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Autore: Black_Sky    10/05/2013    0 recensioni
Clove White: una ragazza normale sotto molti punti di vista.
Abita a Londra con i genitori e due fratellini più piccoli, tutto va alla grande.
Fino al giorno in cui la nostra protagonista si sveglia in un letto d'ospedale, dove le dicono che i genitori sono morti.
da quel giorno la sua vita cambia radicalmente.
Nuovi incontri, scoperte sul passato e scoperte che cambiano il futuro...
Se vi ho incuriosito leggete e ci si sente...
P.S. I capitoli verranno pubblicati due volte al mese per problemi scolastici
kira
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cadevo sempre più in basso.

Intorno a me c’era solo nero, non il nero della notte, carico di sogni e sentimenti diversi, ma un nero pesante e senza emozioni.

Continuavo a cadere, nel buio che mi inghiottiva e che mi circondava.

Perché Jake mi aveva spinta?

Cerca di calmarti, Clove. Jake non ti può aver tradito, lo conosci da troppo tempo.

Ricordati quando vi siete conosciuti, era stato così dolce.

***

Era una giornata calda e tutta la famiglia White era seduta fuori dall’abitazione, sotto il gazebo.

Thomas, il figlio più grande era uscito con gli amici e Clove era rimasta da sola, a disegnare.

Si stava annoiando a morte e per questo era uscita, senza farsi vedere, per fare uno scherzo ai suoi genitori.

Si era nascosta dietro ad un cespuglio di rose ma poi si era addormentata.

Si svegliò che era già sera e il suo vestitino bianco e azzurro era troppo leggero. Tornò in casa e venne messa in castigo per una settimana. Il giorno seguente, non potendo guardare la tv, giocare o disegnare Clove si era rifugiata sotto una pianta a fare i compiti di matematica quando un bambino era passato correndo fuori dal cancello, inciampando in qualcosa e cadendo per terra.

Clove allora era corsa subito per vedere come stesse.

Il bambino da quel giorno passò sempre di lì a parlare con la piccola Clove, diventarono amici e ben presto s’incontrarono tutti i pomeriggi.

Insieme giocavano nel cortile, parlavano e insieme disegnavano. Il bambino divenne di famiglia e si iscrisse alla stessa sua stessa scuola.

***

Cadevo sempre più giù.

Poi cominciai a sentire un profumo dolcissimo come quello del marzapane  e luci di ogni colore si accesero abbagliandomi.  

Cominciai a prendere velocità e poi mi schiantai a terra.

Pian piano cominciai a sentire dei rumori attorno a me e mi risvegliai.

Ero sdraiata su un prato dal profumo buonissimo  ed il cielo era di un azzurro vivo.

Lì accanto a me trovai la testa dorata di Jake. Era sdraiato per terra, accanto a me.

Lo presi dentro per farlo svegliare ma nonostante i miei ripetuti tentativi lui non si mosse di neanche mezzo centimetro.

Mi guardai un po’ attorno. Ciò che vidi era magnifico: il prato fiorito si estendeva fino all’orizzonte, fondendosi con il colore del cielo. Neanche una nuvola.

Poi sentii qualcosa tirarmi verso il basso e mi ritrovai nuovamente sdraiata accanto ad un preoccupatissimo Jake.

Io essendo un po’ tanto arrabbiata con lui gli sfuggii via e mi rialzai in piedi, sotto il suo sguardo impaurito, e corsi via, verso l’orizzonte.

Corsi sempre più veloce, cercai un posto dove nascondermi ma non trovai nessun albero e nessun luogo a parte il prato immenso.

Corsi fino a quando il fiato me lo permise, guardandomi dietro ogni tanto per controllare se Jake fosse nei paraggi.

Mi girai un’altra volta indietro  quando caddi in un lago.

Era nero e scuro, senza vita.

Dopo un primo spavento cominciai a nuotare verso la sponda opposta del lago.

