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Autore: Mana Aida    06/05/2013    2 recensioni
«Hai mai sentito la leggenda sulle senbazuru? Si dice che se pieghi mille gru di carta e per ognuna, mentre la fai, esprimi lo stesso desiderio, esso si esaudirà».
Yukiko vorrebbe essere più coraggiosa.
Kaze vorrebbe praticare sport liberamente.
Un'altra persona vorebbe essere più aperta agl'altri.
Mentre una persona vorrebbe solo rivedere il suo migliore amico....
Fanfiction fatta insieme alla collaboratrice KonanKohai!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Hai mai sentito la leggenda sulle senbazuru? Si dice che se pieghi mille gru di carta e per ognuna, mentre la fai, esprimi lo stesso desiderio, esso si esaudirà».
 
Kaze Gensaki lanciò la pallina gialla sopra la testa, la colpì con la racchetta nell’istante in cui quella aveva iniziato la sua discesa. La sfera sfrecciò in avanti, rimbalzò dall’altro lato del campo e si schiantò contro la rete.
 Kaze sorrise, soddisfatta. Alzò gli occhi al cielo che stava assumendo sfumature aranciate “forse è meglio tornare a casa” considerò. Sciolse il nastro che le legava i capelli: ciocche bionde le ricaddero sugli occhi, le scostò con la mano. Le piaceva allenarsi verso quell’ora del pomeriggio, il campo da tennis era tutto per se e l’unico rumore che poteva infastidirla era il traffico cittadino.
 Raggiunse il tavolino a lato del campo, su esso era adagiato un borsone bianco. Se lo mise in spalla, “mi farò la doccia a casa” pensò mentre s’incamminava. Oltrepassò la porta degli spogliatoi.
 Un sibilo, un tonfo e delle risate femminili.
 Kaze batté la punta dei piedi sul lastricato, rivolse uno sguardo alla porta socchiusa. “Che cosa…?” Tese l’orecchio. - Strega - cantilenavano diverse voci. Altri tonfi, risate sommesse. Una voce dolorante sovrastò il brusio - Non avete paura che io vi maledica? - aveva una sfumatura leggermente sarcastica.
 Kaze scrollò le spalle, un lieve sorriso le increspò le labbra: “questa dev’essere Kuroi Himeko-san del comitato disciplinare”, pensò. “Avrà pizzicato qualcuno mentre contravveniva al regolamento?” Scollò le spalle e fischiettò, “non mi intrometto”.
 - Non è che vuoi uccidere anche noi? - chiese una voce acuta, le ricordava quella di una senpai del club di tennis. Kaze mosse un passo per riprendere a camminare, sicura che la situazione si sarebbe aggiustata per conto suo. Non era raro che schermissero Kuroi con frasi del genere.
 Alzò gli occhi.
 Una macchia azzurra entrò nel suo campo visivo, un colpo al mento, un peso sul petto poi si sbilanciò all’indietro. Qualcosa rimbalzò sul lastricato. Il borsone da tennis le attutì la caduta ma la schiena le mandò una fitta sorda, un gemito di dolore le rimase incastrato in gola. Serrò le palpebre, meditando in silenzio insulti in direzione della presenza molesta.
 Delle mani le si appoggiarono sulla pancia, poi si allontanarono bruscamente - Mi spia - balbettò la persona che l’aveva investita, doveva essere una ragazza - Mi spiace! -.
 Kaze riaprì gli occhi: la macchia blu, che era una ragazza in tuta con i lunghi capelli castani, le dava la schiena e stava entrando dentro allo spogliatoio del club di tennis. Zoppicava.
 Batté le palpebre, incredula - Tsumetai-san? - la riconobbe.
 Si alzò in piedi, gonfiò le guance e soffiò. Riprese il borsone, poco lontano da esso c’era un vecchio cellulare con lo schermo rigato. I rumori provenienti dallo spogliatoio cessarono.
