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Autore: JackOdy    08/05/2013    4 recensioni
[Odyssea. Oltre il varco incantato. - Amabile Giusti ]
Le luci di stella fluttuavano in un cielo tinto di cupa antracite, solo gli schizzi dei fuochi scoppiettanti di tanto in tanto infastidivano quell’oscura distesa. I suoni di feste e danze perpetuavano il loro rintoccare di stoffe leggiadre ed inchini signorili, mentre Odyssea scrutava le sagome di un presente d’incerto divenire.....
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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ODYSSEA


«Ti piacerebbe che ti dicessi che sono innamorato di te e che ogni volta che ti vedo con quello mi ribolle il sangue, o forse ti sentiresti felice se ti dicessi che non ho mai provato niente del genere per una ragazza, e cos’altro? Che sono letteralmente terrorizzato da quello che provo per te? E che il solo pensiero che ti possa succedere qualcosa o che tua madre decida all’improvviso di portarti via mi fa star male da morire? E che ti odio anche, perché penso che per te sia solo una cotta da ragazzina e invece io ti amo come un pazzo? Di’ la verità, vorresti questo, vero? Insomma, a conti fatti non vorresti me ma uno come Jordy Angel! E allora perché non vai a prendertelo, è lì a disposizione, tutto smorfie e battiti di ciglia e completi di lino stirato! Se lo vuoi sapere io sto molto bene con Letizia; è bella, divertente, non troppo appiccicosa, e soprattutto non prova a cambiarmi, si accontenta di ciò che vede, cioè Jacko.»

C’erano giorni di gioia così straripante che non bastava un solo cuore a contenerla tutta, e giorni in cui l’infelicità era opprimente come una tomba. Giorni in cui ci si sentiva orfane, e giorni in cui anche solo il ricordo di un padre visto in fotografia bastava per sentirsi parte di una vera famiglia. C’erano giorni di pioggia ininterrotta, e giorni in cui il sole riscaldava il viso e accecava gli occhi col suo splendore arancione. C’erano giorni di lotta contro mostri sanguinari e misteriose creature nascoste dietro camini murati, e giorni di festa, con la ruota panoramica, e tanta gente per le strade, e dolci colorati esposti su davanzali guarniti da ghirlande. C’erano giorni in cui l’amore bussava alla porta con il viso splendido e irriverente di un ragazzo strano con una cicatrice su una guancia, e giorni in cui quello stesso viso andava via portandosi appresso ogni speranza. Odyssea sospirò, e i fuochi d’artificio illuminarono improvvisamente il cielo. Mentre quegli arabeschi di luce infiammavano la notte, mentre il brusio eccitato della folla ne seguiva la danza, mentre il suo cuore stava a galla in una tempesta di nostalgia, si rese conto di non avergli chiesto dove sarebbe andato a vivere. Non importa, si disse. Con l’improvvisa certezza che non sarebbe andato lontano.
 

[Tratto da: Odyssea. Oltre il varco incantato di Amabile Giusti]