Nuotai ad ampie bracciate fino alla riva.

Mi issai sul terreno e mi sedetti per riprendere fiato.

Approfittai della situazione per guardare il paesaggio, aspettandomi di vedere prati fioriti dai colori brillanti. Rimasi scioccata nel trovarmi in un luogo tetro e morto.

Il prato aveva lasciato il posto ad un terreno privo di vita, non c’erano colori ad animare quel vuoto e gli alberi erano morti e privi di foglie. Anche il cielo era scuro e offuscato da nuvole nere.

Mi osservai riflessa nell’acqua nera del lago: dovevo essere conciata malissimo dopo quella caduta e la nuotata.

I capelli corti e blu elettrico, rasati da una parte erano scompigliati, gli occhi scuri e stanchi.

La camicia bianca era attaccata alla pelle e i jeans e le scarpe scure pesanti di acqua.

Avrei voluto togliermi quei vestiti di dosso, poi mi ricordai di essere in un posto sconosciuto e con Jake nei paraggi.

Pensando a Jake mi resi conto della cavolata che avevo fatto scappando da lui senza lasciarlo spiegare ma prima che potessi fare altri pensieri fui interrotta da un brusco rumore, forte e assordante.

Stavo per girarmi quando qualcosa dentro di me si bloccò, bloccando tutti i muscoli e immobilizzandomi, pensai in modo ironico che mi avessero lanciato un immobilus, essendo una grande fan di Hary Potter….

Ma la sensazione era quella.

Respiravo a fatica, con la bocca semiaperta e il busto ruotato leggermente all’indietro.

Qualcuno mi si avvicinò con cautela.

Il cuore cominciò a battermi forte in petto, come se volesse uscirne.

Da una parte, se fosse stato Jake, non sarei riuscita a guardarlo negli occhi e chiedergli scusa senza arrabbiarmi con lui per il lago ma dall’altro lato volevo che fosse lui perché non sapevo nulla di ciò che poteva succedere se avessi incontrato qualcuno, figuriamoci se poi non sapevo neanche chi fosse!

Poi per una frazione di secondo i miei muscoli tornarono a funzionare ed io caddi per terra.

Sbattei forte la testa su un sasso sulla riva del fiume.

Sentii il sangue caldo sulla fronte e poi il freddo dell’acqua.

Svenni, di nuovo.

***

Ero in servizio quando la vidi.

Era una ragazza, dai capelli blu elettrici  molto particolari, bagnata fradicia.

Subito mi allarmai, se l’avessero vista gli altri l’avrebbero portata da Lei.

Mi avvicinai con cautela e concentrandomi riuscii a sparire, così non si sarebbe accorta di me.

Come se fosse fatto apposta un rumore assordante ruppe il silenzio.

Loro si stavano preparando, dovevo fare presto.

Si voltò di scatto ma non abbastanza in fretta per sfuggire al mio potere.

La immobilizzai.

La osservai per un po’. La riconobbi subito.

Era di una bellezza assolutamente unica, dal fisico perfetto e gli occhi bellissimi.

Respirava affannosamente e l’espressione spaventata.

Mi distassi solo per una frazione di secondo, in fondo quelli come me non provavano sentimenti, ma quello bastò per farmi perdere il controllo su di lei e farla cadere.

La vidi cadere, sbattere la testa su una pietra per poi cadere in acqua e perdere coscienza.

Mi tuffai, spinto da una forza che non sapevo neanche di avere.

Il panico mi invase quando non la trovai.

Passava il tempo e di lei nessuna traccia.

Quando ormai stavo per tornare in superficie, la vidi, sul fondo del vecchio Fiume d’Argento.

Uno scoppio terribile mi sbalzò all’indietro e chiusi per alcuni secondi gli occhi.

La mia specie poteva resistere sott’acqua, era il nostro elemento ma non potevo fare molto: era da un sacco di tempo che non nuotavo.

L’esplosione sicuramente era stata colpa Sua, come sempre.