 Kaze raccolse l’apparecchio e se lo rigirò tra le mani, “l’avrà perso Tsumetai-san?” Passò un pollice lungo la crepa, “ormai è inutilizzabile”. Serrò le labbra, incuriosita. Il display del cellulare mostrava una schermata di facebook, doveva essere la bacheca di uno studente della scuola.
 L’ultimo stato lasciato dal ragazzo era la foto degli spogliatoi del club di tennis, la didascalia recitava: oggi daremo alla Strega ciò che si merita. Assottigliò gli occhi, sforzandosi di leggere i commenti malgrado la crepa del display.
 -È inquietante.
 -Speriamo che i prof non vi sgamino.
 -Fate un buon lavoro, eh!
 Cliccò il pulsante per scorrere la schermata ma non riuscì a visualizzare nulla di nuovo. Gonfiò le guance, sbuffò.
 “Kuroi e Tsumetai si sono cacciate in un gigantesco guaio.”
 
Yukiko Tsumetai raggiunse, zoppicando, la porta dello spogliatoio del club di tennis e la spalancò. Aveva sbattuto il ginocchio contro il lastricato ed ora le doleva. Ma, si disse, ora doveva pensare ad Himeko.
 Batté le palpebre, si sfregò il dorso della mano sugli occhi nella speranza di abituarli al buio. Sentì una risata femminile provenire verso destra, appoggiò le mani al muro e proseguì a tentoni. “Dov’è l’interruttore della luce?” Si chiese. I polpastrelli incontrarono una piccola rientranza, batté il palmo vicino ad essa.
 Le lampadine emisero una lieve protesta, piccoli fasci di luce illuminarono lo spogliatoio. Distinse, lontani appena un paio di metri, il gruppetto di ragazzi che accerchiava Himeko. Avevano tutti alzato gli occhi verso le luci, colti alla sprovvista.
 Yukiko scattò in avanti, il ginocchio fu attraversato da una scarica di dolore; cedette a un passo dal gruppetto.
 Diede una testata al un ragazzo e lo spinse di lato, con un gemito di dolore, egli sbatté contro la testa di un’altra ragazza. Diverse voci si alzarono in protesta.
 Yukiko sgusciò in mezzo al gruppo, piantò i piedi a terra per non cadere, si voltò con la schiena rivolta a Himeko - Lasciatela in pace - disse, aveva parlato velocemente, nella speranza che nessuno sentisse la sua incertezza. Le gambe le tremavano, spalancò le braccia - Non vi permetterò di torcerle un capello -.
 I presenti le lanciarono sguardi perplessi, il ragazzo che aveva postato lo stato su facebook ridacchiò - Vuoi proteggerla? - incrociò le braccia, tamburellando le dita su di esse - Quella lancerà una qualche strana maledizione contro la scuola se non le diamo una bella lezione - sorrise, conciliante – Spostati -.
 Yukiko deglutì - No - disse. Mosse un passo all’indietro, nella speranza di ricevere sostegno da parte di Himeko. “È troppo silenziosa… perché non fa qualche battuta ironica?”
 La ragazza più bassa tra le presenti sventolò le unghie smaltate di rosso, - Ehi, ma sei stupida? Sai parlare il giapponese? - le premette l’indice contro la guancia - O serve anche a te un piccolo insegnamento? -.
 Yukiko fu tentata di arretrare nuovamente “okay, forse il mio piano di salvataggio ha qualche pecca”.
 Ogni traccia di confusione e smarrimento era sparita dagli occhi del gruppetto, ora aveva davanti a se una collezione di volti sorridenti. “Aiuto”, gemette.
 - Kuroi-san! -.
 La voce di Kaze Gensaki riecheggiò negli spogliatoi, aveva una sfumatura quasi annoiata. Gli aggressori si voltarono verso la porta d’ingresso, il ragazzo dello stato di facebook cacciò un verso seccato.
 - Tsumetai-san! -.
