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Autore: Stria93    10/05/2013    9 recensioni
Prima che potesse dire o fare qualunque altra cosa, Belle affondò il capo nel suo petto e lo strinse forte a sé.
Il folletto s'irrigidì: non era abituato al contatto umano...non più.
Poteva sentire il calore del corpo della ragazza, il suo cuore battere freneticamente, il suo respiro irregolare contro il suo petto, e perfino ogni lacrima che ancora scorreva lungo il suo viso.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da Stria93: Per la serie "quantocimancaskindeep", ecco l'ennesima shot Rumbelle ambientata al Castello Oscuro. Spero di non essere troppo ripetitiva ma adoro troppo scrivere episodi riguardanti il periodo in cui Belle era la domestica di Rumpel, spero mi perdonerete. Grazie di cuore a tutti i lettori e i recensori. :)
Un bacione a tutti! <3
Stria93


Come ogni notte, Rumpelstiltskin era intento a filare la paglia all'arcolaio: un rito che si ripeteva sempre uguale da ormai più di duecento anni, fatta eccezione per quelle volte in cui il Signore Oscuro si trovava lontano dal castello per concludere qualche affare, ovviamente sempre a suo vantaggio e a discapito degli sciocchi o dei disperati che si affidavano a lui.
Il silenzio che regnava nel Castello Oscuro sembrava favorire l'arrivo dei pensieri negativi che lo tormentavano, sembrava renderli più concreti.
Questo era un altro motivo per cui Rumpelstiltskin amava filare: il cigolio e lo scricchiolio sommesso della ruota dell'arcolaio riusciva a spezzare, almeno in parte, quell'opprimente assenza del più piccolo rumore.
Ad un tratto però, ad esso, si aggiunse un altro suono: proveniente dal sotterraneo del castello.
Il folletto smise di filare e tese le orecchie, cercando di captarlo meglio e di identificarne la fonte:
sembravano dei singhiozzi strozzati, dei pigolii, quasi dei lamenti.
Il Signore Oscuro cercò di non farci caso e riprese il suo lavoro, ma il rumore non cessava, anzi, ben presto si trasformò in un vero e proprio pianto.
Rumpelstiltskin sbuffò: era da parecchio tempo che la sua domestica non piangeva più durante la notte, e sperava davvero che non sarebbe più capitato.
Per un attimo pensò di lasciarla perdere, ma un'irritante e insistente vocina nella sua testa gli diceva che forse la ragazza stava male, forse aveva bisogno d'aiuto.
Il Signore Oscuro tentò di ignorarla, ma alla fine alzò gli occhi al cielo e si diresse alla cella in cui dormiva la giovane.
Man mano che si avvicinava, i lamenti si facevano sempre più forti.
Quando giunse davanti alla porta ebbe un attimo di esitazione, poi la spalancò con un gesto della mano ed entrò: - Credevo che questa storia fosse finita, dearie... -
Le parole gli morirono sulle labbra quando vide Belle agitarsi sul pagliericcio, con gli occhi chiusi e un'espressione di dolore sul viso bagnato di lacrime, in preda ad un sonno agitato e a chissà quale incubo.
Rumpelstiltskin rimase ad osservarla per qualche secondo, incerto su cosa fare.
Alla fine si inginocchiò accanto al giaciglio e le sfiorò una spalla, scuotendola leggermente.
La ragazza però non accennava a svegliarsi, così il folletto le prese delicatamente il viso tra le mani: - Belle, svegliati, su! Apri gli occhi! -
Lei spalancò gli occhi azzurri, e il Signore Oscuro potè scorgere in essi tutto l'orrore e la paura che il sogno vi aveva lasciato.
La giovane si guardò intorno, spaesata, poi si tirò su a sedere e alzò lo sguardo verso di lui: - R...Rumpelstiltskin... - Sussurrò con un filo di voce tremante.
- Va tutto bene, dearie. Era solo un brutto sogno. -
Prima che potesse dire o fare qualunque altra cosa, Belle affondò il capo nel suo petto e lo strinse forte a sé.
Il folletto s'irrigidì: non era abituato al contatto umano...non più.
Poteva sentire il calore del corpo della ragazza, il suo cuore battere freneticamente, il suo respiro irregolare contro il suo petto, e perfino ogni lacrima che ancora scorreva lungo il suo viso.
Come spinto da una forza più grande di lui, Rumpelstiltskin iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli, e man mano che lo faceva, quel gesto gli diveniva sempre più facile, sempre più famigliare.
Ad un tratto, nella sua mente balenò un'immagine: un povero filatore faceva girare la ruota dell'arcolaio alla luce tremolante di una piccola candela, che illuminava l'interno di una povera e umile casetta; quando giungeva un bambino magro dai folti capelli neri e le lacrime agli occhi.
L'uomo abbandonava la filatura e si alzava, appoggiandosi pesantemente ad un bastone, per raggiungere il piccolo, poi lo conduceva a letto e lo stringeva a sé, cullandolo piano finchè egli non si addormentava.
L'immagine svanì, e Rumpelstiltskin si ritrovò nuovamente nella piccola e buia cella del castello.
Belle era abbandonata contro di lui, e il suo corpo minuto era ancora scosso dai singhiozzi.
Il Signore Oscuro le circondò le spalle e iniziò a sussurrarle parole di conforto, addolcendo il tono della sua voce, di solito acuta, fredda e sarcastica: - Shh, tranquilla dearie, è finita. Ci sono io. -
Presto, i singhiozzi della ragazza si fecero più radi, fino a scomparire del tutto, il respiro di lei si fece più calmo e regolare, e il cuore riprese a battere ad un ritmo normale.
Rumpelstiltskin la tenne stretta a sé ancora per qualche minuto, inalando il dolce profumo dei suoi capelli, poi le mise una mano dietro la nuca e la fece distendere di nuovo sul pagliericcio, stando ben attento a non svegliarla.
Prima di richiudersi alle spalle la porta della cella, osservò l'espressione del suo viso, che finalmente sembrava serena.
Quella notte aveva provato per Belle ciò che, in vita sua, aveva sentito solo per suo figlio Baelfire: una tenerezza e un affetto che nemmeno Milah o Cora erano mai riuscite ad evocare in lui.
Cosa gli stava accadendo? Forse il Signore Oscuro in persona stava diventando un sentimentale? No, non poteva permettersi nessuna debolezza, la sua missione era troppo importante.
Eppure c'era qualcosa in quella ragazza, che lo spingeva a voler abbandonare l'oscurità in cui si era rifugiato per tanto tempo, e che l'aveva sempre protetto, in nome di un sentimento più puro.


 




  
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