I’ll always take care of you.
Chapter One.
Se solo fossi stata più forte…
Mi svegliai in un bagno di sudore, urlando. I ricordi si erano trasformati in incubi terribili.
*FLASHBACK*
-Mark che vuoi ancora?-chiesi esasperata.
Mark era il mio ex ragazzo e da qualche giorno non faceva che pressarmi di domande.
-Lo sai cosa voglio…- rispose lascivo.
Mi si avvinghiò attorno e iniziò a baciarmi voglioso il collo. La sensazione era disgustosa, mi sentivo come sporca, contaminata.
-E dai piccola…-fece, prendendomi il viso e costringendomi a baciarlo.
Il terrore mi paralizzava, mi attanagliava, mentre sentivo la sua lingua invadermi la bocca, lasciandomi il sapore della birra. Mi staccai tirandogli un calcio nelle parti basse e mi allontanai andando verso la via principale, uscendo da quel vicolo buio e maleodorante.
Ma fui troppo lenta.
Mark mi riafferrò per il braccio e mi tirò un violento schiaffo sulla guancia. Lo vidi abbassarsi la cerniera dei jeans, poi mi prese le cosce, attirandomi a sé. Lanciai un urlo quando sentii le sue mani risalirmi da sotto la gonna e abbassarmi le mutandine.
Un ragazzo entrò nel vicolo, accorrendo forse al mio grido.
‘Grazie a Dio’pensai.
-Lasci stare la signorina!- disse.
Soffocai un grido, e strattonai le mie braccia, liberandomi da Mark. Lui fulminò con lo sguardo il ragazzo riccio che ci stava davanti.
-Che cazzo vuoi eh? Vorresti esserci tu vero?- gli gridò contro.
-Mark! Piantala!-
-Zitta puttana.- mi sibilò contro.
Le lacrime mi punsero gli occhi. Alzai gli slip, mi sistemai un po’ capelli e gonna e corsi nella via principale.
Perché Dana si era allontanata? Questo non lo sapevo.
*FINE FLASHBACK*
-Rosie? Hai urlato, va tutto bene?-chiese mia madre entrando nella stanza.
Era una donna meravigliosa, la pelle color caramello e i capelli d’ebano, la persona più dolce e comprensiva di questo mondo.
Avrei voluto dirgli tutto, ma ero sicura che facendo così avrebbe scatenato un putiferio, quindi decidetti di tacere e tenermi tutto per me.
-Niente mamma, solo un brutto sogno…- borbottai.
Lei sorrise e mi schioccò un bacio sulla guancia.
-Dai su, a nanna, che domani è finito il tuo tempo libero e devi tornare al collegio.- disse, poi se ne andò a letto.
Lo stesso feci anche io, riaddormentandomi di colpo.
Stavo camminando verso il mio armadietto quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi arrivò addosso.
Il ragazzo riccio della sera prima.
-Oh…ehm…ciao.-mi disse.
Sorrisi e lo scansai di lato, afferrando i libri caduti e poi tendendogli la mano per alzarsi. Lui la afferrò e ricambiò il sorriso.
-Grazie per ieri notte, non so cosa sarebbe potuto succedere senza di te.- dissi tutto d’un fiato.
-Non devi nemmeno ringraziarmi…forse dovresti porre i tuoi ringraziamenti a mia mamma, se non mi avesse mandato a prendere le sigarette non sarei stato lì.-
Abbozzai un sorriso imbarazzato.
-Piacere, sono Rosie Welth.- dissi, porgendogli la mano.
-Harry, Harry Styles.- rispose, le fossette che troneggiavano sulle sue guance.
Solo allora mi accorsi di quanto era bello. I ricci erano luminosi e ben pettinati, con un ciuffetto alzato, le labbra carnose erano rosee e sorridenti, e poi quelle fossette: diavolo, attizzavano, attizzavano molto.
Arrossii violentemente, non seppi per quale preciso motivo.
-Ehm…devo andare, ho il turno in biblioteca…ciao Harry!-
-Ciao Rosie!- disse, sorridendo nuovamente e scuotendo la mano a mo’ di saluto.
Mi avviai velocemente verso la grande stanza polverosa. Era colpa di Jamie se ero finita lì in punizione, ma non mi lamentavo: adoravo la biblioteca. Era così grande, enorme, piena di scaffali in mogano scuro colmi di libri, grandi, piccoli, di tutte le dimensioni e per tutte le età. Il mio compito era di registrare i prestiti, raccogliere i libri in un grande carrello e poi riportarli nella loro sezione, inoltre dovevo mantenere il silenzio, sennò la Grigori, la vecchia professoressa di storia e letteratura, si arrabbiava e mi faceva sistemare gli scaffali.