 Una chioma bionda fece capolino oltre la soglia, era girata dal lato opposto - Kuroi-san! Tsumetai-san! - ripeté, inespressiva - Non dovevamo tornare a casa insieme? -. Si voltò verso i presenti, Kaze batté le palpebre - Ho interrotto qualcosa? - chiese - No? - si rivolse a Yukiko - Dai! Oggi devo passare prima dal mini market vicino alla stazione -.
 Yukiko avvertì la tensione che gli avvolgeva lo stomaco calare di colpo, confusa socchiuse le labbra ma, si accorse, non riuscì ad emettere suono.
 Gensaki sbuffò - Ohi! Dormi in piedi? - la prese in giro - Kuroi-san è con te? - chiese.
 Yukiko annuì, lenta.
 - Allora che aspettate? Venite! - disse l’altra.
 Yukiko si guardò intorno, i ragazzi del gruppo si lanciavano sguardi infastiditi ma non stavano facendo nulla per bloccarle. Cercò il polso di Himeko, lo strinse e trascinò l’amica via.
 Le lanciò un’occhiata di sottecchi, aveva gli occhi nascosti dalla frangia corvina ma, poté giurare, era pallida. Il suo volto non sembrava avere nemmeno una sfumatura di espressione. Né paura, né umiliazione, né rabbia.
 Vuoto.
 
Kaze ammucchiò sul bancone del mini market diversi scatole di cerotti, una garza e del disinfettante. Tirò fuori dal cestello rosso un pacco di bottiglie d’acqua naturale da mezzo litro, Yukiko si strinse addosso il borsone bianco, imbarazzata.
 - Gensaki-san - mormorò.
 La tennista sorrise, tirò fuori un portafoglio marrone - Quanto le devo? - chiese alla commessa.
 Era stata totalmente ignorata. Yukiko ridacchiò, sfiorò con il dorso della mano quella di Himeko - Come ti senti? - sussurrò.
 Himeko fece un sorriso forzato - Bene - rispose, monotono - Non è niente di diverso dal solito -. Si allontanò di un passo da lei, - Non dovevate disturbarvi -.
 - Questo ed altro per un’amica - disse Yukiko, si guardò intorno: loro erano le uniche clienti in quel mini market. Fuori dalla vetrina, notò che erano già stati accesi i lampioni. Una scatola di cerotti la colpì al volto, gemette, spaventata prima di acchiapparla al volo.
 - Devo lanciarti anche la bottiglia? - le chiese Kaze, giocando con una di quelle.
 Yukiko scosse la testa - No! - balbettò.
 Kaze tese la bottiglia che l’altra accettò tremante - ’kay - disse la tennista, aprì la zip del borsone e vi inserì il resto degli articoli comprati. Poi si voltò verso il bancone e prese il suo resto, Yukiko non poté fare a meno di notare che Kaze doveva aver pagato con una banconota di grossa taglia.
 Kaze si riprese il borsone, si avviò verso l’uscita.
 - A domani - mormorò Yukiko verso la tennista.
 L’altra si voltò, perplessa, dischiuse la bocca prima che un sorriso le increspasse le labbra - Uh - rispose - State attente quando ritornate a casa -. Detto questo uscì dal mini market.
 Yukiko sbuffò, demoralizzata: “avrei dovuto dirle grazie”. Si rivolse a Himeko - Su, andiamo a casa mia - le sfiorò le spalle con le proprie - Oggi casa Tsumetai offre ramen istantaneo e cola sgasata -.
 Le spalle di Himeko tremarono, la ragazza si piegò in avanti mentre si nascondeva la bocca con il pugno chiuso; fece una debole risata - Non hai ancora imparato a cucinare? - le domandò.
 Yukiko scrollò il capo - Semmai è mamma che dovrebbe cucinare - si grattò la nuca, sentì le guance infiammarsi - Oggi è dal medico fino a sera tarda perciò devi accontentarti -.
 Himeko annuì, - Figurati. La sua cucina non è migliore della tua -.
 - Ehi! -
 
Yukiko e Himeko entrarono dentro al cortile di una casa bianca con un grande albero di fianco.