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P.O.V. ODY+JACKO


Le luci di stella fluttuavano in un cielo tinto di cupa antracite, solo gli schizzi dei fuochi scoppiettanti di tanto in tanto infastidivano quell’oscura distesa. I  suoni di feste e danze perpetuavano il loro rintoccare di stoffe leggiadre ed inchini signorili, mentre Odyssea scrutava le sagome di un presente d’incerto divenire. Troppo difficile ed arduo da comprendere e mandar giù come un boccone d’acida aria, probabilmente più duro di un tozzo di pane carbonizzato. Stava ancora issata sulle fragili gambe di grissino, contemplando due spalle d’uomo scomparire tra le stesse linee ondeggianti di gioia. Al di là del suo animo, la tangibilità si ornava di schiamazzi e risate ma lei – piccola e forte guerriera – lottava con i mille dubbi che le sormontavano la gola ed il petto. Mille e mille discordanti punti interrogativi duellavano in lei, centinaia di sinuosi dubbi si conficcavano nella ratio per scarnificare le sue certezze. Jacko O’Donnell non l’amava, bensì era geloso! Jacko O’Donnell la baciava, tuttavia non era attratto da lei! Jacko O’Donnell la ripudiava e poi… la stringeva a sé al pari di un diamante fin troppo raro! Di certo il cuore di quel ragazzo era una pindarica trottola che vorticava senza un senso apparente.
Ody scosse il capo frustrata, attorcigliando le dita le une alle altre: avrebbe voluto liberarsi del grondante avvilimento che l’attanagliava urlando, correndo, piangendo. Ma? Era stanca.
Una donnina in un corpo di esile crisalide, pur sempre sedicenne e non sensuale; ecco perché aveva le viscere in fiamme dalla gelosia, ecco perché preferiva rimanere nell’ombra dei festeggiamenti e non al centro della chiassosa baldoria. Strascicanti, i suoi passi la portarono poco lontano da quello sfavillio, fin poco lontano da Jacko che era macigno pressante sulle sottili spalle: anche il solo pensiero era troppo tangibile, anche il distante respiro vivo sulla sua pelle. Rabbrividiva perfino adesso, rabbrividiva nell’immaginare il suo profumo capriccioso ed irriverente. Cosa l’aveva fatta ammattire in tal modo?  Erano corroboranti le emozioni che si intrecciavano in lei con fili di rosso ed argento, gli stessi che davano vita a scorci d’amore e farfalle impazzite nella testa e nelle mani. Sentiva la sua carne annodata alle ossa, le ossa ai muscoli ed i muscoli ad ogni poro del suo incarnato di opalescente pietra di luna. Non poteva vivere al pari di un nastro appallottolato, doveva liberarsi di quell’opprimente sentimento che la legava a Jacko. Perché? Perché lui l’avrebbe ancora ed ancora derisa. Non era questa la sua miglior virtù? O’Donnell era insolente, sfacciato, prepotente, insopportabile. Insomma un despota, il despota che le aveva rubato la ragione.
In ogni gesto di quel cavaliere dall’armatura di latta, dalla spada di fieno e dall’andatura da pirata Odyssea vi leggeva onore e dedizione. Sì, lui l’aveva protetta dal male che si era lanciato su di lei con tuoni e saette! In una notte, molto lontana e sbiadita nell’oscillare della clessidra del tempo, Jacko l’aveva riscaldata col suo esserci; poi Ody l’aveva scrutato con iridi ebbre di Morfeo per assopirsi in soffici sogni, risvegliandosi con il nuovo mattino e la solitudine di un talamo vuoto. Quelle or ora le parevano sbiadite visioni di una pazza, tenui ed evanescenti nella loro essenza: friabile riso al palato, serico damasco tra le dita, profumata margherita per lo spirito. Si sarebbe mai e poi mai estinta la vampa che l’ardeva? Quella fiammella di ossidiana consisteva in margini di capelli spettinati e di pece, in occhi di tizzoni ardenti ed in un viso di spigolosa arroganza? Lo amava, che bell’imbroglio. Aveva sedici anni di dolore, aveva il corpo di una mela ancora acerba, il cuore in brandelli di cartoncino; però amava con la voracità del leone, la potenza dell’uragano e la delicatezza di una carminia rosa di primavera. Odyssea era innamorata dell’amore più impossibile, di un amore che le profezie avevano dato come predestinato. Ulteriore beffa! Jacko aveva manifestato indifferenza condita con lemmi per nulla colorati di morbida adorazione, nonostante ciò il Fato – burlone e ciarlatano – affermava un avvenire univoco di correità ed appartenenza. A chi dare ascolto? In cosa deporre la propria fede? Odyssea scalciò malamente un sassolino che, roteante, si fermò ai bordi del selciato silente. Era giunta al capolino dell’impazienza, altresì giunta all’inconcludente baratro dell’insensato.
Dimenticarlo? Conquistarlo? Aspettarlo? “Maledizione!” imprecò snervata, tornando ad infastidire altre pietruzze ed altra erbaccia. La foresta giaceva  adesso in una paradisiaca calma, era stata incantata da un sortilegio di pace: le lucciole ondeggiavano nel sottobosco, creando rocamboleschi ghirigori di luce iridescente ed il vociare della musica era stato smorzato  ed attutito dagli echeggi della sua devastata testolina. La luna la sbeffeggiava con il suo volto imperlato di caligine astrale, si deliziava nello scorgere la sua cocciutaggine e della sua fragilità. Beata lei che non soffriva di dolce spasimare, beata lei che dal suo regale piedistallo dominava l’uomo nella notte più profonda, che scrutava con curiosa malizia tutto e tutti: nondimeno Jacko. Neppure lui poteva detrarsi dal suo sguardo di vigile dama. 

