
Come era potuto accadere? Lo conosceva appena, e lui era il classico tipo troppo bello, di sicuro pieno di femmine, che aveva sempre detestato. Un re, poi, figuriamoci! Dopo tutto quello che aveva fatto per affermare la sua indipendenza, voleva davvero finire con uno che … che avrebbe fatto la gioia di sua madre? Scosse il capo.  Non aveva alcuna intenzione di rimettere in discussione le sue scelte, non avrebbe rinunciato alla sua vita; sapeva che, se lo avesse fatto, se ne sarebbe pentita. Non sarebbe riuscita ad adattarsi ad una esistenza vuota, fatta solo di quelle cose che sua madre riteneva così essenziali, le sole degne di una nana per bene! D’altra parte, però…
Aveva ignorato tutti i campanelli d’allarme, tutti  gli avvertimenti che il suo cervello le inviava, aveva lasciato campo libero alle emozioni, ed il suo  cuore l’aveva tradita.  Sapeva che non avrebbe avuto la forza di lasciarlo, di andarsene, anche perché il suo istinto le diceva abbastanza chiaramente che anche i sentimenti di lui stavano cambiando, che anche lui…
E allora?

La sera dopo, il sole calava sull’immensa folla che riempiva la pianura. Su ogni tomba era stato posato un cippo con il nome del guerriero caduto.
Su una piattaforma rialzata, i capi dei tre popoli : Thranduil e suo figlio Legolas; Bard ed il Governatore di Pontelagolungo; Dàin ed il suo luogotenente, Kili con Balin e Dwalin. Il principe di Erebor indossava una casacca ricamata, fermata da una cintura d’oro; sulle spalle, un ricco mantello blu, il colore della regalità della Casa di Durin, ornato da pellicce di candide volpi. I lunghi capelli scuri e le trecce fermate da anelli d’oro ondeggiavano alla brezza, e sulla fronte brillava il cerchio d’oro del suo rango. Gli occhi neri dalle eleganti sopracciglia  arcuate scrutavano ogni viso in quella folla, mentre Kili sorrideva in risposta all’entusiasmo che sentiva intorno a sé, e traeva forza da ogni voce che acclamava il suo nome.
Ai piedi del palco, Miralys spiava sul volto del giovane nano ogni segno di fatica o di dolore, ma per il momento non ne aveva visti. Solo un lampo di sofferenza quando i suoi occhi si posavano sui due catafalchi posti davanti alla piattaforma.
Terminata la cerimonia, i suoi otto Compagni sollevarono i catafalchi e si avviarono lentamente verso i Cancelli spalancati di Erebor. Kili seguì i feretri con espressione impietrita, camminando tra Balin e Dwalin, seguito da tutti gli ospiti illustri e da un’immensa folla.
Thorin II, Re sotto la Montagna, e Fili figlio di Dis, della Casa di Durin, suo Erede, furono deposti in due sarcofaghi affiancati, nella sala sotterranea che ospitava i loro antenati; sulla bara di Thorin Bard depose l’Arkengemma, che Kili non  aveva voluto: non avrebbe più causato danni alla sua Casa.  Pesanti coperchi di pietra furono posati sui sarcofaghi, e sarebbero stati in seguito sostituiti con altri recanti le immagini dei due defunti. Sulla tomba di Thorin il re degli Elfi depose Orcrist, recuperata dalle sue sale. In seguito la spada fu posta nelle mani dell’effige del re, e si dice che da allora abbia vegliato sulla sicurezza del Regno, brillando nell’oscurità in caso di pericolo: ed i Nani di Erebor non furono mai colti di sorpresa dai nemici.