 Kaze le osservò oltrepassare la porta d’entrata e chiuderla dietro di se. Malgrado fosse estate, ora che era sera, iniziava ad avere freddo e, per lo più, le aveva seguite solo perché aveva paura che accadesse di nuovo qualcosa di simile a quel pomeriggio. “Paranoica”, si disse. “Ora stanno bene, puoi tornare a casa”.
 Vide la luce di una camera al secondo piano accendersi. Serrò le labbra prima di sbuffare sonoramente, poi, silenziosa, gettò il borsone ai piedi dell’albero e si arrampicò su di esso.
 
Yukiko fece sedere Himeko sul proprio letto, aveva a malapena un paio di tagli sul viso e sul braccio sinistro. Nulla di preoccupante, per fortuna. Peccato che le avessero disfatto la fascetta da membro del comitato disciplinare.
 Yukiko si mordicchiò il labbro inferiore, incrociò gli occhi cremisi di Himeko. L’unico motivo per cui era soprannominata Strega era proprio il colore dei suoi occhi. Le dava fastidio.
 Passò ad Himeko i cerotti poi si sedette alla scrivania - Fa come se fossi a casa tua - batté l’indice sulla gamba - Per mangiare aspettiamo mamma ti va bene, vero? - le domandò, incespicando sulle parole. Spostò una decina di gru di carta colorata da sopra una scatolina, ammucchiandole su un mobiletto insieme alle altre. Poi aprì la scatolina e tirò fuori un foglio azzurro.
 - Le senbazuru? - le chiese Himeko, applicando un cerotto sul braccio - Sai che te l’avevo raccontata per scherzare quella leggenda? -.
 - Invece sono certa che sia vera - replicò Yukiko, piegando il foglio quadrato a metà - Anche tu hai un desiderio da realizzare, no? -.
 Himeko chiuse la scatolina dei cerotti e la appoggiò di fianco a se - Sì - si voltò verso la finestra per poi riportare velocemente lo sguardo sull’amica - Probabilmente hai ragione -.
 Yukiko piegò l’ennesimo lembo di carta e fece la coda, con l’altro fece il collo della gru - A che quota sei? - le chiese Himeko.
 Yukiko sistemò il becco - Desidero diventare più coraggiosa - sussurrò, prese un pennarello rosso e scrisse su un ala “1000” quindi mostrò il lavoro all’amica - Ho finito! - la appoggiò insieme alle altre - Sono sicura che un giorno il mio desiderio si realizzerà -.
 Himeko s’indicò - Direi che si è già realizzato, - alzò il volto al soffitto - Altrimenti non credo che mi saresti venuta a salvare -.
 Yukiko si schermì il viso - Se non fosse arrivata Gensaki-san, dubito che ne saremmo uscite bene -.
Yukiko appoggiò lo sguardo al cielo stellato vedendo una grande stella luminosa,-Guarda quella stella,magari è un segno per il mio desiderio-.
Himeko fece come detto dall’amica e disse seria –Non credo proprio-, Yukiko fece una piccola risatina -Già,solo che avvolte mi piace perdermi nella fantasia-.
Nel frattempo Kaze guardava sempre da quell’albero,si era mimetizzata bene con le foglie,”Tante storie per 1000 gru di carta,io ne potrei avere 2000 e d’oro”,la ragazza scese dall’albero,prese il suo borsone bianco e stava per andarsene quando vide una ragazza dai capelli verdi lunghi e un po’ ondulati avvicinarsi alla casa di Yukiko con una fascia in mano.Il volto era serio ed autoritario,Kaze la conosceva bene era Ayano  Akiyama famosa per la sua brillante media scolastica e per la sua ricchezza.
Ayano,appena notò Kaze, alzò la mano in gesto di saluto e aumentò il passo verso la casa di Yukiko.-che ci fai tu qui Gensaki-san?- ,poi fece una risatina sarcastica -Se non sbaglio non abiti qui!-.