Appoggiai la borsa dietro la grande scrivania e mi sedetti nella grande poltrona in pelle scura, afferrai la penna e il blocco di documenti dei prestiti e iniziai quelle tre intense ore.
Quando finii di sistemare l’ultimo volume il cielo era scuro e prometteva pioggia. Le immense nuvole nere si spingevano sempre di più verso la Harrison & Groch, l’istituto dove stavo, e poco dopo non tardarono a rovesciare una quantità immensa d’acqua nel giardino “all’inglese” ben curato.
Sbuffai tornando verso la scrivania, afferrai la borsa e me ne andai verso la mia stanza. Durante il pomeriggio avevo avuto TROPPO lavoro, gli studenti entravano e uscivano in un viavai continuo, prendendo libri, riportandoli e non avevo avuto tempo nemmeno per una piccola pausa caffè. La Grigori mi stette addosso costantemente, chiedendomi se avevo annotato tutto e obbligandomi a far silenzio e a zittire gli altri.
Ero immersa nei miei pensieri quando andai a sbattere contro un petto caldo che profumava di muschio bianco.
-Dovremmo smetterla di incontrarci così.- mormorò la voce di Harry.
Sobbalzai per la sorpresa, poi arrossii quando mi accorsi che le sue fossette erano rivolte per l’ennesima volta a me.
-Già…-borbottai, sistemandomi una ciocca dei miei capelli rosso fuoco.
-Che ne dici, vieni al bar? Se ti va prendiamo un caffè.- propose lui, fissandomi con quegli occhi color smeraldo.
Annuii senza pensarci e lo seguii verso il chiosco scolastico. I lampi fuori illuminavano a giorno il cortile e i tuoni rimbombavano attraverso i muri.
-Per me un espresso americano lungo…Rosie, tu che vuoi?-
-Oh…ehm…uncaffè macchiato lungo.- affermai.
Harry continuò a fissarmi insistentemente, tanto che quello sguardo mi infastidì un poco, ma non lo diedi a vedere.
-Quel tizio, ieri sera…che voleva?-
“Domanda sbagliata, bello.” Abbassai la testa, guardando a terra. I caffè arrivarono e iniziai a berne grandi sorsi, la lingua che mi bruciava.
-Mark? Non si vedeva cosa voleva da me?- risposi secca, forse un po’ troppo. Ma perlomeno così imparava a non rivolgermi quelle domande.
-Oh, scusa. Non volevo ferirti, cerco solo di capire…-rispose imbarazzato, mentre le guance gli si coloravano di rosso e un timido sorriso gli affiorava alle labbra.
“Voleva solo capire. Insomma, Rosie, sei troppo acida!”sbraitò la mia vocina interiore. La maledissi mentalmente, non mi interessava. Che lui fosse una persona o un unicorno volante che sputa arcobaleni, non me la doveva fare quella domanda.
-Che ore sono Harry?-
-Le sei e mezza…perché?-domandò confuso, sorseggiando il suo espresso.
Balzai in piedi come una scheggia e afferrai il portafoglio per pagare, ma lui mi bloccò ed estrasse una banconota da dieci dollari, dicendo al barista che il resto era di mancia.
-Cos’è tutta questa fretta?- chiese, guardandomi.
C a z z o. Quello sguardo. Il mio viso si addolcì un po’, poi tornò alla vecchia acidità.
-Devo andare, ho da aiutare una mia amica in un compito…scusa.-
-Domani che lezioni hai, Rosie?-
Tirai fuori il diario dalla borsa e guardai l’orario.
-Fisica, tecnica, letteratura, storia e algebra, perché?-
Lui sorrise entusiasta, come un bambino di fronte ai regali di natale.
-Ci vediamo domani, le ore di letteratura e storia le passeremo assieme!-
Detto questo si allontanò, la camminata strafottente tipica da maschio, lasciandomi lì impalata.
Io gli uomini proprio non li capisco.
*SPAZIO AUTRICE*
Ciao bellissime *-*
Eccomi qui con una nuova FF…certo l’altra non l’ho ancora finita, ma direi che arrivata a capitolo 20 la concludo.
Intanto mi metto avanti con questa *cambio di banner, si si, un grazie enorme a drawjng per il meraviglioso lavoro che ha fatto* ;)
Lo so che è corto corto questo capitolo, ma prendetemelo come un prologo o robe del genere.
Spero solo che vi piaccia e…boh, niente, se volete lasciatemi una piiiiccola recensione!
Baci xxx
Akela