Infine gli ospiti se ne andarono per partecipare al banchetto organizzato nella grande sala di Thròr; nella cripta rimase solo la Compagnia.  Miralys si era ritirata sulla soglia, ma era molto preoccupata per il suo paziente: anche dalla postura, si rendeva conto di quanto fosse provato.
Kili aveva appoggiato la fronte al sarcofago del fratello, e non riusciva a staccarsi. Semplicemente, non ci riusciva. Gli sembrava che se si fosse allontanato, il legame tra loro sarebbe venuto meno.
Fratello, non posso lasciarti qui.
Ma Kee, credi davvero che io sia “qui”? E cosa ci farei? Io sono con te, sempre e dovunque.
Infine, con uno sforzo immenso, si  voltò.
“Amici miei,” disse, “abbiamo iniziato un  lungo cammino insieme, molti mesi fa. Allora ero giovane e sciocco, e  pensavo che sarebbe stata un’avventura divertente; ne abbiamo passate tante, insieme, e siete stati degli amici meravigliosi.. anche se” e qui fece un mezzo sorriso, “devo avervi esasperato più di una volta.”
“Più che altro ci hai provocato qualche mezzo infarto”, rispose Bofur, tra i sorrisi degli altri.
“Ora” proseguì Kili “ questo cammino è giunto alla conclusione… e mai avrei immaginato che sarebbe stata questa… e il prezzo di quest’avventura è stato di sicuro troppo alto. Ma possiamo solo fare del nostro meglio con le possibiltià che abbiamo.”
“Amici miei, Balin, Dwalin, Oìn, Glòin, Ori, Dori, Nori, Bifur, Bofur, Bombur: siamo tornati a casa, ma io avrò bisogno del vostro aiuto più che mai. Vi prego di tenermi d’occhio, e se farò qualche sbaglio, ditemelo. Non sono Thorin, e nemmeno Fili…” la voce di Kili si incrinò, “e non so come si fa ad essere un buon re, ma con il vostro aiuto imparerò. Io giuro qui, davanti alle tombe delle persone a me più care, che finchè avrò vita farò in modo che la Gente di Durin viva e prosperi sotto la Montagna.”
“Bilbo, Gandalf: so che state per mettervi in cammino. Il debito della Casa di Durin nei vostri confronti è immenso: prima di partire prendete dal Tesoro tutto quello che volete. Non credo che vi vedrò domani mattina: c’è là in fondo qualcuno che mi aspetta, perché sa che non sono ancora in forma ed insiste perché riposi. Sospetto che con le sue arti magiche mi farà dormire per le prossime diciotto … o ventiquattro… ore…” Kili sorrise rivolto alla giovane guaritrice, che rispose sollevando le sopracciglia ed incrociando le braccia. “Il Regno della Montagna sarà sempre aperto per voi.” Abbracciò Gandalf.
“Ti aspetto, vecchio mio; io ho bisogno della tua saggezza, e se tu avrai bisogno dei Nani conta pure su di me e i miei” disse a Gandalf. Il mago rispose:
“Ti prendo in parola, Re sotto la Montagna: il mondo potrebbe avere bisogno del valore dei Nani anche prima di quanto tu creda. Per ora ti chiedo di mantenere i contatti con Gran Burrone, oltre che con i tuoi vicini, cosa che, come ho visto, è già tua intenzione.”
“Lo farò,” poi Kili abbracciò Bilbo.
“Grazie anche a te, signor Boggins… grande amico. Sono felice che tu ti sia riconciliato con Thorin; le parole che disse non erano sue : erano ingiuste, e Thorin non lo è mai stato.”
Bilbo ricambiò l’abbraccio, piangendo apertamente. “Non l’ho  mai pensato… e so che tu sarai un re grande quanto  lo sarebbe stato lui, se non di più.”
“Grazie ancora a tutti” concluse Kili. “Ed ora vorrei rimanere qualche minuto solo con i miei cari.”

“Padrona, sei attesa.” Sussurrò Irridis. Miralys annuì.
Alla fine Kili  era crollato. Solo con  l’aiuto di Dwalin era riuscito a raggiungere la sua stanza, e la guaritrice era  preoccupata, perché la febbre era ancora  alta. E’ così testardo… pensava, mentre dosava attentamente il medicinale.
“Ora no. Più tardi, forse,” rispose. Appena l’infuso fu pronto, si avvicinò al letto posando la tazza sul tavolino accanto. Appoggiò la mano sulla fronte di Kili : scottava.
“Kili…” sussurrò. Lui aprì faticosamente gli occhi. Miralys gli passò un braccio dietro le spalle, lo aiutò a sollevarsi un poco e gli tenne la tazza mentre beveva. Poi, Kili si abbandonò contro i cuscini, e lei, obbendendo ad un impulso irresistibile, gli accarezzò i capelli.
“ Presto starai bene, vedrai…” disse con voce dolce. Kili mormorò:
“ M-mi dispiace…non avrei dovuto fermarmi t-tanto… ma non riuscivo a .. a lasciarlo…” la guardò, ed il dolore che traspariva da  quei bellissimi occhi scuri  le fecero male al cuore.
“Non c’è niente da scusare. Passerà tutto, devi solo riposare.” lui annuì, e chiuse gli occhi.