Impossibile! Quella ragazza l’avrebbe fatto ammattire e poi rinsavire, solo per farlo impazzire ancora una volta. Jacko le aveva sorriso e sfiorato quella chioma inestricabile di rametti secchi. Tuttavia, l’unico suo desiderio era stato quello di urlarle contro senza sosta. Come diamine poteva essere gelosa di quel gruppetto di ochette che aveva definito “amiche sue”? Come faceva a non distinguere le miriadi di sfumature che differenziavano tutto ciò che lui era? No, le aveva detto di non essere affatto un principe azzurro, né tantomeno un cavaliere dall’armatura scintillante con in pugno la spada della Verità. Lui era solo Jacko, un ragazzo incasinato che poco aveva a che spartire col mondo patinato e perbenista di quel villaggio incantato; che poco s’intarsiava a quel background di pettegolezzo ed apparenza; che mal digeriva altezzosità e disprezzo. Era scorbutico ed assolutamente intrattabile, ma chi non lo sarebbe stato con un passato come il suo? Ok, non avrebbe certo potuto nascondersi dietro quella pantomima lacrimevole, doveva ammettere di essere stato duro con Odyssea. L’aveva aggredita e poi… rifiutata e trattata come una ragazzina di sedici anni… ma, al diavolo, aveva sedici anni! Jacko non concepiva la minima idea di come si potesse dichiarare amore assoluto a quell’età. L’amore era qualcosa che andava oltre i brividi sotto pelle e le farfalle nello stomaco; ti torceva l’anima come uno strumento di tortura, la triturava con ben poca pietà per poi rendertela indietro a brandelli. Davvero un affare coi fiocchi.
Ody era testarda quanto ingenua, e lui? Non riusciva minimamente a scorticarla via dalla mente.
I suoi stivali pesanti affondavano nel morbido terreno come burro, lasciando dietro di sé orme indelebili di confusione e frustrazione. Non ritornò alla festa come aveva accennato a “lei”, preferì allontanarsi da tutto quel trambusto e respirare aria pulita ed incontaminata: solo una corsa forsennata con Levante avrebbe potuto aiutarlo a cancellare ogni angustia e remora, foss’anche per pochi minuti avrebbe trovato un po’ di pace.
Mezz’ora più tardi, i talloni di Jacko O’Donnell si erano conficcati nei fianchi del fiero stallone biondo. Aveva arrotolato le maniche della camicia fin sopra i gomiti per avere libero movimento, mentre le sue grandi mani artigliavano le redini con spasimo. Percepiva il vento ottobrino sferzargli il volto sfregiato ed i capelli scuri come il fondo buio di un pozzo senza fine. Il labbro eternamente prigioniero di denti aguzzi di madreperla. Le folate impazienti tormentavano il tessuto morbido, rivelando il torace dilaniato. Due occhi sgranati e caotici affollarono la mente di O’Donnell: gli stessi che avevano fissato impassibili quello squarcio irregolare che portava come macabro sigillo sulla pelle. Odyssea non aveva distolto lo sguardo, non aveva indietreggiato, pareva quasi che avesse pensato a tutt’altro che non a rabbrividire per quell’orrore. L’aveva ammirata per il suo sangue freddo, così come si era maledetto per la propria caustica ironia. Quante altre volte l’aveva provocata, vessata, insultata? Forse troppe ma il movente gli era parso molto più che giustificabile: doveva stare lontana da lui! Perché? Perché quando il profumo di lei stuzzicava i suoi sensi, la ragione soccombeva alla follia. Perché quando la pelle pallida e sottile di lei rasentava la sua carne deturpata, ogni molecola del corpo evaporava come rugiada di buon mattino. Perché quando i balbettii ed i mugolii di protesta di lei lo raggiungevano, lo lasciavano senza fiato come un toro in un’arena al termine di un feroce combattimento. Come quest’ultimo rischiava di stramazzare sulla polverosa sabbia ad ogni barcollante passo, e lui – Jacko O’Donnell – non poteva assolutamente permettersi di essere debole. E Ody era diventato il suo imperativo Tallone d’Achille.