Kaze considerava quella ragazza una maga nelle irritazioni,mai ai suoi livelli sempre secondo i suoi punti di vista, riusciva ad essere sarcastica ma allo stesso tempo calma e tranquilla,-Ayano potrei  farti la stessa domanda-.
Il viso della verde assunse per una decina di secondi un espressione da “Io ti uccido”, ma poi tornò alla sua espressione calma e tranquilla e disse con calma –Primo chiamami col mio cognome-,Kaze sbuffò,gonfiò le guance e fece il broncio ad Ayano,la quale  guardava alquanto stranita,-Sei così noiosa,non mi meraviglio che non hai delle amiche- aggiunse Kaze con un certo tono di superiorità.
Ayano si rattristì subito , “In fondo non sono fatti suoi” disse tra se e se, così riprese la partaccia che stava facendo a Kaze,-Questi non sono affari tuoi,comunque sono qui per restituire questa fascia- mostrò una fascia bianca,che emanava un buonissimo profumo di  detersivo per panni, con una scritta rossa grande Membro del Comitato Disciplinare ,”Questa deve essere sicuramente di Kuroi-san” pensò Kaze.
-E’ di Kuroi-san vero?-,Ayano annui compiaciuta e tese la mano con sopra la fascia,-Visto che sei qui dagliela tu!-.
Ayano gli affidò in fretta  e furia la fascia e corse via,Kaze che non voleva farlo cercò di chiamare la ragazza , ma ormai era troppo tardi.”Mi devo ricordare di ucciderla” pensò fiera di sé,poi guardò la porta della casa della sua compagna.
Si avvicinò piano piano,come se stesse camminandò su di un campo minato, arrivata alla porta bianca bussò e senti a stento quello che dicevano le ragazze.Yukiko guardò prima dallo spioncino  e poi aprì finalmente a Kaze.
Yukiko era felicissima di vedere Kaze bussare a casa sua, scese anche Himeko a vedere chi era e disse con molta normalità -Finalmente sei scesa dall’albero-, Kaze arrossì un po’, mentre Yukiko la guardava stranita –Albero!?Cosa intendi?-.
Kaze era sempre più imbarazzata,-No,si sarà sbagliata- disse per uscire da quella strana situazione.-Co-comunque che come mai sei qui?- chiese Yukiko molto curiosa, Kaze le porse la fascia e disse –Questa è di Kuroi-san!-  Yukiko la prese dalle sue mani e laringraziò con un sorriso mentre la bionda si incamminava verso la strada di casa sua.
-Vo….voresti restare a mangiare!?- disse Yukiko con un filo di voce,Kaze la guardò e fece gesto di no col capo -Mi dispiace ma devo tornare a casa!Ci rivedremo domani alla festa della scuola-, Yukiko sorrise -Ce-certo la festa scolastica………tu verrai ,vero Himeko?- la ragazza annuì, le due videro Kaze allontanarsi all’orizzonte e poi tornarono dentro.
Il mattino seguente all’entrata della scuola c’erano Himeko,Ayane e Yayoi Midorikawa,la presidentessa del comitato disciplinare nonché capo della squadra femminile di calcio era una ragazza molto  alta con i capelli corti e neri, che stavano dando il benvenuto a tutti gli studenti.
La loro scuola era molto grande e si estendeva in grandi prati verdi e c’erano tantissime strutture sportive,visto quel giorno si potevano portare i genitori,Yukiko aveva chiamato sua madre che sarebbe arrivata più tardi a causa di una visita medica.”Arriverà………almeno lo spero”, pensò preoccupata.
qualcosa o meglio qualcuno distolse Yukiko dai suoi pensieri,un ragazzo alto ,biondo e con una massa muscolare abbastanza sviluppata che parlava con dei ragazzi.Era sicuramente un nuovo studente,magari venuto per l’iscrizione, ma Yukiko fù colpita da come riuscì a farsi subito degl’amici.