Poi, appena tornai a guardare dove fosse la ragazza la ritrovai.

Si era svegliata e si agitava sotto i detriti che l’avevano sommersa.

Mi avvicinai con cautela e tentai di aiutarla.

Le tolsi di dosso un resto di tronco che le bloccava le gambe e una rete da pesca che l’avvolgeva completamente.

Non sembrava molto convinta di quello che faceva e quando mi chinai su di lei per aiutarla a risalire porgendole entrambe le mani lei le afferrò senza quasi pensarci.

La sua presa era debole e quindi la avvicinai a me, per poi nuotare il più velocemente possibile verso la superficie. Quando fui con la testa fuori dall’acqua tirai su anche lei.

Aveva il fiatone e le mancava l’aria. Respirava talmente male che faceva fatica anche a stare a galla.

Poi vidi Loro, e portai via con molta fatica la ragazza, che non riusciva neanche più a tenere gli occhi aperti.

***

Mi aveva salvata.

Gli sarei stata sempre riconoscente.

Mi svegliai in una grotta, buia e umida.

Lui era ancora accanto a me.

Stava dormendo, con il viso pallido disteso  e i capelli ricci e scuri che gli incorniciavano il volto.

Cercai di alzarmi, senza riuscirci.

Caddi pesantemente a terra.

In quel momento lui si svegliò e si appoggiò sul gomito, guardandomi.

Quando incontrai i suoi occhi nero pece il mio cuore mancò un battito.

Rimasi con la bocca aperta e lui fece un sorriso dolce.

Approfittò del momento e con uno scatto repentino mi attirò verso di se, senza che io potessi oppormi.

Non sapevo perché.

Avevo paura.

Mi rendevo conto solo in quel momento che non sapevo chi fosse, cosa volesse, perché mi avesse salvato e soprattutto cosa fosse.

***

E se l’avesse trovata?

Continuavo a volare sopra quella distesa verde e fiorita, senza trovarla.

Perché ero stato così stupido da non dirle niente e buttarla così nella Prima Porta.

No …

Non potevo essere così idiota!

E se l’avesse trovata Lui, l’avrebbe riconosciuta sicuramente e cosa le avrebbe fatto?

Poi sentii un rumore fortissimo, e mi trovai alla Porta della Luna.

Trovai Luna come sempre, con i capelli del colore delle stelle e gli occhi blu mezzanotte.

Se ne stava rivolta verso la Porta, con la veste nera senza maniche e lunga fino alle caviglie, svolazzante.

Teneva nella mano destra la sua bacchetta di vetro e nell’altra la chiave che apriva la Porta.

<< l’ha trovata, Jake. L’ha trovata.>>

La voce le uscì a forza dalla gola, come se fosse difficile annunciare quella notizia.

Come temevo.

***

Mi ero lasciato prendere un po’ la mano.

Non avevo resistito e avevo fatto di testa mia.

Il suo sguardo era impaurito.

Mi resi conto di quello che stavo facendo solo quando la guardai bene negli occhi.

Il suo sguardo era tra l’ammaliato e l’impaurito e colorato di un verde acquoso e pronto al pianto.

La abbracciai d’istinto.

Dapprima cercò di respingermi, con così poca forza che non mi mosse minimamente ma poi si arrese e si lasciò abbracciare, ricambiando il gesto.

Era da tanto che non la vedevo, e lei non si poteva neanche ricordare il mio volto.

Passammo così abbracciati cinque minuti buoni. Io, con la testa appoggiata alla sua spalla e lei con la sua faccia appoggiata sul mio petto. Poi, tutt’un tratto, lei alzò la testa e mi guardò negli occhi, per poi chiedermi una cosa  che poteva essere considerata normale in queste circostanze ma non nel nostro caso: “Chi sei?”


Questo è il nuovo capitolo! spero vi piaccia, grazie mille per chi legge questa storia e ci la recensisce.
grazie davvero
Kira
  
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