Quell’improvvisa rivelazione rischiò di farlo schiantare sui ciottoli sconnessi della via! Senza neppure pensarci aveva tirato le redini di Levante facendolo impennare furiosamente. Per un invisibile istante la terra diventò cielo ed i sassolini stelle, prima che quasi ogni dettaglio tornasse al suo inevitabile corso: la volta celeste riprese la sua usuale locazione così come le pietruzze del sentiero lastricato, mentre il cavallo proseguì più quieto il suo percorso; nonostante ciò il respiro del suo cavaliere restò alterato, pareva che volesse mozzargli la gola a morsi. Jacko boccheggiò frustrato, ordinando al suo cuore di porre fine a quella danza tribale che vessava la sua gabbia toracica. “Basta, dannazione! E’ solo una ragazzina!” continuava a ripetersi con macabra cadenza, mentre fermava il suo destriero e vi scendeva con un oscillante balzo. Si aggrappò a quella criniera di ispida paglia, quasi come se temesse che i suoi piedi potessero sprofondare in un improvvisa voragine. Levante, però, avrebbe potuto fare ben poco contro le ombre che albergavano il suo petto, contro l’abisso che lui chiamava “casa”, contro il fiele che inacidiva il suo essere. Ody si sentiva attratta dal fantasma di Jacko, se solo avesse potuto scorgere anche solo un bieco baluginio del suo “io” reale sarebbe corsa via a gambe levate senza più voltarsi indietro.
“E questo che devi fare, bambina… Scappa, scappa e non ti voltare” mormorò a denti stretti contro il corpo caldo del suo fedele stallone, mentre stringeva i pugni in due morse d’acciaio e le nocche divenivano di candida neve. Poi rise. Una risata amara quanto un’arancia acerba, triste come un tramonto offuscato dal temporale, folle come un volo in caduta libera senza paracadute. Note stridenti che graffiarono il vento, infastidirono la luna… e scorticarono un cuore. Il suo.
“La verità fa male, l’amore ti uccide”. Tanto vero quanto crudele.

Ci sarebbero stati attimi in cui l’odio sarebbe arrivato ai cancelli dell’anima, strillando il bisogno di essere ascoltato; ci sarebbero stati altri attimi in cui, l’amore, li avrebbe spalancati accogliendo la propria antitesi  tra le braccia: odio ed amore si sarebbero infine sciolti in un crogiolo indissolubile, rendendo il male ed il bene un’unica via di salvezza.

THE END
 
 
Ciao a tutti! Siamo Rosy ed Annie, appassionate del meraviglioso mondo di "Odyssea. Oltre il varco incantato" di Amabile Giusti. Questo piccolo scorcio è un regalo che abbiamo voluto donare all'autrice per ringraziarla delle emozioni che ci ha elargito con i suoi scritti. :) Speriamo che quest'esperimento vi possa incuriosire e che ci seguirete in tanti, perchè ce ne saranno altri a giugnere con furore... ;) Chissà non diventerete fans sfegatate come noi della magia di questa scrittrice straordinaria...





 
 
 
 
   
 
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