-AHAHAHAHAHAH!Ti paice?- Yukiko si prese uno spavento, ma poi vide che era Kaze e si calmò,-Allora ti piace eh?- la canzonò Kaze con un tono malizioso, Yukiko arrossì completamente e disse con molta difficoltà –C-cosa di-dici?-.
Kaze la guardò con uno sguardo sempre più maliziosa, poi sorrise e si mise una mano sotto il mento –La mia analisi è finita!Tu hai riscontrato la malattia “Amore” alla massima potenza-, dopo queste parole rise ancora e Yukiko era sempre più abbattuta.
Yukiko corse verso l’entrata e Kaze la seguì,era arrivata una piccola macchina,il padre di Yukiko ne uscì e salutò la figlia, poi andò sul retro e prese una sedia a rotelle.La madre di Yukiko aprì la portiera e con l’aiuto del padre si sedette sopra,-Cosa ti è successo?- chiese Yukiko quasi in lacrime.
-La caduta di ieri sera cara……..devo rimanere così per un pò nulla di grave-, Yukiko abbassò lo sguardo e piangieva la madre si avvicinò e disse con un tono eccitato - La passeggiata che mi avevi promesso?Sono venuta qui per questo-, Yukiko seppur ancora triste si asciugò le lacrime e fece un falso sorriso, il padre ripartì perché doveva ritornare al lavoro.
-Dai andiamo ragazze- disse Kaze con un sorriso,-Grazie di ritenermi giovane- disse la mamma di Yukiko con un sorriso, camminarono per le bancherelle e poi andarono vicino ai campi di tennis dove regnava la calma più completa.
Nel frattempo un signore di mezza età , vestito con cravatta  e smoking, osservava tutta la scena da sopra al tetto di un palazzo,-Bene,bene sembra che ci sia del lavoro per me, il grande Edgy- , con un gesto della mano prese un diamante nero, il quale si diresse subito nel petto della mamma di Yukiko.
-Bene quindi è la mia vittima?OTTIMO!-disse preso da uno scatto d’ira,-Attivati Eternity!- continuò.La mamma di Yukiko fù intrappolata nel diamante che venne fuso con la sua sedia a rotelle.Quest’ultima si trasformò in un mostro con  braccia,gambe,occhi ed aveva uno strano orologio nero sulla fronte.-Cosa è sucesso a mia madre?-.
Adgy scese dal tetto,-Come mai voi due……NON SIETE SVENUTE!?- le due si guardarono a torno e videro che tutte le persone era distese per terra circondate da un aura nera.-Cosa hai fatto a tutte queste persone?-, Adgy le guardò con un aria sempre più irritata –Ho trasformato la mamma di quella-indicò Yukiko,-In un mostro, mentre la sua anima è andata nel passato,guardate- indicò uno schermo blu dove si vedeva la mamma di Yukiko  la sera prima che cercava di non ripetere l’incidente alla gamba.
-Questi mostri rispecchiano i desideri delle persone, siano essi legati al futuro che al passato- le guardò con un aria di sfida.-La-lascia subito a-andare……….la mia mamma-disse Yukiko in lacrime,-NO!Lei deve  realizzare il suo desiderio così la sua anima andrà alla nostra regina-.
-Sei davvero perfido- disse Kaze con molto coraggio,Yukiko la guardava con stupore perché l’aveva sempre ammirata per il suo coraggio.-Sai quanto me ne importa!?Io voglio solo risvegliare la mia regina per portare il Mondo nel Caos e per farlo mi servono le anime degl’umani o la loro energia negativa-.
-Se qualcuno vuole realizzare il pr-proprio desiderio non deve assolutamente far soffrire gl’altri- disse Yukiko che sentiva dentro di sé nascere uno strano coraggio,-Ha ragione Yukiko!-.In quel momento apparve il ragazzo biondo, ce Yukiko aveva ammirato qualche secondo prima.