Solo un’ora dopo, quando Kili, esausto, si fu addormentato, Miralys seguì Irridis fino ad una stanza per gli ospiti, davanti alla quale stazionavano due guerrieri nani che ben conosceva e che le aprirono la porta.
Davanti al caminetto, un nano di mezza età si scaldava le mani.
“Le nostre dimore nei Colli Ferrosi sono più calde. Buonasera, Miralys. Cosa hai deciso di fare? Torni con noi domani o resti?”
“Devo restare. Molti feriti non sono ancora in grado di viaggiare; se ci invierete dei carri tra tre o quattro settimane, tornerò con loro.”
“E’ per loro, che resti, o per “un” ferito in particolare?”
“C’è qualcosa che ti preoccupa? O c’è un motivo per cui … non ritieni opportuno che resti?”
“Non ho nulla in contrario a che tu resti, ma sono preoccupato per te. Quanto è importante quel ragazzo? Non voglio che tu abbia a soffrire  per qualche motivo.” L’anziano guardò la giovane nana con espressione seria.  Poi proseguì:
“Sai che se tu volessi …” Miralys rise.
“No, e lo sai, non così.  Però non posso negare che lui è molto importante per me; quindi ti chiedo di nuovo: ci può essere  qualche problema?” nella voce della guaritrice vi era un po’ d’ansia.
“Per niente! Quel ragazzo mi piace; è più in gamba di tutti i miei figli maschi messi insieme, anche se non ha ancora una barba degna di questo nome.”
“Questo non ti ha impedito di provare a…”
“Con il potere non si scherza”, rispose il nano divenuto improvvisamente serio. “Una corona è un peso enorme, e non tutti sono adatti a portarla. Un regno nelle mani di un re debole è un danno anche per i suoi vicini!  D’altra parte, non sono così sciocco da gettermi in una gara persa in partenza.”
“Non l’ho mai pensato.”
“In ogni caso, l’essere un buon re  non basta per farne un buon… beh, cosa vorresti farne?” concluse lui ridendo. Lei lo guardò improvvisamente seria.
“Per ora voglio solo stargli vicino.”
“Allora d’accordo. A proposito: confido che non vedremo in circolazione un certo personaggio con due spade, vero? Ho rischiato l’infarto ed una monumentale crisi di rabbia quando mi è passato davanti agli occhi! “

Quando tornò nella stanza di Kili, lui stava dormendo tranquillamente. Ancora una volta la sua bellezza la colpì al cuore, ma sapeva bene che non era quella a rendeglielo così caro. Desiderò con tutta se stessa di riuscire a cancellare i segni del dolore dal suo viso e dalla sua anima; sapeva che non sarebbe stato facile, ma se lui avesse voluto…
Trascinò una poltrona accanto al letto e rimase a vegliare il sonno del suo amato.
All’alba, Kili si svegliò, vide Miralys raggomitolata nella poltrona e capì che era rimasta a tenerlo d’occhio finchè, esausta, non era stata vinta dal sonno. La ragazza dormiva con il capo appoggiato sul braccio;  alcuni riccioli biondi erano sfuggiti alla treccia e le ricadevano sul viso; la bocca morbida era socchiusa e pareva sorridesse.
Kili avvertì una sensazione di calore nascere nel suo petto, tanto più dolce quanto inaspettata nel gelido vuoto del suo cuore; non se ne accorse, ma gli salì alle labbra un piccolo sorriso. Allungò un braccio,  prese  fra le dita un setoso ricciolo dorato e lo scostò dalla fronte liscia; poi posò la mano sulla testolina reclinata, e mentre la contemplava con il cuore colmo di tenerezza, scivolò di  nuovo nel sonno.


N.d.A. Grazie a tutte le amiche che hanno inserito questa storia tra le preferite, ricordate e seguite! Volete dirmi cosa vi piace  e cosa cambiereste?
E grazie alla mia fedelissima Lily_ook che non è mai avara di commenti arguti!
  
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