-Finalmente vi ho trovato Pretty Cure!- disse lui con un sorriso e lanciò alle due degl’orologi da polso, avevano uno specchietto che si poteva anche togliere e una tastiera con dei numeri, mentre lo specchietto dell’orario era vuoto,era rispettivamente di colore giallo e decorato con piccole strisce rosse,per Kaze, e blu e decorato con piccole strisce azzurre,per Yukiko.
-PRETTY COSA!?-urlò Kaze scandalizzata, il ragazzo tramutò il suo sorriso in una faccia preocupata-Pretty Cure, le leggendarie guerriere!Mettetevi questi orologi e digitate la password 3214, e poi urlate “Pretty Cure!Action Time!Future!”-.
Le due lo guardavano come se stesse parlando una lingua diversa dalla loro,-Sbrigatevi altrimenti per quella signora sarà troppo tardi.-Salverò mia madre a qualunque costo!- disse Yukiko decisa,-Non permetterò mai che le  portiate via la madre!-.
Digitarono la password  sulla tastiera, una luce calda le avvolse.
 Spaventata, Yukiko cercò la mano di Kaze, la strinse, avvertì l’altra rispondere con una lieve pressione -Action Time! - urlarono. Le loro voci si mischiarono e rimbombarono, il calore parve aumentare - Future! -.
 Furono separate.
 Yukiko mosse la mano di fianco a se, alla ricerca della presenza della tennista ma fasci di colore azzurro le circondarono le braccia. Una sensazione di pace e fresco la colse all’improvviso, aprì gli occhi. Nuovi fasci l’avvolsero il petto e i fianchi, esplosero in nuvolette di scintille simili a fiocchi di neve.
 Vide Kaze: le labbra dischiuse, gli occhi spalancati, doveva essere confusa quanto lei. I capelli biondi della tennista brillarono, il nastro rosso che li legava si sciolse e s’allungò per poi spezzettarsi. Il tessuto rosso si ripiegò diverse volte, aderì alla gonna gialla che cingeva le gambe della ragazza fino a diventare un tutt’uno con essa.
 Furono di nuovo sbalzate di lato, protestarono nell’istante in cui si resero conto che si stavano per colpire a vicenda. Yukiko vide, confusamente, ciocche blu mulinarle attorno. Alzarono le mani, le loro dita si sfiorarono, batterono i piedi per terra mentre un paio di stivaletti blu sostituivano le scarpe da ginnastica che Yukiko indossava abitualmente.
 Si separarono - Custodi del tempo per proteggere il futuro! – esclamarono.
Kaze, stretta da quel vestito così femminile, piroettò: i polsini arancioni tracciarono scie dorate ad ogni suo movimento - Il vento che soffia dai ricordi del passato - recitò, si bloccò sul posto, mettendosi le mani sul fianco - Cure Hope! - le scie esplosero in scintille.
 Una brezza penetrò la schiena di Yukiko, piroettò. Dal polsini blu scaturirono scie argentee che seguivano i movimenti delle sue braccia - Il coraggio di correre verso il futuro - recitò, drizzò la schiena e alzò il mento,tenne le braccia lungo i fianchi - Cure Bravery! -.
 Hope si posizionò alla sua destra, le loro spalle si sfiorarono  - La luce che attraversa il buio della disperazione!- a quelle parole le due piroettarono  e si ritrovarono di nuovo spalla e spalla,Hope mise una mano sui fianchi  ed un’altra tesa verso l’alto, mentre Bravery  ne teneva una tesa verso l’alto e un’altra verso il basso-Mirai Pretty Cure!-.
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Nel prossimo capitolo………
La battaglia sarà dura per le nostre  “reclute”,ma riusciranno a salvare la madre di Yukiko!Che bello!La storia sarà spiegata in modo più amplio e Yukiko si sentirà molto triste perché verrà considerata da Kaze come “un’asistente”!Tutto questo nel prossimo capitolo:
“Cure Bravery è solo un asistente!?La vera star è solo Cure Hope!”
Ci vediamo al prossimo capitolo!
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